24 novembre 2007
Arabi in marcia per la liberazione degli ostaggi israeliani. Ma l’opinione pubblica li ignora
La manifestazione dimenticata
Media e politici preferiscono vedere Israele come uno Stato anti-arabo
di Dimitri Buffa
Ci sono notizie come quella di una marcia organizzata alcuni giorni fa da cittadini israeliani di origine araba a favore dei tre soldati di Tzahal ancora nelle mani degli Hezbollah e di Hamas dal giugno-luglio del 2006 (Eldad Regev, Gilat Shalit e Ehud Goldwasser) che fanno fatica a bucare le prime o anche le altre pagine dei giornali italiani ed europei. In America è già diverso, ma si sa, per dirla con gli idioti di casa nostra, lì c’è la “lobby ebraica”. In Italia invece abbiamo dovuto accontentarci, per conoscere la notizia, dell’ottimo articolo della brava Elena Lattes che alcuni giorni orsono ha pubblicato un dettagliato servizio sulla manifestazione svoltasi in una cittadina a venti chilometri di Tel Aviv, Kfar Kassem, e che ha visto partecipare quasi tutti i suoi abitanti. La notizia è stata poi pubblicata su “Agenzia Radicale” ma difficilmente sarebbe stata nota ai più se non fosse stata ripresa da Informazionecorretta.com. Addirittura alla marcia ha partecipato anche un parlamentare della Knesset il cui nome non lascia dubbi circa le sue origini: Ibrahim Sarsur.
Si tratta di un deputato del partito Ra’am Ta’al, cioè la lista araba unita. Presente anche il padre del caporale Shalit, Noam che ha detto al quotidiano Yedioth Aharonoth, secondo il resoconto della Lattes, che “…i partecipanti alla manifestazione hanno espresso il loro appoggio alla sua famiglia poiché credono nella coesistenza e lavorano per migliorare i rapporti tra le due comunità“. Il fatto che siano venuti a centinaia, gli arabi, da tutta Israele a testimoniare la loro solidarietà ai tre soldati rapiti dai terroristi è circostanza che metterà senz’altro in crisi i luoghi comuni con cui in Europa si vuole rappresentare il conflitto israelo-arabo-palestinese. Difficile infatti pensare a una più esplicita dimostrazione di come questo odio tra arabi e israeliani non sia scritto nelle tavole della legge. La manifestazione poi è stata aperta all’insegna della solidarietà, con l’abbraccio tra una famiglia del villaggio e un bambino ebreo di 4 anni residente a Kiriat Arba, salvato da quella stessa famiglia che ha acconsentito a donargli gli organi di un parente morto prematuramente.
Malek Faraj, uno degli organizzatori, ha anche affermato che, insieme ad altri, ha in programma di andare con Noam Shalit a Gaza per incontrare Ismail Haniyeh, il capo di Hamas. Il parlamentare Sarsur, invece, si recherà in Turchia per incontrare un altro esponente del movimento islamista. Il tutto per tentare l’ennesima mediazione. Che se riuscissero questi uomini di buona volontà là dove hanno fallito i vari Solana, D’Alema e Moratinos per l’Europa sarebbe l’ennesimo schiaffo morale e la ulteriore riprova di stare diventando un ente inutile se non dannoso. Almeno alla pace in Medio Oriente. Per la completezza dell’informazione, la Lattes ci ricorda che non è la prima volta che vengono tentate strade di mediazione che coinvolgono deputati israeliani dei partiti arabi. Il padre del caporale Shalit “aveva già chiesto aiuto ad un altro parlamentare del Partito Arabo Democratico Abdulwahab Darawshe andando a trovarlo direttamente nel suo quartier generale a Nazareth nel settembre del 2006, ma senza ottenere nessun risultato.” Fa comunque abbastanza riflettere il fatto che gli arabi di Israele considerino questi soldati come loro fratelli e facciano di tutto perché vengano liberati e non dimenticati nelle mani degli assassini in cui attualmente si trovano. Qui da noi purtroppo l’oblio e l’indifferenza sono calati da un pezzo.
L’opinione