FIRMÒ PER FAURISSON
Simpatie negazioniste per il biogger della black-list
ROMA Il nome di Paolo Munzi, l’uomo indagato quale autore della black-list antisemita di 162 docenti universitari, compare tra i firmatari di un appello in favore di uno dei maggiori negazionisti dell’Olocausto, il francese Robert Faurisson. L’appello a sostegno dell’ex-docente universitario francese che nega diversi aspetti del genocidio ebraico si intitola «La parola negata», compare su un forum del sito www.politicaonline.net.
Il sostegno a Faurisson è relativo ai tafferugli avvenuti a Teramo il 18 maggio scorso quando alcuni giovani ebrei contestarono la presenza del negazionista, giunto nella città abruzzese per un convegno. Oltre alla violazione della legge sulla privacy e alla diffamazione, la procura di Roma ha ipotizzato a carico di Munzi anche la finalità della discriminazione di razza, prevista dalla legge Mancino. I pm sono convinti che il documento apparso in rete nei giorni scorsi sia discriminatorio nei confronti dei professori ebrei, e vogliono chiedere il giudizio per direttissima.
(Fonte: La Stampa, mercoledì 13 Febbraio 2008)
#1giulio
Ce un razzismo contro gli italiani,quando gli ebrei publicano liste niente succede.
#2Focus on Israel
Un intervento interessante……e cosa vorrebbero dire precisamente queste castronerie messe una dopo l’altra senza alcuna logica?
#3Daniele Coppin
Evidentemente dietro il nome di Giulio si nasconde o un ignorante sgrammaticato o qualche antisemita/antisionista arabo.
#4Emanuel Baroz
Pubblicò una lista di docenti ebrei, condannato a 6 mesi
Cadute le accuse di violazione della privacy e della legge Mancino
ROMA, 8 apr. – Condanna di molto inferiore alle richieste del pubblico ministero per Paolo Munzi, che nel febbraio del 2008 pubblicò su un blog una lista di 162 docenti universitari appartenenti ad una presunta lobby ebraica. I giudici della V sezione del tribunale di Roma lo hanno riconosciuto colpevole del reato di diffamazione ed emesso una pena a 6 mesi. Munzi è stato invece assolto con formula piena, fatto che non sussiste, per la violazione della privacy e della legge Mancino. Il pm Giuseppe Corasaniti aveva chiesto una condanna a tre anni, oppure un medesimo periodo di servizi sociali presso la Caritas. Il difensore, l’avvocato Renato Borzone, ha accolto con soddisfazione la decisione dei giudici. “Le idee di Munzi posso anche essere molto criticabili, ma è importante che sia stata esclusa la finalità razziale. La contestazione della legge mancino significava violare la libertà pensiero”. Il penalista, comunque, ha annunciato che farà appello. Munzi, presente in aula, con barba e capelli molto lunghi, ha ascoltato la sentenza rimanendo in silenzio. La polizia postale lo scoprì dopo essere risalito al computer dal quale era stato diffuso il messaggio. Una successiva perquisizione nell’abitazione di Munzi, a Forano, da parte degli investigatori confermò che era proprio l’autore di quella che poi i giornali definirono ‘black list’. L’avvocato Cesare Gai, che ha rappresentato come parte civile l’Unione delle comunità ebraiche italiane, la comunità ebraica di Roma e un docente universitario citato da Munzi, ha detto: “Oggi è stata emessa una condanna grave per il reato di diffamazione. I giudici, quindi, hanno comunque ritenuto esecrabile la condotta di Munzi. Leggeremo le motivazioni rispetto all’assoluzione di singole imputazioni”. Il legale ha poi aggiunto: “Ritengo che si sia stabilito il principio che quanto fatto da Munzi non debba esser fatto”. I danni, che erano stati chiesti dalle parti offese, saranno da liquidarsi in separata sede. Il pm Corasaniti, nel corso della sua requisitoria, aveva spiegato: “Munzi, nel costruire il suo scritto, ha usato gli stessi metodi dei nazisti, quasi le stesse espressioni”.
(Fonte: Apcom, 8 aprile 2010)