Lettera al Corriere della Sera
La sinistra italiana prevenuta contro Israele
Caro Severgnini,
cattolica non praticante da tempo, passo parte delle mie vacanze in Israele e ho rapporti amichevoli con moltissimi ebrei, israeliani o no. Sono idealmente di sinistra, anche se la sinistra italiana non mi piace proprio: sarei una laburista blairiana se fosse possibile. Tra i gravissimi errori della mia parte politica annovero l’assurda polemica nei confronti di Israele fatta di ideologia disinformata e preconcetta. Come ignorare che 60 anni or sono l’Onu istituì due Stati: quello israeliano e quello palestinese ma – mentre gli israeliani non persero tempo e si organizzarono – i palestinesi non accettarono la risoluzione Onu? Come non capire che per fare la pace occorrono due parti e che la parte palestinese ha dimostrato con i fatti di non essere disposta a una soluzione pacifica? Un’occupazione è di sicuro qualcosa di molto spiacevole per il popolo dei territori occupati ma che altro potrebbe fare Israele? Molto difficile o – addirittura – impossibile sarebbe ritirarsi dai territori salvaguardando – al tempo stesso – la propria sicurezza. Sono convinta – e lo dico con cognizione di causa – che la maggior parte degli israeliani sono favorevoli alla nascita di uno Stato palestinese, ma non sono sicura che anche i palestinesi lo siano. La nostra sinistra – purtroppo – è impostata male su una piagnucolosa morale di pietismo facile e questo non le fa onore proprio perché – paradossalmente – lascia a una destra ben poco democratica la difesa dell’unico Paese democratico del Medio Oriente.
Cordiali saluti,
Brunella Galante
(Corriere della Sera, 28 maggio 2008 )