La risposta sproporzionata
C’è un punto sul quale quasi tutti coloro che si occupano dell’attuale crisi di Gaza sono d’accordo, e cioè che la risposta di Israele agli attacchi di Hamas è sproporzionata. Si ha sproporzione quando la reazione non corrisponde all’azione. Se un uomo dà un pugno ad un altro, e l’altro gli risponde con un pugno o magari due, si ha risposta proporzionata. Se viceversa il primo gli dà un pugno e il secondo lo uccide, la risposta è sproporzionata.
Per la crisi nel Vicino Oriente il casus belli è costituito dal fatto incontestato che per molti mesi sono stati inviati razzi (Kassam, di solito, ma anche i più potenti Grad e Katiuscia) sul territorio israeliano. Le cittadine Sderot, Ashdod e Ashquelon ne hanno visto arrivare centinaia. Questi razzi, per nulla accurati, prendono di mira direttamente i centri abitati, nella speranza di fare vittime civili. Dopo un periodo di tregua, qualche settimana fa Hamas ha ripreso il lancio di razzi sul territorio di Israele e stavolta Gerusalemme ha deciso di reagire. In maniera proporzionata? In maniera sproporzionata? Questo è il tema.
La risposta proporzionata è un pugno contro un pugno, una rivoltellata contro una rivoltellata, missili contro missili. Dunque Gerusalemme avrebbe potuto consentire ai suoi cittadini di fabbricare in cantina e sparare razzi in direzione di Gaza. E qui nascono dei problemi. Non solo gli israeliani sono tecnicamente superiori, ma Gaza è una città tanto grande e tanto vicina (meno di cinque chilometri) che ogni razzo avrebbe inevitabilmente centrato il bersaglio, facendo ogni volta parecchi morti fra la popolazione civile. La risposta sarebbe stata proporzionata? Certamente sì, dal momento che uguali sarebbero stati i mezzi (razzi artigianali) e uguali sarebbero state le intenzioni (ammazzare degli innocenti). Non sarebbe colpa di Israele se i missili di Hamas spesso non riescono a far vittime e quelli israeliani ci riuscirebbero ogni volta: nessuno può chiedere allo spadaccino bravo, sfidato a duello, di non usare la propria superiorità. Diversamente avrebbe ragione quel personaggio di Ferravilla, Tecoppa, che nel corso di un duello accusava il suo avversario di slealtà, visto che si muoveva e gli impediva così di infilzarlo. La risposta proporzionata di Israele sarebbe stata una pioggia di razzi simili ai Kassam, facendo qualche migliaio di morti.
Ma c’è un altro piano di possibile proporzione. Nello Statuto di Hamas, considerata da molti il legittimo governo di Gaza, c’è il progetto di distruggere Israele ed eliminare tutti gli israeliani. Se Israele volesse rispondere con la stessa moneta, dovrebbe eliminare tutti i palestinesi o comunque scacciarli dalla Palestina. Questo sarebbe proporzionale al comportamento di Hamas e di chi l’applaude. Né si potrebbe protestare per la superiore forza di Israele: se l’iniziativa della violenza viene dal più debole, il fatto che nello scontro egli soffra e perda anche la vita non è cosa che possa indurre alla pietà. Il coniglio non ha il diritto di tentare di mangiare il leone e se insiste è naturale che il leone mangi lui.
Fino ad oggi, soprattutto prima che gli israeliani realizzassero quella provvidenziale recinzione che in Europa hanno chiamato “muro”, i palestinesi hanno violato tutte le regole: hanno realizzato attacchi terroristici contro pizzerie, discoteche, supermercati, dovunque si potessero fare molte vittime civili ignare ed innocenti, hanno nascosto armi nelle ambulanze, per poi protestare perché venivano controllate ai valichi, hanno usato perfino ragazzini o donne incinte come kamikaze. Contando sul livello di civiltà di Israele non hanno mai temuto di essere ripagati con la stessa moneta. Non hanno mai temuto che Israele si comportasse come loro. E infatti le fabbriche di missili, le residenze dei terroristi e tutti i depositi di armi sono stati inseriti in quartieri densamente popolati. Ma col tempo in Israele l’esasperazione è salita. Prima si è passati alle esecuzioni “mirate” di quei terroristi che i “governi” palestinesi lasciavano indisturbati, ora si è passati all’invasione e alla distruzione di interi palazzi, se dentro di essi c’erano dei capi terroristi o dei depositi di armi. Salvo magari avvertire prima, con una telefonata, dell’imminente arrivo del razzo: Israele rimane sempre un paese civile.
Tsahal ha comunque fatto sapere ai palestinesi che non devono più contare troppo sulla difesa costituita dagli scudi umani. La misura è colma.
Gianni Pardo
#1Samuele
Salve. Innanzitutto voglio ringraziarvi per la possibilità di lasciare dei commenti agli articoli (fonti di informazione ben più conosciute non lasciano questa libertà…). Ci sono molte affermazioni di questo articolo che non condivido e ve le espongo:
Ritengo non sia assolutamente saggio fare le proporzioni (perché di proporzioni stiamo parlando) sulle armi…le armi sono purtroppo il più idiota strumento di espressione inventato dall’uomo, ma quel che conta, sempre e comunque, è l’uomo. E sull’uomo si devono fare le proporzioni, non sulle sue armi. Non possiamo ragionare: io sparo un razzo, tu ne spari un altro, siamo pari, assolutamente. Perché se col solito razzo io faccio un buco in terra e tu uccidi 10 persone, non è una questione di bravura, è il fatto che, volendo fare la gara (cosa che comunque non concepisco), siamo 10 a zero. Razzo o non razzo conta poco, il fatto è che da una parte sono morte 10 persone, dall’altra 0. E questa è sproporzione, non una proporzione di razzi. Nell’attacco attuale a Gaza che io sappia sono morti circa 600 palestinesi, con 3000 feriti, mentre di israeliani mi pare 5 -di cui 4 per fuoco amico- e questa è LA sproporzione (che, a mio avviso, fa tranquillamente decadere la parola “guerra”: si parla di guerra quando due fazioni si uccidono gli uni gli altri, non quando muore una parte sola…in questo caso si parla di massacro, carneficina, mattanza e simili). Mettere le armi sulla bilancia, piuttosto che le vite umane, a mio avviso, innesca anche un meccanismo assolutamente pericoloso: quello della perdita di responsabilità. Io premo il grilletto, perchè l’importante è l’arma, poi quel che accade accade. No, non è assolutamente così…non è una questione di armi, è una questione di vite, sempre: e chi toglie la vita è un assassino, sempre, a qualunque fazione appartenga. La risposta proporzionata di Israele, nell’ottica occhio per occhio dente per dente ma bilanciata sull’uomo, sarebbe stata qualche bomba carta che facesse molta paura ai palestinesi…a Sderot e nelle altre città del sud di Israele infatti a causa dei qassam tanta gente è stata ricoverata per shock. Punto.
Un’altra affermaizone di questo articolo mi fa semplicemente rabbrividire: “se l’iniziativa della violenza viene dal più debole, il fatto che nello scontro egli soffra e perda anche la vita non è cosa che possa indurre alla pietà”.
Io credo due cose. La prima, che passo con un esempio figurato, tanto per aggiungerne a spadaccini, leoni ecc: se prendi una persona, gli metti la testa sott’acqua e lì gliela tieni e questa iniziando a dimenarsi per liberarsi ti colpisce, non puoi sentirti giustificato ad affogarla per difenderti da quel colpo che hai ricevuto. Perché la causa di quella reazione sei (anche) tu. Se l’iniziativa della violenza viene dal più debole perché indotto dal più forte, il più forte sbaglierà due volte!!! I palestinesi di Gaza sono soffocati là dentro, grazie all’embargo, e “si dimenano”. Con questo, attenzione, non giustifico né accetto il lancio di razzi (anche se lo capisco), ma men che mai Israele che gli piomba addosso per “difendersi”.
La seconda, e con questo concludo: fin da piccolo mi hanno insegnato che il fratello maggiore ha sempre più responsabilità degli altri fratelli, sia tra di loro che davanti agli altri. E questo vale ovunque, che sia in una famiglia o in un’azienda o tra nazioni: il più grande ha sempre più responsabilità davanti alla comunità perché ha più potere, quindi può fare più bene o più male rispetto agli altri e verso gli altri. In questo momento storico Israele e Palestina non sono sullo stesso piano, in questo momento storico Israele è il fratello maggiore, perché ha più potere, più forza, più disponibilità, più progresso. E quindi più responsabilità. Da Israele il mondo si aspetta oggi di più che dalla Palestina, perché volente o nolente ne è responsabile. Ma questo di più ad oggi sembra un di meno…nello sviluppo di una nazione praticamente fatta di militari, nell’uso di reazioni sproporzionate basate su scuse agli occhi del mondo intero, nella cecità di non vedere che nell’uccidere 600 palestinesi ne sta facendo nascere milioni che lo odiano. Personalmente non faccio il tifo per Israele, personalmente non faccio il tifo per la Palestina, personalmente tifo per la pace tra questi due popoli che amo. Ma se, da entrambe le parti, continuiamo a ragionare scaricando le responsabilità sempre e comunque sull’altro questa pace sarà ogni giorno più lontana.
#2Emanuel Baroz
Il problema caro Samuele è che qui si perde di vista il punto di partenza: nella Striscia di Gaza, da cui Israele si è completamente ritirato più di due anni fa, comanda una organizzazione che ha nel suo statuto come obiettivo “la distruzione di Israele e il buttare a mare gli ebrei” (e non gli israeliani!), inoltre questa organizzazione ha lanciato sullo Stato di Israele negli ultimi 7 anni più di DIECIMILA razzi, e non è vero che ha causato solo lo shock a dei civili (cosa che cmq è inaccettabile!): ci sono stati morti, mutilati, persone che hanno dovuto cambiare città, persone che hanno perso il lavoro…..e altro.
Quella di Hamas è stata una dichiarazione di guerra, e il Governo israeliano, ha tentato in tutti i modi di evitare di reagire…..ma a tutto c’è un limite!
La tesi della risposta sproporzionata è completamente intrisa di pregiudizio antisraeliano perchè di fatto nega ad Israele la possibilità di difendersi! Hamas ha continuato deliberatamente a provocare lo Stato di Israele ben sapendo che la reazione sarebbe stata dura, ma se ne è fregato, così come se ne è fregato delle sofferenze del proprio popolo….questa è la triste verità purtroppo
#3Piero P.
Per la verità sotto attaco pressochè quotidiano (‘tregua’ o non tregua) città come Sderot lo sono da anni e non da alcuni mesi e quella gente (oltre il 15% della popolazione di Israele) era, e non poteva essere diversamente, esasperata.
Se non si parte dal presupposto -che persone come D’Alema evitano di considerare- che per Hamas l’unico obiettivo è la cacciata degli ebrei da Israele non si può non giungere alla coclusione che, sia pur dolorosamente (le vite in gioco non sono unicamente quelle palestinesi…) una reazione da parte di Israele non poteva non esserci. Chi se ne lamenta ora avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione all’evolversi della situazione ed a quanto Hamas stesse ‘tirando la corda’ infischiandosi bellamente di quanto poteva accadere lanciando missili su Israele. Ora preferita: quando i ragazzi andavano a scuola e anche questo la dice lunga sul concetto di rispetto della vita degli israeliani, ma disgraziatamente anche dei residenti a Gaza che dell’inevitabile rappresaglia avrebbero fatto le spese.
#4Alex Kornfeind
Aggiungerei che dal 2001 son piovuti quasi 11.000 Kassam sul territorio mentre Golda Mair affermava “We can forgive the Arabs for killing our children. We cannot forgive them for forcing us to kill their children. We will only have peace with the Arabs when they love their children more than thay hate us”…
http://www.terrorismawareness.org/what-really -happened/
#5narbon
riprendo questi punti della lettera di samuele:
– “”””””I palestinesi di Gaza sono soffocati là dentro, grazie all’embargo, e “si dimenano”. Con questo, attenzione, non giustifico né accetto il lancio di razzi (anche se lo capisco), ma men che mai Israele che gli piomba addosso per “difendersi””””””.
vorrei rappresentare a samuele che l’embargo nei confronti dei palestinesi è dovuto al fatto che per i valichi si contabbandano prevalentemente armi ed esplosivo, tutto ciò in danno soprattutto della popolazione. e questo non è certamente colpa degli israeliani. almeno si contrabbandasse cibo!!!
con i miliardi di dollari che le compagini palestinesi, politiche e non, hanno ricevuto per il sostegno alla popolazione e che invece sono stati impiegati per acquistare armamento e addestestrare terroristi alla guerriglia avrebbero potuto veramente aiutarla e aiutare tutti quei bambini dei quali adesso strumentalmente le immagini vengono usate.
– “””””””””La risposta proporzionata di Israele, nell’ottica occhio per occhio dente per dente ma bilanciata sull’uomo, sarebbe stata qualche bomba carta che facesse molta paura ai palestinesi…a Sderot e nelle altre città del sud di Israele infatti a causa dei qassam tanta gente è stata ricoverata per shock. Punto.”””””””””””””
rispondo riprendendo il concetto della bravissima opinionista fiamma nirenstein, anche se con altre parole: non è che i missili kassam siano confetti o petardi, che scoppiano facendo solo rumore e quindi non provocano danni e non feriscono nè uccidono. se ci sono pochi morti/feriti in israele (ma ci sono!) è grazie alle strutture organizzative dello stato di israele che consentono, quando ciò è possibile, di ridurre l’effetto distruttivo di questi ordigni e portare soccorso alla popolazione.
beniamino