Israele e Fiera del Libro: il trattamento speciale

 
admin
7 maggio 2008
0 commenti

ISRAELE E FIERA DEL LIBRO

Il trattamento speciale

Israele è una società pluralista, dove si scontrano idee, giornali, partiti. Perché è così difficile ammetterlo?

di Pierluigi Battista

È destino di Israele accendere sempre smodate passioni di ostilità. Spesso si deplora che sia brutalmente liquidata come antisemita qualsiasi critica alle politiche israeliane. Lo ha anche insinuato, riferendosi maldestramente al capo dello Stato, Tariq Ramadan, che ha già ricevuto una risposta esemplarmente chiara da parte del presidente Napolitano, e che invece pare non abbia nulla da obiettare al rogo delle bandiere con la stella di Davide inscenato a Torino, lugubre antefatto coreografico del boicottaggio alla Fiera del libro. Ma se non è antisemitismo, come definire allora quella sistematica dismisura di giudizio, quell’eccesso lessicale, quel sovrappiù di concitazione che assegna da sempre a Israele il ruolo di bersaglio privilegiato dell’odio collettivo? Si può criticare Israele senza passare ipso facto per nemici degli ebrei, ci mancherebbe. Ma non suona già un po’ singolare che passi come ovvia l’espressione «criticare Israele»?

Cosa diremmo di un commentatore straniero che criticasse «l’Italia», oppure lo «Stato italiano» (o francese, o tedesco, o un altro qualsiasi)? Ricorderemmo l’elementare distinzione tra Stato e governo. Obietteremmo che un conto è l’Italia intesa come Nazione democratica che non spezza la sua continuità storica malgrado il variare delle sue (provvisorie) compagini governative. Tutt’altra le specifiche e circostanziate politiche attuate da un particolare governo. Si critica il governo Berlusconi, o il governo Prodi, non lo Stato italiano. Perché allora, nel caso di Israele, questa distinzione politica e lessicale è destinata a saltare? Certo che si può criticare il governo Olmert, o il governo Begin, o il governo Barak. Ma non lo si dice mai, o quasi mai, in questo modo. Le critiche si trasferiscono invece sullo Stato israeliano in quanto tale. Un trattamento speciale.

Che peraltro allude obliquamente al cuore della «specialità» di Israele: il suo precario diritto all’esistenza, il pregiudizio che delegittima alla radice Israele come il frutto di un sopruso, di una mostruosa violenza storica. Uno dei pilastri dell’antisionismo. Ma davvero l’antisionismo non ha nulla da spartire con l’antisemitismo? E non è inoltre molto strano che, almeno dal ’67 ad oggi, non ci sia stata una volta, una sola volta in cui un qualunque governo israeliano (di destra o di sinistra, dei laburisti o del Likud) abbia meritato il consenso di chi è vigorosamente impegnato a sottolineare la distinzione tra antisemitismo e legittima «critica dello Stato di Israele»? Possibile che ogni governo israeliano commetta lo stesso errore, si macchi degli stessi crimini, affronti la questione palestinese nello stesso, catastrofico modo? E’ possibile perché nella dismisura anti-israeliana è impossibile riconoscere che Israele sia una democrazia ricca di conflitti e diversità, a differenza di tutti i dispotismi da cui è circondato.

Una società libera dove sono per primi gli storici israeliani a frugare negli archivi, per svelare anche le pagine meno luminose della nascita dello Stato che oggi gli incendiari torinesi delle bandiere vorrebbero impedire di celebrare. Nei libri di testo che circolano nei territori controllati dall’Autorità nazionale palestinese, Israele è cancellato dalle carte geografiche e si ricalcano tutti i luoghi comuni della propaganda antisemita. Israele è invece una società pluralista, dove si scontrano idee, giornali, partiti. Perché è così difficile ammetterlo? È questa realtà che l’eccesso polemico anti-israeliano cancella drasticamente. Il trattamento speciale riservato a Israele consente una spietata radicalità di linguaggio impossibile da usare verso qualsiasi altra Nazione. La condizione degli arabi di Israele diventa per forza di cose raccapricciante «apartheid». La barriera difensiva antiterroristica che ha fortunatamente fatto crollare il numero di attentati suicidi in Israele si trasforma nella vulgata in un terrificante «muro» di segregazione e di infamia. Avallata persino da premi Nobel come José Saramago, la grottesca equiparazione tra Gaza ed Auschwitz diventa luogo comune, immagine che acquista addirittura una sua plausibilità.

La politica verso i palestinesi viene ribattezzata «pulizia etnica», come l’apocalisse in Ruanda e il furore antialbanese di Milosevic. Non è antisemitismo? Ma come definire allora questo insieme di pregiudizi che fornisce agli intolleranti impegnati nel boicottaggio della Fiera del libro il carburante ideologico ospitato da università come quella di Torino dove, ospite Tariq Ramadan, si spacciano falsità storiche come se fossero vere e si altera alla radice l’intera vicenda dello Stato di Israele lungo un arco di sessant’anni? Giustamente Lucia Annunziata sulla Stampa esorta chi difende Israele a non lasciarsi afferrare dallo stesso demone della faziosità esibita dai suoi nemici. Eppure la cultura democratica occidentale dovrà pur spiegare come si fa a commuoversi per Schindler’s list e contemporaneamente restare indifferenti al negazionismo minaccioso di Ahmadinejad che, cancellando il primo, auspica un secondo Olocausto degli ebrei.

Come si fa a conciliare le visite solenni nei campi di sterminio con l’imbarazzato silenzio che circonda la martellante diffusione nei media arabi di serial tv ricavati dai Protocolli dei savi anziani di Sion? È questo silenzio che incoraggia i nemici di Israele a bruciarne i vessilli. A dare per scontato che contro Israele si possa dire tutto e che persino i suoi scrittori siano maltrattati come la personificazione del Male assoluto meritevole di boicottaggio. Altro che questione di ordine pubblico.

(Fonte: Corriere della Sera, 7 Maggio 2008 )

Articoli Correlati
Napolitano alla Fiera del Libro: ”Luogo di dialogo non di contese”

Napolitano alla Fiera del Libro: ”Luogo di dialogo non di contese”

Napolitano alla Fiera del Libro: ”Luogo di dialogo non di contese” Il presidente della Repubblica dopo la cerimonia farà un breve giro tra gli stand e poi ripartirà per Roma. […]

Fiera del Libro di Torino: gli anarchici preparano la guerra a Israele

Fiera del Libro di Torino: gli anarchici preparano la guerra a Israele

A Torino gli anarchici preparano la guerra a Israele Tam tam anarchico in rete contro la Fiera di Torino «Sarà guerra ad Israele» Sui siti Indymedia gli estremisti annunciano azioni […]

Fiera del Libro di Torino: nessun divieto per la bandiera di Israele

Fiera del Libro di Torino: nessun divieto per la bandiera di Israele

Fiera del libro, nessun divieto per la bandiera di Israele L’unico divieto disposto dal questore Stefano Berrettoni è quello di effettuare qualsiasi manifestazione pubblica all’esterno dell’area espositiva nel giorno dell’inaugurazione […]

Fiera del Libro di Torino: vietate le bandiere d’Israele

Fiera del Libro di Torino: vietate le bandiere d’Israele

Torino, vietate le bandiere d’Israele Fiera del Libro, la questura nega il permesso per tutte le manifestazioni Al Lingotto Llnedì un seminario all’Università. Ospiti: da Vattimo agli intellettuali arabi contro […]

Marco Rizzo (PDCI) sulla Fiera del Libro di Torino dedicata ad Israele……

Marco Rizzo (PDCI) sulla Fiera del Libro di Torino dedicata ad Israele……

Purtroppo in quel partito l’antisemitismo è pari solo alla stupidità dei propri rappresentanti…..con tutto ciò che ahinoi ne consegue….. Dal Corriere della Sera, del 25 Gennaio 2008, pagina 15: “……….Argomenti […]

Lista Commenti
Aggiungi il tuo commento

Fai Login oppure Iscriviti: è gratis e bastano pochi secondi.

Nome*
E-mail**
Sito Web
* richiesto
** richiesta, ma non sarà pubblicata
Commento