Ansa, 29/11/2007
ISLAM: IN MOSCHEA TURCA VERSETTO CONTRO EBREI,CRISTIANI
POLEMICA PER GESTO IMAM CHE RIPROPONE SURA DA DIMENTICARE
(ANSA) – ANKARA, 29 NOV – «O voi che credete, non scegliete per vostri amici e alleati i cristiani e gli ebrei. Essi sono alleati tra loro. E chi li sceglie per amici è uno di loro». Questo versetto del sacro Corano (il 51 della Sura della ‘Tavola imbandita’) è stato affisso all’entrata della moschea di Zeynep Sultan di Istanbul nei giorni scorsi e sta provocando in Turchia un vasto dibattito teologico-politico e una vera polemica sui giornali anche per le sue implicazioni sulla politica estera turca, orientata all’adesione all’Unione europea e ad un’alleanza strategica con Stati Uniti ed Israele.
Il mufti del quartiere di Eminonu, dove la moschea si trova, ha affermato che avrebbe indotto l’imam a togliere quel cartello, unendosi a quanti «interpretano» quel versetto come «dovuto alle particolari circostanze storiche di guerra nel
quale fu pronunciato». Tuttavia il gran Mufti di Istanbul ha difeso il cartello affermando che quel versetto significa che «bisogna evitare amicizie religiose con cristiani ed ebrei, ma solo per la loro fede». «Dovremmo censurare il Corano solo perché la moschea di Zeynep Sultan (del 18/mo secolo in stile bizantino) è visitata da turisti?», si è chiesto il gran muftì di Istanbul. Il vice presidente della Direzione per gli affari religiosi (Diyanet) ha invece annunciato di avere espresso un «richiamo» all’imam che ha fatto affiggere il testo.
Il Diyanet è un organismo che forma, assume, stipendia e controlla gli imam esprimendo con i suoi orientamenti un vero «islam di stato moderato».
Ma alcuni commentatori si sono posti la domanda: «perché quell’imam ha scelto proprio quel versetto?».
Il suo gesto rischia di confermare quanto affermano i religiosi ebrei e cristiani in Turchia, lamentando che quel versetto «non è stato affatto dimenticatoìì e viene letto spesso nelle moschee contravvenendo alle indicazioni del Diyanet e rendendo perciò molto difficile un autentico dialogo interreligioso.
Il direttore dell’autorevole giornale Hurriyet, Ertugrul Ozkok, ha osservato che il gesto dell’imam di Istanbul rischia di incoraggiare episodi come quelli degli omicidi di don Andrea Santoro, del giornalista cristiano-armeno Hrant Dink e dei tre missionari cristiani evangelici a Malatya e di rendere difficile la convivenza di cittadini di diverse confessioni.
Il noto commentatore laico Burak Bekdil, su Turkish Daily News si è chiesto le ragioni del «dogmatismo selettivo» del Diyanet: «perché sì ai versetti sul velo e sul maiale, e no a quelli sull’usura e sui cristiani?», si è chiesto Bekdil.
La sua domanda tende a insinuare che il governo di Ankara (egemonizzato dal partito filoislamico Akp, che ha nelle moschee e nelle confraternite il «nocciolo duro» del suo elettorato) alla lunga potrebbe non riuscire a contenere le tendenze fondamentaliste, che finisce con l’incoraggiare promuovendo l’uso del velo islamico femminile e combattendo l’alcool e la carne di maiale. Tali tendenze si basano, anche in Turchia, sulla lettura letterale di versetti del Corano, «parola diretta ed immediata di Allah», negando così ogni possibilità di sua interpretazione storica.
L’episodio è però – secondo vari osservatori – anche il segno che tra gli imam turchi vi è una crescente tendenza ad esercitare pressioni sul governo filoislamico di Ankara a modificare in senso teocratico, islamico e orientalista, le linee della politica estera ed interna della Turchia. (ANSA)