Era candidato alla Direzione dell’organizzazione Onu per la cultura
Hosni ammette: «Aiutai i dirottatori». E l’Unesco sceglie la bulgara Bokova
Nel 1985 l’attuale ministro della Cultura egiziano ha coperto la fuga dei 3 palestinesi dell’Achille Lauro
MILANO – La candidata bulgara, l’ex ministro degli Esteri Irina Bokova, sarà la nuova presidente dell’Unesco, prima donna alla guida dell’organizzazione Onu per l’Educazione, la Scienza e la Cultura. Bukova quindi si aggiudica il posto a cui era candidato anche il ministro della Cultura egiziano, Farouk Hosni. Sul politico egiziano si sono sollevate in questi giorni grandi polemiche, con accuse per il ruolo avuto nel 1985 nella protezione dei dirottatori palestinesi della nave Achille Lauro. E oggi lo stesso Hosni ha ammesso di avere avuto una parte in quella vicenda, raccontandone i particolari. All’epoca dei fatti Hosni era direttore all’Accademia d’Egitto a Roma «in veste di diplomatico». Citato oggi dal sito di notizie panarabo Elaph, il ministro ha affermato che l’11 ottobre 1985 «i servizi segreti egiziani attuarono un piano diversivo» per sottrarre all’autorità italiana tre dei dirottatori, tra cui il loro leader Abu Abbas, arrivati a Roma a bordo di un aereo egiziano diretto a Tunisi ma intercettato da caccia Usa e costretto a tornare a terra.
«PRESI TEMPO CON IL PROCURATORE» – «I servizi segreti dissero di voler ospitare i passeggeri in accademia e io detti ordine di preparare 17 stanze, mentre giunsero solo 14 persone – ha raccontato Hosni -. Poi venne da me il procuratore italiano, che voleva a tutti i costi mettere in imbarazzo l’Egitto, e chiese di interrogare i (passeggeri) non egiziani, ma risposi che in accademia c’erano solo ospiti egiziani». «Sentii allora che avevo inconsapevolmente commesso un errore – prosegue – così mi consultai con l’ambasciatore egiziano, ma per fortuna avevo detto al procuratore italiano che in accademia c’erano solo egiziani». Il ministro della cultura aggiunge: «I servizi segreti avevano invece lasciato i tre palestinesi a bordo dell’aereo e mi fu chiesto di prender tempo fino a fine giornata con il procuratore, che chiedeva che gli consegnassi i passaporti (dei passeggeri ospitati in accademia)». Grazie a questo stratagemma, conclude Hosni, «l’aereo decollò indisturbato dall’aeroporto di Roma. E solo quando quest’ultimo si trovava ormai al sicuro, consegnai i passaporti al procuratore italiano che però non trovò nulla».
#1Emanuel Baroz
Unesco: Hosny battuto, vince la candidata bulgara Bokova
(ANSA) – ROMA, 22 SET – ‘Esprimiamo la nostra soddisfazione per la vittoria della candidata bulgara Irina Bokova sul candidato egiziano Farouk Hosni alla Direzione dell’Unesco’: lo dice Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera.
‘Da mesi, la candidatura di Hosni si prospettava come un’ombra sul ruolo che dovrebbe svolgere l’Unesco rispetto alla promozione della cultura nel mondo – dice Nirenstein -: Hosni, infatti, aveva espresso nel passato posizioni pesantemente antisemite e anti-occidentali, pur rivestendo (e da ben 22 anni!) l’importante ruolo di Ministro della Cultura egiziano.
Hosni aveva fatto ripubblicare in Egitto i Protocolli dei Savi di Sion, aveva dichiarato il proprio disprezzo per la cultura ebraica e l’aveva cancellata dal suo paese con tutte le sue forze, aveva promosso la diffusione di tesi negazioniste dell’Olocausto e aveva anche boicottato e censurato autori arabi co lpevoli di aver scritto testi che non combaciavano con le sue idee. Siamo lieti che un candidato come Hosni non sia stato accettato dal consesso internazionale, pur rispettando il suo paese e il suo popolo dalla cultura millenaria: Hosni e’ stato bocciato grazie alla profonda consapevolezza, espressa anche dai molti deputati italiani di tutte le parti politiche che hanno firmato il nostro appello al Consiglio Esecutivo dell’Unesco, che la cultura debba avere un carattere aperto e universale. E’ una vittoria della coscienza civile. Ci congratuliamo infine – conclude Nirenstein – con la neo Direttrice Irina Gueorguieva Bokova, la prima donna a ricoprire questo importante ruolo’.
#2Emanuel Baroz
Dietro il voto per l’unesco
A Parigi sconfitta la realpolitik
Era assolutamente inattesa, fino a pochi giorni fa, l’elezione di Irina Gueorguieva Bokova alla direzione dell’Unesco. E ancor di più la cocente sconfitta di Farouk Hosni, sostenuto da uno schieramento internazionale cementato dalla realpolitik. Sembrava inattaccabile la candidatura al vertice di un organismo culturale dedito alla tolleranza e alla custodia dell’immenso patrimonio culturale dell’umanità di un uomo che voleva sistematicamente escludere gli israeliani (e persino gli «ebrei» tout court) da questo patrimonio comune. Le rivelazioni sulla sua biografia e sulle sue sistematiche dichiarazioni in odor di antisemitismo sembravano insufficienti a minare la compattezza di chi aveva sostenuto, accettato, o subìto obtorto collo, il nome di Hosni. E invece no.
Sarà perché la soglia dell’accettabilità era stata ampiamente oltrepassata, sarà per la resipiscenza di chi pensava si potesse sorvolare sulla smodatezza con cui Hosni aveva auspicato di «bruciare» personalmente i libri israeliani, fatto sta che la candidatura di una donna impegnata sul fronte dei diritti umani, sulla difesa della democrazia, sulla battaglia per l’eguaglianza tra i sessi, la bulgara Bokova, è apparsa più credibile, più adatta a quel ruolo così delicato e cruciale.
Ha perso l’arroganza di chi ha voluto imporre un candidato dalla biografia impresentabile. Ha perso l’acquiescenza dei governi occidentali (compreso quello italiano) convinti, puntando sul nome sbagliato, di aprire una porta di dialogo con il mondo arabo. Ha perso la stessa ragion di Stato israeliana, alla ricerca di un buon rapporto con l’Egitto di Mubarak fino al punto di assecondare la scelta di un uomo che ha ripetutamente tuonato contro l’eccesso di influenza «ebraica» sul sistema mondiale dei media e ha favorito la diffusione nel mondo arabo dei famigerati «Protocolli dei savi anziani di Sion». Ha vinto la ragione sociale dell’Unesco, che non tollera discriminazioni, pratiche censorie e bavagli alla cultura libera. Da Parigi arriva perciò una buona notizia. E si rafforza, finalmente, la convinzione che non si possa pronunciare qualunque nefandezza senza doverne pagare dazio. Ora a Irina Bokova la responsabilità di rappresentare non la diga per arginare il peggio, ma la scelta giusta nel posto giusto. La sua biografia, a differenza di quella di Hosni, induce all’ottimismo.
Pierluigi Battista
http://www.corriere.it/editoriali/09_settembre_23/battista_c391caec-a806-11de-94a2-00144f02aabc.shtml