Durban II, mozione unanime Camera: Governo verifichi contenuti
Roma, 4 dic (Velino) – La Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità una mozione che impegna il governo “a verificare”, “a intervenire”, “ad agire”, “ad esercitare la massima vigilanza”, in vista di Durban II, l’appuntamento per la revisione della Conferenza mondiale contro il razzismo del 2001 (Durban I). Mozione bipartisan che ha tra i suoi firmatari Fiamma Nirenstein, Italo Bocchino, Margherita Boniver e Paolo Guzzanti per il Pdl e Matteo Mecacci, Furio Colombo e Alessandro Maran per il Pd. Presentando il risultato ala stampa con Boniver e Mecacci, Nirenstein ha sottolineato come “siamo il primo Parlamento europeo ad agire per impegnare il governo perché non si ripeta l’orrore di Durban I”. La conferenza mondiale Onu contro il razzismo (2001) si concluse con l’approvazione per acclamazione di un documento controverso che accusava Israele, definito “uno Stato razzista e colpevole di crimini di guerra, atti di genocidio e di pulizia etnica”, di attuare una sorta di “apartheid” nei confronti dei palestinesi. Israele e gli Stati Uniti, rappresentati dall’allora segretario di Stato Colin Powell, decisero di abbandonare la conferenza. “A Durban – ha affermato Nirenstein – ci fu una caccia all’ebreo come simbolo del mondo occidentale e la conferenza fu il completamento ideologico dell’attacco fisico contro l’Occidente che avvenne poco dopo, l’11 settembre”. Da quanto emerge dai comitati preparatori, il contenuto di Durban II non è destinato a distinguersi da quello precedente, “senza occuparsi minimamente – aggiunge la deputata – del razzismo come si presenta oggi. Quello che ci preoccupa di più – spiega Nirenstein – è che l’Onu ci metta di nuovo il suo cappello con il rischio che l’intero consesso internazionale venga disonorato”.
Per Boniver la mozione “fa onore al nostro Paese”. Anche l’ex sottosegretario agli Esteri ha ricordato “il clima selvaggio che ha costituito questo circo Barnum tipico delle conferenze dell’Onu, la stessa organizzazione che equiparò nel passato il sionismo al razzismo”, e ha aggiunto: “Nulla oggi è cambiato”. Il presidente del comitato Schengen ha spiegato che in seno al Consiglio dei Diritti umani di Ginevra “esistono dei blocchi di Paesi che buttano la colpa su Israele per fare dimenticare le colpe dei loro regimi”. E poiché i numeri in Consiglio non sono cambiati, “esistono eccellenti possibilità che si ripeta l’infamia. Perciò, o si cambia o si va via”.
La mozione a onor del vero non contempla l’opzione boicottaggio, una scelta decisa poche settimane fa da Israele e addirittura nel gennaio scorso dal governo del Canada. Il documento approvato da tutti i deputati invita infatti Palazzo Chigi a “verificare assieme ai partner europei gli esiti e gli orientamenti” dei lavori preparatori e a “intervenire in sede europea affinché venga scongiurato il rischio che la Conferenza si svolga su una piattaforma” ispirata a intolleranza e discriminazione. Di uscita dal processo di preparazione o di boicottaggio tout court non si parla. Anche perché così facendo difficilmente la mozione avrebbe ricevuto parere favorevole del governo in Aula. Governo che non è quindi obbligato a uscire da Durban II mentre ha già spiegato di puntare a una posizione comune dei Ventisette. Tra i quali comunque non mancano Paesi pronti a fare un passo indietro come Olanda, Danimarca e Francia. Lo stesso ex sottosegretario agli Esteri che ha affermato “evitiamo lo scempio della ragione umana, il capovolgimento della realtà storica tornando sulla ‘premessa teorica dell’11 settembre” ha pure ribadito che la presenza dell’Italia ai lavori preparatori a Ginevra “è la sacrosanta partecipazione di una grande democrazia. È molto giusto che nelle prossime sessioni ci sia una voce che dica la sua sulle aberrazioni della dichiarazione finale”.
“Nessuno Stato è esente da critiche per la propria situazione dei diritti umani – ha esordito Mecacci – e violazioni esistono anche in Israele e nei Territori occupati. Ma quando vediamo che lo Stato ebraico subisce tre o quattro volte più critiche di un paese come il Sudan con quello che succede in Darfur, è chiaro che Israele è oggetto di una discriminazione da parte delle Nazioni Unite”. Secondo l’esponente radicale eletto nel Pd “bisogna dire no a chi sfrutta le sofferenze del popolo palestinese per nascondere le violazioni dei diritti umani che avvengono in casa propria”. Un atteggiamento, ha proseguito Mecacci, “proprio della Libia che oggi presiede il comitato preparatorio”, un Paese con il quale “questo governo, in linea con quello precedente, ha da poco firmato un trattato di amicizia”.
#1Daniel
5 dicembre 2008 Ufficio stampa – Comunicato stampa
Razzismo: Fiano, “Conferenza Onu non sia processo a Israele”
“Molto importante il voto unanime quest’oggi della Camera dei Deputati che invita il governo italiano ad agire affinché la prossima Conferenza internazionale dell’Onu contro il razzismo, le discriminazioni e la xenofobia non si trasformi come la precedente edizione del 2001 a Durban, unicamente in un processo contro il diritto esistenza dello Stato di Israele”.
Lo ha dichiarato Emanuele Fiano, deputato del Pd.
http://www.partitodemocratico.it/dettaglio/66162/Razzismo:_Fiano,_%E2%80%9CConferenza_Onu_non_sia_processo_a_Israele%E2%80%9D
#2Daniel
EST – Diritti umani: dalla Commissione al Consiglio… all’outreach
Roma, 4 dic (Velino) – Durban 2, la revisione della Conferenza mondiale contro il razzismo del 2001 (Durban I), in programma la prossima primavera è organizzata dal Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite di Ginevra. L’esito fallimentare dell’evento di sette anni fa – “un processo politico contro lo Stato d’Israele” nel testo approvato giovedì all’unanimità alla Camera – ha fornito l’occasione per una riflessione sul ruolo dell’organismo Onu con sede in Svizzera. Il 15 marzo del 2006 il Consiglio è nato a Ginevra in sostituzione della Commissione per i Diritti Umani che era stata creata nel 1946. La Commissione era composta da rappresentanti dei governi di 53 Stati, scelti a rotazione fra tutti i membri delle Nazioni Unite. Tra i suoi meriti, la stesura della Dichiarazione universale dei diritti del’uomo. Negli ultimi anni della sua attività, l’organo delle Nazioni Unite è stato però oggetto di forti critiche da parte occidentale, e specialmente statunitense, per la sua composizione e per il contenuto di alcuni suoi lavori. Gli Usa hanno più volte segnalato come ne facessero parte, e addirittura la presiedessero, Paesi con un “fedina penale” piuttosto sporca in tema di diritti umani. Altri poi hanno sottolineato come la Commissione si fosse trasformata in un foro politico anziché essere uno strumento tecnico per la promozione dei diritti dell’uomo. E nel maggio del 2004 l’allora ambasciatore Usa a Ginevra, Sichan Siv, abbandonò la Commissione tuonando contro l’accesso nel foro del Sudan, responsabile delle stragi perpetrate dai Janjaweed in Darfur. Un crimine che lo stesso Consiglio di Sicurezza censurò nel luglio dello stesso anno.
Nel marzo del 2006, l’Assemblea generale decise dunque a larga maggioranza per la fine della Commissione e la nascita del Consiglio. Sul cui lavoro il VELINO ha discusso con i tre deputati della commissione Esteri che hanno presentato alla stampa l’esito del voto bipartisan dell’Aula su Durban 2, Fiamma Nirenstein e Margherita Boniver per il Pdl, Matteo Mecacci del Partito radicale eletto nel Pd. Secondo Boniver “il Consiglio ha allargato la platea dei voti dell’ex Commissione”. Tuttavia, l’ex sottosegretario agli Esteri ha sottolineato che gruppi di Paesi riuniti in blocchi “controllano numericamente la qualità dei suoi lavori”. Da cui la sua preoccupazione per gli esiti dell’imminente Durban 2. “Temo un replay – ha dichiarato Boniver – in cui vedremo ‘fior di democrazie’ come l’Iran e Cuba mettere sul banco degli imputati Israele e Stati Uniti”. La conclusione del presidente del comitato Schengen è che “forse hanno avuto ragione gli Usa che non parteciparono al voto per la costituzione del Consiglio”. È d’accordo con lei Nirenstein, secondo la quale c’è stato “un rovesciamento per cui ‘tutti’ hanno una preclusione ideologica verso ‘alcuni’ Stati”. Non solo gli altri membri del Consiglio, precisa l’ex giornalista della Stampa, “ma anche le Ong, da Amnesty International in giù”. L’errore di fondo di Commissione e Consiglio, “è che agiscono sulla base di un sistema di valori del secolo precedente basato sull’autodeterminazione e il riscatto dei popoli oppressi mentre – sottolinea – il terrorismo come violazione dei diritti umani non è contemplato”.
“Come radicali – ha ricordato Mecacci – noi ci opponemmo, tra i pochi, alla riforma della Commissione in Consiglio perché la partecipazione a quest’organismo non è vincolata al rispetto dei diritti umani in casa propria”. Il parlamentare ha ricordato come ci fu una proposta, poi ignorata, degli Stati Uniti in questo senso. “In Consiglio c’è un’alleanza di vecchia data tra non allineati, tra i quali anche molti paesi democratici, e i Paesi della Conferenza islamica”. Da cui la necessità di non alienarsi realtà come “Brasile e India. Perché – spiega Mecacci – il rispetto dei valori democratici in quei Paesi deve diventare una priorità di politica estera e non solo interna”. Un’alleanza propugnata da un’esponente dell’opposizione che appare in linea con l’esercizio dell’outreach in cui è impegnata la Farnesina in vista del G8. “Un’alleanza – ha concluso Mecacci – necessaria in tutti i forum internazionali. Per non finire nell’angolo”.
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