ANDATE A KFAR ETZION, FONDATO DAI REDUCI DElL GETTO DI VARSAVIA
Nei fucilatori di Parlato tutta la meschinità della sinistra che odia Israele
“Dopo la Seconda guerra mondiale e il massacro di ebrei, riconoscere agli ebrei il diritto ad avere un territorio e uno stato era obbligatorio”. Il veterano del Manifesto Valentino Parlato, nomen omen di quell’avventuta editoriale che talvolta si smarca da chi guarda il dito anziché la luna, era intervenuto così contro il boicottaggio di Israele organizzato alla fiera del libro di Torino. Con una romantica adesione al profetismo ebraico, Parlato ha ricordato che i vinti dell’insurrezione del ghetto di Varsavia morirono cantando l’Internazionale. Sono le stesse motivazioni. di Umberto Terracini e Carlo Levi; le stesse con cui l’antichista Luciano Canfora ha aderito nel 2002 alla manifestazione pro. Israele del Foglio: “Come tutti i comunisti di antica fede, sono un sostenitore di Israele. Fra i soci fondatori di Israele ci fu Stalin”.
I fucilatori conciati da umanitaristi hanno aperto il fuoco su Parlato, accusandolo di difendere “uno degli stati più spietati del mondo”. Il caso Parlato è il problema. di una sinistra che non ha visto come dòpo l’11 settembre sia dilagata nei paesi di democrazia debole e di opinione pubblica fragile un’irrazionale ma non innocua giudeofobia. Boicottano Israele a Torino mentre in Libano un macellaio islamista agita come emblemi di ricatto i poveri resti dei soldati ebrei. Questà sinistra deve ancora produrre una sua controtestmonianza tanto necessaria dopo l’ingresso nell’epoca del martirio. Si dicono “progressisti”, ma coltivano idee impietrite dal partitò preso ideologico, incapaci di quello scarto della ragione e del cuore che penetri il segreto profondo della. storia degli ebrei e del sionismo come scudo nazionale di una diaspora bimillenaria insidiata dal morbo e dalla normalità antisemita che genera ancora oggi qui, in Europa. Questi fucilatori sono fermi alle meschinità ideologiche che nel 1975 Lucìana Castellina formulava sullo “stato teocratico” d’Israele a favore della “Palestina democratica”, sono come l’Unità che nel 1967 accusava Israele di aver mutuato la violenza “dai persecutori nazisti e dai gunmen americani”. Trent’anni dopo, Alberto Asor Rosa dirà che “gli ebrei sono, diventati una razza guerriera, persecutrice e perfettamente omologata alla parte più spregiudicata del sistema occidentale”. E poi su fino ai burocrati di Bruxelles che hanno definito Israele “quel piccolo stato di merda”, ai musicanti che hanno paragonato Ramallah ad Auschwitz e agli scrivani che hanno chiesto il boicottaggio della frutta prodotta nelle comunità ebraiche di Gaza.
La costituzione di un rifugio ebraico ebbe il suggello dell’ONU dopo la Shoah nel corso della decolonizzazione, è stata difesa non soltanto da Ariel Sharon, ma da tutti i governi israeliani, con le unghie e con i denti fino all’intifada suicida. Vista dall’Europa, la sicurezza è una questione di cui altri si deve occupare e che altri deve pagare. Vista da Gerusalemme, è sinonimo di diritto all’esistenza. I fucilatori hanno distolto lo sguardo dalle sinagoghe brucianti di Gaza, dalle pizzerie di Haifa e dai banchetti nuziali di Netanya sventrati dagli shahid e dai mullah che considerano gli ebrei armenti da olocausto. Non hanno voluto vedere che i dodici milioni di ebrei che si ostinano ad abitare questo mondo nonostante le camere a gas sono l’essenza della libertà e della democrazia. Non hanno voluto leggerle le piccole grandi storie degli ebrei uccisi perché ebrei. Non hanno visto che l’embrione statuale palestinese è stato trasformato nel retroterra di faide, fltne e lanci di missili sugli asii nido di Sderot.
Questa sinistra ha dimenticato la lezione di Pier Paolo Pasolini, che su Nuovi argomenti del,giugno 1967 paragonava l’invasione nazista dell’Italia all’invasione araba del nascente stato ebraico. “Nel Lago di Tiberiade e sulle rive del Mar Morto ho passato ore simìli soltanto a quelle del 1944 ho capito, per mimesi, cos’è il terrore dell’essere massacrati in massa. Ma ho capito anche che gli israeliani non si erano affatto arresi a tale destino”. Ai fucilatori farebbe bene una visita nella comunità di Kfar Etzion, fra Hebron e Gerusalemme. Fu fondata da un pugno di sopravvissuti all’insurrezione di Varsavia, uccisi armi in mano dagli egiziani che avanzavano sulla città santa. Eccoli i veri eredi della resistenza, quelli che gli idioti e gli antisemiti chiamano “fascisti”.
Giulio Meotti, Il Foglio, 29 Gennaio 2008