30.01.2008 La commissione per i diritti umani dell’0nu è un cancro antisemita
le parole chiare del figlio di Woody Allen e Mia Farrow, Ronan Farrow
Testata: Corriere della Sera
Data: 30 gennaio 2008
Pagina: 15
Autore: Alessandra Farkas
Titolo: «Il figlio prodigio di Woody Allen «L’Onu? Un cancro antisemita»»
Dal CORRIERE della SERA del 30 gennaio 2008:
NEW YORK — Suo padre, Woody Allen, è stato accusato per anni dalle organizzazioni ebraiche di essere un «self-hating jew», un ebreo che si odia in quanto tale. Sua madre, Mia Farrow, è una cattolica praticante. Ciò non ha impedito al loro unico figlio biologico, Ronan Seamus Farrow, di firmare sul Wall Street Journal un editoriale pro-Israele e anti-Onu tanto appassionato da meritargli il ringraziamento personale dell’ambasciatore di Gerusalemme al Palazzo di Vetro.
«La scorsa settimana il Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, in una sessione di emergenza organizzata dai Paesi arabi e musulmani, ha condannato Israele per le incursioni a Gaza — tuona il 21enne Farrow —. Che il Consiglio sia stato capace di una reazione rapida è una benvenuta sorpresa. Non lo è però che Israele sia la sola nazione capace di provocare tale azione ». «Nei 17 mesi dalla sua creazione, il Consiglio dei Diritti Umani ha approvato 13 condanne: 12 di queste contro lo Stato ebraico», prosegue l’editoriale, che accusa il Consiglio dell’Onu, nato due anni fa sulle ceneri della screditata Commissione per i Diritti Umani, di essere «un cancro antisemita altrettanto maligno del suo predecessore». E invita i Paesi membri a buttare tutto alle ortiche «per ricominciare da capo».
La passione delle sue argomentazioni non è passata inosservata alla Missione d’Israele alle Nazioni Unite. «È una ventata d’aria fresca in mezzo ad un mare di fango antisemita — spiega l’ambasciatore di Gerusalemme all’Onu Dan Gillerman —, Farrow fa bene a chiamare il Consiglio un cancro. È un cancro mostruoso, perché mentre calunnia Israele ignora i genocidi e gli abusi dei diritti umani veri, in aumento in tutto il mondo ».
Nel suo editoriale Farrow dice anche questo. Una presa di posizione a sostegno dello Stato ebraico in netto contrasto con le politiche di suo padre, accusato per anni di schernire la cultura ebraico-americana e di avere una predilezione per le «shiksas », o donne non ebree. «Mi accusano di essere un ebreo che si odi» si difende Allen in un’intervista al Jerusalem Post dove spiega che «se è vero che sono ebreo e non mi amo molto, la religione non c’entra nulla».
Anche in questo il giovane Farrow è insomma l’opposto del padre, cui non rivolge la parola dai tempi della traumatica separazione dalla madre, nel 1992, e la successiva battaglia legale per la sua custodia, vinta dall’attrice. «È un amorale, ha sposato mia sorella Soon Yi e mi ha reso al tempo stesso suo figlio e cognato», ha proclamato in un’intervista.
Mentre il regista di «Manhattan» e «Mariti e mogli » si è sempre vantato di non aver terminato gli studi (fu espulso dalla New York University nel 1953) suo figlio è una sorta di enfant prodige, corteggiato per anni dalle università più prestigiose del Paese. A 11 inizia a frequentare i corsi universitari al Simon’s Rock College del Massachusetts, a 15 diventa il più giovane laureato nella storia del Bard College. L’anno dopo, a 16, viene accettato alla prestigiosa Yale Law School ma rinvia la frequenza per lavorare come «Assistente Speciale» dell’ex ambasciatore americano all’Onu Richard Holbrooke. La sua grande musa: sua madre, da anni attivista dell’Unicef. Con lei viaggia nel Sudan dilaniato dalla guerra civile e in Nigeria ed Angola, lavorando sul fronte dei diritti umani e scrivendo articoli impegnati dalla prima linea che vengono pubblicati da testate quali l’International
Herald Tribune e il Washington Post.