L’Onu e il ricatto terzomondista
Durban II sarà una nuova Conferenza contro Israele
di Maurizio Stefanini, 19 Settembre 2008
Durban 2 la chiamano, anche se in realtà si terrà a Ginevra dal 20 al 24 aprile del 2009. Non è neanche la seconda volta che si riunisce la Conferenza Mondiale contro il Razzismo promossa dall’Unesco: anche gli appuntamenti del 1978 e del 1983 erano infatti stati ospitati da Ginevra, prima che la fine di quell’apartheid, già principale obiettivo di quei due incontri, permettesse per l’evento del 31 agosto-8 settembre 2001 la scelta della sede altamente simbolica di una città sudafricana. Ma l’etichetta ufficiale è quella di Durban Review Committee, e fu comunque Durban che passò alla storia per le polemiche che scatenò: polemiche che nella memoria non sono state ancora cancellate neanche dal trauma immediatamente successivo dell’attacco alle Torri Gemelle, appena tre giorni dopo la sua conclusione. Il timore è che quel che accadde allora torni a ripetersi.
Otto anni fa, infatti, l’evento si trasformò in un processo unilaterale al solo Israele, col tentativo di far riportare in vita quella famigerata deliberazione Onu del 1975 che aveva equiparato il sionismo a una forma di razzismo. Stati Uniti e Israele ritirarono allora le loro delegazioni, mentre Australia e Canada redigevano comunicati in cui attaccavano l’“ipocrisia” della Conferenza con parole di fuoco. Oltre a ciò ci furono anche un gruppo di Ong afro-americane e un gruppo di Paesi africani capeggiati da Nigeria e Zimbabwe che chiesero scuse e risarcimenti in moneta sonante da parte di ogni Paese europeo in passato responsabile della tratta degli schiavi. E qui fu la delegazione britannica a capeggiare una levata di scudi europea, col risultato finale di un compromesso: sì a una Nuova Iniziativa Africana, a un condono del debito, a nuovi fondi per la lotta all’Aids, alla restituzione dei fondi nascosti in Occidente dagli ex dittatori (i dittatori ancora in carica erano implicitamente esentati); ma senza alcun riferimento al termine “riparazioni”.
Il presidente sudafricano Thabo Mbeki aveva detto in Parlamento di essere disposto a riospitare la Conferenza, ma l’idea di un ritorno a Durban o paraggi anche fisica oltre che metaforica è bastata a provocare proteste e minacce di boicottaggio, così si è deciso di tornare a Ginevra. E forse è stato meglio così anche per lo stesso Sudafrica, dopo i recenti brutali pogrom di immigrati che vi sono verificati. Ma anche così il Canada ha già detto che non parteciperà, dicendosi sicuro che la Conferenza invece di combattere il razzismo e l’intolleranza ne promuoverà ancora di più. E la posizone di Ottawa è perfino più dura di quella di Israele, che ha annunciato anch’esso un boicottaggio “salvo sia dimostrato che la Conferenza non sarà utilizzata come strumento di ulteriore propaganda anti-israeliana e anti-semita”: insomma uno spiraglio lo lascia, anche per la pressione di alcune organizzazioni ebraiche inglesi e statunitensi che considerano comunque utile andarci. Anche gli Stati Uniti sembrano propensi a stare fuori, mentre l’Unione Europea non minaccia boicottaggi, ma attraverso la Slovenia ha parlato in sede di comitato preparatorio contro il rischio che si ripeta “l’inaccettabile antisemitismo di Durban”, chiedendo anche di non concentrarsi “su un’area geografica sola”.
Il bello è che su questo punto la stessa delegazione palestinese è d’accordo, ed ha parlato infatti di “razzismo” che sta sorgendo “in molte parti del mondo”. Ma il fatto è che la Presidenza del Comitato Preparatorio ce l’ha la Libia, il rapporto è stato affidato a Cuba, e nel comitato preparatorio ci sta pure l’Iran, oltre a Camerun, Sudafrica, Senegal, India, Indonesia, Pakistan, Argentina, Brasile, Cile, Armenia, Croazia, Estonia, Russia, Belgio, Grecia, Norvegia e Turchia. Sarà interessante vedere se si parlerà pure di stragi di cristiani in India e Pakistan, di Cecenia, di pogrom di immigrati in Sudafrica e in Libia o della situazione nella Nuova Guinea Occidentale indonesiana, ad esempio. Ma l’Iran si è già segnalato per il veto che ha opposto a una Ong ebraica canadese: origine del boicottaggio di Ottawa. Insomma, il buongiorno che si vede dal mattino non è esattamente dei migliori.
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