Jihad on line: cellule islamiche in Italia – di Luca Fucini
L’operazione antiterrorismo “Hamman” condotta a Perugia a fine luglio dalla Digos e dall’Ucigos, non solo ha confermato la presenza di cellule jihadiste nel nostro Paese, ma ha reso note quelle che sono le modalità di apprendimento e diffusione delle tecniche al-qaediste.
Attraverso l’analisi on line dei vari siti, dove vengono letteralmente istruiti i novelli mujahiddin alla preparazione di ordigni esplosivi e ad altre tecniche di guerriglia armata, l’imam della moschea di Ponte Felcino, Moustapha El Korchi, coltivava non solo ideologicamente i suoi seguaci, indottrinandoli al Jihad, ma anche militarmente si ingegnava a realizzare attentati in Italia o all‟estero.
Da un certo punto di vista, analizzando il fenomeno sotto l‟aspetto della pericolosità “militare” del gruppo islamico arrestato, conforta il fatto che la sua preparazione e conseguente capacità offensiva fosse senza dubbio eccessivamente home made, simile a quella dei terroristi-medici recentemente arrestati in Inghilterra, autori degli sventati attentati a Piccadilly Circus e all‟aeroporto di Glasgow.
La capacità di costruire bombe fatte in casa con sostanze chimiche od altri preparati, come quelli trovati in casa di El Korchi, unitamente alla volontà di addestrarsi alla lotta corpo a corpo e all‟uso del coltello, sono attività evidentemente pericolose ed allarmanti, tuttavia, tornano alla mente le parole del famoso terrorista Carlos, intervistato da più testate giornalistiche, che definisce come „improvvisati‟ questi islamici dedicati alla guerra contro l‟Occidente, ben altro rispetto alla sua professionalità nel campo del terrore.
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