7 Ottobre 1985: il dirottamento dell’Achille Lauro
Il 7 ottobre 1985, mentre compiva una crociera nel Mediterraneo, al largo delle coste egiziane, venne dirottata da un commando del Fronte di Liberazione della Palestina. A bordo erano presenti 201 passeggeri e 344 uomini di equipaggio.
Dopo frenetiche trattative diplomatiche si giunse in un primo momento ad una felice conclusione della vicenda, grazie all’intercessione dell’Egitto, dell’OLP di Arafat (che in quel periodo aveva trasferito il quartier generale dal Libano a Tunisi a causa dell’invasione israeliana del Libano) e dello stesso Abu Abbas (uno dei due negoziatori, proposti da Arafat, insieme a Hani El Hassan, un consigliere dello stesso Arafat ), che convinse i terroristi alla resa in cambio della promessa dell’immunità.
Due giorni dopo si scoprì tuttavia che a bordo era stato ucciso un cittadino americano, Leon Klinghoffer, ebreo e paralitico: l’episodio provocò la reazione degli Stati Uniti. L’11 ottobre dei caccia statunitensi intercettarono l’aereo egiziano (un Boeing 737), che, secondo gli accordi raggiunti (salvacondotto per i dirottatori e la possibilità di essere trasportati in un altro paese arabo), conduceva in Tunisia i membri del commando di dirottatori, lo stesso Abu Abbas, Hani El Hassan (l’altro mediatore dell’OLP) oltre ad degli agenti dei servizi e diplomatici egiziani, costringendolo a dirigersi verso la base NATO di Sigonella, in Italia, dove fu autorizzato ad atterrare poco dopo la mezzanotte.
L’allora presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi si oppose tuttavia all’intervento americano, chiedendo il rispetto del diritto internazionale e sia i VAM (Vigilanza Aeronautica Militare) che i carabinieri di stanza all’aeroporto si schierarono a difesa dell’aereo contro la Delta Force statunitense che nel frattempo era giunta su due C-141. A questa situazione si aggiunse un altro gruppo di carabinieri, fatti giungere da Catania dal comandante generale dei carabinieri (il generale Riccardo Bisogniero). Si trattò della più grave crisi diplomatica del dopoguerra tra l’Italia e gli Stati Uniti, che si risolse cinque ore dopo con la rinuncia degli USA ad un attacco all’aereo sul suolo italiano.
I quattro membri del commando terrorista vennero presi in consegna dalla polizia e rinchiusi nel carcere di Siracusa e furono in seguito condannati, scontando la pena in Italia. Per il resto della giornata vi furono numerose trattavive diplomatiche tra i rappresentanti del governo italiano, di quello egiziano e dell’OLP.
Alla ripartenza dell’aereo con destinazione Ciampino si unirono al veivolo egiziano un veivolo del SISMI (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare) che era nel frattempo giunto con l’ammiraglio Fulvio Martini (che nelle prime ore della crisi era stato costretto a seguire le trattative solo per via telefonica) e a una piccola scorta di due F-104S decollati dalla base di Gioia del Colle e altri due decollati da Grazzanise, voluta dallo stesso Martini. Nel frattempo un F-14 statunitense decollò dalla base di Sigonella senza chiedere l’autorizzazione e senza comunicare il piano di volo e cercò di rompere la formazione del Boeing e dei velivoli italiani, sostenendo di voler prendere in consegna il veivolo con Abbas a bordo, venendo però respinto dagli F-104 di scorta.
Una volta giunti a Ciampino, intorno alle 23:00, un secondo aereo statunitense, fingendo un guasto, ottenne l’autorizzazione per un atterraggio di emergenza e si posizionò sulla pista davanti al velivolo egiziano, impedendone un’eventuale ripartenza. Su ordine di Martini al caccia venne allora dato un ultimatum di cinque minuti per liberare la pista, in caso contrario sarebbe stato spinto fuori pista da un Bulldozer; dopo tre minuti il caccia statunitense ridecollò, liberando la pista.
Gli Stati Uniti richiesero nuovamente la consegna di Abu Abbas, in base agli accordi di estradizione esistenti tra Italia e USA, senza tuttavia portare prove del reale coinvolgimento del negoziatore nel dirottamento. I legali del ministero di Ministero di Grazia e Giustizia e gli esperti in diritto internazionale consultati dal governo ritennero comunque non valide le richieste statunitensi.
Il Boeing egiziano venne quindi trasferito a Fiumicino, dove Abu Abbas e l’altro mediatore dell’OLP vennero fatti salire su un diverso velivolo, un volo di linea di nazionalità Jugoslava la cui partenza era stata appositamente ritardata. Solo il giorno successivo, grazie alle informazioni raccolte dai servizi segreti israeliani (che tuttavia non erano state consegnate al SISMI durante la crisi, pur essendo già disponibili), si ottennero alcuni stralci di intercettazioni che potevano legare Abu Abbas al dirottamento. La CIA consegnò solo alcuni giorni dopo (il 16 ottobre) i testi completi delle intercettazioni, effettuate da mezzi statunitensi, che provavano con certezza le responsabilità di Abu Abbas, il quale venne processato e condannato all’ergastolo in contumacia.
Secondo le dichiarazioni rese da Omar Ahmad, uno dei membri del commando terroristico, il piano originario dei dirottatori era quello di condurre la nave in un porto militare israeliano, di sparare ai soldati presenti, uccidendone il più possibile, e quindi di fuggire in Libia. La vicenda si svolse invece diversamente, secondo Omar Ahmad, per colpa di Abu Abbas.
Dopo aver lasciato Alessandria e aver effettuato uno scalo in Grecia, l’Achille Lauro si diresse verso Napoli, quando la CIA passò un’informazione, forse proveniente dai servizi egiziani, relativa alla possibile presenza di esplosivo su alcune casse caricate ad Alessandria. Pur non potendo verificare la veridicità dell’informazione il SISMI, in accordo con il comandante della nave, decise per precauzione di far gettare in mare alcune casse di cui non era stato possibile far controllare il cui contenuto.
Il ministro della difesa Giovanni Spadolini ed altri due ministri repubblicani presentarono le dimissioni in segno di protesta contro Craxi, provocando la caduta del governo.
#1Edoardo
Un ricordo personale a margine delle NOTE nefandezze di marca andreottian-craxian-morotea…
Leggendo quanto già da oltre un trentennio SAPEVO (x averlo fiutato fin da QUEI TEMPI e continuato a “leggere fra le righe” con il passar degli anni…), cioè l’intervista a Cossiga su Olp/Arafat, Tachè & dintorni, mi sono ricordato come, nell’ottobre del 1985 (dirottamento Lauro/Sigonella/Abu Abbas), andato a casa Craxi in via FOPPA 5 a Milano con una LETTERA di PROTESTA – da lasciare in portineria -, protesta contro il VERGOGNOSO, INFINGARDO, VIGLIACCO comportamento dell’allora presidente del Consiglio Bettino – ricordate come si comportò in quei giorni il Nostro nel suo intervento alla Camera salvo, due giorni dopo, tentare una tanto tardiva quanto barcollante e traballante retromarcia al Senato??? – , venni “ARRESTATO” dalla pattuglia di guardia al palazzo in oggetto… Se la memoria mi sostiene, credo sia accaduto proprio in questi giorni di ottobre… 23 anni fa… E, da allora, ben poco è cambiato… O sbaglio?… Buon Kippur
Edoardo
#2edoardo
Siamo al 9 ottobre 2017 e NON ho cambiato idea… Come oggi (ieri…) contro kim jong un isis et similia, contro queta gente ci voleva il napalm… e NON scherzo affatto!!!
#3HaDaR
I membri del commando terrorista NON furono arrestati dall’Italia, ma furono LIBERATI e lasciati partire per la Libia o la Tunisia, all’epoca rifugio di tutti i criminali assassini e terroristi e poi divenuta rifugio anche di Craxi.
Solo in seguito uno fu preso e processato, gli altri furono condannati in contumacia. nutile dire che la vita di un Ebreo per l’Eurabia di cui l’Italia è una delle avanguardie, non vale molto e infatti dopo pochi anni anche chi era stato incarcerato uscì a continuare la sua attività di supporto per i nazisti di oggi.
Abu Abbas, il capo del commando, non passò mai un giorno in carcere e morì, B”H, di cancro due o tre anni fa sotto la protezione dell’Autorità PalestinISTA per la quale era un eroe.
#4Parvus
Una delle pagine più vergognose della storia italiana, con i giornali che definivano coraggioso uno strisciante vile.
Ma guardiamo avanti, la vergognosa nave è finita in fondo al mare, l’innominabile comandante è finito nel dimenticatoio e l’esecrabile primo ministro ha fatto la fine che meritava.
#5Parvus
@Parvus:
Ricordiamo magari un evento più positivo: La distruzione della flotta islamica in questo stesso giorno.
#6Daniel
Non dimentichiamo
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
una delle abitudini dei giornali è quella di dedicare grandi paginate agli anniversari: centenari, bicentenari, cinquantenari. Diciamo che è un po’ una manncanza di fantasia. C’è anche un certo numero di pagine Internet dedicate al tema (http://www.italiaculturale.it/anniversari-2012-centenari-2012/ , http://www.blitzquotidiano.it/societa/2012-ricorrenze-e-anniversari-1065973/ , http://www.alinariarchives.it/images/PDF/Ricorrenze_2012_IT.pdf), secondo cui sarebbero passati 1200 anni dall’editto di Caracalla che concesse la cittadinanza a tutti gli abitanti dell’impero nel 212 (in realtà sono 1800, se la mia aritmetica non sbaglia, ma non fa differenza), 500 anni dalla morte di Vespucci, cento da quella di Pascoli e dalla concessione del suffragio universale in Italia (universale sì, ma solo per gli uomini…). Nel 2013 sappiamo già che dovremo festeggiare il secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi e il settimo di Boccaccio: attenzione per gli studenti che fanno la maturità e per i redattori delle pagine culturali.
Ma ci sono degli anniversari che bisogna ricordare, anche se non fanno cifra tonda. Oggi, per esempio, ricorre il ventisettesimo anniversario del dirottamento dell’Achille Lauro, la nave italiana che fu assalita da un commando palestinese esattamente il 7 ottobre 1985. Come andarono le cose si sa: ci fu una “mediazione” di Arafat, che spedì a bordo il suo vice Abu Mazen (vi dice qualcosa questo nome?) a bordo, con l’ordine di ritirarsi, avendo ottenuto una promessa di impunità per il dirottamento. Sennonché i terroristi non avevano fatto solo “propaganda armata”, si erano presi il gusto di ammazzare un cittadino americano ebreo, giusto per chiarire in piccolo qual era lo scopo della loro “lotta”: Leon Klinghoffer, paralizzato e dunque incapace di sottrarsi alla vigliaccheria dei terroristi. Dopo varie vicissitudini, gli americani riuscirono a bloccare su suolo italiano il commando terrorista in fuga, con l’intenzione di portarlo a un regolare processo. Lo impedì con le armi dei carabinieri Craxi, allora presidente del consiglio col pretesto di “difendere la dignità nazionale”: un gesto che probabilmente gli valse il rifugio a Tunisi qualche anno dopo, durante la tempesta giudiziaria e politica di “Mani pulite”. (http://www.focusonisrael.org/2008/04/14/dirottamento-achille-lauro-7-ottobre-1985/)
Perché ricordare questo anniversario? Perché ogni tanto si tende a dimenticare che la dirigenza attuale dei palestinesi – tutta, non solo Hamas – si è formata ed è stata selezionata in decenni di attività terrorista. Gli accordi di Oslo (del ’93, contemporanei di Mani pulite…) furono motivate dall’illusione di una parte della politica israeliana che l’Olp fosse disposto a chiudere definitivamente questa fase e a dedicarsi in buona fede alla costruzione di un’economia e di uno stato per la loro popolazione, rinunciando alla lotta armata e all’intenzione di distruggere Israele, magari paralizzandolo prima e seguendo il modello del delitto Klinghoffer. Fu per l’appunto un’illusione: lo spostamento dell’apparato dell’Olp nel territorio dato loro dagli accordi comportò un aumento del numero e della gravità degli attentati e una militarizzazione della società araba dei territori, che esplose poi nell’ondata terroristica 2000-2004.
Da allora le cose non sono cambiate sostanzialmente, come non è mutata l’ideologia palestinese. Solo la loro tattica si è fatta più sofisticata, includendo un vittimismo propagandistico e una ricorso sistematico al sistema dei media e degli organismi internazionali. Anche la tolleranza, per non dire la complicità, col terrorismo dei “progressisti” occidentali non è cambiata, è solo anch’essa diventata più sofisticata e complessa sul piano diplomatico, politico, mediatico, giudiziario.
Per questo bisogna ricordare Klinghoffer e le migliaia di vittime del terrorismo palestinese, come quest’estate si è fatto con gli atleti di Monaco. Per evitare che lo schermo fumogeno delle flottiglie, dei ricorsi all’Onu, delle denunce, dei rituali terzomondisti occulti la semplice base omicida del terrorismo palestinese.
P.S.
Dopodomani cade anche la data di un altro crimine palestinese che ci riguarda, il trentesimo anniversario dell’omicidio del piccolo Stefano Gay Taché. E’ importante ricordare anche lui, che ci insegna le stesse cose di Klinghoffer: la violenza nazista dei terroristi palestinesi e la complicità della politica italiana, inclusa la sinistra e i sindacati.
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=46358
#7Emanuel Baroz
SIGONELLA: DALLA PARTE DEI TERRORISTI
http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2006/10/12/sigonella_dalla_parte_dei_terr.html
#8Emanuel Baroz
LA COLPA DI ESSERE EBREO
http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/2006/10/08/la_colpa_di_essere_ebreo.html
#9Emanuel Baroz
IL CASO ACHILLE LAURO – Nel 1985 Craxi vi impedì l’arresto di Abu Abbas
La base aerea di Sigonella è ben nota per un famoso episodio avvenuto nell’ottobre 1985. Oggetto di un contrasto tra i governi dell’Italia e degli Stati Uniti che rischiò addirttura di sfocia re in uno scontro armato fu allora il destino dei sequestratori palestinesi della nave da crociera «Achille Lauro», che avevano ucciso un cittadino Usa ed erano stati fatti atterrare con la forza a Sigonella. Alcune decine di teste di cuoio americane cercarono di arrestare Abu Abbas e i suoi uomini per condurli in America, ma il premier Bettino Craxi ordinò di impedrilo, e così avvenne.
http://www.ilgiornale.it/news/esteri/caso-achille-lauronel-1985-craxi-vi-imped-larresto-abu-abbas-956834.html
#10HaDaR
@Emanuel Baroz:
Per me questo dimostra l’ERRORE da parte alleata di aver smesso di considerare l’Italia – che da cent’anni non fa altro che cambiamenti di fronte: sia nella I sia nella II Guerra Mondiale ha tradito i suoi alleati, NON rifiutando di combattere ma PASSANDO DALL’ALTRA PARTE – una POTENZA NEMICA OCCUPATA e di avere accettato qualsiasi sovranità Italiana nelle basi USA.
Gli Italiani sono profondamente antiamericani, tanto quanto sono profondamente antisemiti (questo da oltre duemila anni), sia per l’ostilità vaticana, sia per l’ostilità socialista (in entrambe le sue manifestazioni: fascista, comunista e da qualche anno nazi-comunista) che sono le due sole vere ideologie dominanti in Italia, visto che i liberal-democratici da decenni non raggiungono il 10% e sono marginali. Basta leggersi i commenti – ANCHE DI POLITICI ELETTI- scritti sui media di ogni tipo a proposito di Priebke e le azioni tedesche…
Quando trentenni fascistelli idioti come il Consigliere Comunale di Torino Marrone possono scrivere le porcate antiamericane che hanno scritto, pari a quelle di un Diliberto, Ferrero, Storace, ecc., si capisce che LA CULTURA SOTTOSTANTE È LA STESSA.
Purtroppo a vincere contro Germania e Italia sono stati popoli CIVILI anglosassoni come USA, GB, Australia, New Zealand e non gentaglia infanticida e amorale come i Romani… altrimenti, come fecero i Romani a Cartagine, avrebbero raso al suolo i posti che hanno generato il disgusto liberticida chiamati fascismo e nazismo e li avrebbero cosparsi di sale… Altro che Piano Marshall!
#11antonio
ascolta baroz: popoli civili come l’america? ma chi? quel popolo imperialista che dal 1945 ha causato la morte di 50 milioni di persone? oppure gli inglesi? chi i famosi brituncule? cosi chiamati dai Romani… Io ti consiglio di studiare parecchio! e scoprirai che devi tanto a Roma (roma=civilta’) (america/inghlterra= barbari) Hai la visione della storia un po’ distorta sai? la civilta’ occidentale di oggi è l’eredità dei Romani, un popolo che nessuno sarà mai in grado di eguagliare! La tua vergognosa ignoranza fa paura!
#12Emanuel Baroz
Abu Abbas: Sigonella, quella notte dell’ottobre ’85
ROMA – Sigonella ospita la piu’ grande struttura logistica militare statunitense nel Mediterraneo, ma e’ una base italiana a tutti gli effetti, in cui sono in vigore le leggi del nostro Paese. Cosi’ Bettino Craxi, l’ 11 ottobre del 1985, da presidente del Consiglio, motivo’ il suo ‘no’ al presidente degli Usa, Ronald Reagan, che gli chiedeva di consegnargli Abu Abbas ed altri esponenti dell’ Olp. Al centro della lunga notte di forti contrasti tra i governi italiano e americano c’ era la ”gestione” della vicenda, cominciata il 7 ottobre 1985, dei dirottatori della nave ‘Achille Lauro’, responsabili dell’uccisione dell’ebreo americano Leon Klinghoffer, un disabile che fu lanciato in mare con la sua carrozzella. I quattro palestinesi e il loro capo, Abu Abbas, dopo avere liberato la nave e gli ostaggi in cambio di un lasciapassare, uscirono dall’Egitto con un volo di linea civile. L’aereo, un Boeing 737 dell’Egyptair, fu intercettato sul Mediterraneo da alcuni caccia Usa che, minacciando di abbatterlo, lo costrinsero a scendere a Sigonella, dove era pronta una squadra speciale della Delta Force. Il velivolo atterro’ poco dopo la mezzanotte. Ma i carabinieri di servizio a Sigonella, su disposizione del governo, impedirono ai militari americani di fare irruzione nell’aereo per arrestare i guerriglieri palestinesi. L’ iniziativa fu giustificata con la ”legittimita’ territoriale” che spettava al governo italiano. ”Il presidente Reagan – rivelo’ allora Craxi – mi ha telefonato esprimendomi il desiderio del governo americano di poter avere sul suo territorio i responsabili dell’assassinio di un cittadino americano per sottoporli a regolare processo”. ”Ma – aggiunse l’ allora presidente del Consiglio – i reati sono stati commessi su una nave italiana, che e’ quindi territorio italiano, e il governo non puo’ sottrarre i dirottatori alla competenza dei tribunali italiani” Lo scontro fu duro, sia tra militari che rischiarono uno scontro a fuoco nella base Nato, sia tra le due diplomazie. Reagan chiese al governo italiano, tramite contatti tra l’ ambasciatore Rabb e il ministro degli Esteri Giulio Andreotti, l’arresto preventivo di Abu Abbas. Contatti frenetici ci furono anche tra il segretario statunitense alla Difesa, Caspar Weinberger, e il collega italiano della Difesa, Giovanni Spadolini. Ma Abu Abbas fu fatto ripartire la notte stessa per Roma, alle 22.01, con l’aereo di linea egiziano, che atterro’ a Ciampino. Egli fu poi liberato e condotto con un volo segreto a Belgrado. Gli altri quattro guerriglieri che avevano materialmente preso parte al sequestro furono invece trasferiti nel carcere di Ortigia a Siracusa. Gli Usa chiesero inutilmente la loro estradizione. Gli atti dell’inchiesta furono trasferiti a Genova per competenza territoriale. Della tensione di quella sera rimase traccia anche nel Palazzo di giustizia di Siracusa: l’ allora giudice istruttore Roberto Abu archivio’, rilevando che ”nulla di penalmente perseguibile era accaduto” nella contrapposizione tra militari italiani ed americani. Sigonella e’ la piu’ grande base aeronavale Usa nel Mediterraneo anche se le cifre sui militari che vi operano – si parla di circa 5.000 persone ma il contingente sarebbe salito di alcune migliaia di marines dal 2001 dopo l’attacco alle Torri Gemelle di New York – sono ‘top secret’. Ingloba piu’ di 40 comandi e attivita’. Al suo interno operano, tra gli altri, il quarto squadrone elicotteri da supporto in combattimento (HC-4), equipaggiati con gli MH-53E e che possono trasportare un carico di 16 tonnellate; uno squadrone di aerei da pattugliamento marittimo, equipaggiato con i P3 Orion; un gruppo volo C26-D, con aerei che possono trasportare merci e passeggeri; e uno squadrone U2, aeroplani da ricognizione di ultima generazione che raggiungono un’ altezza in quota di 21.336 metri e che hanno un’ autonomia di 11.265 chilometri. La difesa della base di Sigonella, che rimane territorio italiano, e’ affidata alla Aeronautica militare e ai Carabinieri. Il comando della struttura e’ del responsabile del 41/o stormo antisom, 88/o gruppo volo che e’ dotato di veivoli Breguet 1150 Atlantic, un pattugliatore marino che ha un’ autonomia di 9.000 chilometri e che puo’ rimanere in volo per circa 13 ore con un equipaggio di 13 uomini e una velocita’ massima di 650 chilometri all’ ora. Impiegata per appoggio logistico durante le fasi calde di conflitti medio-orientali, Sigonella e’ stata la base di appoggio per gli Usa durante la prima guerra del Golfo con l’ Iraq di Saddam Hussein nel febbraio del 1991. Sul cielo siciliano volarono decine di aerei al giorno, soprattutto per fare rifornimento di carburante e, si sospetto’, anche di armi.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/10/08/Abu-Abbas-Sigonella-quella-notte-ottobre-85_9427333.html
#13Emanuel Baroz
7 OTTOBRE 1985: IL DIROTTAMENTO DELL’ACHILLE LAURO E L’ASSASSINIO DI LEON KLINGHOFFER, IL DISABILE EBREO MORTO PER MANO DEI TERRORISTI PALESTINESI
Il 7 ottobre 1985 è ricordato nei libri di storia come il giorno in cui la nave da crociera italiana Achille Lauro venne dirottata da un commando del Fronte di Liberazione della Palestina, al largo delle coste egiziane. Il grave episodio portò alla crisi di Sigonella fra l’Italia e gli Stati Uniti.
Crisi che è la dimostrazione che nel nostro paese si parla più delle conseguenze del fatto che del fatto stesso, che rimane solo nella memoria dei più attenti. Noi non vogliamo farlo, non vogliamo porre l’attenzione sugli effetti, ma sulla causa, che troppo spesso viene citata senza darle la giusta importanza.
Fermiamo il nostro orologio storico all’8 ottobre 1985, un giorno dopo il dirottamento della nave in cui erano presenti 201 passeggeri e 344 uomini di equipaggio.
L’8 ottobre 1985, lo ripetiamo, non perché siamo distratti, ma per far entrare questo giorno nella memoria individuale e collettiva di un paese che troppo spesso dimentica o fa finta di dimenticare: l’8 ottobre 1985 il cittadino americano Leon Klinghoffer di 69 anni e di religione ebraica, disabile a causa di un ictus e costretto alla sedia a rotelle, venne ucciso e gettato in mare dai dirottatori palestinesi (Bassām al-ʿAskar, Aḥmad Maʿrūf al-Asadī, Yūsuf Mājid al-Mulqī e ʿAbd al-Laṭīf Ibrāhīm Faṭāʾir) che avevano preso il controllo dell’Achille Lauro.
Questa è la causa che porta alla crisi di Sigonella. Questa morte, già atroce di per sé, è macchiata ulteriormente dalle assurde parole di Fārūq al-Qaddūmī, Segretario Generale del Comitato Centrale di al-Fath e responsabile del Dipartimento politico dell’OLP in Tunisia.
Fārūq al-Qaddūmī disse che la mano che uccise Leon Klinghoffer non fu quella dei quattro terroristi palestinesi, ma della moglie Marilyn, trasformatasi in assassina per poter intascare il premio dell’assicurazione sulla vita contratto dal marito.
Poco tempo dopo l’OLP smentì Fārūq al-Qaddūmī, riconoscendo l’attentato come un atto terroristico perpetrato dal commando del FLP e porgendo alla famiglia del defunto le proprie scuse ufficiali.
Il cadavere di Klinghoffer venne ripescato dalle autorità siriane tra il 14 e il 15 ottobre e consegnato all’ambasciatore degli Stati Uniti a Damasco.
https://it-it.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/701077099968654/?type=1
#14Micol
Ogni volta che leggo questa storia mi vergogno di essere italiana
#15Emanuel Baroz
Klinghoffer, trent’anni dopo lo sdegno delle figlie: “I terroristi dell’Achille Lauro liberi per colpa dell’Italia”
Ilsa e Lisa ricordano l’uccisione del padre l’8 ottobre ’85 durante il sequestro a bordo della nave da crociera italiana, dirottata da quattro palestinesi: “Scelsero il più indifeso, un invalido in sedia a rotelle”
di Federico Rampini
NEW YORK – “Perchè 30 anni fa i dirottatori dell’Achille Lauro uccisero proprio nostro padre? Perché volevano dimostrare di non avere pietà. Scelsero il più indifeso, un invalido in sedia a rotelle, un anziano malato che non poteva reagire. Che razza di umanità è?”. Ilsa e Lisa Klinghoffer ricordano la loro tragedia, l’esecuzione del padre Leon l’8 ottobre 1985 a bordo della nave da crociera italiana, dirottata da quattro terroristi palestinesi. E poi la scelta di Bettino Craxi, allora premier, che di fatto ne impedì l’estradizione negli Stati Uniti. In questa intervista esclusiva ritornano su quell’evento rivelandone aspetti inediti, che domani racconteranno al pubblico qui a New York.
Domani sera la commemorazione al Center for Jewish History. Da dove partirete? Anzitutto bisogna ricordare la storia.
Ilsa: “Nostro padre Leon Klinghoffer aveva 69 anni, ex imprenditore, ebreo newyorchese, era partito in viaggio con nostra madre Marilyn per festeggiare l’anniversario di matrimonio, e anche la guarigione della mamma da un tumore. Il 7 ottobre i quattro presero il controllo della nave salpata da Alessandria d’Egitto. Chiesero il rilascio di 50 palestinesi dalle prigioni israeliane. Quando la Siria negò il permesso di fare scalo al porto Tartus i dirottatori uccisero Leon e costrinsero due membri dell’equipaggio a gettarne il corpo in mare. Fu ritrovato una settimana dopo dai siriani, che ce lo restituirono perché potessimo celebrare il funerale. Domani, nel 30esimo anniversario, per la prima volta l’archivio Klinghoffer diventa pubblico. Doniamo all’American Jewish Historical Society tutti i documenti che abbiamo sul dirottamento e le sue conseguenze, incluse le tante manifestazioni di solidarietà che arrivarono da tutto il mondo. C’è una medaglia d’oro donata da alcuni cittadini italiani con un’iscrizione semplice: alla memoria di Leon Klinghoffer, in solidarietà per la pace nel mondo. Vogliamo che il suo sacrificio sia ricordato e che la memoria di quell’evento possa contribuire a educare altri, a creare una nuova consapevolezza sulla realtà del terrorismo “.
Avete una testimonianza inedita, dalle parole di vostra madre?
Lisa: “Quando tornò a casa mi raccontò quella storia terribile, tutta intera. Incluso quello che molti ignorano: le torture. Mia madre non seppe subito che suo marito era stato ucciso. Ma lei stessa con altri passeggeri subì un trattamento orribile, li fecero stendere sul ponte per ore sotto il sole, gli bastonarono i piedi. Poi li torturarono psicologicamente, dicendo: possiamo ammazzarvi in qualsiasi momento “.
Di quella storia vi rimane un conto in sospeso con l’Italia, per come si comportò il governo di allora, sotto la guida di Bettino Craxi?
L’aereo egiziano che trasportava i dirottatori fu intercettato dai jet della U. S. Air Force, ma all’atterraggio forzato nella base Nato di Sigonella, i carabinieri impedirono agli americani di catturarli. Al capo Abu Abbas fu consentita la fuga in Jugoslavia.
Lisa: “Per ricordare quell’episodio assurdo, domani sera ci sarà anche uno dei piloti militari americani che intercettarono in volo l’aereo egiziano. Verrà a raccontare un’impresa top secret: i nostri piloti militari ebbero l’ordine di aprire il fuoco se l’aereo non avesse obbedito, ma ignoravano chi c’era a bordo. Il risultato delle scelte che fecero allora i vostri governanti è che oggi i terroristi dell’Achille Lauro sono quasi tutti liberi. Salvo Abu Abbas che venne catturato dagli americani, ma molto più tardi, nel 2003 in Iraq. Certo che proviamo ancora risentimento verso quel che fece l’Italia. È un paese che abbiamo sempre amato: io studiai storia dell’arte a Roma negli anni Settanta, avevo imparato anche un po’ di italiano. Non potevamo rassegnarci, non potevamo cre- dere che il vostro paese trattasse così quei terroristi. Volevamo che Abu Abbas subisse un processo negli Stati Uniti. Anche tra i suoi compagni, quelli che furono giudicati e condannati in Italia, alcuni riuscirono a fuggire approfittando di permessi. È una lezione che va meditata, oggi che il terrorismo ha avuto ben altri sviluppi. Non ci devono essere lassismi, compromessi, zone di tolleranza. Devono esserci dei prezzi per chi pratica l’assassinio di civili innocenti e inermi”.
La morte di Leon può sembrare lontanissima. Appartiene a un’epoca in cui il terrorismo infuriava, ma i bilanci delle sue vittime erano più limitati. E poi quello sostenuto dall’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) era un terrorismo di matrice politica, laica, non era subentrata la dimensione religiosa della jihad. C’è una lezione dell’Achille Lauro che serva ancora oggi?
Ilsa: “Certo negli anni Ottanta nessuno poteva immaginare gli sviluppi successivi, i 3mila morti dell’11 settembre. L’escalation ha portato ad un altro livello di pericolosità. Il fanatismo si è moltiplicato con la dimensione religiosa, e anche perché Internet offre una grande piazza virtuale in cui radunare idee e slogan, fare proseliti. Però dalla morte di nostro padre vogliamo estrarre questo avvertimento: può accadere a chiunque e a tutti noi. È utile dare un volto e una storia alle vittime del terrorismo; e ricordare quanto siamo tutti vulnerabili. Quello che accadde su una nave italiana 30 anni fa può ripetersi e colpire ogni essere umano in qualsiasi momento e qualsiasi luogo del mondo”.
Nei pochi mesi che le restarono da vivere, vostra madre ebbe un impatto cruciale: la sua deposizione al Congresso fu decisiva per l’approvazione dell’Antiterrorism Act del 1990, la prima legge a consentire di trascinare in tribunale Stati e organizzazioni straniere che sponsorizzano il terrorismo. Come andò?
Lisa: “Le parole della mamma al Congresso suonano davvero attuali. Parlò del terrorismo come l’estremo crimine contro l’umanità. Marilyn disse che possiamo sconfiggerlo solo se tutte le nazioni negano protezione e rifugio ai terroristi. Non dev’esserci più un angolo del mondo in cui possano nascondersi. Il terrorismo prolifera quando ci sono nazioni a proteggerlo. Questa battaglia non sarà vinta finché tutti gli esseri di buona volontà non stringono i ranghi, si compattano. La mamma si sentì investita di una missione. La sua salute si deteriorava rapidamente ma trovò l’energia per mobilitare il mondo politico. Collaborò perfino alla produzione di un film sulla morte di papà, con Burt Lancaster che venne a chiederle consiglio. Fece processo all’Olp e alla fine quel processo fu vinto, anche se lei non c’era più.
L’indennizzo versato dall’Olp è servito a creare la nostra Fondazione, che tra l’altro forma membri delle forze dell’ordine all’antiterrorismo. Includendo in questa definizione tutte le forme di terrorismo, dal fondamentalismo islamico ai suprematisti bianchi”.
http://www.repubblica.it/esteri/2015/10/07/news/ilsa_e_lisa_klinghoffer-124530344/?ref=twhr
#16roberto
Io invece so’ un altra versione:
Il povero vecchietto buttato a mare ,non era poi tanto povero ma il numero 1 di una Potente…. …Lobby
(senno’ figurati se la morte di un povero vecchietto avrebbe scatenato cio’, quando ovunque si svolgono massacri molto spesso benedetti pure).
Craxi, e non era una novità, è stato sempre moderatamente pro-Palestin (ovvio per chi per Umano non intenda solamente Specie,ma Fine per il Bene del maggior numero di persone) , e quindi inviso ai Maggiordomi.
Voleva pure Nazionalizzare la Banca D?Italia…….figurati se glielo perdonavano….
Certamente non appoggio cmq mani insanguinate,………ma neanche bevo ……..
#17roberto
Io invece so’ un altra versione:
Il povero vecchietto buttato a mare ,non era poi tanto povero ma il numero 1 di una Potente…. …Lobby
(senno’ figurati se la morte di un povero vecchietto avrebbe scatenato cio’, quando ovunque si svolgono massacri molto spesso benedetti pure).
Craxi, e non era una novità, è stato sempre moderatamente pro-Palestin (ovvio per chi per Umano non intenda solamente Specie,ma Fine per il Bene del maggior numero di persone) , e quindi inviso ai Maggiordomi.
Voleva pure Nazionalizzare la Banca D’Italia…….figurati se glielo perdonavano….
Certamente non appoggio cmq mani insanguinate,………ma neanche bevo ……..
#18Emanuel Baroz
@roberto: e invece me sa proprio che hai bevuto troppo…
#19edoardo
@Emanuel Baroz: Eh, sì… Emanuele… QUESTO ROBERTO DEVE AVER PROPRIO PROSCIUGATO I TINI DOPO LA VENDEMMIA… SENZA OMBRA DI DUBBIO… SPERIAMO CHE, ALMENO IL SUO FEGATO…, protesti!!! PUAHHHHHHH!!!…
#20Parvus
Uno degli infiniti crimini degli arabopalestinesi.
Cui è seguita la più infame canagliata che un governo italiano abbia mai compiuto. Che il nome di Craxi divenga simbolo di vergogna.
#21edoardo
@Parvus: Lo è… lo è…
#22edoardo
@Parvus: LO èèèèè… LO èèèèè… E LO SARà NEI MILLENNI A VENIRE, IN BUONA COMPAGNIA DI BOBO E STEFY!!!!
#23Stefano
Non voglio ricordare il nome dell’aneba che i giornali avevano ribattezzato: Il coraggioso capitano. Che sprofondi nel profondo del dimenticatoio, come sprofondò in fondo al mare la nave maledetta.