Edizione 17 del 25-01-2008
Il Consiglio per i Diritti Umani condanna Israele e non Hamas
di Dimitri Buffa
A tempo di record il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite oggi ha già condannato Israele per la crisi umanitaria in Gaza. Senza neppure una menzione del continuo, incessante, lancio di razzi Qassam dalla Striscia verso le città di confine come Sderot e Ashkelon. Il blitz, come al solito, lo hanno compiuto i paesi arabi dentro allo stesso organismo, che hanno presentato una mozione durissima contro Israele che è passata con 30 voti a favore, due contro e 15 astenuti. Gli astenuti sono gli europei che volevano fosse inclusa una clausola di condanna per il lancio dei razzi, ma che nulla hanno potuto contro il blocco dei paesi che fanno affari con gli arabi e che dominano questo organismo. Solo mercoledì, il Consiglio di Sicurezza, aveva insistito per una risposta sulla situazione in Gaza mentre la delegazione israeliana all’Onu era impegnata a fare opera di persuasione al Consiglio per i Diritti Umani perché la mozione in preparazione venisse emendata, includendo anche una nota sul lancio dei Qassam e dei Katyusha da parte dei terroristi di Hamas presenti nella Striscia sulla inerme popolazione civile di Sderot, Ashkelon e altre città di confine. Tutto inutile. Era già stato deciso a tavolino dagli stati arabi che non riconoscono il diritto di Israele a esistere che l’unica mozione che doveva essere licenziata dal consiglio non poteva che essere unilaterale contro Israele e a favore dei “diritti dei palestinesi”. Per la cronaca hanno votato contro Israele questi paesi: Angola, Azerbaijan, Bangladesh, Bolivia, Brasile, Cina, Cuba, Gibuti, Egitto, India, Indonesia, Giordania, Madagascar, Malesia, Mali, Mauritius, Messico, Nicaragua, Nigeria, Pakistan, Perù, Filippine, Qatar, Russia, Arabia Saudita, Senegal, Sud Africa, Sri Lanka, Uruguay e Zambia. A favore ha votato solo il Canada e si sono astenuti Bosnia-Erzegovina, Camerun, Francia, Germania, Ghana, Guatemala, Italia, Giappone, Olanda, Corea del Sud, Romania, Slovenia, Svizzera, Ucraina e Gran Bretagna.
Intanto a Davos…
Il ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni ha lanciato un appello a imprenditori e leader politici perché disinvestano dall’Iran. “L’Iran costituisce una minaccia enorme e le ambizioni nucleari di Teheran sono un rischio per il mondo. Voi avete un potere enorme e quindi anche una grande responsabilità. Potete disinvestire dall’Iran”. La Francia è già di questa idea. La multinazionale francese Total sta mettendo in dubbio lo sviluppo di impianti per la liquefazione del gas in territorio iraniano.
Il motivo è che i costi si stanno alzando troppo. Ma in molti casi il governo francese ha incoraggiato investimenti molto anti-economici e rischiosi (vedisi la cooperazione nucleare con l’Iraq di Saddam Hussein voluta da Jacques Chirac), mentre questa volta il presidente Nicolas Sarkozy è del parere di non incoraggiare troppo gli scambi con un regime che costituisce una minaccia per il mondo.