Gaza – Folla di fans per il primo film di Hamas
“Emad Akel” racconta la storia di un comandante del gruppo
Gaza, 18 Luglio 2009 – Folla di fans e fotografi anche a Gaza City per la prima del film “Emad Akel”, prodotto da Hamas, che racconta in due ore e mezza la storia di un comandante dell’ala militare del gruppo palestinese, ucciso nel 1993 in uno scontro a fuoco con i soldati israeliani. Akel aveva 23 anni quando fu ucciso, ed era soprannominato il “fantasma” per la sua capacità di camuffarsi (una volta si vestì anche da colono ebraico).Nei primi anni ’90 era il ricercato numero uno di Israele, in quanto sospettato di aver ucciso in diversi attentati undici soldati israeliani, un civile e quattro informatori palestinesi.
Il film è costato 200mila dollari, e la sceneggiatura è stata scritta da Mahmoud Zahar, uno dei principali leader di Hamas, già autore di tre romanzi e di un’altra sceneggiatura. “Invece di Hollywood questa è Hamaswood”, ha detto ieri sera il ministro dell’Interno di Hamas Fathi Hamad al termine della prima, all’Università islamica di Gaza. “Stiamo cercando di fare arte di qualità, islamica e sulla resistenza, senza scene sensuali”, ha aggiunto.
(Apcom, 18 luglio 2009)
#1Emanuel Baroz
DOPO HOLLYWOOD E BOLLYWOOD ADESSO CI MANCAVA ANCHE HAMASWOOD!
La folla era quella dei grandi eventi cinematografici, numerosa e rumorosa, corredata da un parterre di star locali sorridenti e imbellettate con i fotografi pronti ad immortalare lo scatto del giorno. No, non stiamo parlando dei tappeti rossi di Hollywood, né dei vari festival del Cinema nostrani bensì di una vera e propria movie premiere svoltasi a Gaza City. Il perché è presto spiegato.
E’ appena uscito il primo film “militante”, un action movie – toh, guarda caso – dedicato agli eroi del movimento terrorista di Hamas costato, alle casse floride del misterioso finanziatore, “appena” 200.000 dollari. Ma non è un genere, questo, un po’ inflazionato?
Ma “Qui si tratta di Hamaswood altro che Hollywood”! Così si esprime Fathi Hamad, il ministro degli Interni del gabinetto del terrore che ci illustra nei dettagli la filosofia di fondo. “Stiamo cercando di produrre arte di qualità, in sintonia con l’Islam, che faccia emergere la nostra lotta di resistenza ma senza scene sessuali provocanti [per questo ci pensano già gli israeliani con le loro sexy gum]”.
Individuare il produttore non è difficile; per questo lascio alla vostra immaginazione il compito di scoprirlo. Diciamo solo che l’impero multimediale comprende una stazione televisiva satellitare, una radio e dozzine di siti web nonché due quotidiani e una newsletter.
“Interessante” è piuttosto la trama che narra le vicende di Emad Akel, comandante dell’ala militare di Hamas che fu ucciso in uno scontro a fuoco con l’IDF nel 1993 a Gaza. Questo personaggio, 23 anni all’epoca dei fatti, era meglio conosciuto come “il fantasma” per la capacità di camuffarsi nei più svariati modi, coloni ebrei inclusi. Guadagnò ben presto i vertici della top ten dei most wanted per il suo coinvolgimento nell’uccisione di numerosi soldati e civili israeliani nonché di quattro informatori palestinesi.
Ma non c’è modo di annoiarsi in queste due ore di azioni spericolate. Questo Bruce Willis in piena forma si cimenta in sparatorie con i soldati dell’IDF gettandosi dalle auto in piena corsa e guadagnando, ad ogni impresa, gli applausi scroscianti della platea sempre più infervorata.
Nella sceneggiatura sono previsti anche i ruoli del Primo Ministro Yitzhak Rabin e del suo capo di stato maggiore dell’epoca, Ehud Barak. La scelta della regia ha puntato ad una recitazione con un forte accento ebraico ma con sottotitoli in arabo. Ma quali sono state le scelte nel caratterizzare il “cattivo”?
Anche in questo caso non occorre spremere le meningi. Più volte nel film si vede Rabin urlare ad un inetto Barak che nessuno può fermare i “combattenti” di Hamas, mentre i soldati israeliani sono sempre dipinti mezzi addormentati. Non mancano gli “infidi” ebrei che tentano di persuadere i palestinesi a collaborare in cambio di donne ed alcool.
Visto il successo della “critica” e del pubblico, è già in cantiere il prossimo film, incentrato questa volta sulla figura del combattente palestinese Izzedine al-Qassam, dal quale ha preso il nome l’ala militare del movimento terrorista. Questa volta gli sceneggiatori dovranno metterci un po’ più di impegno perché dovranno ricreare ex novo la location di Haifa, città israeliana, dove visse il loro “eroe” negli anni ’20.
Di ben altro segno è invece la comunicazione che proviene dalla West Bank, in cui governa l’eterno rivale Fatah.
Un poster cinematografico della città palestinese di Nablus mostra una star libanese, Haifa Wehbe, in un conturbante vestito rosso che enfatizza, se mai ce ne fosse bisogno, le sue curve mozzafiato. Un altro mondo rispetto a Gaza dove primeggia nei cartelloni 6×3 l’espressione austera di Emad Akel accompagnata da giovani in tenuta di assalto armati di tutto punto.
La “filosofia” d’altronde l’ha spiegata molto bene Zahar, lo sceneggiatore di questo film: “La resistenza può essere una parola, una poesia”. Che purtroppo fa rima con morte, distruzione e odio.
Filippo Lobina
(Questa nota è una mia personale rielaborazione di un articolo dell’AP che può essere letto qui: http://www.cbsnews.com/stories/2009/07/18/ap/middleeast/main5171119.shtml)