Tripoli ostacola risoluzione Onu contro le Katyusha sulla Galilea
La Libia, che la scorsa settimana ha assunto la presidenza a rotazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sta ostacolando il tentativo diplomatico guidato da Israele per arrivare a una risoluzione di condanna dei lanci di razzi Katyusha di martedì scorso dal Libano sulla Galilea.
Due razzi Katyusha si sono infatti abbattuti, martedì mattina, sulla cittadina israeliana di Shlomi, colpendo un’abitazione e una strada.
La principale materia del contendere ruota attorno alla richiesta israeliana che la risoluzione denunci esplicitamente l’attacco di razzi come una violazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, quella che ufficialmente pose fine ai combattimenti della guerra in Libano contro Hezbollah dell’estate 2006.
L’ambasciatore libico Giadalla Ettalhi, che ricopre in questo periodo la presidenza del Consiglio, ha fatto sapere che il suo governo respinge qualunque riferimento alla 1701, sostenendo che all’Onu non risulta alcuna prova definitiva che il lancio dei razzi abbia avuto luogo dal territorio libanese.
Gerusalemme, pur avendo segnalato la disponibilità a trovare un compromesso circa i riferimenti espliciti al Libano nel testo del documento, insite tuttavia perché venga espressamente citata la risoluzione 1701 nella formula di riprovazione.
Da parte sua la Libia cerca invece di far includere nel testo della bozza di risoluzione una formula di condanna dei sorvoli che le forze aeree israeliane effettuano sul Libano meridionale (per sorveglianza anti-terrorismo), pretesa respinta da Israele.
In quanto presidente del Consiglio di Sicurezza, l’ambasciatore libico all’Onu sarebbe tenuto a intrattenere contatti con tutte gli stati rappresentanti nell’organismo internazionale, compreso Israele, paese con cui peraltro la Libia ancora si rifiuta di avere rapporti diplomatici. Secondo fonti diplomatiche, tuttavia, è assai improbabile che Tripoli si comporti in questo modo con Israele.
La Libia è stata nominata lo scorso ottobre, insieme a Burkina Faso, Costa Rica, Croazia e Vietnam, membro a rotazione del Consiglio di Sicurezza dopo che gli Stati Uniti, che avevano bloccato due sue precedenti candidature, avevano deciso questa volta di non opporsi.
Per un meccanismo alfabetico, la Libia è diventata presidente dell’organismo (composto da cinque membri permanenti e dieci a rotazione) sin dall’inizio del suo mandato come membro del Consiglio, succedendo alla presidenza italiana. Ciascun paese ricopre la carica di presidente per un mese, seguendo l’ordine alfabetico dei rispettivi nomi in inglese.
Libia e Burkina Faso sono entrati nel Consiglio come candidati del gruppo regionale africano per i due seggi rimasti vacanti il 31 dicembre scorso.
Il Consiglio di Sicurezza è l’organismo dell’Onu che ha facoltà di inviare truppe di peacekeeping in giro per il mondo e di imporre eventuali sanzioni contro specifici paesi. A differenza dei cinque membri permanenti (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna Francia e Cina), i membri non permanenti non hanno diritto di veto individuale. Tuttavia, un’alleanza di sette di essi può bloccare una risoluzione anche se sostenuta dalle potenze maggiori.
Solo di recente la Libia ha ristabilito buoni rapporti con l’occidente, dopo essere stata accusata di sponsorizzare il terrorismo responsabile, fra l’altro, dell’abbattimento nel 1988 del volo Pan Am 103 sulla Scozia, che provocò la morte di 270 persone.
(Da: Ha’aretz, 10.01.08)
Nella foto in alto: L’ambasciatore libico all’Onu, Giadalla Ettalhi, alla presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza