L’Iran riconosce implicitamente il fallimento di Ahmadinejad a Roma
La visita romana del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad è stata un fallimento? Tutta colpa dell’ambasciatore in Italia Abdolfazi Zohrevand, che dal 20 giugno lascerà la sede di via Nomentana per tornare in patria, dove l’attende un’inchiesta aperta a suo carico dal ministero degli Esteri. A dare la notizia il sito iraniano Tabnak, vicino al generale Moshen Rezaii e puntuale sulle novità del regime di Teheran. Dopo il vertice Fao, Ahmadinejad è tornato in Iran (dove è già in campagna elettorale per la sua rielezione, il prossimo anno, possibile ma non certa) sbandierando lo straordinario successo riscosso a Roma, la platea di giornalisti provenienti da tutto il mondo che applaudivano convinti ogni sua affermazione, le richieste di centinaia di imprenditori italiani e il quasi unanime consenso manifestato dalla cittadinanza nei suoi confronti. Evidentemente, però, non gli è sfuggito il messaggio chiaro e forte rivoltogli dalla comunità nazionale (anche per colpa nostra, del Riformista, lo confessiamo): noi non parliamo con chi vuol dotarsi della bomba atomica, minaccia di distruggere Israele e calpesta i diritti umani in patria.
Così, il capo del regime l’ha risolta alla sua maniera, trovando nell’ambasciatore Zohrevand (che pure era un suo protetto) il perfetto capro espiatorio della sua débacle diplomatica e da tempo inviso al ministro degli Esteri Manoucher Mottaki, che tentava di rimuoverlo da due
anni.
(Fonte: Il Riformista, 18 Giugno 2008 )