Riportiamo la traduzione integrale dell’intervista rilasciata dall’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga al quotidiano israeliano Yediot Aharonot il 3 Ottobre 2008, intervista abilmente censurata da tutti i mass media italiani:
Il Presidente del Consiglio avrebbe firmato l’accordo segreto, i servizi segreti avrebbero obbedito tacitamente, e gli ebrei sono stati uccisi in attentati terroristici. La vergognosa storia dell’Italia
Cossiga agli ebrei italiani: “Vi abbiamo venduto”
Lo chiamavano “L’Accordo Moro”, e la formula era semplice: l’Italia non si intromette negli affari dei palestinesi, che in cambio non toccano obiettivi italiani. Tuttavia, ora si scopre che gli ebrei erano esclusi dall’equazione. In un’intervista speciale, l’ex Presidente Francesco Cossiga rivela come le Autorità di Roma avrebbero collaborato con le organizzazioni terroristiche negli Anni Ottanta, ed ammonisce: “Oggi c’è un accordo analogo con Hizbullah in Libano”
di Menachem Gantz
In casa di Francesco Cossiga, nel cuore del quartiere Prati di Roma, sventolano – l’una accanto all’altra – tre bandiere eleganti: quella dell’Italia, quella della Regione Sardegna e quella di Israele. Non sempre l’ex Presidente della Repubblica italiana – uno dei politici più noti e di buona fama del Bel Paese – era un tale amante di Sion. Una volta, negli Anni Cinquanta, fu lui ad inaugurare l’Associazione d’amicizia Italia- Palestina. Poi, quando era Presidente del Senato, ha persino dato, nel suo Gabinetto,asilo ad Arafat quando era stato emesso un mandato di cattura nei suoi confronti.
Ma oggi, a ottant’anni, Cossiga ama Israele. Questo è forse il motivo per il quale accetta quasi immediatamente, senza condizioni, di concedere un’intervista ad un giornale israeliano. Questo è forse anche il motivo per cui è disposto ad aprire, con raro candore, un vaso di Pandora tra i più stupefacenti e orripilanti dell’Italia, [che egli ha conosciuto] nei lunghi anni di servizio pubblico. Sarà forse l’imbarazzo, la volontà di riparare al male causato dall’accordo in cui l’Italia avrebbe di fatto permesso di sottrarre la vita di qualsiasi ebreo in quanto tale – sarà forse questo che lo porta ad aprire la storia per intero.
Tutto è cominciato lo scorso agosto, quando la maggior parte degli italiani inondava le spiagge per le vacanze estive. In un’intervista al Corriere della Sera, Bassam Abu Sharif, considerato il ministro degli esteri del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina negli Anni Settanta e Ottanta, ha svelato che in quegli anni i Governi di Roma permettevano ad organizzazioni terroristiche palestinesi di agire liberamente in territorio italiano, in cambio [di un impegno] a non colpire obiettivi nazionali in Italia e nel mondo. L’accordo, secondo Abu Sharif, era stato denominato “L’Accordo Moro”, riprendendo il nome di Aldo Moro, ex Presidente del Consiglio assassinato nel 1978, che ne era il responsabile.
Cossiga si è affrettato [in agosto] a confermare le asserzioni di Abu Sharif. “Ho sempre saputo – benché non sulla base di documenti o informazioni ufficiali, sempre tenuti celati nei miei confronti – dell’esistenza di un accordo sulla base della formula “tu non mi colpisci, io non ti colpisco” tra lo Stato italiano ed organizzazione come l’OLP ed il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina”, ha ammesso in un articolo pubblicato dal Corriere.
Ma quella pubblicazione aveva lasciato dei buchi, degli interrogativi troppo grandi. Se l’Italia aveva ottenuto l’immunità dal terrorismo palestinese, come mai ebbero luogo nel Paese attentati sanguinosi contro obiettivi ebraici? Se c’era un accordo, come mai vi erano stati uccisi ebrei innocenti?
Ora Cossiga rivela tutta la verità. “In cambio di una “mano libera” in Italia”, ammette in un’intervista speciale, “i palestinesi hanno assicurato la sicurezza del nostro Stato e [l’immunità] di obiettivi italiani al di fuori del Paese da attentati terroristici – fin tanto che tali obiettivi non collaborassero con il sionismo e con lo Stato d’Israele”. In altre parole: gli italiani non si toccano, ma se sono ebrei – questo è già un altro paio di maniche.
“Per evitare problemi, l’Italia assumeva una linea di condotta [che le permetteva] di non essere disturbata o infastidita”, spiega Cossiga, “Poiché gli arabi erano in grado di disturbare l’Italia più degli americani, l’Italia si arrese ai primi. Posso dire con certezza che anche oggi esiste una simile politica. L’Italia ha un accordo con Hizbullah per cui le forze UNIFIL chiudono un occhio sul processo di riarmamento, purché non siano compiuti attentati contro gli uomini del suo contingente”.
Cossiga ammette di essere rimasto sorpreso per l’indifferenza con cui venne accolta in Italia la sua rivelazione. “Ero convinto che la notizia pubblicata in agosto avrebbe risvegliato i media, che magistrati avrebbero cominciato ad indagare, che sarebbero cominciate interrogazioni ai coinvolti. Invece c’è stato il silenzio assoluto. A quanto pare, nessuno se ne interessa qui. Lei è l’unico ad avermi interpellato in materia”.
Tuttavia, scavare nella profondità di questo dossier potrebbe rivelare agli italiani molto sul loro regime e sulla sua condotta. E pare non ci possa essere persona più qualificata, esperta ed informata dei dettagli di questo ambiente che Cossiga. Ha ricoperto innumerevoli cariche: Direttore Generale del Ministero della Difesa, Ministro dell’Interno, Presidente del Consiglio, Presidente della Repubblica. Le riforme che portò a termine nei servizi segreti italiani gli hanno guadagnato il soprannome “Spy Master”. Oggi non ha più un ruolo ufficiale, a parte quello di Senatore a Vita, ma le telefonate di Ministri ed alti ufficiali della Polizia, che interrompono continuamente l’intervista, dimostrano che la sua posizione è inalienabile. Cossiga continua a muovere i fili.
I rapporti complessi con il meccanismo del terrorismo palestinese, li ha conosciuti per la prima volta alla sua nomina a Ministro dell’Interno nel 1976. “Già allora mi fecero sapere che gli uomini dell’OLP tenevano armi nei propri appartamenti ed erano protetti da immunità diplomatica“, rammenta, “Mi dissero di non preoccuparmi, ma io riuscii a convincerli a rinunciare all’artiglieria pesante ed accontentarsi di armi leggere”.
Più tardi, quando era Presidente del Consiglio nel 1979-1980, gli divenne sempre più evidente il fatto che esistesse un accordo chiaro tra le parti. “Durante il mio mandato, una pattuglia della polizia aveva fermato un camion nei pressi di Orte per un consueto controllo”, racconta, “I poliziotti rimasero sbigottiti nel trovare un missile terra-aria, che aveva raggiunto il territorio italiano per mare”. Nel giro di alcuni giorni, racconta Cossiga, una sua fonte personale all’interno del SISMI – lui lo chiama “gola profonda” – passò al segretario del governo informazioni in base alle quali il missile andava restituito ai palestinesi. “In un telegramma arrivato da Beirut era scritto che secondo l’accordo, il missile non era destinato ad un attentato in Italia, e a me fu chiesto di restituirlo e liberare gli arrestati”.
Cossiga stesso, va sottolineato, non era stato mai ufficialmente informato dell’esistenza di questo telegramma. Se non fosse stato per la sua fonte nel SISMI, non sarebbe stato consapevole di tutta questa storia. “Alle dieci di notte telefonai al capo del SISMI e lo rimproverai, “Mi stai nascondendo delle informazioni. Perché non mi hai informato del telegramma indirizzato a me?”. Ma egli, a quanto pare, era partecipe dell’accordo con i palestinesi”.
Il Presidente del Consiglio cominciò a sospettare che dietro all’evento di poca importanza si celasse qualcosa di più grande. “Col tempo cominciai a chiedermi che cosa potesse essere questo accordo di cui si parlava nel telegramma”, racconta. “Tutti i miei tentativi di indagare presso i Servizi e presso diplomatici si sono sempre imbattuti in un silenzio tuonante. Fatto sta che Aldo Moro era un mito nell’ambito dei Servizi Segreti. Sin dalla fondazione della Repubblica fino ai miei tempi al Quirinale ho conosciuto tre politici che sapevano utilizzare i Servizi Segreti: il fondatore, io, e Aldo Moro. La gente gli giurava fedeltà, e continuava anche dopo finito l’incarico”.
Ma le vere prove dell’esistenza de “L’Accordo Moro”, e soprattutto i suoi raccapriccianti dettagli, si potevano trovare solo nella realtà. Ventisei anni sono passati dall’attentato al ghetto ebraico di Roma, ma la ferita è ancora aperta. Era il 9 ottobre 1982. La prima Guerra del Libano era in corso, e la comunità ebraica era esposta ad un’ondata di odio senza precedenti. “Sentivamo l’atmosfera”, racconta uno dei vertici della comunità di quei giorni, “sentivamo che qualcosa di terribile si stava avvicinando”.
Quel giorno, poco prima di mezzogiorno, un commando di sei terroristi si scagliò contro la sinagoga, sparando e lanciando bombe a mano sui fedeli che avevano appena finito la preghiera. Decine di persone furono ferite. Stefano Tache’, un bambino di due anni, rimase ucciso per mano dei terroristi.
Dichiarazioni ufficiali di condanna da parte dei politici al vertice furono subito rilasciate, ma gli ebrei di Roma non ne rimasero convinti. La sensazione di abbandono era grave: quel mattino, all’improvviso, sparirono senza spiegazione le due volanti della polizia che durante le feste ebraiche fornivano protezione all’ingresso della sinagoga. Anche dopo l’attentato è continuato l’atteggiamento strano. A tutt’oggi non sono stati pubblicati i nomi dei terroristi. Con il passare degli anni, prende sempre più piede l’ipotesi che anche attivisti dalla Germania ed elementi delle Brigate Rosse avessero sposato la causa di assassinare ebrei, ma a Roma non c’è stato a tutt’oggi un governo che abbia ritenuto necessario portare i colpevoli in corte.
“Io non avevo un ruolo ufficiale in quell’epoca”, chiarisce Cossiga, che allora aveva terminato l’incarico di Presidente del Consiglio e ancora non era stato nominato Presidente del Senato. “Ricordo di essere arrivato per primo sul luogo dell’attentato. Ho visto la pozza di sangue del bambino di due anni”.
Solo uno degli attentatori fu catturato, e nemmeno dagli italiani. Avvenne un mese dopo l’attentato, quando Abd El Osama A-Zumaher fu arrestato in Grecia con esplosivi nella sua macchina. I greci lo liberarono dopo sei anni, ed egli scappò in Libia. Le Autorità italiane non ne chiesero l’estradizione. “Oggi”, ammette Cossiga, “non si può più scoprire tutta la verità su quanto accaduto lì. L’Italia non chiederà mai la sua estradizione, ed i libici non lo consegneranno”.
Cossiga sa perfettamente il significato delle cose che sta rivelando qui, ne conosce la gravità. Né cerca di giustificare coloro che presero le decisioni. Tuttavia, anche oggi torna a spiegare la logica di questo pensiero: l’Italia non si immischia in quanto non la concerne. A prova di ciò, presenta l’altra parte. “L’azione del Mossad contro gli assassini degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco nel 1972 è passata anche per Roma”, dice. Come noto, Adel Wahid Zuaitar, il simbolo della furbizia dell’organizzazione del Settembre Nero, fu ucciso a Roma. “Crede che l’Italia non potesse, a suo tempo, arrestare i due agenti che lo fecero fuori? Un giorno, mentre rientrava in casa, due giovani lo picchiarono all’ingresso e lo fecero fuori con due pistole munite di silenziatore. Crede che gli italiani non sapessero chi fossero? È ovvio che lo sapevano, ma in questioni del genere è meglio non mettere le mani, ed è questa la linea che guidava il comportamento dell’Italia”.
Lei paragona l’eliminazione di un terrorista all’assassinio di un bambino di due anni all’uscita della sinagoga?
“No, assolutamente no. Se avessi saputo che le volanti della polizia erano state istruite ad andarsene quella mattina, nell’ambito di quell’accordo di cui mi hanno sempre negato l’esistenza, forse tutto sarebbe andato diversamente”. La colpa, tuttavia, la attribuisce solo ed esclusivamente ad Aldo Moro.
Tuttavia, basta un ulteriore singolo sguardo sull’Italia degli ultimi trent’anni per scoprire che l’influenza dell’Accordo Moro non è finita lì. Nel dicembre 1985, quando Cossiga era già Presidente della Repubblica, avvenne l’attentato sanguinoso al banco della El Al all’aeroporto di Fiumicino. Fu un attacco combinato, a Roma e a Vienna, a firma delle unità di Abu Nidal, in cui morirono 17 persone, di cui 10 in Italia. Le Autorità di Roma, superfluo anche dirlo, non si sono considerate parte in causa.
Come si concilia l’attentato all’aeroporto con l’accordo di non colpire obiettivi italiani? “Non furono colpiti obiettivi italiani”, spiega Cossiga, “fu la compagnia aerea israeliana ad essere attaccata nell’aeroporto”.
Ma il territorio era italiano.
“I morti furono tutti israeliani, ebrei ed americani, non italiani. Gli scambi di fuoco non hanno incluso i nostri uomini, solo i palestinesi e gli addetti alla sicurezza di El Al e dello Shabak [servizi di sicurezza interna israeliani – Ndt].
Cossiga sa perfettamente il significato di ciò. Dal punto di vista dell’Italia, in fondo, l’attentato non era affatto una cosa che la riguardava. Fin tanto che non sono stati uccisi italiani non ebrei, tutto bene. “Non ho mai visto le carte, ma credo di sì. Così funzionavano le cose”, ammette. Il capo del SISMI a quei tempi, Fulvio Martini, ammette in un libro che ha scritto che era stato ricevuto un vero e proprio avvertimento dell’attentato. “Qualcosa non ha funzionato con le forze della sicurezza italiane, che sapevano a priori dell’attacco”, spiega.
Cossiga tiene a che si sappia che egli non era stato coinvolto personalmente nell’accordo. “Quando ero Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica non ne sapevo niente”, insiste fermamente, “me lo tenevano nascosto. Io soltanto speculavo che un tale accordo esistesse, per via di quel telegramma da Beirut, ma tutti stavano zitti. Bassem Abu Sharif ha detto che l’Accordo Moro fu firmato a Roma e a Beirut e che gli italiani erano rappresentati dal capo dei servizi segreti dell’Italia che era in servizio in Libano, ma io non ne sapevo niente”.
Tuttavia, Cossiga mostra un certo bisogno, forse incontrollabile, di difendere quell’Italia che avrebbe firmato l’accordo.Quella politica, egli spiega, era comune anche in altri Paesi. “La Germania ha liberato il commando dei terroristi che uccisero gli atleti a Monaco di Baviera, e anche la Francia si è comportata analogamente. Questa era la politica europea. Tranne gli inglesi, ovviamente. I palestinesi sapevano quel che facevano. Non ho mai incontrato un capo di un’organizzazione terroristica che fosse stupido. Arafat non era stupido.
Cossiga, per inciso, non è solo. Dopo la rivelazione del Corriere della Sera, il famoso magistrato Rosario Priore – responsabile in quegli anni dell’indagine di misteri come il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro e l’attentato contro Papa Giovanni Paolo II – ne ha ammesso i dettagli.
“L’Accordo Moro è esistito per anni”, ha dichiarato, “l’OLP aveva in territorio italiano uomini, basi ed armi. Anche fazioni autonome come quelle di Abu Abbas, il Consiglio della Rivoluzione e il Fronte di George Habbash. Era stata una decisione politica fredda, che aveva come scopo l’immunità della nostra gente e dei nostri interessi in territorio italiano, in cambio [dell’accettazione] dell’immagazzinamento e del trasporto di esplosivi e di commandi terroristici che dovevano operare altrove”.
Ebbene sì, anche l’uomo che oggi è membro della Corte di Cassazione di Roma, non ha incluso gli ebrei della città nella definizione “immunità della nostra gente”.
L’elenco non termina qui. L’Accordo Moro, si scopre, ha avuto un’influenza decisiva sulla vita – e sulla morte – di molti.
Anche le circostanze del sequestro della nave italiana Achille Lauro rivelano un legame tra l’Amministrazione di Roma e le organizzazioni terroristiche, e anche questa volta – che sorpresa! – gli obiettivi erano ebraici.
Il 7 ottobre 1985, mentre la nave era in viaggio da Alessandria d’Egitto a Port Said, l’hanno sequestrata quattro terroristi armati del Fronte per la Liberazione della Palestina di Ahmad Jibril. I sequestratori, entrati in azione prima del previsto poiché erano stati smascherati da un membro dell’equipaggio, hanno minacciato di uccidere ostaggi se non fossero stati liberati 50 prigionieri palestinesi che erano incarcerati in Israele. Si sono diretti verso la Siria, ma questa non ne ha permesso l’ingresso nelle sue acque territoriali.
La vittima di quel sequestro fu Leon Klinghoffer, un passeggero ebreo americano, paralitico in sedia a rotelle. I sequestratori non ebbero pietà di lui: gli spararono e poi lo gettarono in mare ancora vivo, con la sedia a rotelle. La nave ritornò in Egitto, e dopo due giorni di trattative i sequestratori acconsentirono a lasciarla. Furono trasferiti verso la Tunisia su un aereo civile egiziano, che fu però intercettato da caccia americani e costretto ad atterrare nella base NATO in Sicilia.
Questo evento è indelebilmente impresso nella memoria collettiva italiana. Forze italiane dei carabinieri da una parte, incursori delta americani dall’altra, in mezzo l’aereo con i sequestratori a bordo, e tutti che si minacciano a vicenda con le armi cariche, mentre si attende che i politici trovino una formula per uscire dalla crisi. L’evento è rimasto impresso nella coscienza italiana come un simbolo dell’indipendenza dell’Italia e dell’immobilità dell’allora Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, di fronte agli americani.
Solo che ora Cossiga rivela che il motivo della fermezza di Craxi era ben altro. Spiega che Craxi ha scelto di riservare ad Arafat un atteggiamento ruffiano. “C’era stato un accordo chiaro tra l’Italia e Arafat, secondo cui la nave sarebbe stata liberata dal commando terroristico in cambio della libertà di Abu Abbas, e così fu”, svela.
I sequestratori furono arrestati dalle forze della polizia italiana ed all’aereo fu permesso di continuare il viaggio malgrado la richiesta americana di fermarlo – poiché tra i passeggeri liberi c’era anche l’uomo che era alla guida dei sequestratori, Abu Abbas. I quattro sequestratori furono processati in Italia e trovati colpevoli. Abu Abbas, invece, fu liberato.
La spiegazione ufficiale di Craxi e del governo italiano fu che le asserzioni degli americani sul coinvolgimento diretto di Abu Abbas nel sequestro erano arrivate troppo tardi, solo dopo il suo decollo dall’Italia in direzione della Jugoslavia. Cossiga, comunque, chiarisce che non fu proprio così. “Non è assolutamente andata così”, dice, “tutto era parte dell’accordo con Arafat. Fu lui a convincere Abu Abbas, malgrado non facesse parte dell’OLP, di liberare la nave al Cairo, in cambio della sua libertà e di una promessa di incolumità. La posizione italiana, secondo cui questo lo si venne a sapere solo dopo la sua liberazione, è una frottola. Lo abbiamo liberato dopo”.
C’è chi asserisce che egli sia rimasto a Roma alcune ore ed abbia persino incontrato alcune personalità.
“Io non ne so niente. Ero Presidente della Repubblica e a me dissero che era rimasto tutto il tempo all’interno dell’aeroporto. Le ricordo che tutta l’area era circondata da agenti della CIA”.
Questo episodio, va sottolineato, è lungi dallo sparire dalla coscienza pubblica italiana. Proprio in questi giorni, la corte a Roma sta per discutere la domanda di uno dei sequestratori, Abdel Atif Ibrahim, liberato dopo vent’anni in carcere, di rimanere in Italia. “Gli permetteranno di rimanere qui, non c’è dubbio”, afferma Cossiga, “ma la decisione, in definitiva, sarà politica, ed il Ministro dell’Interno dovrà decidere”.
Se Lei fosse oggi Ministro dell’Interno e dipendesse da Lei, gli permetterebbe di restare?
“Io lo metterei su un velivolo militare diretto in Libano, atterrerei lì con la scusa di portare un diplomatico, spegnerei i motori, aprirei la porta, lo butterei sulla pista e decollerei di ritorno”.
Nonostante oggi Cossiga tenga molto a presentarsi come un fermo oppositore del terrorismo palestinese, c’è ancora chi non dimentica la sua posizione favorevole ad Arafat quando contro questi era stato emesso un mandato di cattura in Italia. Anche da questa faccenda, le Autorità e i meccanismi della legalità in Italia non escono – come dire – brillantemente. “Arafat”, spiega Cossiga, “era arrivato in Italia per il funerale del leader della sinistra italiana, Segretario Generale del Partito Comunista, Enrico Berlinguer, che era mio cugino. Fino ad oggi c’è molta gente che non crede
affatto che fossimo imparentati. All’arrivo di Arafat qui, lo attendeva un mandato di cattura del tutto folle emesso da un giudice italiano.
“A me chiesero di riceverlo a Palazzo Giustiniani, in qualità di Presidente del Senato, e permettergli di riposarsi. Stiamo parlando, Le ricordo, del 1984. Arafat partecipò al funerale e a tutta la cerimonia, alla quale era presente anche il Vice Segretario Generale del Partito Comunista di Mosca. Venne da me accompagnato dai Servizi Segreti italiani e dalle sue guardie del corpo.
Contemporaneamente, una forza di polizia era partita alla sua ricerca per ordine di un giudice. Lei crede [veramente] che non sapessero dove si trovasse?”
Comunque sia, oggi Francesco Cossiga si identifica orgogliosamente come amico prossimo dello Stato di Israele ed entusiasta sostenitore degli Stati Uniti. Questo, forse, è il motivo per cui si permette ora di dire cose del tutto in ortodosse riguardo alla condotta degli scaglioni che contano.
E se a qualcuno potesse sembrare che quei giorni bui siano spariti, il quadro che dipinge Cossiga è allarmante: l’Italia, egli crede, attua oggi un accordo analogo con Hizbullah. Le forze di UNIFIL sarebbero invitate a circolare liberamente nel sud del Libano, senza temere per la propria incolumità, in cambio di un occhio chiuso e della possibilità di riarmarsi data a Hizbullah. “L’Accordo Moro non mi fu mai esposto in maniera chiara, ne ho solo ipotizzato l’esistenza. Nel caso di Hizbullah posso affermare con certezza che esiste un accordo tra le parti”, dice Cossiga con certezza, “Se verranno ad interrogarmi, deporrò davanti ai giudici che trattasi di segreti dello Stato, e io non sono tenuto a rivelare le mie fonti”.
Cossiga ha dichiarato che intende sottoporre un’interrogazione al Governo riguardo all’esistenza di un tale accordo segreto, atto a proteggere il contingente italiano in Libano. Come noto, durante gli Anni Ottanta, le forze americane e francesi in Libano hanno subito gravi perdite, mentre nessun attentato è stato compiuto contro la forza italiana.
Il giudice Priore – di nuovo lui – ha osato addirittura portare le ipotesi di Cossiga un passo in avanti. “È possibile”, ha dichiarato ad un’agenzia stampa italiana, “che esista oggi persino un accordo tra l’Italia e Al Qaida od un’altra organizzazione fondamentalista”.
La maggior parte degli italiani sono rimasti, come ho detto prima, sorprendentemente indifferenti di fronte alla rivelazione. Ma prevedibilmente, la comunità ebraica ne è rimasta scossa. Reagendo alle nuove rivelazioni esposte su queste pagine, il Presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, fa appello al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di aprire un’indagine approfondita.
“È ovvio che non possiamo andare indietro nel tempo, e non si può cancellare questa vergognosa storia dell’Italia”, ha detto a Yediot Aharonot, “ma bisogna esporre gli irresponsabili che hanno offerto gli ebrei d’Italia in sacrificio, trattandoli come stranieri, come immigrati di passaggio. Più di ogni altra cosa, esigiamo risolutamente la piena sicurezza per gli ebrei d’Italia e per le loro istituzioni”.
È molto dubbio se Berlusconi darà ascolto ed inizierà l’intensa indagine che esige la comunità ebraica. È vero che il Presidente del Consiglio italiano ha modificato l’atteggiamento del suo Paese nei confronti di Israele, ma si possono ancora riconoscere incrinature nella comprensione che gli ebrei d’Italia sono parte radicale della vita italiana. Più di una volta, rivolgendosi agli ebrei, egli ha detto “il vostro governo” – intendendo il Governo dello Stato d’Israele, e non quello italiano. La buona volontà forse c’è, ma la strada è ancora lunga per assicurare che la storia non si ripeta.
(Fonte: Yediot Aharonot, 3 Otobre 2008, p B10 )
#1esperimento
Erano cose che si sapevano, ma ora messe nero su bianco fa un altro effetto. Voglio vedere se c’è qualcuno che riesce a dimostrare che non è stato così…
#2Focus on Israel
Sempre che qualcuno ne parli…….considera che questa intervista è passata incredibilmente sotto silenzio!!!
#3Danielle
Interessante sito appena scoperto.
Avevo letto in un altro sito l’intervista di Menahem Ganz. Sinceramente sono un pò sconcertata dal consenso ebraico al comportamento di Cossiga. Ormai dice di tutto e avrebbe cambiato opinione su Israele. Tuttavia, non basa le sue dichiarazioni su alcuna prova ma su una sfilza di “credo”. Non ha più niente da perdere con l’età e la malattia. Ma fa esporre noi sulle basi di fatti che conosciamo perfettamente, ma di cui non possiamo provare nulla, con il rischio di creare una frattura tra noi ebrei e lo stato. Io darei molta evidenza alla conclusione di Menahem Ganz sulle parole di Berlusconi. Vero che le ha dette in un ambiente sionista, ma è anche vero che davanti ad ebrei italiani. E se l’intento di Cossiga fosse proprio quello di creare una tensione ebraico-italiana (ad esempio risollevando l’odiosa questione della doppia fedeltà e quant’altro), isolando ancor più la comunità ebraica? Chi “ama” Israele non ama tanto gli ebrei che creano problemi all’immagine Italia. Chi “ama” gli ebrei non ama Israele e per lo stesso motivo ci isolerebbe. Andrei cauta, perché di fatto non abbiamo nulla in mano.
#4Francesca
Quello che più mi dà fastidio è che non ci sarà mai giustizia!
Leggendo quest’articolo mi è venuto in mente quanto scritto nel libro “Eurabia” di Bat Ye’ Or.
#5Andrea
Penso che la comunita’ ebraica di Roma dovrebbe costituirsi parte civile in un eventuale processo.
#6Alter Ego
A prescindere da Cossiga, i palestinesi erano nazisti.
– Youtube: video tv tedesca su alleanza Hitler-Mohammad Amin al-Husayni, Muftì di Gerusalemme.
http://www.youtube.com/watch?v=d51poygEXYU
– Wikipedia: Mohammad Amin al-Husayni, Muftì di Gerusalemme e nonno di Yasser Arafat.
http://en.wikipedia.org/wiki/Mohammad_Amin_al-Husayni#Propaganda_and_recruitment
– Questo era il simbolo della brigata SS araba:
http://photospalestine.free.fr/arabe_armee_allemande_1.jpg
#7Daniele Coppin
Cossiga conferma i sospetti nutriti per anni sul problema dei rapporti tra Italia e OLP. Vere o false che siano le affermazioni dell’ex Presidente della Repubblica (che qualche imprecisione la commette quando narra della strage di Fiumicino) alcuni dati di fatto sono incontrovertibili:
1) il clima nei confronti degli Ebrei era difficile nelle settimane successive alla guerra in Libano, tra servizi giornalistici faziosi (il tg2 craxiano e filoarabo, i vari giornali di sinistra estrema e non che proponevano ricostruzioni fantasiose di passati episodi come la strage di Monaco) e manifestazioni politiche e sindacali (la bara portata dalla CGIL davanti alla sinagoga di Roma);
2) il giorno dell’attentato alla sinagoga di Roma sembra che effettivamente la sorveglianza della polizia fosse stata rimossa: perché?
Quindi, vere o false le parole di Cossiga sono avallate da elementi sufficienti a far partire un’inchiesta da parte della magistratura, considerato che vige ancora il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Ma sembra che la magistratura, quella stessa che assolve i terroristi islamici ed indaga sugli agenti della CIA che li sottraggono all'”impunità di fatto garantita dall’Italia, non si accorga di certe cose.
#8carlodario
Che tra molti nostri politici (non solo) fosse diffusa un’avversione per gli ebrei era facilmente intuibile ma che l’avversione arrivasse a giustificare tali misfatti (forse crimini) mi ha laciato letteralmente sconvolto. Che il Signore ci protegga.
#9Giornale di Bordo
una nuova vergogna per l’Italia! ho riportato l’intervista anche sul mio blog, credo che diffonderla il più possibile sia un dovere civile
#10Focus on Israel
Per Giornale di Bordo: è esattamente uno dei motivi per i quali postiamo questo tipo di articoli……perchè tutti leggano e diffondano il più possibile
#11grazia
sono così esterefatta dalla testimonianza di Cossiga e ancor di più del silenzio stampa che cironda questi fatti inaudibili . Non ho parole per esprimere il mio orrore sull “accordo Moro”….
#12Emiliano
“Cossiga tiene a che si sappia che egli non era stato coinvolto personalmente nell’accordo. “Quando ero Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica non ne sapevo niente”, insiste fermamente, “me lo tenevano nascosto.”…
“Io non ne so niente. Ero Presidente della Repubblica e a me dissero che era rimasto tutto il tempo all’interno dell’aeroporto. Le ricordo che tutta l’area era circondata da agenti della CIA”.
Bastano queste affermazioni per rendere poco credibile il più grande inquinatore della storia italiana degli ultimi 40 anni. O già ci siamo dimenticati di GLADIO?
Non dico che le sue sono TUTTE farneticazioni, anzi…
ma a quest’uomo bisogna fare molta attenzione…
#13stefano
veramente una vergogna, chi ci ridarà il piccolo stefano morto per un accordo politico del nostro governo italiano ( accordo moro) non ho parole da spendere per questo schifo.
#14david
Per Andrea:
La comunità ebraica di Roma non solo dovrebbe costituirsi parte civile per questo e……altre cose ma è talmente inetta ed i suoi dirigenti attaccati solo alle poltrone insieme ai loro previlegi che farebbero bene a dimettersi e mettere al loro posto qualche Israeliano magari del partito Kadima semplicemente perchè non ci sono Ebrei con le p@lle. David
#15Emanuel Baroz
Sinceramente mi sembrano affermazioni ingenerose nei confronti di persone che svolgono il loro lavoro in maniera del tutto volontaria…
#16Aron Sperber
Cossiga ora ama israele?
farei molta attenzione:
http://www.corriere.it/politica/07_novembre_30/osama_berlusconi_cossiga_27f4ccee-9f55-11dc-8807-0003ba99c53b.shtml
“realizzato dalla Cia americana e dal Mossad con l’aiuto del mondo sionista per mettere sotto accusa i Paesi arabi e per indurre le potenze occidentali ad intervenire sia in Iraq sia in Afghanistan.”
io sono austriaco, da noi gli “9/11-Truthers” sono i piu grandi antisemiti – non sara tanto differente in Italia?
proprio 1979/80 era capo del governo – mi sembra assurdo e ridicolo, che lui abbia solo avuto informazioni “informali”dei servizi in quel periodo – era proprio il suo governo che dopo la stragie die Bologna aveva fatto fare indagini solo contro i terroristi di destra e lasciato in pace i (nella sua opinione) veri colpevoli (Thomas Kram/terrorismo arabo)
al potere non voleva aver saputo die niente – ora sa die tutto – anche se in un altra parte del intervista, si vanita die aver saputo “usare i servizi”
per me una persona piena di contradizioni e di oscurita
#17ADOLFOSIBILIO
Saluti a tutti.
Gli italiani e l’Italia sono del tutto estranei a queste tristi e deplorevoli vicende. I delegati a rappresentare gli italiani, se alcuni membri dei governi, hanno dei coinvolgimenti politici od altro nelle vicende di cui sopra e a causa di questi comportamenti loschi hanno danneggiato debbono rispondere davanti al Signore e agli uomini di tutto quello che hanno combinato.
Pertanto gli italiani rimangono delle brave persone, ad eccezione di alcuni che si comportano peggio del peggio….
#18GUGLIELMO RINALDINI
IL CONSIGLIO CHE DO AGLI AMICI ISRAELIANI APPENA LO RIVEDONO (COSSIGA9 DI AMMAZZARLO SUBITO.
QUELL’ACCORDO LO HA FATTO LUI, NON IL POVERO MORO CHE LUI CONTRIBUI A FAR UCCIDERE IN COMBUTTA CON BR-KGB.
QUELL’ACCORDO CAUSO’ LA STRAGE DI BOLOGNA REALIZZATA DA FPLP PALESTINESE CON ESECUTORI MATERIALI CARLOS E LA TROIA DEL BAADER MEINHOFF MANDANTE KGB.
COSSIGA NASCOSA A CASA SUA ARAFAT QUANDO ERA RICERCATO DAI CARABINIERI SU MANDATO DI CATTURA DEL POVERO GIUDICE MASTELLONI PER L’ABBATTIMENTO DELL’AEREO MILITARE ARGO 16.
COSSIGA HA CHIESTO DI DARE DIGNITA’ POLITICA AD AL QAEDA.
COSSIGA HA DIFESO E DIFENDE TUTTORA I BRIGATISTI ROSSI, L’ULTIMO CHE HA DIFESO SI CHIAMA CESARE BATTISTI E HA 4 OMICIDI SULLE SPALLE.
#19Emanuel Baroz
@Guglielmo: che sia stato un “lodo Moro”, o un “Accordo Cossiga” (O Kossiga…), o un “patto Andreotti” o una “Regola Craxi” sinceramente non ci interessa…che poi il personaggio Francesco Cossiga sia chiaramente uno degli uomini politici più contorti e implicati in varie faccende…..beh, questo non lo scopriamo di certo noi! Sicuramente però una affermazione del genere non era mai stata fatta prima
#20Emanuel Baroz
L’ultima scoperta
Scopre due anni dopo un’intervista di Cossiga al quotidiano israeliano Yediot Aharonot; scopre che esisteva un cosiddetto “Accordo Moro”, dal nome e dalla volontà dello statista ucciso dalle Brigate Rosse, e che secondo tale accordo stipulato negli anni Settanta l’Italia non si sarebbe intromessa negli affari dei palestinesi, come far viaggiare armi di provenienza sovietica sul territorio nazionale, e che in cambio i palestinesi non avrebbero colpito obiettivi italiani; e con la bocca spalancata dallo stupore come un immenso hangar, scopre che gli ebrei italiani, anzi che gli italiani ebrei, risultavano esclusi dall’equazione e che in modo implicito essi avrebbero potuto essere uccisi, come poi in effetti avvenne. Smette di leggere l’intervista perché è finita e scopre di avere finito anche lo stupore e che forse non ne avrà mai più.
Il Tizio della Sera
(Fonte: Rassegna Ucei, 29 Luglio 2010)
#21Tullia Vivante
Noi thatcheriani lo sapevamo da SEMPRE che erano coinvolti i palestinesi nella strage di Bologna tutelati dal “lodo Moro”, ed i comunisti ed i loro sodali collusi, che sono sempre stati al corrente di quello che è avvenuto quel giorno, dovrebbero dire la verità, ma ciò è impossibile visto che hanno sempre vissuto nella menzogna e governato con le mistificazioni ed i soprusi. Ricordiamoci per NON dimenticare cosa hanno allestito in URSS per i dissidenti: gli ospedali psichiatrici, la Kolima, la Lubianka, i Gulag nella speranza d’invaderci con l’Armata rossa adesso ci provano sostenendo le armate mussulmane!!!
Tullia Vivante – Circolo Culturale “M. Thatcher”
#22Guglielmo Rinaldini
Non fatevi fregare da Cossiga, Moro non c’entra nulla, fu lui a fare l’accordo con i terroristi del FPLP che dietro aveva il KGB. Fu lui, Cossiga, a nascondere Arafat a casa sua quando i carabinieri lo cercavano con mandato di cattura del povero giudice Mastelloni che fu costretto a dimettersi e immaginate da chi parti questo mobbing contro di lui (Cossiga e il SISMI deviato).
Quando Arafat arrivava in aereo sul suolo italiano non scendeva mai per non essere arrestato e qui pirla di Manifesto e giornali simili ci scrivevano le poesie su questa presunta discrezione del capo palestinese (semplicemente non voleva essere arrestato).
Il 1 agosto 1980 pernottarono in un albergo di Bologna il terrorista Carlos legato al FPLP e una donna tedesca del gruppo terrorista rosso Baader Meinhoff legata a filo doppio alla STASI (KGB).
Misero quella bomba per protestare contro alcuni arresti di palestinesi che nella loro ottica mafioso-comunista-palestinese andava contro il patto di non aggressione che Cossiga (e non il povero Moro, morto che non può difendersi) fece con loro, un patto che prevedeva libero accesso all’Italia ai terroristi palestinesi in cambio di nessun atto terroristico nel nostro paese, un patto scellerato fatto da un individuo scellerato e traditore come Cossiga.
Del resto l’omicidio Moro altro non fu che l’ordine partito da Mosca nei confronti dello statista democristiano ucciso ma anche del leader del PCI Berlinguer, colpevoli ai loro occhi di aver distaccato il PCI dall’orbita del Patto di Varsavia (Eurocomunismo e Compromesso Storico).
Il SISMI a guida occulta di Cossiga era in ottimi rapporti col KGB che infiltrava le istituzioni italiane (“Infiltrammo CISL e UIL. La CGIL no perchè la CGIL era KGB” cosi un funzionario KGB alla Commissione Mitrokhin) e l’arresto di Valerio MORUCCI (movimentista BR) fu facilitato dalla famiglia CONFORTO (collaboranti SISMI-KGB) per aiutare l’ala filosovietica di MORETTI.
La conoscenza del covo di via Gradoli, a prescindere dalle pur possibili sedute spiritiche, era da parte del SISMI una ovvietà, la proprietà di quell’appartamento era del SISMI.
Inoltre il carceriere di Moro, il musicista oggi scomparso Markevic, faceva parte al pari di Prodi della cosiddetta SOCIETA’ FABIANA, copertura della nuova internazionale comunista.
Guglielmo Rinaldini.
#23michele pansini
GUGLIELMO MARIA EUGENIO……TRUFFATORE DI POVERA GENTE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
TI STANNO CERCANDO I CLIENTI COME ME…..LADROOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!
#24Guglielmo Rinaldini
@michele pansini: Chi ha scritto questa diffamazione si chiama Michele Pansini si spaccia per ufficiale della guardia di finanza fa telefonate a scrocco dalla ASL di Molfetta dove spero lo abbiano cacciato a pedate in culo è chiaramente affetto da un serio disturbo della personalità si è affidato ad un mediatore pugliese che ha fregato un mare di persone e che ha avuto lla guardia di finanza quella vera a casa e in ufficio. Michele Pansini è stato denunciato per diffamazione, falso ideologico, abuso di funzione pubblica, minacce e istigazione alla calunnia.
#25DOFIAGRACIA
Non ci sono parole!!!!
#26Emanuel Baroz
in realtà ci sarebbero…ma non si possono scrivere!!!! 😉
#27Emanuel Baroz
Lo scandalo del lodo Moro
dopo l’intervista a Francesco Cossiga pubblicata da Yediot Ahronoth Riccardo Pacifici chiede un’inchiesta sull’attentato alla sinagoga di Roma del 1982
Così Cossiga rievoca il patto scellerato tra l’Olp e il Governo
di Dimitri Buffa
Il sospetto che i politici della Prima Repubblica come il compianto Aldo Moro e il sempreverde Giulio Andreotti non l’avessero raccontata tutta, né giusta, sui metodi sporchi di contenimento del terrorismo interno e internazionale c’era sempre stato. Da domenica scorsa però abbiamo anche una testimonianza illustre. Il sacco l’ha vuotato il “solito” Francesco Cossiga in un’intervista fiume a un diffuso quotidiano israeliano, “Yedioth Ahronoth”, rilasciata al suo corrispondente a Roma Menachem Gantz venerdì 3 ottobre (poi tradotta in italiano dal sito Informazione Corretta domenica 5). Fino ad oggi tutti sapevano del patto di non aggressione stilato per ordine di Aldo Moro dall’ex colonnello del Sismi Stefano Giovannone già nei primi anni ’70 con l’ex Olp di Arafat. Praticamente l’Italia diventava per i terroristi palestinesi una sorta di porto franco in cui fare confluire armi e uomini che poi sarebbero stati usati in agguati in Israele e in Europa contro obbiettivi dello Stato ebraico. In cambio però avremmo evitato azioni di terrorismo. Oggi Cossiga aggiunge qualche altro dettaglio veramente criminale di questo patto con Arafat: i cittadini italiani di religione ebraica erano da considerarsi esclusi dall’accordo di non aggressione.
E infatti il 9 ottobre del 1982 il piccolo Stefano Gaj Tachè perse la vita nell’orrendo attentato davanti alla Sinagoga e il 27 dicembre 1985 all’aeroporto di Fiumicino ci rimisero la pelle ben quindici tra cittadini italiani di religione ebraica e israeliani tutti in partenza dallo scalo della El Al. Cossiga addirittura ipotizza che nel caso dell’attentato alla Sinagoga i palestinesi abbiano avvertito prima i nostri servizi, permettendo al Sismi di fare richiamare le due volanti di guardia al luogo sacro degli ebrei. Insomma: ci avrebbero permesso di salvare i poliziotti rendendoci complici della morte del piccolo Stefano Gaj Tachè. Cossiga, per spiegare una simile nefandezza, fa anche il paragone con l’uccisione del sospetto terrorista di Settembre Nero, lo scrittore palestinese Adel Wahid Zuaitar, a Roma da parte del Mossad nel 1973 e dice ammiccando a Gantz: “crede che gli italiani non sapessero chi fossero quei due che hanno sparato? E’ ovvio che lo sapevano, ma in questioni del genere è meglio non mettere le mani, ed è questa la linea che guidava il comportamento dell’Italia”. Ma Gantz non lascia passare questo paragone “salomonico” sotto silenzio. E domanda: “Lei paragona l’eliminazione di un terrorista all’assassinio di un bambino di due anni all’uscita della Sinagoga?”. Cossiga stavolta è veramente in difficoltà e risponde così: “No, assolutamente no.
Se avessi saputo che le volanti della polizia erano state istruite ad andarsene quella mattina, nell’ambito di quell’accordo di cui mi hanno sempre negato l’esistenza, forse tutto sarebbe andato diversamente”. Bene, così parla un ex Presidente della Repubblica italiana. E così hanno operato ex presidenti del consiglio come Aldo Moro, Giulio Andreotti e lo stesso Bettino Craxi, di cui Cossiga rivela anche retroscena non edificanti di quell’episodio di Sigonella che, chissà perché, in tanti credono essersi trattato di un atto eroico. E che invece fu forse uno dei suoi più gravi errori politici. L’intervista di Cossiga indubbiamente avrà ripercussioni anche sul ruolo internazionale dell’Italia. Ma a livello più “terra-terra” la prima reazione che provocherà in molti di quei cittadini che l’hanno letta (e non solo in quelli di religione ebraica) è un profondo senso di vergogna e disgusto per gli uomini e le istituzioni che ci hanno rappresentato e tuttora ci rappresentano.
(Fonte: L’Opinione, 7 Ottobre 2008)
Sempre da L’OPINIONE, un’intervista di Michael Sfaradi a Raffaele Pace, presidente di Kadima Italia:
Tutto è cominciato nell’agosto scorso quando Bassam Abu Sharif, del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha dichiarato che negli anni ‘70 e ‘80 i governi italiani davano mano libera alle organizzazioni terroristiche palestinesi che agivano sul territorio della Repubblica, garantendo loro impunità contro l’impegno a non colpire obiettivi nazionali in Italia e nel mondo. Quest’accordo prendeva il nome di “Lodo Moro”, dal nome dell’ex Presidente del Consiglio assassinato nel 1978, che ne era stato il fautore. Cossiga aveva subito confermato le parole di Abu Sharif, ed anche se queste non erano supportate da documenti ufficiali, sarebbe stato il caso di andare fino in fondo a queste dichiarazioni, ma su tutta la storia è calato il silenzio generale dei media. Venerdì 3 ottobre 2008 è stata pubblicata su Yediot Ahronoth, una delle più importanti testate israeliane, un’intervista di Menachem Gantz corrispondente da Roma, il senatore Francesco Cossiga riprende l’argomento e mette allo scoperto degli scenari e delle trame politiche che proprio non fanno onore all’Italia, ed è per questo che Riccardo Pacifici, presidente della Comunità Ebraica Romana, da noi contattato telefonicamente, ci ha confermato la sua richiesta alle autorità di un’inchiesta che faccia piena luce sui fatti che precedettero l’attentato alla Sinagoga di Roma del 9 ottobre del 1982, in particolare il perché dell’assenza, proprio quel giorno, delle macchine della polizia che sempre stazionavano davanti al tempio a protezione dei fedeli e della mancata richiesta di estradizione dalla Grecia di uno degli attentatori. Partendo da ciò chiediamo a Raffaele Pace, presidente di Kadima Italia, il suo pensiero in proposito: “Tengo a precisare che la richiesta fatta dal presidente Pacifici è sacra, ed è anche la conferma di quello che si sospettava da tempo, e cioè che nel nostro Paese i terroristi giravano liberi e armati e potevano colpire, con il beneplacito delle autorità”.
E… come ebreo?
Come ebreo credo che la notizia più sconvolgente è che i miei correligionari non fossero considerati italiani e di conseguenza, secondo il “Lodo Moro”, obiettivi del terrore. Se l’accordo era di per sé scellerato, queste clausole infami dovrebbero far riflettere sul fatto che gli ebrei italiani sono stati considerati corpo estraneo alla nazione, di conseguenza merce sacrificabile e sacrificata. Mi chiedo poi perché mai il Presidente Cossiga abbia aspettato tutto questo tempo prima di scoprire le quinte di un macabro teatro che ha visto l’Italia come burattino in mano al terrorismo internazionale.
Può farci un quadro dei sentimenti della gente con la quale Lei è in contatto?
Il sentimento degli italiani di religione ebraica è doppiamente colpito; da italiani ci si chiede come si possa essere arrivati al punto di tradire così sfacciatamente le altre nazioni vittime del terrorismo arabo-palestinese, terrorismo che in quegli anni insanguinò l’Europa anche con quelle armi che entravano nel vecchio continente attraverso l’Italia. Da ebrei ci si chiede con quale coscienza il nostro governo si sia comportato in questo modo nei nostri confronti. Molti poi sono increduli davanti all’evidenza che gli ebrei italiani siano stati, ancora una volta, vittime della politica.
Stando così le cose l’attentato alla Sinagoga di Roma è legato agli altri attentati di matrice anti-israeliana tipo quello che ci fu all’aeroporto di Fiumicino…
Non bisogna dimenticare che l’attentato all’aeroporto di Fiumicino era rivolto al check-in della statunitense Twa, che per chi non lo sapesse all’epoca era posizionato davanti a quello della El Al Israel Airlines. Stando ai giornali dell’epoca, al momento del conflitto a fuoco, come accadde per la Sinagoga, non c’erano sul posto poliziotti italiani e che fu soltanto grazie all’intervento dei servizi di sicurezza della El Al che si scongiurò un conto dei morti e feriti ben più grave.
Che ne pensa della dichiarazione che vede i principi del “Lodo Moro” ancora applicati in Libano?
L’onorevole Cossiga dice anche che i principi del “Lodo Moro” sono ancora applicati negli accordi presi dal governo Prodi con Hezbollah per quello che riguarda la presenza in Libano dalle truppe italiane che fanno parte dell’Unifil: si garantisce tranquillità alle truppe in cambio di occhi chiusi sul riarmo di Hezbollah. Viste le passeggiate a braccetto dell’allora ministro degli esteri D’Alema con gli amici di Nasrallah c’è da crederci. Si spiegano così anche le continue lamentele e polemiche israeliane sul mancato rispetto della risoluzione Onu 1701 che sancì fra l’altro il completo disarmo di Hezbollah. Ma molto grave è che, nonostante l’intervista contenga degli elementi di estrema gravità, questa sia stata ignorata dai giornali e telegiornali italiani con un silenzio indecente, mentre i cittadini italiani, ebrei e non, hanno il pieno diritto di sapere quali “patti col diavolo” sono stati fatti dai loro governanti.
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=21&sez=120&id=26130
#28Guglielmo Rinaldini
@Emanuel Baroz: Non esiste il lodo Moro è un depistaggio di Cossiga. Intanto chiamare lodo un patto scellerato in violazione della sicurezza nazionale e degli accordi NATO è palesemente ridicolo e fuorviante. In secondo luogo quel patto lo fece Cossiga direttamente con Mosca dalla quale dipendeva il FPLP palestinese. E dalla stessa Mosca dipendeva il Baath di Saddam Hussein che ha cogestito col SISMI deviato i sequestri anomali della Sgrena e delle Simone, giornalisti e operatori comunisti a busta paga dello stesso SISMI), il Baath Siriano (motivo per cui Putin è in Siria a difendere le sue basi militari), la Jamahiria libica di Gheddafi, i Lupi Grigi (falsa destra turca) dell’attentato al Papa e tanti altri servizi e gruppi fasciocomunisti. Quando il giudice Mastelloni emise mandato di cattura per Arafat per Argo 16 loro ritennero tradito il patto e misero la bomba nelle persone di Carlos e della sua donna della Baader Meinhoff (BR tedesche) come risulta in atti di ultimo procedimento insabbiato. Arafat fu nascosto a casa di Cossiga e divenne Nobel per la Pace. Oggi i tribunali americani hanno accertato la sua responsabilità di mandante terrorista.
#29elisabetta kohen
Cossiga non è mai stato un uomo coi peli sulla lingua. Leggete cosa dice la Fallaci nel suo libro La Forza della Ragione, troverete molti riscontri
#30jixiang
Pensa che roba. Non mi sorprende pero’ anche lo stato Francese fece accordi con i terroristi Palestinesi per evitare attentati in Francia.
#31Emanuel Baroz
L’accordo con l’Olp degli anni ’70
http://www.vietatoparlare.it/laccordo-con-lolp-degli-anni-70/