Il Tariq smascherato
Costruttore di ponti tra Islam e Occidente? Macchè, il professore Ramadan sotto i ponti mette la dinamite. E la bagarre su Israele ospite della Fiera del Libro di Torino costringe il cattivo maestro ad abbandonare la pratica della doppiezza
Alla fine Tariq Ramadan ha gettato la maschera. Il celebre intellettuale islamico, nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani, professore a Oxford, è da sempre una figura controversa: giudicato persona non grata negli Stati Uniti (che gli hanno impedito di andare a insegnare in una università americana) è invece coccolato da molti circoli intellettuali europei. Considerato dagli uni un fondamentalista subdolo e abile, un maestro di doppiezza (uno che dice cose diverse all’Occidente e al mondo islamico), è giudicato dagli altri un “costruttore di ponti”, tutto dedito a una nobile causa: costruire un islam “europeo” capace di far convivere rispetto della tradizione islamica e valori occidentali. Una vera perla di uomo, secondo molti intellettuali, anche italiani, che infatti se lo contendono e lo invitano a tenere conferenze un po’ ovunque. Per la costernazione di molti dei suoi laudatoti Ramadan è stato costretto dalle circostanze ad abbandonare la pratica della doppiezza: si è schierato pubblicamente a favore del boicottaggio della Fiera del libro di Torino, rea di avere quest’anno Israele come Paese ospite. Il raffinato scrittore, lo squisito intellettuale, il conferenziere di successo, si è unito alla canca di coloro che non vogliono far parlare gli scrittori israeliani nel sessantesimo anniversario della fondazione di Israele.
Un errore? Una caduta di stile? No di certo. Ramadan sa bene (come tutti gli altri boicottatori, italiani e no, del resto) che l’invito non implicava alcun gesto di ostilità nei confronti dei palestinesi. Significava però ribadire quanto per la maggior parte di noi europei è scontato: ossia che la legittimità dell’esistenza dello Stato di Israele è fuori discussione. Ed è proprio quella legittimità che Ramadan e quelli come lui non possono accettare. Altro che bugie di circostanza sui due Stati (israeliano e palestinese) che in futuro dovrebbero convivere pacificamente. Per quelli come Ramadan l’esistenza di Israele è un affronto religioso prima che politico. Egli non poteva tacere. Sapeva bene che, data la posizione di spicco che si è conquistato in Europa, il suo silenzio non sarebbe stato perdonato dai fondamentalisti (per i quali resta un dogma la convinzione che la “entità sionista” debba essere cancellata dalla faccia della terra). Per questo — altro che caduta di stile — il famoso “costruttore di ponti”, questa volta ha messo della dinamite sotto il ponte.
In una lettera aperta pubblicata dalla Stampa (2 febbraio) Ernesto Ferrero e Rolaudo Piccioni, rispettivamente direttore e presidente della Fiera del libro di Torino, scrivono che «quanto a Tàriq Ramadan, il suo invito al boicottaggio è sorprendente. L’anno scorso è stato al Lingotto, dove ha tenuto un intervento che è stato ascoltato con attenzione. Perché adesso non vorrebbe che parlasse anche qualcun altro?». Già, perché? Come dice un noto conduttore televisivo, dopo essersi fatto la domanda, si dia anche la risposta. In queste faccende l’ingenuità può essere altrettanto colpevole della malafede. E può provocare altrettanti danni. Non sarebbe il caso, in fu:uro, di scegliere con più attenzione gli inrerlocutori? Abbiamo bisogno di un islam europeo. Ma, di sicuro, non alle condizioni di Tariq Ramadan.
Angelo Panebianco
(Fonte: Corriere della Sera Magazine, 14 Febbraio 2008)