Antisemitismo di sinistra

 
admin
10 febbraio 2008
3 commenti

Antisemitismo di sinistra

di Al Vetriolo

antisemitismo sinistra focus on israelCi mancava soltanto il gesto clamoroso, la pubblica manifestazione di un sentimento ostile che da anni ormai andava avanzando. Il boicottaggio dei libri israeliani alla Fiera del Libro di Torino, avanzato da alcuni “intellettuali” arabi, e supportato a pieni polmoni da tutta la sinistra radicale italiana, rappresenta la più evidente manifestazione di un diffuso antisemitismo che nel nostro Paese coinvolge soprattutto la parte sinistra dell’emisfero costituzionale.

I fatti: la Fiera del Libro di Torino rappresenta da anni la più importante vetrina culturale ed editoriale del nostro paese, una kermesse che incalza da vicino a livello europeo la più importante Fiera di Francoforte. Quest’anno gli organizzatori, una fondazione mista pubblico-privato che vede Regione, Provincia e Comune fianco a fianco con gli imprenditori della città sabauda, ha deciso di dedicare la Fiera alla letteratura israeliana in occasione del 60esimo anno di fondazione dello Stato di Israele. Nomi importanti della letteratura di quel paese, alcuni in odore di Premio Nobel, come Amos Oz, David Grossmann, Abraham Yehoshua, erano quindi attesi alla Fiera per la presentazione di libri o per la partecipazione a dibattiti e convegni.

Nomi indicustibili dal punto di vista culturale e, al di fuori di ogni sospetto anche sul versante politico: i tre sono infatti da tempo in prima linea nel sostenere la necessità di uno stato palestinese a fianco di quello israeliano. David Grossmann ci ha pure perso un figlio in quella infinita e maledetta guerra di terra e religione. Nulla a che vedere dunque con le azioni del proprio Governo, oggetto dell’ostilità da parte di chi richiede il boicottaggio.

Hanno iniziato no-global e antagonisti con occupazioni e muri imbrattati al grido di “No Israele”. Il resto lo hanno fatto i giornali di area come Liberazione e il Manifesto (ma il fondatore Valentino Parlato si è pubblicamente dissociato ricevendo in cambio migliaia di lettere di insulti dai suoi lettori). Infine i politici: da Diliberto a Caruso concordi nell’appoggiare la richiesta di boicottaggio.

Non è mai un bel segno di democrazia e libertà il boicottaggio culturale. Soprattutto quando riguarda i libri. E soprattutto quando questi libri hanno a che fare con un popolo che, proprio da un rogo di libri, ha visto iniziare la peggiore operazione di sterminio che la storia dell’umanità ricordi.

Non è un bel segno il silenzio di molti, troppi politici e opinion leader nazionale, soprattutto a sinistra dello schieramento. Non è un bel segno che anche nella nostra città nessun assessore o consigliere comunale abbia deciso di alzare la voce per difendere il diritto all’esistenza di un popolo, quello israeliano, che nulla ha che vedere con le azioni del suo Governo.

Soltanto una settimana fa tutti si riempivano la bocca e si facevano belli in occasione della “Giornata della Memoria” anche il sindaco Delrio e gli assessori Catellani e Spadoni. Ventiquattr’ore ininterrotte di dibattiti, iniziative, programmi televisivi al grido di “Mai più Auschwitz”. E poi è calato il silenzio. Come per tutti gli altri 364 giorni dell’anno soltanto le voci di chi sostiene “No Israele” ha trovato diritto di cittadinanza. Piccoli antisemiti crescono.

Reporter.it

Nella foto: Antisemitismo a sinistra, di Gadi Luzzatto Voghera, un libro di cui consigliamo la lettura

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  • #1marco

    bravo, e guarda a caso anche la storia del blog con i prof. ebrei. E in tv cosa si sente?? Che stiamo tornando al fascismo!! non dicono che quelli sono comunisti e di sinistra!!!

    10 Feb 2008, 11:09 Rispondi|Quota
  • #2Daniele Coppin

    L’antisemitismo dell’estrema sinistra è un fatto. Il fatto che i toni da questo usato contro gli ebrei siano gli stessi dell’estrema destra è anch’esso un fatto.
    Credo che, una volta evidenziato il fenomeno, sia necessario “fare muro”, tanto a destra quanto a sinistra, contro questi fenomeni, senza tentennamenti, distinguo ed equivicinanze di sorta.

    10 Feb 2008, 13:30 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Sinistra antisemita

    di Aldo Cazzullo

    L’ idea di Gadi Luzzatto Voghera, autore per Einaudi di un saggio destinato ad accendere la discussione, è che l’antisemitismo non sia un’esclusiva della destra, e neppure alligni solo nella sinistra radicale. Anche alla sinistra riformista, perbene, che si accinge a far nascere il partito democratico, accade di parlare un linguaggio antisemita; «che è un linguaggio molto moderno, usato dalle diversi componenti della politica europea. Compresi i partiti di sinistra, che restano il mondo in cui mi riconosco».

    Luzzatto parte dal Marx della Questione ebraica, dalle invettive di Proudhon, Bakunin, Jaurès, per dimostrare che sinistra e antisemitismo non sono incompatibili. E analizza le radici dell’antisemitismo gauchiste: il terzomondismo; il mito di Arafat nuovo Che Guevara; il retaggio antigiudaico che sopravvive nel pacifismo cristiano. «Non partecipo alla denigrazione del cattocomunismo, che invece ai miei occhi conserva un certo fascino. Ma non mi sfugge che i frati delle marce di Assisi sono francescani come quelli della Custodia di Terrasanta, che fino all’avvento di padre Pizzaballa producevano documenti di incredibile virulenza antiebraica. E poi io non sono pacifista».

    Luzzatto denuncia un’«ipersensibilità» verso il dramma della Palestina rispetto ad altri non meno sanguinosi, «per cui i cinquemila morti arabi e i 1.500 israeliani della seconda Intifada pesano più di 250 mila bosniaci e di mezzo milione di ceceni». Ancora: «L’attitudine terzomondista presenta Israele come l’ultima potenza coloniale; Israele sarebbe l’avamposto dell’Occidente, criticare Israele sarebbe come criticare noi stessi. Non è così; se non altro perché tre quarti degli israeliani sono nati là o vengono dal Nordafrica e dal Medio Oriente».

    Ma alla base del libro di Luzzatto c’è la convinzione che l’avversione a Israele sia solo un aspetto dell’antisemitismo di sinistra. «Prima ancora viene il mito dell’ebreo capitalista, ricco, usuraio. Un antico luogo comune, che entra nell’immaginario della sinistra nella seconda metà dell’Ottocento e non ne esce più. Del resto l’antisemitismo non ha nulla a che vedere con gli ebrei reali, li presenta come un blocco unico, mentre gli ebrei sono un gruppo umano tra i più complessi e conflittuali. Un errore che tendono a riprodurre le stesse comunità ebraiche, quando difendono Israele sempre e comunque».

    Luzzatto invece rifiuta il pregiudizio «per cui l’ebreo dev’essere sempre e comunque vittima. È lo stereotipo da cui nascono le giornate della memoria, che considero una cosa non del tutto positiva. L’ebreo può anche essere altro». Da qui la critica all’urlo di Fausto Bertinotti al congresso del 2002 a Rimini, quando respinse l’accusa di antisemitismo dicendo «noi siamo ebrei». «In sé, nulla da obiettare. Poi però aggiunse: siamo ebrei così come siamo donne, disabili, omosessuali, lesbiche, neri… Appunto: l’ebreo va bene solo quando è vittima».

    Il libro cita criticamente editoriali e interviste di intellettuali e politici importanti. Sostiene Luzzatto che «il mea culpa chiesto agli ebrei da Barbara Spinelli ricade nel vezzo di assegnare al popolo ebraico in generale una sua condotta omogenea; un po’ come quando si considera in blocco l’Islam come integralista». C’è un passo di Gianni Vattimo, «che per dire cose spiacevoli le fa dire a ebrei: Steiner, Oz, Cases. Per Vattimo sarebbe meglio che Israele non esistesse. Dice di commuoversi per il paesaggio dell’anima della Palestina, e depreca l’esistenza di discoteche uguali a quelle della Florida. Ma il paesaggio di Israele è composto anche di discoteche, non necessariamente da far saltare in aria». C’è Alberto Asor Rosa, «che porta alle estreme conseguenze la categorizzazione dell’ebreo come vittima, e arriva a parlare di Olocausto in una situazione completamente diversa come quella dei palestinesi». C’è Angelo d’Orsi, «autore di distillati di antisemitismo, ma inchiodato alla convinzione che sinistra e antisemitismo siano incompatibili». Si guadagna una citazione favorevole invece Ida Dominijanni. «Dal manifesto arrivano segnali interessanti. O forse sono io che ho voluto risparmiare una testata che mi è cara. Stimo molto Rossana Rossanda, ma purtroppo anche qualche suo scritto potrebbe corroborare la tesi del mio libro». ù

    C’è poi Massimo D’Alema. «Che ha una doppia immagine. Da una parte gli riconosco di avere una visione della politica estera, di non interpretarla solo alla stregua della politica interna come fanno i suoi colleghi. Ma dall’altra parte D’Alema è intriso e nutrito di pregiudizi antiebraici, che non esita a esternare. Se non altro lui dice apertamente ciò che altri dicono quando gli ebrei sono lontani e non possono sentire». Luzzatto lo chiama «antisemitismo liberatorio»: si parla in un modo con gli ebrei, in un altro degli ebrei. «Accade nei salotti privati, nei quali si può constatare l’assenza di ebrei e si è quindi più liberi di esprimersi. Mi dicono che accada anche nei salotti Ds e della Margherita. Ma preferisco non sapere, e fermarmi alla pubblicistica».

    Nell’introduzione, Luzzatto parla di sé, di quando nell’82 aderì all’appello di Primo Levi contro la guerra in Libano, che oggi definisce «una trappola». «Ovviamente non è in discussione l’onestà intellettuale dell’immenso Levi. Ma le sue parole furono usate sul piano politico dagli estremisti del fronte opposto, e finirono per rinvigorire l’icona dell’ebreo cattivo; per questo unirsi all’appello significò cadere in una trappola».

    Suo padre Amos Luzzatto, già presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, ha letto il libro? «Certo. E l’ha apprezzato. Mi ha anche consigliato di approfondire la denuncia del terzomondismo, ma non ho voluto infierire…».

    E del caso Toaff che idea si è fatto? «Ariel Toaff è autore di un libro scritto molto male, assolutamente non condivisibile. Però uno studioso della sua levatura non meritava di essere attaccato personalmente in quel modo né di essere disprezzato intellettualmente. Per questo andava difeso, e l’ho fatto».

    (Fonte: Corriere della Sera, 20 Aprile 2007, pag. 53)

    2 Feb 2010, 11:34 Rispondi|Quota
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