M.O.: ISRAELE ATTACCA ONU, RAPPORTO SU GAZA E’ UN’IPOCRISIA
(ASCA-AFP) – Podgorica, 17 set – ”Un’ipocrisia”. Cosi’ il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, ha giudicato il rapporto delle Nazioni Unite sui presunti crimini di guerra commessi dall’esercito di Tel Aviv nella Striscia di Gaza.
”Noi teniamo molto in considerazione i valori umanitari e l’esrcito di Israele e’ forse l’esercito piu’ umano del mondo”, ha detto Lieberman. ”Combattiamo per la nostra indipendenza dal 1948. Il rapporto Onu lo definirei un’ipocrisia del mondo moderno”.
Il ministro, in visita ufficiale a Podgorica, capitale del Montenegro, ha detto che le ”vere ragioni” che si celano dietro le accuse del Palazzo di Vetro ”non sono i crimini di guerra, ma il prezzo del petrolio, del gas e gli interessi di mercato. Quando leader come Gheddafi e Ahmadinejad cercano di condannare Israele per i crimini di guerra e’ veramente ironico e cinico”. Lieberman si e’ detto sorpreso del fatto che ”la comunita’ internazionale abbia dato peso ad un rapporto del genere e non si e’ invece interessata del terrorismo contro Israele e delle atrocita’ perpetrate contro la gente di Gaza e contro gli oppositori politici delle autorita’ palestinesi”.
Pur riservando le critiche piu’ severe alle azioni commesse dagli israeliani, le conclusioni dell’inchiesta dell’Onu sui possibili crimini di guerra commessi durante i 22 giorni di guerra fra dicembre e gennaio scorsi puntano l’indice sia contro i militari con la stella di David che contro i gruppi palestinesi.
#1Emanuel Baroz
Rapporto Onu, Israele: documento “nauseante”
“Non abbiamo bisogno di lezioni di moralità da Siria e Somalia”
Non si è fatta attendere la reazione di Israele al rapporto della commissione Goldstone sull’operazione militare Piombo fuso nella Striscia di Gaza, lanciata alla fine dello scorso anno e terminata dopo tre settimane. Secondo i risultati dell’inchiesta condotta dalla Commissione Onu guidata dal sudafricano Richard Goldstone, diffusi ieri, sia Israele che Hamas hanno commesso crimini di guerra e forse crimini contro l’umanità: lo Stato ebraico non limitando “le perdite civili”; i gruppi armati palestinesi attaccando con i razzi Qassam le comunità israeliane nel Negev occidentale.
Israele però respinge con fermezza il rapporto di 575 pagine, definito “nauseante” e di parte poiché mette sullo stesso piano “uno Stato democratico con una organizzazione terroristica”. “Non abbiamo nulla di cui vergognarci e non abbiamo bisogno di lezioni di moralità da una commissione istituita dalla Siria, dal Pakistan, dal Bangladesh, dalla Malaysia e dalla Somalia”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Yossi Levy, secondo quanto riporta il Jerusalem Post.
Israele respinge anche la richiesta della Commissione Goldstone di svolgere un’inchiesta indipendente sul suo comportamento durante l’offensiva contro Hamas, che avrebbe fatto circa 1.400 morti, tra cui molti civili, secondo il bilancio fornito da fonti palestinesi di Gaza.
Secondo quanto scrive il quotidiano israeliano Haaretz, Israele ha invece iniziato una battaglia diplomatica per impedire che il rapporto venga ora presentato di fronte al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e anche al Tribunale penale internazionale dell’Aia, dove potrebbero venire incriminati responsabili israeliani coinvolti nell’operazione militare.
Già ieri sera un team di esperti guidato dal consigliere giuridico del ministero degli Esteri, Ehud Keinan, ha consegnato un’analisi preliminare del rapporto al premier Benjamin Netanyahu e al ministro degli Esteri Avigdor Lieberman. “L’obiettivo è quello di evitare una china scivolosa che rischia di portare Israele di fronte al Tribunale penale internazionale dell’Aia”, ha detto un alto funzionario israeliano.
(Virgilio Notizie, 16 settembre 2009)
#2Emanuel Baroz
È il «palestinismo» la vera malattia dell’Onu
La relazione della commissione Goldstone sull’operazione “Piombo fuso” è un pericolo per tutti noi. È, nero su bianco, il proclama che stabilisce che bisogna arrendersi di fronte al terrorismo sistematico che colpisce e usa i civili. Se si dà una rapida occhiata alle 575 pagine prodotte per stabilire che cosa è accaduto a Gaza nella guerra del 2008-2009, si vede che la commissione istituita dall’Onu non ha avuto alcun interesse alla verità, ma solo alla ennesima criminalizzazione di Israele: l’Onu incarna qui, ancora una volta, un esempio del palestinismo moralista che sfrutta, in funzione della delegittimazione antioccidentale, i sensi di colpa del mondo contemporaneo e cerca, nella pratica immediata, la morte civile e fisica dello Stato ebraico.
L’Onu dedica ogni anno due terzi delle sue risoluzioni sui diritti umani alla condanna di Israele; la sua assemblea, dove sono già risuonati i discorsi antisemiti del presidente Ahmadinejad, adesso procede con una versione flautata, quella del giudice Goldstone, un ebreo con tanto di figlia che vive in Israele.
Andiamo per ordine. Israele attaccò solo perché messo all’angolo da tredicimila missili caduti sul suo territorio dal 2000 e nonostante le mille richieste all’Onu di fermare Hamas dopo che aveva interamente sgomberato Gaza. L’organizzazione terrorista finanziata dall’Iran, devota alla distruzione di tutti gli ebrei del mondo, proseguì però nei suoi lanci. Le richieste di Israele all’Onu ottennero uno sbadiglio simile a quello che Goldstone ha dedicato al cittadino di Sderot David Bedein quando è andato alla seduta del Comitato per testimoniare le sofferenze della gente del suo Paese.
In secondo luogo, il richiamo continuo alla legge internazionale che si fa in tutto il rapporto, delle cui bugie ci occuperemo fra un momento, ignora i crimini di Hamas, non mettendo in relazione la guerra col bombardamento cui ha sottoposto Israele. Solo Israele è sotto accusa e lo era fin dall’inizio, tanto che persino personaggi antisraeliani come Mary Robinson, commissaria Onu organizzatrice della Conferenza di Durban del 2001, hanno rifiutato di partecipare al comitato ritenendolo “non equilibrato”. È evidente invece che i principali violatori della Convenzione di Ginevra sono coloro che combattono sparando sui civili, usando strategicamente come scudo umano fisso le proprie donne e i propri bambini e travestendo i propri combattenti coi panni dei civili. Hamas, dunque. Insomma, Goldstone non risponde alla domanda del mondo contemporaneo su come combattere al di là della convenzione di Ginevra in situazioni, per esempio, come quelle descritte da noti inviati, in cui la gente terrorizzata veniva obbligata a proteggere gli uomini di Hamas restando prigioniera per far loro scudo nelle proprie case, nelle scuole, negli ospedali, nelle ambulanze. Goldstone condanna Israele per aver combattuto in una situazione di grande difficoltà in cui erano in gioco i civili, e dimentica che il quartier generale di Hamas era situato nei sotterranei dell’Ospedale Shiba, e che Israele non l’ha toccato benché ne facessero un uso cinico.
Da chi ha ricavato le proprie informazioni Goldstone, che accusa Israele di aver colpito volontariamente i civili e di aver fatto fra i 1200 e i 1400 morti? E sono verificabili? La risposta è che il rapporto è pieno di bugie consapevoli. La commissione era già formata in origine da personaggi come la professoressa di Diritto Christine Chinkin che, prima dell’inchiesta, aveva «rifiutato categoricamente» il diritto di Israele all’autodifesa e che, sempre in anticipo, aveva dichiarato Israele «aggressore e perpetratore di crimini di guerra».
Se si va a guardare da vicino le fonti consultate, troviamo che molte non sono identificabili. Le altre, sono semplicemente le Ong antisraeliane più politicizzate: Betzelem e il Palestinian Center for Human Rights sono citate 70 volte, l’organizzazione palestinese Al Haq altre 30, e così via.
L’assunzione che siano stati colpiti intenzionalmente luoghi e persone appartenenti al mondo civile, fa uso di errori fattuali: Abdullah Abdel Hamid Muamar, 22 anni, ucciso, viene definito dal Palestinian Center “uno studente”, dunque un civile. Anche Human Rights Watch, un’altra delle fonti preferite, ne fa una vittima innocente, ma secondo una pubblicazione delle Brigate Al Qassam, Muamar era un membro di Hamas, e appare sul un website arabo mentre regge un missile Qassam. Secondo una ricerca dell’esercito israeliano, 564 morti erano membri armati di Hamas, 100 erano della Jihad Islamica; i membri del Fatah, pure presenti, non sono contati, e i poliziotti del regime di Hamas, categorizzati come civili, erano per l’84% parte del meccanismo di sicurezza di Hamas; fra loro, Muhammad el Dasuqi, un membro del Comitato della Resistenza, era per esempio probabilmente uno di terroristi che attaccò un convoglio dell’ambasciata Usa nel 2003.
L’attacco alla scuola dell’Onu nel campo profughi di Jabaliya, che all’inizio fu indicato come una grande strage, fu poi smentito: la scuola, anche secondo fonti locali, non fu in realtà attaccata, l’esercito sparò a una struttura nei dintorni, dove si erano acquartierati i militanti di Hamas.
In realtà, il Centro Interdisciplinare di Herzliya sostiene, secondo i dati riportati dal giornalista Ben Dror Yemini, che fra il 63 e il 75% dei colpiti sono stati uccisi perché erano coinvolti nella guerra. Erano circa 900 persone, e a questi vanno aggiunti, purtroppo, i civili usati come scudi umani. Hamas è il vero colpevole di crimini di guerra.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=383265&START=0&2col=