La Fiera è fiera di Israele
di Ernesto Ferrero*
A proposito di un presunto appello di scrittori giordani a boicottare la Fiera del libro di Torino, vorrei fosse chiara una cosa. Quando si dice che un Paese sarà ospite alla manifestazione, si intende che vengono invitati qui i suoi scrittori, saggisti, storici, scienziati, poeti, musicisti e quant’altri, tutti coloro che concorrono a definire l’immagine della cultura di un Paese nelle sue varie componenti e sfumature.
Sarà così anche per Israele che, come è noto, possiede una libera cultura, che ha dimostrato di saper essere indipendente da condizionamenti governativi. Questa cultura, da anni nota in tutto il mondo e apprezzata anche in Italia, si è sempre distinta per l’atteggiamento critico e per la disponibilità al dialogo e alla ricerca. Ancora l’altro giorno è apparso su La Stampa un articolo di Avraham Yehoshua che denunciava senza mezzi termini la pratica israeliana degli «avamposti» in Cisgiordania. Dovremmo zittire anche lui? In nome di quale principio? E con quale vantaggio per la parte palestinese?
Mi sembra davvero singolare e paradossale che degli scrittori, siano essi giordani o altri, chiedano di negare la parola ad altri scrittori in una sede di libero confronto. Voglio credere che si tratti di un equivoco o di un malinteso, perché se così non fosse bisognerebbe concludere che questi sedicenti scrittori usurpano la qualifica. Se invece sono proprio degli scrittori, che vengano a Torino a dire la loro: a fermarli non sarà certo una Fiera che si è sempre distinta per la pluralità delle voci che ospita.
Sono convinto che la vera letteratura, cioè l’attività cognitiva per eccellenza, non appartenga a questo o a quel Paese, a questa o a quella bandiera, ma sia sovranazionale: un patrimonio dell’umanità, per così dire.
L’unica strada che ci resta, in un’epoca segnata dall’ingiustizia e dalla violenza, resta quella del confronto, del dialogo e della ricerca comune. Tutto quello che va contro questa esigenza primaria va semplicemente contro l’uomo, e concorre a preparare nuovi disastri.
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* direttore editoriale della Fiera del libro di Torino
(La Stampa, 20 gennaio 2008)