MO: MERKEL IN ISRAELE, LA SHOAH CI COPRE DI VERGOGNA
(ANSA) – 20:01 – GERUSALEMME, 18 MAR – Nell’atmosfera solenne della Knesset, il parlamento israeliano, che celebra quest’anno i 60 anni dalla nascita dello Stato ebraico, oggi per venti minuti è risuonato l’idioma tedesco. La cancelleria Angela Merkel, consapevole della straordinarietà dell’evento, prima ha voluto però salutare i deputati in ebraico: “Parlare in questa prestigiosa assemblea per me è un grande onore”, ha detto in ebraico, la lingua di Israele. Prima di passare al discorso ufficiale, che, pur tra qualche polemica, era stata invece autorizzata a tenere nella sua lingua madre.
Solo cinque deputati su 120, hanno contestato questa scelta rifiutando di presenziare alla seduta “perché – hanno spiegato – non possiamo sentire pronunciare in questa aula l’idioma con cui vennero sterminati i nostri avi”. Ma Angela Merkel ha voluto rivolgersi proprio alle vittime dell’Olocausto, prima di toccare i temi politici: “La Shoah copre noi tedeschi di vergogna – ha detto – e io mi inchino davanti ai sei milioni di ebrei uccisi, e mi inchino davanti ai sopravvissuti e davanti a coloro che li aiutarono a salvarsi”.
E’ in considerazione di questo tragico passato, ha assicurato Merkel, che la Germania non lascerà mai più da solo Israele e lo aiuterà soprattutto a difendersi: “Ogni governo tedesco – ha detto – e ogni cancelliere prima di me ha sempre sentito di avere una speciale responsabilità per la sicurezza di Israele. Questa responsabilità storica è parte dei principi fondamentali del mio Paese e questo vuol dire che per me, come cancelliere tedesco, la sicurezza di Israele non è negoziabile”.
Merkel ha condannato con forza il lancio di razzi Qassam da parte delle milizie palestinesi di Gaza, che, ha detto, “devono finire”. Ma ha anche riconosciuto le “conseguenze devastanti” per Israele e per la pace dell’intera regione se la bomba atomica dovesse finire nelle mani dell’Iran: “Non è la comunità internazionale che deve dimostrare che l’Iran vuole costruire la bomba atomica, ma l’Iran che deve dimostrare di non volerla”, ha detto, sottolineando che Berlino è fermamente convinta dell’esigenza di continuare sulla strada delle sanzioni.
Merkel ha voluto concludere il suo appassionato discorso tornando a parlare brevemente in ebraico: “Congratulazioni allo Stato d’Israele per le celebrazioni del suo 60.mo anniversario” ha pronunciato, leggendo su un foglio. I deputati israeliani, in piedi, l’hanno applaudita.
Finora mai nessun cancelliere aveva tenuto un discorso alla Knesset, mentre parlando in tedesco lo avevano fatto soltanto il presidente della Germania, Horst Koehler, e il presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Poettering.
Quella conclusa oggi è stata la seconda visita in Israele di Angela Merkel che anche questa volta, così come accadde nel gennaio del 2006, ha voluto far visita al museo dell’Olocausto. Tappa obbligata per tutti i leader della Germania che negli anni sono giunti in visita nello Stato ebraico, tutti impegnati a rilanciare il futuro dei loro rapporti, ma anche a tentare di sanare i dolorosi ricordi della storia. Prima della Merkel era stato a Gerusalemme il cancelliere Gerhard Schroeder: era l’ ottobre di otto anni fa, e fu la sua unica missione poiché in seguito evitò accuratamente di rifare tappa in Israele per non avere incontri con l’allora primo ministro Ariel Sharon, del quale non condivideva le posizioni.
Era però toccato al cancellerie Helmut Kohl il compito, decisamente più complesso, di sciogliere il ghiaccio fra Israele e la Germania. Al punto che la sua prima visita, avvenuta il 26 gennaio 1984, contribuì addirittura alle dimissioni del primo ministro Yitzhak Shamir, che qualche mese prima dello storico incontro decise di lasciare il governo polemizzando con quell’evento. A sentire gli applausi che hanno accompagnato oggi la Merkel e il discorso in tedesco risuonato alla Knesset, quella sembra storia di un secolo fa.