I falsi miti dell’operazione “Cast Lead” a Gaza

 
Alex Zarfati
9 gennaio 2009
12 commenti

Cast Lead

Sono passate poche settimane dalle elezioni americane. Un evento che ha tenuto tutto il mondo col fiato sospeso a sostenere questo o quel candidato. Ma ora, chi ricorda cosa dice il esattamente il programma di McCain? Sapreste sintetizzarmi in un paio di concetti le idee politiche di Barak Obama? La grande overdose mediatica che riceviamo quotidianamente, in effetti, più che basarsi sui fatti, si basa su storie. Storie interessanti, come quelle dei due candidati alla presidenza americana. Ma il giornalismo basato sulle storie, è sicuramente evocativo, ma ha il suo rovescio della medaglia. Appassionarsi alle storie è facile, ma rischia di portarci fuori dal seminato. Se accostiamo le storie poi ad una tentazione tipica dell’informazione moderna, che è quella di spinger fuori le notizie senza verificarle fino in fondo per assecondare il ritmo spietato della stampa globale, si rischia di creare una miscela molto pericolosa.

Nel caso del conflitto israelo-palestinese, per esempio, espressioni come “fonti non confermate”, “osservatori esterni”, “voci di corridoio”, “fonti palestinesi” sono curiose e prive di senso. Anche perchè riportano spesso e volentieri informazioni della propaganda non suffragate dai fatti. E i fatti quando si parla di guerra e di vite umane sono fondamentali. Le fonti e i fatti non sono un dettaglio nel giornalismo. Sono la struttura, il nocciolo. Ripassiamo dunque quei 6 concetti fondamentali che media e opinione pubblica dovrebbero sempre tenere a mente, come sottofondo ad ogni storia strappalacrime – che i parli di assediati di Sderot o di piccoli orfani a Gaza – che vi viene raccontata quotidianamente. Controinformare è il compito che ci prefiggiamo su Focus on Israel.

1) “La reazione di Israele a Gaza è sproporzionata”.

La guerra non è una gara sportiva né un’equazione matematica. L’obiettivo di fondo di qualunque soggetto in guerra (anche e forse soprattutto di chi in guerra viene trascinato) è quello di infliggere il più alto danno possibile al nemico cercando di subire il minor numero di perdite possibile. In nessuna guerra si è mai chiesto a una parte – specie a quella che reagisce a un’aggressione – di “proporzionare” i propri successi (ad esempio, il numero di combattenti nemici uccisi) al numero di perdite subite. Cosa dovrebbe fare, chi sta vincendo? Esporre i propri militari e civili a più colpi del nemico per soddisfare le esigenze di “proporzionalità” degli spettatori? Come ha scritto André Glucksmann, quale sarebbe la giusta proporzione da rispettare per far sì che Israele si meriti il favore dell’opinione pubblica? L’esercito israeliano dovrebbe forse usare le stesse armi di Hamas, vale a dire il tiro arbitrario dei razzi oppure la strategia delle bombe umane che prendono di mira intenzionalmente la popolazione civile? Oppure dovrebbe pazientare finché Hamas, grazie a Iran e Siria, non sarà in grado di “riequilibrare” la sua potenza di fuoco? Bisogna “proporzionare” anche gli scopi perseguiti? Se Hamas vuole annientare Israele e i suoi cittadini, forse Israele dovrebbe imitarlo annientando la striscia di Gaza e i suoi abitanti? Si vuole davvero che Israele rifletta, in misura proporzionale, i piani di sterminio di Hamas?
In realtà Israele si sta comportando a Gaza esattamente come hanno sempre fatto tutti i paesi civili trascinati in una guerra. Si è mai sentita un’opinione pubblica occidentale (ad esempio, quella italiana durante le missioni in Somalia o in Iraq) lamentare che il proprio paese subisse “troppe poche perdite” rispetto a quelle inflitte al nemico? Come ha scritto Alan M. Dershowitz, è assurdo affermare che Israele avrebbe violato il principio di proporzionalità uccidendo più terroristi di Hamas rispetto al numero di civili uccisi dai razzi di Hamas. Non c’è equivalenza legale tra l’uccisione deliberata di civili innocenti e l’uccisione mirata di combattenti nemici. La proporzionalità non è data dal numero di civili uccisi, bensì dal rischio cui sono sottoposti. Qualche giorno fa un razzo Hamas ha centrato un asilo d’infanzia a Beer Sheva, fortunatamente in quel momento vuoto. Il diritto internazionale non esige da Israele che lasci giocare Hamas alla roulette russa con la vita dei suoi figli. Ha spiegato Michael Gerson: lo scopo di un’azione militare non è uccidere una vita in cambio di una vita uccisa ingiustamente: questa è mera vendetta. Lo scopo è rimuovere le condizioni che hanno portato al conflitto e alla perdita di vite.

Infine, l’inferiorità sul piano militare non significa superiorità sul piano morale. L’intransigenza con cui la parte palestinese, nonostante la propria debolezza militare, ha fatto e continua a fare ricorso alla violenza di fronte alle aperture di Israele (offerte negoziali, ritiri unilaterali) probabilmente dimostra la sua scarsa capacità di giudizio, ma non indica in alcun modo particolari virtù morali. Essere militarmente più deboli non significa aver ragione.

2) “I Qassam non uccidono”.

In realtà, i Qassam uccidono. Non spesso, forse, ma lo fanno: sono decine i civili israeliani uccisi o feriti dai lanci di razzi e missili palestinesi negli ultimi anni. D’altra parte, è a questo scopo che vengono lanciati: colpire i civili israeliani. E poi, in questo momento i terroristi palestinesi hanno iniziato a lanciare anche i razzi Grad (di produzione cinese il primo caduto su Beer Sheva), con maggiori quantità di esplosivo e maggiore gittata, mietendo subito nuove vittime.
Comunque, a parte la cifra esatta delle vittime, il punto principale è l’effetto terroristico: da otto anni una porzione sempre più importante della popolazione israeliana (oggi, un cittadino ogni dieci) è costretta a vivere sotto la perenne minaccia incombente e del tutto arbitraria di razzi che piovono dal cielo sui centri abitati (comprese scuole, fabbriche, giardini d’infanzia) senza nessuna logica né preavviso. Il danno in termini psicologici, sociali, economici e – perché no? – politici è incommensurabile. Per parafrasare Barak Obama, chi mai in tutto l’occidente accetterebbe che la propria famiglia fosse costretta a vivere sotto la costante minaccia di attacchi di questo tipo, regolarmente buttata giù dal letto dalle sirene nel pieno della notte? Chi mai, in tutto l’occidente, accetterebbe di sentirsi dire che una tale situazione non è poi così grave visto che i Qassam “non uccidono” spesso?

3) “E’ tutta colpa dell’assedio israeliano alla striscia di Gaza, Israele dovrebbe lasciar entrare gli aiuti”.

Israele ha sempre lasciato entrare gli aiuti, per tutto il tempo in cui è durato il cosiddetto “assedio” (non israeliano, bensì internazionale, visto che parte del confine della striscia di Gaza è controllato – e chiuso – dall’Egitto, e che è la comunità internazionale che ha dichiarato fuorilegge il regime golpista di Hamas). E poi Hamas ha fatto entrare di tutto, in questi anni, attraverso i tunnel scavati a centinaia (naturalmente avrebbero potuto introdurre più cibo e medicine se avessero evitato di introdurre armi e missili). Il risultato era quello che si è visto anche nelle immagini dei finti black-out elettrici (bambini per le strade di Gaza con le candele in mano mentre dietro di loro erano ben accese le insegne dei negozi; parlamentari riuniti al lume di candela mentre si intravedeva la luce del giorno dietro le tende alle finestre) o le immagini della cognata di Tony Blair che è sbarcata da una delle cinque imbarcazioni di manifestanti anti-israeliani (di fatto pro-Hamas) che Israele ha lasciato passare, e poi si è fatta fotografare in un ben fornito emporio di Gaza.

Quello imposto alla striscia di Gaza non è un “assedio”, bensì un regime di severe sanzioni. Un tipico strumento cui si fa ricorso a livello internazionale proprio nel tentativo di scongiurare l’uso delle armi (reso invece inevitabile dall’intransigenza di Hamas). Un giorno prima di lanciare la controffensiva, Israele aveva lasciato passare decine di camion di aiuti verso la striscia di Gaza. Nei giorni successivi, con le operazioni anti-Hamas in pieno corso, ha lasciato transitare decine di camion, più del numero normale. In altri termini, Israele lascia passare gli aiuti alla popolazione civile di Gaza perché non sta combattendo contro di essa, ma contro Hamas. È difficile citare un altro caso di un paese in guerra che abbia favorito in questa misura gli aiuti alla parte nemica, fino al punto di curare nei propri ospedali e a proprie spese pazienti inviati dal territorio nemico.

Hamas

4) “Non bastava rinnovare la tregua?”

Quale tregua? Dal giugno scorso (inizio della tregua a Gaza, mediata dall’Egitto) i gruppi terroristi hanno sì diradato, ma non hanno mai veramente cessato i lanci, anche se al resto del mondo sembrava interessare poco. Ciò nonostante, Israele aveva più volte e chiaramente dichiarato, per voce dei suoi massimi rappresentanti, che era interessato e disposto a rinnovare la “tregua”. Al contrario, i leader di Hamas hanno dichiarato unilateralmente la fine della tregua, in anticipo sulla scadenza del 19 dicembre, mentre i loro lanci erano già ripresi con crescente intensità da più di un mese. Subito dopo aver interrotto la tregua, Hamas ha riportato i lanci sui civili israeliani al livello di decine al giorno. Si può discettare a lungo sui loro motivi, ma è certo che sono stati i terroristi di Hamas a infrangere la tregua. Ecco perché persino Egitto e Autorità Palestinese questa volta addossano chiaramente a Hamas la responsabilità dell’escalation.

5) “Ma Hamas era stata eletta democraticamente, dunque perché Israele non l’accetta?”

Hamas ha ottenuto la maggioranza relativa dei voti palestinesi e la maggioranza assoluta dei seggi nel parlamento palestinese nelle elezioni del gennaio 2006. Ma, dopo falliti tentativi di tenere in vita un governo di unità nazionale, nel giugno 2007 ha imposto il proprio potere nella striscia di Gaza con un golpe brutale e sanguinoso, con tanto di raccapriccianti violenze e decimazioni sommarie dei rivali di Fatah.
In ogni caso Israele, sin dalla formazione del primo governo Hamas-Fatah, ha dichiarato che il punto non è la presenza di Hamas nel governo palestinese. Il punto è che il governo palestinese (quale? quello in Cisgiordania o quello a Gaza?) sottoscriva i tre principi fissati dalla comunità internazionale (rappresentata dal Quartetto Usa, Ue, Russia e Onu), e cioè: riconoscimento del diritto di Israele ad esistere, ripudio del terrorismo e della violenza a favore del negoziato, adesione agli accordi fra Israele e palestinesi già firmati negli anni scorsi.
Ad ogni modo, non si può dire che Israele non “riconosca” di fatto il potere di Hamas a Gaza, tant’è che è esattamente questo il motivo per cui attacca le strutture di Hamas “riconoscendo” che la striscia di Gaza è controllata da un’entità terrorista espressamente votata alla cancellazione di Israele. Israele non ha lanciato la controffensiva a Gaza perché Hamas è al potere, ma perché Hamas è un’organizzazione terroristica che da anni mira con tutti i mezzi a sua disposizione a colpire deliberatamente i civili israeliani, convinta com’è di poter in questo modo minare alle fondamenta la società e lo stato di Israele. Il fatto che il tuo nemico mortale vinca eventualmente delle elezioni passabilmente democratiche non ne fa un nemico meno, ma semmai più pericoloso.

6) “Israele spara sui civili”.

Parliamoci fuori dai denti. Si vuole forse affermare che uno degli eserciti più potenti del mondo bombarda la striscia di Gaza mobilitando il meglio delle sue forze per “fare strage di civili palestinesi” e tutto quello che riesce a fare, dopo una settimana e centinaia di bombe lanciate in una delle aree più densamente abitate del pianeta, è quello di uccidere una cinquantina di non combattenti? A questo punto i casi sono due: o i piloti israeliani non mirano ai civili e anzi fanno di tutto per evitare il più possibile di colpirli, oppure i piloti israeliani sono i più imbecilli e incapaci del mondo. Noi tendiamo per la prima ipotesi.

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  • #1dova cahan

    Non ho parole da aggiungere a quanto la gente e mediocre…e di solito quelli
    sono i sinistrati, communisti propalestinesi…che danno sempre il tono

    31 Dic 2009, 10:56 Rispondi|Quota
  • #2mirko

    al punto 6, c’è da aggiungere:
    Poichè i terroristi non indossano una divisa,( ma vestono normalemente abiti civili), e che non ha senso fare distinziojni tra terroristi, e fiancheggiatori degli stessi, se è vero che a Gaza hamas ha vinto ele elezioni “pseudo o discretamente democratiche” allora ciò sighnifica che a Gaza la maggior parte della popolazione e terrorista o sua fiancheggiatrice, per tanto se è giusto che uno stato democratico ha il diritto di difendere la propria popolazione civile da attacchi terroristici, allora è giusto che tale stato difenda, con le armi la propria popolazione civile, da TERRORISTI E FIANCHEGGIATORI DEGLI STESSI.

    31 Dic 2009, 14:26 Rispondi|Quota
  • #3mirko

    al punto 6, c’è da aggiungere:
    Poichè i terroristi non indossano una divisa,( ma vestono normalemente abiti civili), e che non ha senso fare distinziojni tra terroristi, e fiancheggiatori degli stessi, se è vero che a Gaza hamas ha vinto ele elezioni “pseudo o discretamente democratiche” allora ciò sighnifica che a Gaza la maggior parte della popolazione o è terrorista o sua fiancheggiatrice, per tanto se è giusto che uno stato democratico ha il diritto di difendere la propria popolazione civile da attacchi terroristici, allora è giusto che tale stato difenda, la propria popolazione civile, da TERRORISTI E FIANCHEGGIATORI DEGLI STESSI, CIò CHE è SUCCESSO A GAZA.

    31 Dic 2009, 14:26 Rispondi|Quota
  • #4mirko

    al punto 6, c’è da aggiungere:
    Poichè i terroristi non indossano una divisa,( ma vestono normalemente abiti civili), e che non ha senso fare distinziojni tra terroristi, e fiancheggiatori degli stessi, se è vero che a Gaza hamas ha vinto ele elezioni “pseudo o discretamente democratiche” allora ciò sighnifica che a Gaza la maggior parte della popolazione o è terrorista o sua fiancheggiatrice, per tanto se è giusto che uno stato democratico ha il diritto di difendere la propria popolazione civile da attacchi terroristici, allora è giusto che tale stato difenda, la propria popolazione civile, da TERRORISTI E FIANCHEGGIATORI DEGLI STESSI, CIò CHE è SUCCESSO A GAZA, tolto il fatto che Israele nella sua correttezza morale, ha di fatto limitato il campo di azione agli esecutori materiali dei lanci di razzi, non tirando sui fiancheggiatori “civili”.

    31 Dic 2009, 14:29 Rispondi|Quota
  • #5Tullia Vivante

    Siamo alle solite!!! Con i mussulmani tutti devono capire che NON sarà MAI possibile nessun civile compromesso, ne ottenere nessuna pace finché non nascerà da loro un “Entità amasing” come Gesù Cristo, che ha mediato per noi l’Antico Testamento, che sia in grado e capace di fare la stessa cosa con il Corano.
    Con viva cordialità.
    Tullia Vivante – Venezia – http://www.circolothatcher.org

    31 Dic 2009, 19:14 Rispondi|Quota
  • #6Alberto Pi

    Operazione Piombo Fuso. Come mai tanti caduti civii?

    Clamoroso:

    Dal sito di una delle milizie di Hamas

    Le foto di 135 civili di Gaza uccisi durante l’operazione piombo fuso
    ovviamente tutti i civili sono in divisa ed in armi. Calunnie?
    Ma le foto provengono da un sito ufficiale di HAMAS, quello delle brigate
    Ezzedim Al Kassam

    http://www.hosem.org.il/ye/New-species-of-militants—Civilians

    Aggiungete ai 135 di quella milizia le altre perdite “civili” delle altre
    4 milizie……….

    Sorge spontanea una domanda se questi sono i civili, allora i terroristi chi
    sono?

    A Gaza operano 5 milizie, 3 fanno parte direttamente di HAMAS e sono:
    Izz ad-Din al-Qassam Brigades, Executive Police Force, e “Morbiton”.
    Le due altre che hanno partecipato ai combattimenti a fianco delle 3 milizie
    Hamas sono: the Palestinian Islamic Jihad, e le al-Aqsa Martyrs’ Brigades.

    6 Gen 2010, 21:48 Rispondi|Quota
  • #7Emanuel Baroz

    25/02/2010 – Il procuratore generale dell’esercito israeliano, Avihai Mandelblit, mercoledì ha archiviato – “perché il fatto non sussiste” – un fascicolo aperto dalla polizia militare relativo a due addebiti sollevati dal rapporto Goldstone. L’indagine del procuratore, che ha ascoltato anche i palestinesi coinvolti, ha concluso che erano infondate le accuse ai soldati israeliani d’aver usato civili come scudi umani durante l’operazione anti-Hamas di un anno fa.

    (Fonte: Israele.net)

    25 Feb 2010, 11:24 Rispondi|Quota
  • #8Vittorio

    Quando la si farà finita con gli assassini di Hamas ? Il giorno che si decide io sarò volontario assieme a decine di miei conoscenti. Basta con questi criminali.

    10 Dic 2010, 13:55 Rispondi|Quota
  • #9Simona

    Quasi 1400 morti civili palestinesi contro i 13 (di cui 10 militari) israeliani: quale altra definizione dareste di sproporzione? Neppure i nazisti in Italia avevano regole di rappresaglia tanto feroci! Bestie, non altro. Uso di fosforo bianco, vietato dalle convenzioni internazionali, bombardamento a tappeto, impedire l’ingresso agli aiuti umanitari, croce rossa compresa: o forse non volevate che qualcuno potesse testimoniare e filmare il genocidio? Del resto anche quando si lascia Israele, all’ aeroporto ti perquisiscono il bagaglio e ti sequestrano foto “compromettenti”: paura che all’ estero si sappia del regime di apartheid in Israele? E la chiamate Democrazia? Ma per favore, siete solo una manica di fanatici integralisti, e lo dico solo dopo aver visto e toccato con mano, senza pregiudizi

    27 Dic 2011, 12:48 Rispondi|Quota
    • #10Emanuel Baroz

      certo, lo dici “senza pregiudizi”…….ci mancherebbe altro!

      27 Dic 2011, 13:39 Rispondi|Quota
  • #11Alex Zarfati

    Ma certo, Simona, potremmo chiedere ai civili israeliani di farsi ammazzare per ristabilire un po’ la proporzione, in modo che lei sia contenta. E poi da quand’è che conta i morti? Immagino che gli attentati suicidi compiuti su territorio israeliano negli anni 90′ e 2000′ per lei non contino, no?

    Potremmo suggerire ad Israele di smantellare la barriera difensiva (quella che voi chiamate il “muro dell’apartheid”) i morti israeliani sarebbero molti, molti di più. Forse le sembrerebbero meno carnefici e più vicini alla sua idea di vittime…

    Cara Simona, un morto è un morto. Fare la conta non serve.

    Quello che conta è che da una parte (quella israeliana) c’è l’assoluta volontà a proteggere la propria popolazione cercando di salvaguardare anche le vite del “nemico”. E uccidere – certamente – solo quando purtroppo è inevitabile, con regole d’ingaggio molto più severe di ogni paese occidentale. Da parte palestinese invece, c’è una cieca e determinata volontà ad uccidere indiscriminatamente donne, bambini, civili anche a prezzo di “sacrificare” la propria gente. Perché pur di avere un ebreo morto vale anche perdere un amico, un familiare, un figlio.

    In questo c’è tutta la differenza dell’approccio, e non è una cosa di poco conto. Purtroppo finchè i terroristi saranno fiancheggiati da europei che come lei giustificano politica della morte portata avanti da Hamas, Hezbollah e alcune frange di Fatah, la pace sarà molto lontana.

    Magari a lei l’ascolterebbero: chieda ai palestinesi di deporre le armi e di rinunciare al terrorismo. E poi da quel giorno cominciamo veramente a fare la conta dei morti. Io sono sicuro che non ci sarebbe più niente da contare, perché Israele non vuole far altro che vievere in pace, da nazione prosperosa e moderna qual’è. Gli israeliani saprebbero come impiegare il tempo che avanzerebbe.

    Si domandi piuttosto se i palestinesi stiano cercando di immaginare per loro stessi un futuro diverso. E magari li aiuti concretamente a deporre sassi, fionde, candelotti esplosivi, razzi al Quds-3 MRL, razzi d’artiglieria a corto raggio, Qassam 1, 2, 3, & 4, razzi al-Quds 101 & 2, al-Nasser-3, al-Nasser-4, al-Saria-2, al-Kafah, Jenin-1, Arafat Type 1 & 2, al-Aqsa-3, Sumoud in favore di qualche libro in più. Dovè c’è meno ignoranza, maggiore è la propensione alla rinuncia della lotta armata per una soluzione pacifica. A questo, Simona, (forse) ci arriva anche lei.

    27 Dic 2011, 15:21 Rispondi|Quota
  • #12Salvatore

    @ Simona: Il tuo post è un concentrato di falsità, il che dimostra l’approccio fanatico (altro che senza pregiudizi) che voi, falliti ideologici residuati del comunismo, avete su qualsiasi cosa.
    L’accusa di genocidio è come il bue che dice cornuto all’asino, visto che la popolazione araba è triplicata. Sono invece gli odiatori di Israele che vogliono un genocidio nell’area, e lo proclamano a gran voce, nella tua indifferenza, perchè per te la vita umana sembra avere un valore diverso a seconda delI’etnia della vittima.ll cumulo di falsità che urli come slogan, visto che non sai argomentare uno straccio di pensiero minimamente articolato, dimostra che l’articolo ha efficacemente squarciato il velo delle tue fantasie ideologiche.

    29 Dic 2011, 10:50 Rispondi|Quota
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