Rassegna Stampa di Giovedì 8 Maggio 2008
Impossibile citare tutti gli articoli apparsi oggi sull’apertura della Fiera del Libro di Torino, in mezzo a boicottaggi, indignazione, elogi e critiche.
Da non perdere Il Riformista, che coraggiosamente esce avvolto nella bandiera di Israele, e dedica pagina 2, con testi di Anna Momigliano, alla fondazione dello Stato di Israele, e pagina 4 e 5 alla manifestazione torinese, con un editoriale di pesante critica di Luca Mastrantonio a commento delle esternazioni di Vattimo ieri, che ha elogiato i Protocolli di Sion. “Un pensiero debole ma pesante come il piombo” lo definisce Giorgio Ferrari sull’Avvenire, rimarcando come Israele alla Fiera del Libro non si autocelebra, ma, “nel solco della miglior tradizione ebraica srotola le proprie contraddizioni e la propria straordinaria cultura, che non è mai a senso unico”.
Interessante sul Corriere della Sera le lettera di Walter Veltroni. Il presidente del Pd manifesta preoccupazione che il vero bersaglio è “esattamente lo Stato di Israele” e che le posizioni di chi boicotta la Fera nascono da un pregiudizio “e possono avere conseguenze pericolose” perché viene chiamato in causa l’intero popolo ebraico. Veltroni sottolinea che nell’identità del Pd non c’è posto per alcuna forma di ostilità e pregiudizio verso Israele e riprende l’editoriale di Pierluigi Battista apparso ieri sul Corriere, e citato da molti altri giornali, sul diritto alla normalità di Israele, al quale viene invece sempre riservato un “trattamento speciale”.
La manipolazione che spesso viene fatta dai titoli dei giornali, a caccia di sensazionalismo, è evidente oggi su Repubblica, che parla di “scolaresche in fuga” dalla Fiera del Libro e “ondate di disdette da scolaresche” nel titolo e nell’occhiello del bell’articolo di Concita de Gregorio.
La quale invece precisa che si tratta solo di “poche decine” sui 27.000 mila ragazzi che risono prenotati tramite le scuole, e che quest’anno il numero è ben superiore al passato, 2.000 in più dello scorso anno!
La De Gregorio denuncia come si parli di politica e non degli editori e scrittori presenti, delle bandiere bruciate e non della ricchezza del programma e dell’interesse degli incontri, e sottolinea come gli scrittori palestinesi e arabi, che spesso stimano e sono in contatto con gli israeliani, non siano potuti intervenire, perché “non hanno scelta libera”. Intervista Ernesto Ferrero, il direttore della Fira, che denuncia i “professionisti del conflitto perpetuo” e Angelo Pezzana, tra i promotori dell’invito a Israele, che accusa di “fascismo” “una certa sinistra che avendo problemi di visibilità e dubitando della sua stessa esistenza” cerca di sfruttare l’occasione della Fera del Libro per rendersi visibile:
Parole implicitamente confermate sul Corriere della Sera da Marco Imarisio, inviato tra gli squatter torinesi, che gli confessano come di Israele importi loro ben poco, ma sia un pretesto per contestare il sistema…
Emozionante e da non perdere l’articolo di Stefano Zecchi sul Giornale che parla di Israele come il Paese fondato sulla Bellezza e spiega come la nascita dello Stato sia stata preceduta dal quella dell’Accademia delle Belle Arti, perché per i padri fondatori l’identità culturale era la base su cui edificare la struttura istituzionale. Zecchi sostiene inoltre che gli ebrei sono “l’ultimo vero popolo rimasto sulla terra”.
E sul Sole 24 ore Stefano Salvi parla di “crescita senza precedenti” della Fiera del Libro, nonostante le contestazioni. Sono infatti attesi 300.000 visitatori, gli editori presenti sono 1.500 (75 in più dell’anno scorso, un aumento senza precedenti,e molti sono dovuti rimanere esclusi), 800 gli incontri e i dibattiti.
La Stampa sottolinea la presenza in forze della Santa Sede, che ha un proprio stand, e della CEI: Giacomo Galeazzi parla di una svolta politica “interventista” nella cultura, voluta da Ratzinger.
Scorrendo i giornali oggi, e nei giorni scorsi, si ha l’impressione che le polemiche stiano contribuendo, al contrario di quanto era nella mente dei contestatori, al successo mediatico della manifestazione. Mai si era tanto parlato, in Italia e all’estero, della Fiera del Libro, che, come tutte le manifestazioni culturali, era stata prima d’ora relegata nelle pagine della cultura, poche lette dagli italiani, i quali, come sottolinea oggi il Sole 24 ore, leggono pochissimo e acquistano ancor meno libri. La Fiera quest’anno invece ha raggiunto le prime pagine di tutti i quotidiani, viene inaugurata dal Presidente della Repubblica, nonostante il momento politico di formazione e insediamento del nuovo governo, e ha portato politici, intellettuali, opinion leaders a esprimersi in merito e a difendere pubblicamente Israele e il suo diritto a esistere, mettendo finalmente in luce la matrice antisemita nell’atteggiamento antisionista di molti esponenti della sinistra radicale, matrice già denunciata da molti esponenti dell’intelighenzia ebraica italiana ma sottaciuta dai mass media italiani.
Tant’è vero che le polemiche sulla Fiera del Libro hanno praticamente oscurato sulla stampa italiana due avvenimenti importanti. La riprese del dialogo di pace con la Siria, annunciata solo dall’Osservatore Romano: Mark Regev, portavoce del governo israeliano, ha annunciato ieri la ripresa deli colloqui, che da otto anni erano stati interrotti. E la grave situazione in cui si trova Olmert, a rischio di impeachment per i misteriosi finanziamenti di un “amico americano”, come ricorda il Giornale.
Le Figaro dedica molti articoli alla celebrazione del 60° anniversario di Israele, e l’editorialista Patrick St. Paul si esprime criticamente per le dimostrazioni di forza militare programmate e ribadisce la difficoltà della situazione politica con la credibilità di Olmert ai minimi storici.
E infine, una notizia mondano-culturale, che troviamo sulle pagine romane del Tempo: questa sera all’Opera di Roma sarà presentata per la prima volta in Italia, alla presenza di Napoletano e Alemanno, l’opera lirica “Viaggio alla fine del millennio” tratta dall’omonimo romanzo di Yehoshua, che è anche l’autore del libretto, e messa in scena dalla Tel Aviv Opera. Serata a inviti.
Viviana Kasam