L’Italia s’è desta contro l’Iran all’Onu
Smarcandosi dalla diplomazia pigra e collusa con la politica egemonica dell’Iran, l’Italia ha segnato un punto a vantaggio della solidarietà occidentale. In commissione Esteri è stata approvata all’unanimità, fatto che genera speranza, una risoluzione proposta da Fiamma Nirenstein (Pdl) che impegna il governo a ricercare in sede europea un’effettiva unità d’intenti per impedire all’Iran di entrare nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. Teheran ha avanzato la candidatura per uno dei dieci seggi non permanenti del Consiglio, per statuto spetta all’Asia e attualmente è occupato dall’Indonesia (da gennaio tornerà vacante). Con il voto l’Italia implicitamente sancisce e rinnova il ruolo di difesa del mondo dalla minaccia atomica e terroristica proprio dell’Onu, organo garante della sicurezza internazionale che l’Iran ha cercato di trasformare in cassa di risonanza del suo messaggio genocida.
L’Iran fomenta la distruzione d’Israele, unico stato nato in seguito a un voto delle stesse Nazioni Unite, incendia l’Iraq armando ciò che resta del mahdismo sciita e irrora di soldi, armi e ideologia totalitaria la mezzaluna islamica di Libano e Palestina. “L’Iran all’Onu significherebbe permettere che un delinquente divenga il proprio stesso giudice”, ha detto Tzipi Livni, fresca di leadership del partito centrista Kadima. Romano Prodi non ha battuto ciglio a Teheran, di fronte a un Mahmoud Ahmadinejad e all’ayatollah Khamenei che hanno paragonato Israele alla Germania nazista e ribadito le loro consuete accuse e minacce di una sua distruzione. Poi c’è la notizia del diplomatico tedesco che osservava i missili iraniani alzarsi in cielo e in grado di abbattersi su Tel Aviv. Questa è diplomazia che porta alla rovina, anche perché la candidatura iraniana è sì incredibile, ma ben sostenuta (118 paesi non allineati e 57 nazioni della Conferenza islamica). Il voto in Commissione può essere l’inizio di una sana politica europea comune. L’Iran è come il pezzo di un puzzle che non trova collocazione. O si adegua al medio oriente, o sarà il medio oriente ad adeguarsi all’Iran. I suoi tentacoli sono arrivati fino a Buenos Aires, con l’ecatombe al centro culturale ebraico. Nessuno si senta al riparo. Il tempo lavora a favore di Teheran.
(Fonte: Il Foglio, 17 Ottobre 2008 )