La guerra dimenticata di Hamas contro Israele
I diecimila Qassam
I palestinesi ieri hanno lanciato undici Qassam contro il territorio israeliano dalla Striscia di Gaza, dopo gli undici sparati martedì. Siamo arrivati alla fatidica cifra di diecimila razzi su Israele in sette anni. Una media di tre razzi al giorno sui confini riconosciuti dello stato ebraico. Il Negev è l’unico pezzo di democrazia occidentale bombardato ogni giorno. Un milione e novecentomila persone sotto tiro. Ieri l’esercito israeliano diceva che “Sderot è come l’Iraq e l’Afghanistan per gli americani”. Il Negev dimostra che il terrorismo salafita palestinese non si fermerà di fronte alla cessione di altre colonie della Cisgiordania. Punta dritto su Haifa, Tel Aviv, Netanya, Sderot. Da quando Israele si è ritirato da Gaza, la zona si è trasformata nella più grande base al mondo per operazioni terroristiche. Una casamatta del jihad finanziato dall’Iran. Secondo uno studio del Natal, il Centro israeliano per le vittime del terrore e della guerra, dal 75 al 94 per cento dei bambini di Sderot manifesta stress post-traumatico. E’ una delle tante dimenticate cifre nella guerra a bassa intensità dell’islamismo palestinese. Oltre ai morti civili, ai 500 feriti, agli ospedali bombardati anche quando le donne palestinesi ci vanno a partorire, alle case e alle scuole dilaniate, ai bunker degli asili nido e al bambino paralitico ucciso su un pulmino fra Sderot e Ashkelon. Nel Negev capita che gli israeliani debbano sposarsi sotto terra. Costretti a nascondersi dentro e sotto le proprie case. E ora che Hamas e il Jihad islamico annunciano di non voler rinnovare la tregua con lo stato ebraico, ora che gli imam arabi chiedono di “uccidere gli ebrei come nel ’29”, vedremo ancora più razzi lanciati su una popolazione inerme che ha soltanto quindici secondi di tempo per mettersi al riparo. E’ come se da San Marino tre volte al giorno, ogni giorno e per dieci anni, partissero razzi da cui gli abitanti di Rimini e Riccione si debbano riparare. Eppure gli israeliani hanno risposto. Non lasciando le case. Anzi, piantando altri semi nel deserto del Negev. Il deserto dei sogni di David Ben Gurion.
(Fonte: Il Foglio, 18 Dicembre 2008, pag. 3)
#1esperimento
Non passeranno certamente una Chanukkà decente.
Spero che la tua/vostra vada molto ma molto meglio. Chag sameach :)!
#2Focus on Israel
Hag Sameach anche a te!!!!