Il fondamento essenziale di qualunque pace
Da un editoriale di Ma’ariv
Negli accordi di pace con l’Egitto e la Giordania e nei vari accordi (provvisori) di Oslo con i palestinesi, nonché nella Road Map, non compare mai la definizione di Israele come stato ebraico, cioè come lo stato del popolo ebraico. Il nocciolo del problema è che i paesi arabi e i palestinesi (e persino anche alcuni ebrei israeliani) non sono in alcun modo disposti a riconoscere lo stato di Israele come stato ebraico in questa accezione.
Tre le ragioni principali. La prima è una ragione psicologico-ideologica: il rifiuto di accettare l’esistenza di uno stato ebraico all’interno di quello che viene considerato il mondo esclusivamente arabo-islamico. La seconda ragione ha a che fare con la questione dei profughi palestinesi del 1948: riconoscere il carattere ebraico di Israele significa sostanzialmente rinunciare alla rivendicazione di questi profughi (e dei loro discendenti) di stabilirsi all’interno di Israele. La terza ragione riguarda gli arabi che sono cittadini israeliani, i cui leader dichiarano apertamente di non voler assolutamente riconoscere Israele come stato ebraico.
La conferenza di Annapolis deve tradursi in un test per palestinesi e paesi arabi: sono disposti a sottoscrivere un semplicissimo appello che propugni la prospettiva di due stati – uno per il popolo ebraico e l’altro per il popolo arabo-palestinese – o sono contrari? Si tratta del fondamento essenziale di qualunque struttura di pace, di qualunque futura discussione.
(Da: Ma’ariv, 12.11.07)
Nella foto in alto: Il rifiuto di accettare un’entità ebraica indipendente su una parte della Terra d’Israele è costantemente ribadito dalle mappe di tutta la pubblicistica palestinese
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