Sui banchi, a scuola d’Intifada
MEDIO ORIENTE LO SCANDALO DEI LIBRI DI TESTO PALESTINESI
Sui banchi, a scuola d’Intifada
I testi usati nelle scuole di Arafat incitano all’odio contro Israele. Alcuni neppure riportano sulle mappe l’esistenza dello stato ebraico. E l’Occidente, Italia compresa, continua a finanziarli.
di Matteo Spina
Scene dell’Intifada di Al Aqsa: i giovani e giovanissimi sono spesso in prima fila nelle manifestazioni e negli scontri.
In una riunione segreta tenutasi fra Yasser Arafat e alcuni alti esponenti degli apparati della sicurezza il 5 novembre 2000, il leader palestinese ha annunciato l’assegnazione di un «premio» ai bambini dell’Intifada di Al-Aqsa per il successo conseguito con la loro partecipazione ai tumulti e in segno di riconoscenza nei confronti delle vittime. Il premio consiste nell’addestramento dei bambini al tiro con le armi per superare la fase del lancio di pietre durante gli scontri. Diversi gruppi di bambini, a partire dai 10 anni, hanno già iniziato l’allenamento nei poligoni di tiro degli apparati della sicurezza dell’Autorità palestinese. Data l’importanza della loro missione, l’addestramento deve avvenire a un livello più elevato rispetto a quello che i bambini della stessa età hanno ricevuto nei campi estivi durante le ultime vacanze scolastiche.
La fase del tiro delle pietre e quella dell’utilizzo di armi sono il complemento dell’istruzione teorica che i bambini ricevono a scuola, a partire dalle prime classi fino alle superiori. Guardando le trasmissioni della televisione palestinese e consultando i libri di testo utilizzati nelle scuole sottoposte alla giurisdizione palestinese, si comprende come l’educazione alla violenza e all’odio verso Israele e gli ebrei non sia cambiata dall’inizio del processo di pace. I libri scolastici incitano alla jihad (la guerra santa) e al terrorismo e menzionano i trattati di pace non come accordi che rappresentano una svolta nella storia palestinese, ma come accordi che hanno permesso alle forze palestinesi di entrare nella striscia di Gaza e in Cisgiordania.
Nelle cartine usate nelle scuole palestinesi, d’altronde, non compare il nome dello stato di Israele. Il nome Palestina campeggia su tutta la superficie dello stato di Israele. Le città israeliane vengono rappresentate come città palestinesi. L’industria e l’agricoltura israeliane vengono illustrate come successi palestinesi. I testi scolastici negano qualunque collegamento storico o attuale del popolo ebreo con la terra di Israele. I brani riportati nei libri di testo incoraggiano a tirare pietre contro soldati e cittadini israeliani. Nei libri di scuola e nelle trasmissioni della televisione palestinese Israele e gli ebrei vengono definiti scaltri, truffatori, traditori, sleali, animali selvatici, aggressori, ladri, banditi, nemici, conquistatori, rapinatori, nemici dei profeti e dei credenti. Ecco qualche esempio.
«Sono venuto da te, con la spada in mano… li getteremo in mare… il tuo giorno è arrivato, conquistatore, e così regoleremo i conti. Non ci sono limiti al nostro rancore, con pallottole e pietre». (Poesia recitata da un bambino in un campo estivo, trasmessa alla televisione palestinese il 2 luglio 1998).
«Ogni bambino porta nel cuore la Palestina e in mano una pietra, un fucile e un ramo d’ulivo…». (Televisione palestinese, 14 maggio 1998).
Foto di una donna che sventola la bandiera palestinese e, sullo sfondo, una cartina della Palestina che include l’area dello stato d’Israele. (Educazione palestinese nazionale per il primo anno, pagina 11).
Sulla cartina d’Israele figura l’espressione «La nostra terra Palestina». (Educazione palestinese nazionale per il secondo anno, pagina 21. La stessa frase appare anche nell’Atlante del Nuovo mondo).
«L’importanza della Palestina deriva dal fatto che Allah la scelse per essere il centro di tutte le religioni. È il luogo in cui nacque Gesù il Nazareno, figlio di Maria, di santa memoria, e in cui Maometto – che la pace e ogni benedizione siano con lui – fece il suo viaggio… Migliaia di cristiani sono venuti in Palestina per ottemperare ai propri doveri religiosi…
Turisti di tutto il mondo arrivano in Palestina per visitare i luoghi santi… I musulmani vengono per visitare il primo Kiblah… I cristiani vengono per visitare Betlemme, dove nacque il Messia, e la chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme…». (Educazione palestinese nazionale per il quarto anno, pagina 5, pagina 23).
I luoghi sacri agli ebrei non vengono menzionati.
«Ricordate che l’inevitabile risultato finale sarà la vittoria dei musulmani sugli ebrei». (La nostra lingua araba per il quinto anno, pagina 67).
«Chi è il ladro che ha diviso il nostro paese?». (La nostra lingua araba per il sesto anno, pagina 15).
«Perché gli ebrei odiano l’unità dei musulmani e vogliono creare divisione tra loro? Fornite un esempio delle malvagità compiute dagli ebrei prendendo ispirazione dai fatti accaduti oggi». (Educazione islamica per il settimo anno, pagina 19).
«Gli ebrei sostengono che questo è uno dei luoghi di loro proprietà e lo chiamano “il muro del pianto”, ma non è così». (Racconti e testi letterari per l’ottavo anno, pagina 103).
«È giunta l’ora di sguainare la spada. Gli assassini sono in azione a Gerusalemme». (Al-Mutalaa’ Wa Al-Nasus Al-Adabiyah’ per l’ottavo anno, pagina 120).
«Gli esempi più palesi di dottrine razziste e discriminazione razziale in tutto il mondo sono il nazismo e il sionismo». (La storia moderna degli arabi e del mondo, pagina 123).
Una canzone di lode dedicata a chi tira le pietre (Al-Mutalaa’ Wa Al-Nasus Al-Adabiyah’ per il nono anno, pagine 146-148).
«Scrivete sul quaderno: “Un episodio che illustra il fanatismo degli ebrei in Palestina contro i musulmani o i cristiani”». (Educazione islamica per il nono anno, pagina 182).
«Bisognerebbe combattere Israele con l’aumento demografico che, agli occhi di Israele, rappresenta un pericolo per la sua esistenza. Nei prossimi vent’anni bisognerebbe pertanto aumentare il tasso di natalità tra i palestinesi». (Società palestinese per l’undicesimo anno, pagina 29).
In questo modo, anziché venire preparati per le sfide della scienza e della tecnologia del Terzo millennio, i bambini palestinesi vengono indottrinati e spediti in missione nei violenti tafferugli per le strade. Anche grazie ai finanziamenti concessi dall’Occidente: solo per fare un esempio, la Gran Bretagna ha donato 13 milioni di sterline, mentre l’Italia ha contribuito con 2,5 milioni di dollari. Il Giappone, i paesi dell’Europa occidentale, l’Unione Europea, la Banca mondiale e l’Unesco forse non sanno che stanno sovvenzionando libri di testo e finanziando una scuola che incitano i bambini alla violenza.