Statistica: 12 italiani su 100 sono antisemiti

 
Emanuel Baroz
27 gennaio 2009
4 commenti

Statistica: 12 italiani su 100 sono antisemiti

anti-semitism(ASCA) – Roma, 26 gen – 12 italiani su 100 sono ”antisemiti”: tra costoro si registra una presenza piu’ che proporzionale sia delle persone di estrema destra, sia di quelle di estrema sinistra: in quest’ultimo settore politico il 23% mostra un atteggiamento chiaramente antisemita.

Lo rileva un’indagine condotta dal Cdec (Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano) e pubblicata oggi dal Corriere della Sera dalla quale esce un quadro molto complesso. Il 56% degli italiani puo’ essere considerato relativamente estraneo ai pregiudizi contro gli ebrei. Tra costoro, il 12% (in misura piu’ che proporzionale laureati, con pochi preconcetti anche rispetto ad altre minoranze, non collocati politicamente e con un giudizio sostanzialmente benevolo nei confronti di Israele) respinge tutti gli stereotipi con forza. Il 43% (per lo piu’ con una conoscenza scarsa degli ebrei e pertanto restii ad esprimere un giudizio su questioni di cui hanno poca cognizione) non prende alcuna posizione.

Il restante 44% della popolazione mostra invece qualche pregiudizio o atteggiamento ostile agli ebrei. Esso si puo’ scomporre in quattro sottogruppi. Il primo (10%) condivide gli stereotipi antiebraici ”classici”: ad esempio, gli ebrei non ”sono italiani fino in fondo”, ”non ci si puo’ mai fidare del tutto di loro” e ”sotto sotto sono sempre vissuti alle spalle degli altri”, respingendo pero’ i pregiudizi contingenti (verso Israele e Shoah). Tra costoro troviamo in misura piu’ che proporzionale persone di destra (+8%), legate alle tradizioni religiose (+13%), con forti pregiudizi nei confronti delle altre minoranze (+15%).

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  • #1Alberto

    LE CONTRADDIZIONI DELL’ANTISEMITA

    di Umberto Eco

    Daniel Barenboim ha chiesto a un gran numero di intellettuali di tutto il mondo di firmare un appello sulla tragedia che si sta consumando in Palestina. L’appello a prima vista è quasi ovvio, e chiede in fondo che si solleciti con tutti i mezzi possibili una mediazione energica. Ma è significativo che parta da un grande artista israeliano: segno che anche le menti più lucide e pensose di Israele chiedono che si rinunci a chiedersi da che parte stanno la ragione o il torto, e si dia vita alla convivenza di due popoli. Se è così, si potrebbero capire manifestazioni di protesta politica contro il governo israeliano, se non fosse che esse vanno di solito sotto il segno dell’antisemitismo. Se non sono i partecipanti stessi a fare professione esplicita di antisemitismo sono ormai i giornali su cui leggo, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, “manifestazione antisemita ad Amsterdam” e cose del genere. La cosa sembra ormai così normale che pare anormale trovarla anormale. Però domandiamoci se definiremmo antiariana una manifestazione politica contro il governo Merkel, o antilatina una manifestazione contro il governo Berlusconi. Non sarà nello spazio di una Bustina che si potrà trattare il millenario problema dell’antisemitismo, delle sue risorgenze per così dire stagionali, delle sue varie radici. Un atteggiament(o che sopravvive per duemila anni ha qualcosa della fede religiosa, del credo fondamentalista, lo si potrebbe definire una delle tante forme di fanatismo che hanno ammorbato il nostro pianeta nel corso dei se coli. Se tanti credono nell’esistenza del diavolo che complotta per indurci a dannazione, perché non si dovrebbe credere al complotto ebraico per la conquista del mondo? Ma mi piacerebbe fare un rilievo sul fatto che l’antisemitismo, come tutti gli atteggiamenti irrazionali e ciecamente fideistici, vive di contraddizioni, non le avverte, ma anzi se ne nutre senza imbarazzo. Per esempio nei classici dell’antisemitismo ottocentesco circolavano due luoghi comuni, entrambi usati a seconda dei casi: uno che l’ebreo, per il fatto di vivere in luoghi stretti e oscuri, era più sensibile dei cristiani a infezioni e malattie (e dunque pericoloso), l’altro che per misteriose ragioni si dimostrava più resistente a pestilenze e altre epidemie. oltre a essere sensualissimo e spaventosamente fecondo, e quindi era pericoloso come invasore del mondo cristiano. C’era un altro luogo comune che veniva ampiamente trattato sia da destra che da sinistra, e prendo a modelli sia un classico dell’antisernitismo socialista (Toussenel, “Les Juifs rois de l’époque” del 1847) che un classico dell’antisemitismo cattolico legittimista (Gougenot de Mousseau, “Le Juif, le judaisme et la judaisation des peuples chrétiens” del 1869). In entrambi si nota che gli ebrei non si sono mai dati all’agricoltura, rimanendo quindi avulsi dalla vita produttiva dello stato in cui soggiornavano: in compenso si erano completamente dedicati alla finanza e cioè al possesso dell’oro perché, essendo nomadi per natura, e pronti ad abbandonare lo stato che li ospitava, trascinati dalle loro speranze messaniche, potevano facilmente trasportare con sé ogni loro ricchezza. Passeremo sotto silenzio che altri testi antisemiti dell’epoca, sino ai famigerati Protocolli li accusavano di attentare alla proprietà fondiaria per impadronirsi dei campi – abbiamo detto che l’antisemitismo non teme le contraddizioni. Ma sta di fatto che una caratteristica saliente degli ebrei israeliani è che hanno coltivato le loro terre di Palestina con metodi modernissimi costruendo fattorie modello e che se si battono è proprio per difendere un territorio su cui vivono stanzialmente. Ed è proprio questo che se non altro l’antisemitismo arabo rimprovera loro, tanto è vero che si pone come progetto principale quello di distruggere lo stato di Israele. Insomma per l’antisemita se l’ebreo sta di passaggio a casa sua gli dà noia, se sta fermo a casa propria gli dà noia lo stesso. So benissimo naturalmente quale è l’obiezione: quel posto dove sta Israele era territorio palestinese. Ma non è stato conquistato con la violenza e la decimazione degli autoctoni, come l’America del Nord, o addirittura con la distruzione di alcuni Stati retti da un loro legittimo monarca, come l’America del Sud, bensì nel corso di lente migrazioni e installazioni a cui nessuno si era opposto. In ogni caso, se dà noia l’ebreo che, ogni volta che critichi la politica di Israele, ti accusa di antisemitismo, una sensazione ben più inquietante fanno coloro che traducono immediatamente ogni critica alla politica israeliana in termini di antisemitismo.

    data: 29/01/2009

    Fonte: L’Espresso

    28 Gen 2009, 20:49 Rispondi|Quota
  • #2Samuele

    Fermi tutti: premetto che critico un pezzettino di questo articolo, ma sull’aspetto della terra, lungi da me esprimere posizioni antisemite (dovrebbe essere scontato, ma questa fobia dilagante mi porta a doverlo sottolineare a chiare lettere).

    “So benissimo naturalmente quale è l’obiezione: quel posto dove sta Israele era territorio palestinese. Ma non è stato conquistato con la violenza e la decimazione degli autoctoni, come l’America del Nord, o addirittura con la distruzione di alcuni Stati retti da un loro legittimo monarca, come l’America del Sud, bensì nel corso di lente migrazioni e installazioni a cui nessuno si era opposto”

    …ma Umberto Eco si informa prima di affermare le cose? Non dico che poteva leggersi “La pulizia etnica della Palestina” dello storico israeliano Ilan Pappe, che racconta una storia ben diversa -perché è una sola fonte e che nessuno mai avrà il coraggio di confermare – non dico che poteva farsi un giro nei campi profughi palestinesi sessantennali a chiedere come si può essere dei profughi se qualcuno migra e si installa con tutta calma e senza dar noia a nessuno in una terra – perché sono un po’ lontani da qui e tanto non ti ci fanno andare – ma per lo meno, da grande intellettuale quale è, poteva trovarsi 2 minuti, accendere Google Earth e divertirsi a vedere dall’alto come è ridotta la Cisgiordania: “lente migrazioni e installazioni a cui nessuno si era opposto” darebbero vita ad un formicaio di vere e proprie fortezze israeliane? Per chi non avesse fatto questa esplorazione dall’alto, la consiglio vivamente: i due popoli hanno un modo di costruire così diverso (e con due finalità così diverse) che si distingue benissimo chi prova a vivere in casa sua e chi si barrica in una terra non sua.

    31 Gen 2009, 12:39 Rispondi|Quota
  • #3edera

    ebrei di merda

    6 Set 2014, 21:20 Rispondi|Quota
    • #4Emanuel Baroz

      tutto qui? Puoi far meglio, ne sono certo! Prova ad articolare una frase di senso compiuto….sono sicuro che ce la puoi fare!

      7 Set 2014, 10:51 Rispondi|Quota