MEDIO ORIENTE: Gli insegnanti intrappolati tra Fatah e Hamas
Lo sciopero ha intrappolato migliaia di insegnanti tra i sindacati di Fatah e il governo di Hamas.
di Mohammed Omer
CITTA DI GAZA, 16 settembre 2008 (IPS) -È giunto ormai alla terza settimana lo sciopero indetto a Gaza dal sindacato degli insegnanti palestinesi – un ente non ufficiale sostenuto dal governo del presidente dell’Autorità palestinese (AP) Mahmoud Abbas nella West Bank.
Nei territori palestinesi, la striscia di Gaza è governata dal governo di Hamas, mentre la West Bank (che in realtà si estende ad est della striscia di Gaza ma si chiama così perché occupa la sponda occidentale del fiume Giordano) è controllata dal Partito di Fatah, guidato da Abbas.
L’ultimo sciopero degli insegnanti era stato proclamato un anno fa, motivato dalle sanzioni di congelamento dei fondi attuate da Israele e Occidente per punire la presa di controllo dell’amministrazione di Gaza da parte di Hamas, dopo la sua vittoria alle elezioni all’inizio del 2006. Ma questa volta lo sciopero ha messo i palestinesi l’uno contro l’altro.
Gli insegnanti di Gaza dicono di aver ricevuto l’ordine da parte dell’AP di Ramallah di rimanere a casa, pena il blocco degli stipendi e addirittura il rischio di licenziamento. Dall’altra parte, il governo di Hamas ha minacciato di licenziare gli insegnanti in sciopero. Hamas controlla l’amministrazione di Gaza, ma è l’AP a pagare gli stipendi.
”Un funzionario mi ha detto che ero stato licenziato perché non avevo aderito allo sciopero”, ha raccontato all’IPS Mussa al-Astal, un insegnante di scienze sociali della scuola secondaria di Khan Younis, una città a sud della striscia di Gaza. Astal dice anche di aver visto il proprio nome sulla lista di un sito web affiliato a Fatah.
Il ministro palestinese per le comunicazioni Riad al-Malki a Ramallah nega le accuse. “Non abbiamo indetto lo sciopero, e non ci sarà nessun blocco delle retribuzioni per gli impiegati di Gaza”. Ma molti insegnanti non hanno trovato lo stipendio di questo mese sul loro conto in banca.
Adesso, diversi sindacati appoggiati dall’AP stanno lavorando contro il governo di Hamas. Hamas, da parte sua, ha chiamato immediatamente nuovi insegnanti per sostituire quelli in sciopero. Molti di essi però sono privi dell’esperienza e delle qualifiche richieste.
Jameel Shehada, segretario generale del sindacato degli insegnanti, ha spiegato che lo sciopero è stato proclamato per contrastare “le misure intraprese da Hamas contro gli insegnanti”, compreso il trasferimento di molti di questi per poter nominare al loro posto i seguaci di Hamas. Il vice ministro dell’educazione di Gaza Mohamed Abu Shoqeir ha negato: “Il trasferimento degli insegnanti era una questione amministrativa, attuata dopo aver riscontrato che l’anno scorso solo il 16 per cento degli studenti ha ottenuto buoni risultati in alcune scuole secondarie”. Secondo Fatima Zaqzouq, preside di una scuola di Khan Younis, quella di trasferire gli insegnanti “non è stata una decisione logica e ponderata. È servita solo ad assecondare gli interessi politici. Sono gli studenti e la popolazione a rimetterci”. Metà degli insegnanti della sua scuola non si sono presentati, spiega, perché spaventati dalla minaccia dei tagli salariali.
Lo sciopero degli insegnanti di Gaza ha avuto pesanti ripercussioni sull’apertura dell’anno scolastico, coinvolgendo 282 scuole statali della striscia di Gaza, e circa 300mila studenti. Mentre non sono rimaste colpite le 213 scuole amministrate dalle Nazioni Unite, con i loro 197mila studenti.
Nonostante lo sciopero, però, la frequenza degli studenti ha raggiunto quasi il 100 per cento, anche se i corsi sono molto brevi. “Il primo giorno, avevamo solo mezza giornata a scuola, e metà degli insegnanti mancava all’appello”, racconta Isra al-Najjar, studentessa di 16 anni. “Non siamo contenti di questo sciopero”.
Molti insegnanti sono stati convocati in questura dalla polizia affiliata ad Hamas, e alcuni sono stati costretti ad andare al lavoro, segnala il Centro palestinese indipendente per i diritti umani (PCHR).
Il PCHR ritiene che la minaccia di tagli salariali da parte dell’Autorità palestinese sia illegale, e che servirebbe gli interessi di Fatah invece di rispondere alle esigenze degli impiegati. Questo episodio solleva anche dubbi sulla vera destinazione dei fondi internazionali che entrano nel paese, se siano effettivamente diretti ai bisogni degli insegnanti o piuttosto ai giochi dei partiti politici, si aggiunge.