Via Ripetta, torna fra i banchi il professore che negò la Shoah
di Chiara Righetti
L’amarezza dei colleghi: “Assurdo ritrovarlo proprio qui”. Lui ribatte: “Sono sereno”
ROMA – Giacca scura e cartellina, il professor Roberto Valvo varca deciso il portone della scuola. Da lunedì ha di nuovo lezione regolarmente, 18 ore al liceo artistico Ripetta. Per l‘insegnante accusato di aver detto, tra l‘altro, che «gli ebrei non sono italiani» e che la Shoah «è stata un po‘ una montatura», la sospensione decisa dopo un‘ispezione del Provveditorato è finita a metà maggio. E col nuovo anno, il suo nome è tornato a figurare fra gli altri nel prospetto degli orari.
In sala professori c‘è amarezza, e la sensazione di essere stati presi in giro: «Pensare che siamo stati ricevuti dal presidente della Camera per l‘anniversario delle leggi razziali. Fu Fini a dirci, nel corso del colloquio, “meno male che quell‘insegnante è stato rimosso”. È assurdo che l‘abbiano rimandato proprio qui». «Persone così non dovrebbero insegnare». Le voci si rincorrono, come quella di un ulteriore episodio di antisemitismo venuto alla luce solo dopo l‘ispezione dell‘Ufficio scolastico regionale: «Pare che in terza C abbia fatto l‘appello, chiedendo ai ragazzi se nelle loro famiglie c‘erano ebrei». Ma non mancano gli attestati di solidarietà: «Valvo è un amico, se così posso definirlo. E ha subito un‘eccessiva gogna mediatica».
In questi giorni il liceo ha altri problemi: le classi troppo numerose, la palestra da ristrutturare. Quelli sul caso-Valvo sono «atti riservati», e la scuola si limita a ribadire di aver preso atto di «una decisione ministeriale». L‘unico margine è stata la scelta di assegnare il prof negazionista ad altre sezioni, con sollievo dei suoi ex alunni che commentano: «Se tornava qui, ci toccava scrivere a Napolitano». Ma se ne parla lo stesso nei capannelli all‘uscita: «Tra scioperi e assemblee eravamo riusciti a farlo cacciare, non ci aspettavamo certo di ritrovarlo qui».
All‘ultima campanella Valvo esce sorridente. «Sono amato, rispettato», dice. Ha scelto lei di cambiare sezione? «Non sono un reo che debba chiedere di andarsene. Io sono sereno, sono stato a casa 5 mesi e 15 giorni». A stipendio pieno? «No, con delle trattenute – che io chiamo furti. L‘assurdo è che avrei già l‘età per la pensione, questi sono i miei due anni di proroga. Il primo me l‘hanno fatto passare a casa, per la denuncia di un padre di famiglia». Non fu la preside a denunciarla? «No, lei dopo si è accodata». Le ragioni? «Subcultura, ignoranza. E certi giornali che fanno di tutto per vendere più copie». Sul merito però «non parlo, anche perché la questione penale è ancora aperta. Dico solo che ho la coscienza pulita, non ho perso il sonno. Non so se “loro” abbiano dormito altrettanto tranquilli».
(L’espresso local, 17 settembre 2009)
#1Branka Nicija
Valvo, Valvo… Ho conosciuto un’avvocatessa Valvo, sono siciliani di non so dove vicino a Catania… Ma nulla di che, sono fascistelli romantici all’acqua di rose, nulla di reale… Bisogna dirgli che se gli ebrei non sono italiani, non lo sono neanche i siciliani, punto e basta! Tanto rumore per nulla. Ma non si vede allo specchio Valvo che è ridicolo?
#2un ebreo italiano
sisi ridicolo è ridicolo ma io a questo se mi passa casualmente sotto le mani gliele ammollo due carezze…