Israele: soldati rapiti, voci incontrollate su uno scambio di prigionieri
venerdì 30 maggio 2008
di ANNA ROLLI
Alcuni giorni fa, nel quartiere sciita di Beirut, durante una manifestazione per commemorare il ritiro dell’IDF dal Libano del Sud, nel maggio del 2000, Hassan Nasrallah, segretario generale dell’organizzazione Hezbollah, di fronte a migliaia di sostenitori ha dichiarato: ” Samir Counter e altri prigionieri presto torneranno a casa!”. Una frase che ha molto incuriosito gli osservatori.
Samir Counter, è detenuto in Israele dal 1979 in seguito ad una condanna all’ergastolo per aver compiuto un crimine che riempì di orrore la società civile. Nel 1979 Counter alla guida di un gruppo di terroristi penetrò in Israele dal Libano e giunto a Naharia fece irruzione nell’appartamento dove Dani e Smadar Haran vivevano con le loro piccole figlie. Vedendo soltanto Dani con Hanat, una bambina di cinque anni, i terroristi li portarono in spiaggia dove uccisero il padre davanti alla figlia e poi, tenendola per le gambe, sfracellarono la bambina contro le rocce. Nel frattempo Smadar era rimasta nascosta in un soppalco con Yael l’altra bimba di due anni, purtroppo, per non farsi scoprire, nel tentativo di impedire alla piccola di piangere, la madre l’aveva involontariamente soffocata.
Le autorità arabe, in seguito, hanno usato la figura del criminale in chiave propagandistica. Il 6 maggio 2004, per fare un solo esempio, Al-Hayat Al Jadida ( La nuova vita), il quotidiano portavoce dall’Autorità Nazionale Palestinese, definì Samir Counter ” un faro di luce per noi e per le generazioni a venire e un autentico modello di comportamento” aggiungendo subito dopo “Ogni giorno che passa cresce l’orgoglio di Samir e cresce e cresce il nostro orgoglio per lui”.
La frase di Nashrallah riportata dai telegiornali in Israele, ha fatto pensare alla possibilità che, nei dirigenti sciiti, sia maturata una maggiore disponibilità ad uno scambio di prigionieri.
Il giorno successivo alla manifestazione di Beirut, i familiari di Ehud Goldwasser e di Eldad Regev, rapiti sul confine del Libano nell’estate 2006, hanno dichiarato ai media che nella ripresa dei negoziati è riposta la loro speranza di poter rivedere i propri cari.
I due soldati israeliani sono ancora nelle mani degli estremisti islamici e a tutt’oggi nessuno ha ricevuto notizia sulle loro condizioni, esattamente come è accaduto per Gilad Shalit rapito da Hamas, nelle stesse settimane, sul confine di Gaza.
Altre notizie certe non ce ne sono, soltanto le solite voci non verificabili. Anche noi dall’Italia non possiamo che sperare in una ripresa dei negoziati e nella rapida liberazione dei soldati innocenti, augurando alle famiglie che la loro sofferenza abbia fine al più presto.