Edizione 102 del 23-05-2008
La propaganda palestinese tenta di colonizzare anche wikipedia per fare disinformazione
L’Intifadah prosegue su Internet
di Dimitri Buffa
La battaglia di disinformazione su Israele e il suo diritto a esistere si è trasferita da tempo dai libri di testo di università e licei ai dizionari virtuali presenti su Internet. Ora l’ultima frontiera è stata la presa d’assalto da parte del noto sito Electronic Intifadah dell’enciclopedia partecipata della rete: Wikipedia. Che in un corposo dossier di Honest Reporting viene monitorata in tutte le assurde inserzioni da parte di militanti pro Palestina. I quali, come primo atto di disinformazione, in una voce “disambigua” di Gerusalemme cercavano di accreditare la città come capitale della Palestina invece che di Israele. Ad accorgersi che qualcosa non stesse andando per il verso giusto nelle numerose inserzioni di voci che riguardano temi sensibili tra israeliani e palestinesi, compresa la pace di Camp David e il terrorismo islamico, sono stati per primi quelli del gruppo “Camera”, ossia Committe for Accuracy in Middle East Reporting in America, che lo scorso 11 maggio hanno anche scritto una lettera pubblicata dall’International Herald Tribune.
Per inciso l’IHT non è di certo sospettabile di simpatie filo israeliane. La diatriba, descritta nella lettera, è venuta fuori da accuse che quelli di Electronic Intifada avevano rivolto al gruppo di Camera, accusandoli di avere manipolato alcune voci di Wikipedia.
Tale manipolazione sarebbe però consistita nell’avere messo elementi di verità interpolando voci come “il diritto al ritorno”, i “profughi palestinesi”, “Gerusalemme”, “la guerra arabo israeliana” o “massacri commessi durante la guerra arabo israeliana del 1948”. La “colpa” di quelli di Camera sarebbe stata quella di interpolare le voci di disinformazione preesistenti con elementi di verità. E così nel mondo alla rovescia di chi giudica i terroristi di Hamas, Hezbollah e la Jihad Islamica come resistenti all’occupazione israeliana, su tutto il territorio della Palestina storica, Israele compreso, la “disinformazione” sarebbe stata quella di rimettere i puntini sulle “i”, stabilendo una corretta informazione su Israele.
Insomma Wikipedia è chiaramente aperta tutti e spesso contiene vere e proprie bufale con i fiocchi. Però, quando a intervenire per ripristinare la verità in determinate voci che riguardano l’eterna diatriba israeliano–palestinese sono quelli che non contestano il diritto di Israele a esistere, si urla alla disinformazione e alla “lobby ebraica”, mentre quando a compiere le manipolazioni sulla storia sono i simpatizzanti del terrorismo islamico allora tutto va bene. In tutto questo a rimetterci ovviamente sono coloro che usufruiscono a scatola chiusa del servizio enciclopedico di Wikipedia che, in piena buona fede e inconsapevolezza, rischiano di prendere per buone le peggiori leggende di disinformatja allo stato puro su Israele e dintorni.
#1matteo d’agostino
israele ha un suo stato un suo territorio ma continua a costruire nuove case
su territorio che dovrebbe appartenere ai palestinesi. anche i palestinesi
dovrebbero avere un loro territorio un loro stato e non ce l’hanno. è quì
l’ingiustizia e la causa di tutti i dissapori e anche dei conflitti. ma i sostenitori d’israele non lo vogliono riconoscere. grazie.
#2Emanuel Baroz
non è proprio così….Israele si è ritirato dalla Striscia di Gaza più di due anni fa, ma le varie leadership palestinesi ne hanno approfittato per lasciare i propri fratelli nella miseria e nella disperazione: accusare lo Stato di Israele delle sofferenze dei palestinesi significa non rendersi conto delle responsabilità di chi ormai governa e comanda nelle regioni dove vive la popolazione palestinese (e per inciso, ribadiamo che anche gli israeliani sono “palestinesi”!)