Il peccato di omissione dell’Onu
Il Consiglio di sicurezza non riesce a condannare la strage di Gerusalemme
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è arreso ai cavilli avanzati dalla Libia e non è riuscito a esprimere una condanna incondizionata per la strage terroristica che ha ucciso otto giovani studenti della Torah a Gerusalemme. Intendiamoci: meglio così di un compromesso pasticciato, di una condanna ipocrita accompagnata a prediche al governo israeliano perché reagisce al bombardamento continuo proveniente dalla Striscia di Gaza. D’altra parte la condanna dell’organismo internazionale sarebbe stata insincera. Tutti i giornali arabi hanno dato notizia dell’attentato, nessuno ha usato la parola terroristi. A Gaza si festeggia apertamente e sulla casa dell’assassino sventola la bandiera di Hamas. Il terrorismo, questo specifico terrorismo, non è la reazione fanatica di piccoli gruppi, è la strategia di Hamas, che peraltro l’ha sempre rivendicata, il che l’ha avvicinata, fino a intrecciarsi, alla rete di Al Qaida, come dice lo stesso presidente palestinese Abu Mazen.
Condannare la strage di Gerusalemme significa non solo condannare gli ispiratori che stanno a Gaza, ma riconoscere che contro di loro è necessario l’impiego anche della forza fino a che non saranno completamente annichiliti. L’Onu questo non lo fa e non può farlo, così come i giornalisti arabi non possono (non è detto che tutti non vogliano) chiamare i terroristi con il loro nome, neppure quando uccidono studenti inermi in una scuola in cui si studia il più sacro dei libri (sacro anche per gli islamici) Ma l’Onu che non condanna un atto del genere condanna se stessa all’irrilevanza politica e soprattutto morale. Le spiegazioni procedurali e burocratiche che sono state fornite per giustificare questa omissione di senso di umanità sono la migliore rappresentaziorie della condizione di paralisi di un organismo che pomposamente si attribuisce l’incarico di garantire la sicurezza del mondo. D’altra parte un’organizzazione che dà alla Libia o a Cuba l’incarico di vigilare sui diritti umani mostra una inadeguatezza etica che poi si esprime anche nella vergognosa non decisione del Consiglio di sicurezza.
(Fonte: il Foglio del 9 Marzo 2008)