la decisione sarebbe partita dall’Università Al Azhar
Veto islamico, imam non va in sinagoga
Roma, stop alla visita per «ragioni organizzative». Il rabbino capo: «Aspettiamo»
ROMA— Una brusca telefonata nel pomeriggio, dicono fonti ben informate. Dall’Università Al Azhar del Cairo, l’alta scuola di formazione degli imam, al Centro Islamico di Forte Antenne, a Roma. Oggetto: stop alla visita programmata per domani nella Sinagoga al Ghetto. E sotto le volte disegnate da Paolo Portoghesi, negli uffici dei dirigenti islamici, è sceso subito il gelo: impossibile replicare al veto venuto da lontano, l’annunciato incontro previsto per domani tra islamici ed ebrei romani destinato a saltare, l’evento che doveva far varcare per la prima volta a un imam la soglia del tempio ebraico sulle rive del Tevere che svanisce come d’incanto. La conferma è trapelata poco dopo da fonti interne alla Grande Moschea, che hanno collegato l’annullamento alla situazione creatasi in questi giorni a Gaza. Abd al-Fattah Allam, esponente di spicco di Al-Azhar, ha detto che «il dialogo con l’Ebraismo non è contemplato finché non saranno restituiti i diritti a chi ne è titolare ». A giustificare il rinvio ci ha pensato il segretario del Centro islamico Abdallah Redouane, che insieme all’imam Al Gobashy doveva guidare la delegazione islamica. «È stato deciso — ha detto Redouane, responsabile marocchino del Centro e noto moderato — per ragioni organizzative. Solo per questo.
Ci sono state difficoltà, anche perché la delegazione era cresciuta in modo molto forte. C’erano un centinaio di richieste, l’elenco dei prescelti era già arrivato a 25 persone. Ma non possiamo certo far partecipare tutti. Così la visita è stata rinviata. Ora sto aspettando un comunicato del rabbino capo… ». Espressioni molto diplomatiche, accompagnate da questo strano rinvio a una presa di posizione addossata agli ospiti. Comunicato che ieri sera non c’è stato. L’incontro tra la comunità islamica e quella ebraica della capitale era stato annunciato il 10 gennaio scorso. Ad accogliere l’imam Al Eldin Mohamed Ismail al Gobashy e il segretario generale del centro culturale islamico d’Italia Redouane avrebbero dovuto essere il rabbino capo Riccardo Di Segni e il presidente della Comunità ebraica romana Leone Paserman. Il portavoce Riccardo Pacifici aveva definito la visita un’«occasione storica». L’iniziativa nasceva come prosecuzione della visita che le autorità ebraiche avevano reso un anno e mezzo fa alla Moschea: in quell’occasione però l’imam Shuweita, già gravemente ammalato e poi sostituito dopo la sua morte dall’attuale successore nominato sempre dall’Università Al Azhar, non aveva potuto essere presente all’incontro. Poi a Napoli, nello scorso autunno, durante un meeting interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, le due comunità avevano deciso.
A preparare l’evento l’ambasciatore Mario Scialoja, per il centro islamico, e Riccardo Pacifici, per la Comunità ebraica. «La notizia di questa richiesta di rinvio mi è stata segnalata qui a Londra dove sono in visita— ha detto il presidente Paserman —. Non ho saputo il perché. Quindi non ho commenti da fare. Per me la visita è ancora in piedi». Abbottonato ieri sera anche il rabbino capo. «Non so se ci hanno già comunicato ufficialmente il rinvio — ha spiegato rav Di Segni —. Ora l’ufficio rabbinico è chiuso. Comunque, risponderemo quanto prima con un nostro comunicato ufficiale». No comment, da parte di Riccardo Pacifici. E no comment anche da parte di Mario Scialoja. «Spero che su questa decisione si possa tornare indietro — ha detto Souad Sbai, presidente dell’Associazione donne marocchine —. Il buonsenso deve superare la miopia. Bloccare un incontro per ragioni di crisi internazionale, se così è stato, è sbagliato. Un grave errore. Anche perché realtà come la Moschea e la Sinagoga di Roma avrebbero potuto dare il loro contributo. Certo, se però si dipende da decisioni altrui…».
Paolo Brogi
22 gennaio 2008