E per le «spie» nella Striscia condanna a morte immediata
GERUSALEMME — Un telefonino troppo caldo. Una chiamata dietro la casa d’un capo di Hamas. Una simcard che ha tenuto in memoria qualche numero con lo 054, cellulare israeliano. In queste ore ci vuol poco a passare per spia, nella Striscia. E a ricevere l’attenzione spiccia degli uomini di Ismail Haniyeh: sei condanne a morte in tre giorni.
Eseguite subito, spesso in strada. A Jabalya, dicono testimoni che non danno nome, tre fratelli sono stati arrestati, «processati», ammazzati con un colpo di pistola. Lo conferma la milizia islamica, che s’era insospettita per la precisione di certi raid aerei e di terra, «obbiettivi impossibili da individuare senza qualcuno che dà indicazioni: del resto, tutte le persone che abbiamo condannato a morte, prima hanno confessato la colpa». I tre fratelli, in particolare, sono stati chiamati a una pubblica ammissione di responsabilità, davanti a una sorella «che ha detto di voler tagliare ogni rapporto con loro e con un cugino, arrestato nei giorni scorsi per il medesimo tradimento: è accusato d’avere guidato l’assassinio di Amar Karmut, ex comandante delle Brigate Salah Al Din». Altre condanne a morte sono state eseguite la scorsa settimana, quando Israele aveva bombardato la prigione di Gaza e consentito la fuga di sospetti collaborazionisti. Catturate, le presunte spie non hanno dovuto aspettare nemmeno che si spiegasse la motivazione della sentenza: le hanno punite sul posto, con un colpo alla tempia.
Francesco Battistini
(Fonte: Corriere della Sera, 8 Gennaio 2009 )