Riportiamo integralmente l’intervento di Davide Romano, Segretario della Associazione Amici Di Israele, a commento di quanto accaduto negli ultimi giorni al “Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina” a Milano
“Al Festival dell’integrazione si mostrano film antisemiti”
Domenica 29 marzo a Milano è terminato il 19° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina. Inutile dire quanto la nostra città abbia bisogno di luoghi dove le culture possano incontrarsi ed essere conosciute meglio, senza le continue emergenze urlate da tanti mezzi di informazione.
E’ anche in questi modi che si fa integrazione e si costruisce la Milano multietnica di domani. Non ho potuto dunque che avvicinarmi con spirito e pregiudizio positivo a tale iniziativa, anche se ho dovuto purtroppo ricredermi visto che il Festival ha riservato delle amare sorprese per la comunità ebraica. A fianco dei “soliti” film volti a dare un’immagine negativa di Israele – a cui, per inciso, siamo ormai abituati se non assuefatti – c’è un documentario particolarmente offensivo chiamato “Yahud arab…aswat ghaier masmua” (Ebrei arabi…voci non ascoltate). Con la regia di Sobhi Darbashi e prodotto dalla tv satellitare Al Jazeera nel 2006, il cortometraggio cerca con un abile operazione di “taglia e cuci” di falsificare la storia della persecuzione ebraica nei paesi arabi a partire dalla metà del ‘900. Come recita la stessa introduzione al documentario, “Nel 1948 con la nascita dello Stato di Israele e il crescente attivismo del movimento sionista si è cercato di strappare questi ebrei (dei paesi arabi, NdR) dalle loro nazioni di appartenenza, per convincerli a raggiungere il nuovo Stato di Israele, insieme agli altri ebrei in arrivo dal resto del mondo.”
Et voilà, in 60 minuti un’immane tragedia come la fuga di quasi un milione di ebrei dal mondo arabo diventa il suo opposto: secondo Darbashi sarebbe stato Israele a “strappare” gli ebrei dalle loro case. Come spesso accade ai fanatici politici e religiosi di ogni colore, la storia e l’umanità diventano nelle loro mani solo uno strumento di propaganda da piegare alle proprie convenienze, senza alcuna pietà per la verità come per le vittime.
Scompaiono dunque i diritti negati e perfino i pogrom, vere e proprie sommosse popolari dove intere famiglie di ebrei – spesso nell’indifferenza se non sotto l’incitamento delle autorità arabe – venivano prese dalle loro case e trucidate brutalmente, sgozzate, per la sola colpa di professare la religione di Mosè. Tutta questa riprovevole menzogna – nella peggiore tradizione propagandistica dei regimi totalitari – grazie a una regìa scandalosamente faziosa, viene fatta narrare dagli stessi arabi ebrei. Tutto questo ferisce profondamente la comunità ebraica e l’intera città. Tanto più che quasi la metà degli ebrei milanesi provengono dal mondo arabo, a partire dall’attuale presidente Leone Soued di origini egiziane, e dal rabbino capo Alfonso Arbib, di origine libica.
Sono profondamente contrario a questo tipo di dialogo, basato sull’accettazione senza filtri di tutto quanto proviene dal mondo non occidentale.
Cancellando la storia del popolo ebraico non si fa integrazione ma, al contrario, si incoraggiano i fanatici, i veri nemici del dialogo e della pacifica convivenza.
Davide Romano
Segr. Amici Di Israele