Netanyahu all’Onu: “Non avete vergogna?”

 
Emanuel Baroz
27 settembre 2009
31 commenti

Netanyahu all’Onu: “Non avete vergogna?”

Il discorso di Bibi Netanyahu all’Onu in italiano


Discorso del Primo Ministro d’Israele, sig. Benjamin Netanyahu, alla 64a sessione dell’Assemblea Generale dell’ ONU.

New York, 24 settembre 2009 – Signor Presidente, Signore e Signori, circa 62 anni fa le Nazioni Unite riconobbero il diritto degli Ebrei – popolo antico di 3500 anni – ad un proprio stato nella patria dei propri antenati.Oggi sono qui come Primo Ministro di Israele, lo stato ebraico, e vi parlo a nome del mio paese e del mio popolo. Le Nazioni Unite furono fondate dopo la carneficina della seconda guerra mondiale e gli orrori dell’Olocausto. Avevano il compito di prevenire la possibilità del ricorrere di tali orrendi eventi. Nulla minaccia alla base quel compito essenziale più dell’attacco sistematico alla verità.

Ieri il Presidente dell’Iran era su questo stesso podio a sputare le sue ultime tiritere antisemite. Soltanto pochi giorni prima aveva ripetuto che l’Olocausto è una bugia. Il mese scorso sono stato in una villa in un sobborgo di Berlino chiamato Wannsee. Là il 20 gennaio 1942 dirigenti nazisti di alto grado si ritrovarono dopo un buon pasto a decidere come sterminare il popolo ebraico. Gli appunti dettagliati di quell’incontro sono stati conservati dai successivi governi tedeschi. Ecco qui una copia di quegli appunti, in cui i Nazisti davano istruzioni precise su come portare a compimento lo sterminio degli Ebrei. Si tratta di una bugia?

Il giorno prima di andare a Wannsee, a Berlino mi hanno consegnato i disegni originali per la costruzione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, dove furono assassinati un milione di Ebrei. Anche questa è una bugia?

Lo scorso giugno il Presidente Obama ha reso visita al campo di concentramento di Buchenwald. Il Presidente Obama ha reso tributo a una bugia?

E che dire dei sopravvissuti di Auschwitz che sulle braccia ancora portano tatuato il numero impresso loro dai Nazisti? Anche quei tatuaggi sono bugie? Un terzo del popolo ebraico morì in quell’inferno.

Quasi tutte le famiglie ebree furono colpite, inclusa la mia. I nonni di mia moglie, le due sorelle ed i tre fratelli di suo padre, e tutte le zie gli zii e i cugini furono assassinati dai Nazisti. Anche questa è una bugia?

Ieri su questo podio ha parlato l’uomo che dice che l’Olocausto è una bugia. A voi che avete rifiutato di venire qui ad ascoltarlo, e a voi che siete usciti in segno di protesta: sia lode a voi. Avete mostrato dirittura morale e onorato i vostri paesi.

Ma a voi che avete dato ascolto a questo negatore dell’Olocausto io dico a nome del mio popolo, il popolo ebraico, e di tutte le persone per bene in ogni parte del mondo: non vi vergognate? Non avete pudore? Appena sei decenni dopo l’Olocausto voi legittimate un uomo che nega che sei milioni di Ebrei siano stati assassinati e giura di eliminare lo stato ebraico.

Che vergogna! Che presa in giro della Carta dell’ONU!

Forse qualcuno di voi crede che quest’uomo e il suo odioso regime minaccino soltanto gli Ebrei. Sbagliate. La storia ha provato più volte che quando si inizia con l’attaccare gli Ebrei si finisce col travolgere anche gli altri.

Questo regine in Iran si alimenta di un fondamentalismo estremista che ha fatto irruzione sulla scena mondiale tre decenni fa, dopo essere rimasto latente per secoli.

Negli ultimi trenta anni questo fanatismo ha attraversato il globo con violenza omicida e con imparziale sangue freddo nella scelta delle sue vittime. Ha spietatamente macellato Musulmani e Cristiani, Ebrei e Induisti, e molti altri ancora.

Benchè abbiano diverse origini, gli aderenti a questa fede spietata vogliono riportare l’umanità al Medio Evo. Ovunque possono, costoro impongono una società irreggimentata e arretrata in cui le donne, le minoranze, i gay e chiunque non paia seguace della vera fede è brutalmente sottomesso.

La lotta contro questo fanatismo non è uno scontro di religioni nè uno scontro di civiltà. E’ uno scontro fra la civiltà e la barbarie, fra il 21° e il 9° secolo, fra coloro che glorificano la vita e coloro che glorificano la morte. L’arretratezza del 9° secolo non può tener testa al progresso del 21° secolo.

Il richiamo della libertà, il potere della tecnologia, l’ampiezza della comunicazione vinceranno sicuramente. Il passato non può davvero trionfare sul futuro. E il futuro offre a tutti i popoli magnifiche riserve di speranza. Il progresso avanza a velocità esponenziale.

Sono passati secoli fra la macchina da stampa e il telefono, decenni fra il telefono e il personal computer, soltanto pochi anni fra il personal computer e internet. Quello che pochi anni fa sembrava irraggiungibile oggi è già obsoleto, e a malapena possiamo immaginare le evoluzioni future. Troveremo la chiave del codice genetico. Cureremo l’incurabile. Allungheremo la vita. Troveremo una alternativa economica ai combustibili fossili e ripuliremo il pianeta.

Sono orgoglioso che il mio paese, Israele, sia all’avanguardia in questo progresso e traini l’innovazione nelle scienze e nella tecnologia, in medicina, biologia, agricoltura e acqua, energia e ambiente. Ovunque si sviluppino, queste innovazioni offrono all’umanità un futuro illuminato da promesse mai immaginate prima
. Ma se il fanatismo più primitivo ottiene le armi più micidiali, la direzione della storia può invertirsi per un periodo di tempo. E come avvenne con la tardiva vittoria sul Nazismo, le forze del progresso e della libertà vinceranno soltanto dopo che l’umanità avrà pagato un terribile prezzo in sangue e in beni.

E’ per questo che il maggiore pericolo oggi per il mondo è il coniugarsi del fanatismo religioso con le armi di sterminio di massa.

Il compito più urgente per questo consesso è impedire che i tiranni di Teheran si impossessino di armi nucleari. Gli stati membri dell’ONU saranno all’altezza della sfida? La comunità internazionale saprà tener testa a un dispotismo che terrorizza il proprio popolo che coraggiosamente chiede libertà? Agirà contro i dittatori che hanno frodato apertamente le elezioni e sparato agli Iraniani che protestavano, soffocandoli nel loro sangue?

Si opporrà ai più pericolosi sostenitori e perpetratori di terrorismo al mondo? Soprattutto saprà la comunità internazionale impedire che il regime terrorista dell’Iran sviluppi armi nucleari, mettendo in pericolo la pace nel mondo intero? Gli Iraniani si stanno coraggiosamente opponendo a questo regime. Le persone di buona volontà in tutto il mondo sono dalla loro parte, come le migliaia di persone che stanno protestando qui fuori. Sarà l’ONU dalla loro parte?

Signore e signori, il giudizio sull’ ONU non è ancora emesso, ma gli indizi recenti non sono incoraggianti. Invece di condannare i terroristi e i loro protettori in Iran, qui alcuni hanno condannato le loro vittime.

E’ esattamente quello che ha fatto un recente rapporto ONU su Gaza, che ha messo sullo stesso piano i terroristi e le loro vittime. Per otto lunghi anni Hamas ha lanciato da Gaza migliaia di missili, mortai e razzi sulle città israeliane vicine. Anno dopo anno questi missili sono stati deliberatamente sparati sui nostri civili: l’ONU non ha votato neppure una condanna di questi attacchi criminali. Non abbiamo sentito una parola – neppure una – da parte del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU (istituzione dal nome quanto mai fuorviante).

Nel 2005 Israele, nella speranza di favorire la pace, si ritirò unilateralmente fin dall’ultimo centimetro di Gaza. Smantellò 21 insediamenti e trasferì più di 8000 Israeliani. Non abbiamo avuto pace. Abbiamo avuto invece una base terrorista sostenuta dall’Iran a 50 miglia da Tel Aviv. La vita nelle città e nei paesi vicini a Gaza divenne un incubo. Gli attacchi dei razzi di Hamas, vedete, non soltanto continuarono, ma si moltiplicarono per dieci.

Anche allora l’ONU tacque. Dopo otto anni di attacchi senza interruzione, Israele fu obbligata a rispondere. Come avremmo dovuto rispondere?

Beh, c’è un solo esempio nella storia in cui migliaia di razzi vennero sparati su una popolazione civile. Fu quando i Nazisti lanciarono razzi sulle città inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale. In quella guerra gli Alleati rasero al suolo le città tedesche, facendo centinaia di migliaia di morti.

Israele decise di comportarsi diversamente. Di fronte a un nemico che commetteva un doppio crimine di guerra perchè sparava su una popolazione civile riparandosi dietro a una popolazione civile, Israele tentò di condurre attacchi mirati contro i lanciarazzi.

Non era un compito facile, perchè i terroristi sparavano dalle case e dalle scuole, usavano le moschee come depositi di armi e trasportavano gli esplosivi sulle ambulanze. Israele, invece, cercò di ridurre al minimo i morti avvisando i civili palestinesi di lasciare le zone di attacco. Abbiamo lanciato innumerevoli volantini sulle loro case, mandato migliaia di SMS, chiamato migliaia di cellulari per chiedere alla popolazione di andarsene.

Nessun altro paese si è mai data tanta pena per allontanare dalla zona di pericolo la popolazione civile nemica. Eppure di fronte a un caso tanto chiaro di aggressione, chi ha scelto di condannare il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU? Israele. Una democrazia che si difende legittimamente dal terrorismo è moralmente impiccata e squartata, e per di più dopo un processo ingiusto.

In base a questi principi distorti, il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU avrebbe mandato alla sbarra Roosevelt e Churchill come criminali. Che perversione della verità. Che perversione della giustizia. Signori delegati all’ONU, intendete accettare questa farsa? Se lo fate, l’ONU tornerà ai suoi giorni più bui, quando i peggiori violatori dei diritti umani sedevano a giudicare le democrazie rette dalla legge, quando il Sionismo fu considerato razzismo, quando una maggioranza automatica poteva dichiarare che la terra è piatta.

Se questa Assemblea non respinge la relazione del Consiglio, manda ai terroristi in tutto il mondo il messaggio che il terrore paga, che se lanci attacchi contro zone densamente popolate la fai franca.

E condannando Israele questa Assemblea sferrerebbe un colpo mortale alla pace. Ecco perchè. Quando Israele lasciò Gaza, molti sperarono che gli attacchi missilistici sarebbero cessati. Altri pensarono che, se non altro, Israele sarebbe stata legittimata all’auto-difesa. Quale legittimazione? Quale auto-difesa?

La stessa ONU che si rallegrò per l’uscita di Israele da Gaza e promise di sostenere il nostro diritto all’autodifesa ora ci accusa – accusa il mio popolo, il mio paese – di crimini di guerra ? E per che cosa? Per esserci difesi con senso di responsabilità. Che presa in giro! Israele si è giustamente difesa dal terrorismo.
Questa relazione squilibrata e ingiusta è un banco di prova per i governi. Vi schierate con i terroristi o con Israele? Dovete rispondere ora. Ora, non più tardi. Perchè se chiederete ad Israele di assumersi altri rischi per la pace, dobbiamo sapere -oggi- che domani sarete al nostro fianco. Soltanto se sappiamo di aver diritto a difenderci possiamo ancora correre altri rischi per avere la pace. Signore e Signori, Tutta Israele vuole la pace.

Ogni volta che un leader arabo cercò davvero la pace, noi abbiamo fatto pace. Abbiamo fatto pace con l’Egitto di Anwar Sadat. Abbiamo fatto pace con la Giordania di Re Hussein. E se i Palestinesi vogliono davvero la pace, io e il mio governo e il popolo di Israele faremo pace. Ma vogliamo una pace vera, difendibile, definitiva.

Nel 1947 questa Assemblea stabilì due stati per due popoli – uno stato ebraico e uno stato arabo. Gli Ebbrei accettarono la decisione. Gli Arabi la rifutarono. Chiediamo ai Palestinesi di fare finalmente quello che hanno rifutato per 62 anni: dire sì allo stato ebraico. Proprio come a noi si chiede di riconoscere uno stato nazionale palestinese, ai Palestinesi si deve chiedere di riconoscere lo stato nazionale degli Ebrei.

Gli Ebrei non sono conquistatori stranieri in Israele. Questa è la terra dei nostri padri. Sul muro di questo grande edificio è incisa la grande visione biblica della pace: ‘Le nazioni non alzeranno la spada sulle nazioni. Non conosceranno più guerra’. Queste parole furono dette dal profeta ebreo Isaia 2800 anni fa nel mio paese, nella mia città, sulle colline della Giudea e per le strade di Gerusalemme. Non siamo stranieri in questa terra. E’ la nostra patria.

Benchè così strettamente legati a questa terra, noi riconosciamo che ci vivono anche i Palestinesi, che vogliono una casa propria. Vogliamo vivere fianco a fianco con loro, due popoli liberi che vivono in pace, dignità e prosperità. Ma dobbiamo avere sicurezza.

I Palestinesi avranno tutti i poteri necessari per il pieno autogoverno, eccetto quei pochi poteri che possono essere un pericolo per Israele. Per questo uno stato palestinese deve essere de-militarizzato in modo reale. Non vogliamo un’altra Gaza, un’altra base terroristica iraniana sopra Gerusalemme e sulle colline a pochi chilometri da Tel Aviv.

Vogliamo la pace. Credo che la pace si possa raggiungere. Ma soltanto se respingiamo le forze del terrore, guidate dall’Iran, che vogliono distruggere la pace, eliminare Israele e scardinare l’ordine mondiale. La scelta per la comunità internazionale è se vuole tener testa a quelle forze, o vuole lasciar loro spazio. Più di 70 anni fa Winston Churchill denunciò la ‘riconfermata incapacità dell’umanità ad imparare’, la maluagurata abitudine delle società civili a dormire finchè il pericolo quasi le soffoca.

Churchill deprecò quella che definì ‘mancanza di previsione, indisponibilità ad agire quando è semplice e facile farlo, poca chiarezza di idee, confusione nelle valutazioni, finchè si arriva all’emergenza, finchè l’istinto di auto conservazione non alza la sua voce dissonante’.

Parlo qui oggi con la speranza che il giudizio di Churchill sulla ‘indisponibilità ad imparare dell’umanità’ si riveli questa volta errato. Parlo qui oggi con la speranza che impariamo dalla storia – che questa volta riusciamo a prevenire il pericolo.

Nello spirito delle parole eterne pronunciate da Giosuè oltre 3000 anni fa, siamo forti e d’animo coraggioso. Affrontiamo il pericolo, assicuriamo il nostro futuro e, col volere di Dio, costruiamo una pace che duri nelle generazioni future. . (traduzione di Laura Camis de Fonseca)

Thanks to Informazione Corretta & Camillo

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  • #1bimba

    mi costa ammetterlo ma questo è uno dei più bei discorsi che abbia mai sentito. complimenti a Netanyau da una filopalestinese

    29 Set 2009, 13:10 Rispondi|Quota
    • #2Emanuel Baroz

      Cara bimba, anche se ci risulta difficile capire bene cosa voglia dire essere filopalestinesi al giorno d’oggi, gli interventi come i tuoi sono e saranno sempre benvenuti su questo sito

      29 Set 2009, 15:18 Rispondi|Quota
  • #3bimba

    te lo spiego subito: mi sono sempre chiesta quando gli ebrei hanno deciso di tornare in palestina non hanno messo in conto che durante la loro diaspora la terra fosse rimasta vuota ad aspettarl,che un altro popolo l’avesse occupata nel frattempo?è questo che vuol dire essere filopalestinesi e è diverso dall’essere antisemiti o negare la shoa grazie per il complimento

    29 Set 2009, 15:59 Rispondi|Quota
  • #4Lello Hulk

    Cara Bimba sinceramente, se un primo ministro di un futuro stato Palestinese facesse un discorso del genere, non mi costerebbe niente ammettere che non solo sarebbe uno dei più bei discorsi di pace sentiti, ma addirittura diventerei oltre filo israeliano anche filo palestinese.
    Adesso provaci tu.

    29 Set 2009, 16:13 Rispondi|Quota
  • #5AlbertoPi

    Credo che ci sia un problema di fondo: in realtà gli Ebrei non se ne sono MAI andati via dalla Terra di Israele: una piccola enclave è sempre rimasta lì, e quindi a pieno titolo il popolo ebraico rivendica il proprio diritto ad tornare ad abitare quella terra!

    29 Set 2009, 18:17 Rispondi|Quota
  • #6bimba

    ma prima del 48 no c’era lo stato di israele!e poi non dimentichiamo che gli arabi ,conquistata la terra santa hanno permesso a ebrei cristiani e musulmani di vivere in pace. consiglio a tutti di leggere l’amico ritrovato di frede uhlmann,in particolare la discussione tra il padre di hans e un sionista

    29 Set 2009, 18:28 Rispondi|Quota
    • #7Emanuel Baroz

      E cosa c’entra scusa?! Gli ebrei essendo rimasti lì anche quando non c’era nessun altro, hanno tutti i diritti di questo mondo per ribadire il proprio diritto a vivere in quella regione!……e per quanto riguarda il fatto che sotto la dominazione araba (……) gli ebrei abbiano potuto vivere in pace basterebbe conoscere la storia del massacro di Hebron per cambiare idea….forse

      30 Set 2009, 00:24 Rispondi|Quota
  • #8bimba

    guarda che gli ebrei che sono rimasti lì sono una minima parte. come ti sentiresti se bussassero allla casa dove vivi da secoli e ti dicessero di abbandonarla perchè ci vivevano i loro avi? io gli sbatterei la porta in faccia

    30 Set 2009, 12:15 Rispondi|Quota
    • #9Emanuel Baroz

      ma non è vero! Oltretutto quella regione è rimasta disabitata per secoli!

      1 Ott 2009, 10:15 Rispondi|Quota
    • #10Emanuel Baroz

      Gli arabi non hanno abitato a lungo in modo stabile la Palestina.

      Continuativamente, solo poco più di un secolo. Per quattro secoli, dal 1516 al 1918, la Palestina è stata una negletta provincia turca quasi disabitata, consegnata dall’incuria dei governi di Istanbul alla sabbia del deserto e alle paludi. La Palestina (meglio conosciuta in quei secoli come “provincia di Damasco” e comprendente l’attuale Israele, Cisgiordania, Giordania, Libano e parte della Siria) incomincia a essere “restaurata” solo a partire dalla seconda metà dell’800, quando i primi pionieri ebrei, giunti dall’Impero zarista, creano qualche occasione di lavoro, capace di attirare lavoratori di altre province turche, come la Siria, l’Iraq, l’attuale Giordania (creata artificialmente, a tavolino, solo nel 1921), lo stesso Egitto. Maggiori occasioni lavorative si sviluppano tra la prima e la seconda guerra mondiale, sia per l’occupazione britannica che per le fatiche dei contadini ebrei, con i loro aranceti e le terre acquistate a caro prezzo dagli sceicchi arabi e strappate alla sabbia, e al conseguente indotto. Che oggi i palestinesi, cioè i pronipoti dei tanti lavoratori arabi giunti in Palestina un secolo fa, esistano e abbiano acquisito una coscienza nazionale, prima del tutto inesistente, è vero.

      Che abbiano diritto a un loro territorio e a un loro Stato autonomo oltre alla Giordania, dove più dei due terzi degli abitanti sono palestinesi, è ormai altrettanto accettato. Ma non è falsando la Storia che questi diritti diventano più sicuri.

      http://www.focusonisrael.org/2008/01/18/patria-palestinesi-stato-ebraico-israele/

      1 Ott 2009, 10:18 Rispondi|Quota
  • #11Adriano

    Ho letto tutto il discorso in un fiato, finalmente pane al pane e vino al vino in faccia all’assemblea dell’ onu, della quale, la parte che non è musulmana è comunque osequoasa al dio petrolio.E comunque sempre attenti a non toccare la grande sensibilità musulmana, mentre loro dove comandano si comportano come i peggiori tiranni.Questa volta bravo Netanyau.

    30 Set 2009, 12:19 Rispondi|Quota
  • #12bimba

    io non ce l’ho con la minima parte degli ebrei che sono rimasti sempre li ma quelli che sono emigrati nel 48

    30 Set 2009, 12:31 Rispondi|Quota
  • #14bimba

    Intervista a Saleh Zaghloul, presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Liguria

    Per cominciare, israeliani e palestinesi sono in conflitto da 55 anni: può aiutarmi a capire come possa originarsi tanta inimicizia fra due popoli?

    E’ difficile raccontare la storia con la “S” maiuscola, come si trattasse di una sequenza logica di eventi oggettivi, soprattutto quando di questa storia si è parte vivente. Non c’è logica nella guerra e nella sofferenza, né si possono raccontare la morte e l’ingiustizia con voce distaccata. Se vuole, posso provare a raccontarle la mia storia, ma voglio precisare che io sono stato molto fortunato rispetto alla gran parte dei miei compatrioti e che personalmente non nutro alcun sentimento ostile verso gli israeliani, molti dei quali già oggi sono amici del popolo palestinese e piangono all’idea di un muro per dividere le due genti, come quello proposto dai “finti pacifisti”.

    L’intifada
    Va bene: allora mi racconti la sua storia.

    A Lod, che è una delle città occupate da Israele nel ’48, la mia famiglia viveva in pace: mio nonno aveva costruito una casa per il suo figlio maggiore, mio padre, e un’altra, mattone dopo mattone, ne stava costruendo per il fratello di mio padre. Era proprietario di terreni che aveva reso fertili e che coltivava, ed era molto orgoglioso d’aver potuto acquistare la prima “Ford” venduta in Palestina; le sto parlando del frutto del lavoro d’una vita intera. Ma nel ’48 perse tutto in un solo istante: dovette fuggire, con tutta la famiglia, per scampare ai massacri che bande armate di israeliani stavano sistematicamente compiendo nel corso della guerra. E’ strano pensare che fuggivamo da quelli che per noi erano i terroristi: la cultura del terrore c’era stata del tutto estranea, fino ad allora.

    E dopo la fuga da Lod, che accadde?

    A Ramallah, dove arrivammo dopo la fuga, la mia famiglia aveva ricominciato a lavorare sodo, e mettevamo da parte i risparmi per costruire una nuova casa. Avevamo già gettato le fondamenta ed alzato i muri portanti quando nel 1967 Ramallah fu occupata militarmente da Israele. Seppi da mio padre che dovevamo lasciare anche quel posto e mi sentii un bambino a cui stavano rubando il futuro. La mia famiglia si divise: mio papà, che temeva per la nostra incolumità, ci portò in un campo profughi in Giordania, ed io non rividi più mio nonno, perché lui decise di rimanere. Quella era la terra dove era nato e lì intendeva morire

    Però, fin dal loro primo insediamento, gli israeliani hanno dovuto far fronte agli attacchi degli arabi che volevano cacciarli e che minacciavano la loro distruzione: non le pare fosse una buona ragione per considerarvi dei nemici?

    Le cose sono andate diversamente. Nei paesi arabi confinanti con Israele ci sono stati tanti demagogici proclami d’ostilità, che ho sempre trovato inutili e dannosi, e da essi sono anche partiti alcuni attacchi di “fedayn” palestinesi che volevano combattere chi aveva costretto alla diaspora il loro popolo, occorre non dimenticare che ancora oggi più di mezzo milione di palestinesi sono costretti a vivere in Libano perché non hanno più una loro terra, ma nessun esercito arabo ha mai attaccato per primo Israele.

    Arafat
    E allora la “guerra dei sei giorni”, nel 1967?

    La guerra dei sei gironi è un esempio di ciò che oggi molti chiamano una guerra preventiva. Israele si sentiva minacciato dalla presenza, nei paesi confinanti, dei nuclei di Fatah, l’organizzazione fondata da Arafat che dal ’65 aveva intrapreso la via della guerriglia, e così attaccò chi riteneva potesse proteggerli. Comunque altro che sei giorni, gli bastarono sei ore per sbaragliare gli eserciti avversari ed occupare a tempo indefinito Golan, Sinai e Cisgiordania, nonostante le soluzioni dell’ONU imponessero la restituzione immediata di quei territori. Vede, per comprendere davvero il significato di quanto è accaduto dal ’48 nel Medio Oriente è indispensabile prendere coscienza di un fatto che ancora oggi è poco tenuto in considerazione. La potenza militare degli israeliani è da sempre schiacciante: nessuno degli stati confinanti ha mai potuto seriamente minacciare la sicurezza d’Israele, casomai è sempre stato evidente il contrario, e lo è tuttora. La modernità e la quantità di armi offerte ad Israele da Stati Uniti e Inghilterra, la quale avrebbe invece dovuto garantire a tutti eguali diritti, prima di lasciar liberi i territori su cui vantava un protettorato, fecero sì che nessuno stato dell’area potesse pensare di affrontare un conflitto armato, senza venire duramente sconfitto.

    Mi diceva prima che lei non crede nel piano di pace che prevede la divisione dei vostri due popoli per mezzo d’un muro fortificato, al fine di proteggervi da reciproche violenze?

    Ma come si può pensare che un muro, un simbolo così netto di forzata separazione, per quanto alto e massiccio lo si costruisca, possa porre fine a tanti anni di violenza; chi può credere assennatamente che dividere due popoli con cemento e filo spinato possa aiutarli a trovare la via della pace, e del dialogo, dopo tante incomprensioni? Ma via: siamo seri!

    La pace si raggiunge col dialogo e col rispetto degli impegni presi, con lo sviluppo economico e la crescita culturale.

    Lei pensa che Arafat possa ancora avere un ruolo importante in un tale processo di pace o è davvero troppo compromesso col terrorismo come sostiene Sharon?

    Io credo che accusare Arafat di non volere la pace sia un alibi inventato da chi la pace proprio non la vuole e cerca di rendere più difficile il suo raggiungimento. E’ Arafat che ha spinto la maggioranza che lo sostiene ad approvare i cambiamenti alla costituzione per istituire la carica di primo ministro, che prima non esisteva, da affidare ad Abu Mazhen, proprio come richiesto da Israele.

    Abu Mazhen non può né penso voglia proseguire il suo cammino senza Arafat.

    E poi, vede anche in questo caso che disparità di trattamenti? Le pare sia riconosciuta uguale dignità alle due parti in causa? L’Autorità Palestinese potrà mai porre condizioni uguali a quelle poste da Israele, con l’avvallo della comunità internazionale? Potremmo mai dire agli israeliani quali cambiamenti istituzionali operare e magari anche scegliere al posto loro un primo ministro con cui dialogare? La verità è che Israele continua a rinviare l’applicazione di accordi già presi e non intende chiedere ai propri coloni sul territorio palestinese di abbandonare l’occupazione. Se voi poteste vedere una cartina della Cisgiordania com’è oggi, vedreste uno stretto lembo di terra circondato dai confini militarizzati d’Israele, penetrato in ogni direzione da lunghe arterie militari fortificate e vedreste anche quello che io chiamo l’effetto isola, dovuto agli insediamenti dei coloni, cioè: quello che dovrebbe essere il territorio palestinese libero, è null’altro che un arcipelago di piccole isole palestinesi perso nel mare di Israele, che, per altro, continua a controllarne le dogane e le vie di comunicazione.

    Ariel Sharon
    Ma allora come si arriva alla pace?

    Con il riconoscimento di uguali diritti per tutti, con il dialogo, con lo sviluppo sociale ed economico che sollevi il popolo palestinese dalla povertà e dalla disperazione in cui oggi versa. Sono la fame, la quotidiana sopraffazione, l’umiliazione politica e sociale che spingono tanti palestinesi a provare odio e ad aderire ai fanatismi degli estremisti. Ma i Palestinesi hanno una grande tradizione laica e democratica e, in condizioni diverse, il terrorismo si dissolverebbe in Palestina come neve al sole.

    E poi, sa che le dico? L’Unione Europea ha in mano la soluzione del problema. Se accettasse fra i propri membri Israele e la Palestina, sarebbe la fine di ogni conflitto, la garanzia di uguali diritti per tutti, l’inizio di una nuova era dove Israeliani e palestinesi possano finalmente camminare fianco a fianco. Dobbiamo crederci per il futuro dei nostri figli, i figli della Palestina e quelli di Israele.

    30 Set 2009, 14:31 Rispondi|Quota
    • #15Emanuel Baroz

      ma dai! Saleh Zaghloul della CGIL!|!!! Ma che credibilità può avere un personaggio del genere?!

      1 Ott 2009, 10:24 Rispondi|Quota
  • #16adriano

    La storia della nascila di israele è molto complicata credo, solamente datare l’inzio storico di questo conflitto crea dei problemi.
    Comunque nessuno mi ha spegato quando l’onu ( lo scrivi di proposito in piccolo) ha proposto nel ’47 due popoli per due stati Israele ha accettato mentre i paesi arabi hanno rifiutato??? Credo che sarebbe stato un bel inizio per entrambi.Ma tanto per cambiare gli arabi hanno preferito pensare ad una soluzione di forza e cioè tuti gli ebrei … in mare!

    1 Ott 2009, 11:32 Rispondi|Quota
  • #17bimba

    e allora dimmi come mai i palestinesi sono stati costretti ad abbandonare le loro case nel 48? tu saresti contento d abbandonare la tua casa? non credo

    1 Ott 2009, 12:30 Rispondi|Quota
    • #18Emanuel Baroz

      la maggior parte dei cittadini musulmani che abitavano quella regione se ne andò seguendo il consiglio dei propri fratelli arabi che assicurarono loro che in breve avrebbero conquistato tutta quella terra ed avrebbero “ributtato a mare” tutti gli Ebrei

      1 Ott 2009, 17:57 Rispondi|Quota
  • #19Alberto Spano

    Mi spiegate una cosa, come è possibile che lo stato d’Israele è nato grazie all’Onu il 14/5/48 e nello stesso tempo l’Onu è contro Israele? Come è possibile?

    2 Ott 2009, 07:45 Rispondi|Quota
  • #20bimba

    “Mio padre detestava il sionismo,che giudicava pura follia.la pretesa di riprendersi la palestina dopo 2000 anni era assurda,come se l’italia accampasse diritti sulla germania perchè un tempo era stata occupata dai romani.inoltre ciò avrebbe provocato immani e inutili spargimenti di sangue perchè gli ebrei si sarebbero scontrati con tutto il mondo arabo”
    Fred Uhlmann
    l’amico ritrovato

    2 Ott 2009, 12:50 Rispondi|Quota
  • #21Alberto Spano

    Grazie Israele di esistere!!!

    2 Ott 2009, 23:17 Rispondi|Quota
  • #22ariel arbib

    Qulcuno ha scritto che ‘la terra è di chi la sa far germogliare e rifiorire’ beh,è indubbio che Israele in questo ci sia riuscito.
    Mio nonno materno, si chiamava Meir, nacque a metà dell’800 a Tiberia, sul lago di Tiberiade da una famiglia povera di Ebrei,un nucleo autoctono di quelle numerose famiglie che non si staccarono mai da Israele, discendenti degli Ebrei sconfitti e dispersi in parte dai Romani dopo le guerre Judaiche, narrate dall’ebreo Giuseppe Flavio.
    Nonno Maier, fu inviato ventenne dalla sua famiglia, a cercar fortuna presso parenti in Cirenaica. Si stabilì di lì a poco a Tripoli,dove conobbe mia nonna Nazli che sposò,generando nove tra figli e figlie.
    Una di queste Ester,mia madre, sposò Roberto mio padre,lui figlio di una stirpe ebraica che a Tripoli risiedeva dalla notte dei tempi.
    Vi racconto questo antefatto,perchè i 45.000 Ebrei di Libia non ci sono più!!! Così come i 180.00 Ebrei egiziani,così come le centinaia e centinaia di migliaia di Ebrei, siriani,libanesi, irakeni, yemeeniti, tunisini, algerini marocchini ecc. ecc.Un milione e mezzo di persone costrette ad abbandonare le prorie case,le loro attività,spesso assolutamente vitali per le già povere economie di quei paesi,ma sopratutto costretti, dalla furia dei brutali e sanguinosi Pogrom ispirati dal nazionalismo e fondamentalismo arabo, ad abbandonare le loro tradizioni secolari, le loro Sinagoghe ed i loro cimiteri.Un esodo di proporzioni bibliche dimenticato e mai giustamente indennizzato.
    Israele ha saputo,anche in questo caso, accogliere, se pure con grandi difficoltà, ridando loro dignità e amore, tutti coloro i quali hanno deciso di ritornare, senza se e senza ma e sopratutto senza minimamente pensare di usarli,come ‘scudi politici’ come Libano, Giordania e Egitto invece fecero.
    Infatti, dal ’48 in poi,questi paesi “rari esempi di Democrazia” hanno incolpanto di qualsiasi cosa solo Israele, declassanto i loro “fratelli” palestinesi a livello di paria, costringendoli da 60 anni a vivere disumanamente in fatiscenti campi profughi e all’occorrenza, senza tanti complimenti,sterminandoli a migliaia come fece Re Hussein di Giordania nel 1970.

    3 Ott 2009, 17:45 Rispondi|Quota
  • #23gieffeemme

    Tutto vero Ariel, milioni di ebrei furono scacciati dalle loro case e molti uccisi, tantissimi trovarono rifugio nel neonato Iraele, così come é vero che molti arabi furono terrorizzati da bande ebraiche perché lasciassero le loro case (anche se il fenomeno viene esagerato in quanto quella azioni di terrore riguadavano più gli inglesi che gli arabi) e se ne potrebbe parlare a lungo.
    Ora, conoscete un qualche Stato che nasce senza ingiustizia? Che nasce senza che i confini lasciano fuori e dentro qualcuno di troppo?

    La nascita di uno Stato é sempre qualcosa di molto complesso Bimba ed il fenomeno non lo si può ridurre a racconti individuali, che per quanto tragici sono sempre semplificazioni. La nascita di uno Stato o il suo allargamento é sempre un fatto drammatico…vero che diverse minoranze ebraiche nel mondo non furono d’accordo con questa nascita, ma la nascita di Israele é certo un prodotto storico che va letto in tutta la sua complessità.

    Gli “Stati” sono una convenzione innaturale per la specia umana (che per sua natura non ha confini)…ma detto questo bisogna andare oltre e nonostante il dramma e le ingiutsizie distinguere il grano dalla crusca.

    Questa estate sono stato in vacanza in Trentino, poi nel Sud Tirolo…non hai idea di quanti lì ancora oggi si considerino collocati (a faorza) dalla parte sbagliata del confine. E infatti negli anni ’70 vi fu pure un fenomeno, per quanto debole, di terrorismo nazionalista, diciamo di irredentismo austriaco. Oggi quelle popolazioni sono ben contente di stare dentro al confine sbagliato, perché lo Stato che le ha assorbite tiene tutti buoni con la distribuzione di molti privilegi…ad esempio é questa una via d’uscita. Isarele ci ha pure provato, nonostante tutto quello che si dice, ma i campi confinanti nei quali i palestinesi vivonoi il peggiore deglia abbruttimenti sono su territorio degli Stati arabi, non israeliani.

    L’altra cosa che Bimba non consideri é che attraverso le correnti palestinesi e l’uso ideologico dell’islam…non si fa solo guerra ad Israele, ma si giocano anche le relazioni conflittuali tra Stati arabi, che sono davvero spietate. C’é una gara a divenire Stato egemone tra gli arabi (panarabismo) ed a volte tra i paesi mussumulmani (panislamismo) spietata ed in quetso caso Israele non é che un alibi…la cui cacciata diviene ora qui e ora là usata a slogan per farsi la guerra tra loro. Hanno bisogno di un Israele cattivo, hanno bisogno del nemico esterno cattivo e perfido per rinforzarsi all’interno e sfidare gli altri Stati arabi, ed é proprio in questo che sono molto simili ai nazisti (e non é un caso che nella seconda guierra m. alleati ai nazisti furono tutti gli Stati arabi).

    Gli interessi di alcuni Stati arabi, i loro finanziamenti in soldi ed armi ora all’una ora all’altra fazione terrostica o politica, sono il vero discriminante di quest’area, la vara ragione per la quale lì al momento non é possibile una soluzione “Tirolo-Alto Adige”…o altre enclave di cui il mondo dei “confini artificiali” é pieno.

    Poi in questo si mettano pure le terre strappate al deserto e tutto il resto, che é vero, ma senza ipocrisia per piacere. E soprattutto senza dividere il mondo tra popoli buoni e popoli cattivi, quando lo sono é perché in quella direzione li porta l’ideologia che i loro Strati e gli interessi delle loro classi diregenti vogliono così.

    Chiedo scusa per l’eventuale non voluta arroganza

    GFM

    5 Ott 2009, 09:53 Rispondi|Quota
  • #24bimba

    qui bisoagna chiarire una cosa. chi criica israele viene sempre accusato di nazismo . l’antisemitismo c’è e ci sarà sempre mma non venite adire che l’occidente è pro arabo!quelli che bruciano la bandiera israeliana non tengono agli arabi sono solo antisemiti e tengono a chiunque odi gli ebrei. ma se la controparte dei palestinesi non fossero gli ebrei sarbbe diverso.perchè nessuno dice degli arabi che vivono in pace con gli ebrei?o del capo hezbollah diventato ebreo per amore?o di quelli contrari alle loro dittature?se l’ebreo è rappresentato come il mostruoso sionista che tiene in pugno gli usa e mira al dominio del mondo,l’immagine degli arabi in occidente è del beduino velato con il corano in una mano e il detonatore nell’altra!l’occidente non è pro arabo

    5 Ott 2009, 12:13 Rispondi|Quota
  • #25Mirko

    x bimba
    infatti, l’ occidente non è pro o filoarabo, è semplicemente ANTISEMITA.
    ed è per questo che esiste ISRAELE.
    Sostieni che, il Sionismo, è una follia, avanzare pretese su una terra che, (a detta tua ) era nostra 2000 anni fà,é una follia?
    allora ti chiedo, qual’ è la soluzione?
    quella araba? ributtare tutti gli ebrei a mare, magari rimandare 5,5 milioni i israeliani,(ebrei) nei paesi di origine pre “48”? Magai in Europa, così, qualche presidente o primo ministro bigotto, dichiara gli ebrei nemici dello stato, e finisce il lavoro iniziato 70 anni fà…
    che ne dici potrebbe essere una soluzione per alleviare le sofferenze dei poveri palestinesi…

    5 Ott 2009, 18:20 Rispondi|Quota
  • #26bimba

    non l’ho detto io!era scritto nel libro l’amico ritrovato di fred uhlmann(un ebreo)io non voglio l’annientamento di israele ma è assurdo che dopo 60 anni i palestinesi non abbiano uno stato

    6 Ott 2009, 12:11 Rispondi|Quota
  • #27mirko

    x bimba
    avendolo citato credevo fossi d’ accordo con tale affermazione.
    per quanto riguarda l’ assurdità, del caso, sono pienamente d’ accordo con te,
    infatti trovo assurdo, più verosimilmente ABERRANTE, che in 60 anni, non ci sia mai stata una dirigenza palestinese o sedicente tale,( Arafat è nato al Cairo, Egitto),che non abbia mai voluto realmente la pace, ogni qualvolta, la leadership israeliana, cercava interlocutori palestinesi, per una pace duratura, ecco richiesta assurde,vedi Yerushalaim capitale del futuro stato palestinese, vedi il ritorno dei profughi, che da 50.000 che erano, sono nel frattempo diventati 5.000.000,( considera, che non c’è nessuno stato al mondo, che è in grado ovviamente di assorbire in incremento della popolazione del +80% del totale di tutta la popolazione), ovviamente se ci si siede ad un tavolo delle trattative, con l’ obiettivo di far fallire le trattative stesse, non potrà mai esserci un accordo, e mai uno stato palestinese, sono 60 anni che i palestinesi, addottano tale strategia, e ogni volta che Israele cerca degli interlocutori palestinesi, loro rispondono con gli attentati,vedi gli accordi di Oslo dove Rabin-Arafat, i palestinesi lanciavano i loro kamikaze sugli autobus, e nelle discoteche, e nei ristoranti israeliani, vedi le trattative di Camp David, Barak- e sempre Arafat, seconda intifada, e di nuovo Kamikaze, nei ristoranti sugli autobus e nelle discoteche. vedi ancora il ritiro unilaterale da Gaza, i palestinesi usano quel territorio, interamente amministrato dai palestinesi stessi, per lanciare razzi, obici di mortaio, contro i civili israeliani, e per rapire i soldati dentro i confini di Israele, Vedi Shalit.
    in 60 anni non si è arrivati alla costituzione di uno stato palestinese, semplicemente perchè, i palestinesi, non vogliono il loro stato, ma vogliono Israele, ovvero l’intero territorio, il motivo è semplice: se gli si dasse oggi uno stato palestinese, dovrebbero cominciare a lavorare e lavorare sodo,una per tutte, per rendere fertile la terra, NO!!! molto meglio combattere e strappare le terre già bonificate agli israeliani…
    non credo ci sia miglior modo per concludere, se non con la celebre frase di Golda Meir: “La guerra per questa terra finirà quando i Palestinesi ameranno i loro figli, così come noi amiamo i nostri”.

    7 Ott 2009, 11:21 Rispondi|Quota
  • #28gieffeemme

    Scrive Mirko: “in 60 anni non si è arrivati alla costituzione di uno stato palestinese, semplicemente perchè, i palestinesi, non vogliono il loro stato, ma vogliono Israele, ovvero l’intero territorio”
    NO dico io, non c’é lo stato palestinese perché sono le altre potenze arabe che non lo vogliono, o meglio sono le altre potenze che si contendono il ruolo egemone soffiando sulla questione palestinese.

    Scrive Mirko: “non vogliono il loro stato, ma vogliono Israele, ovvero l’intero territorio, il motivo è semplice: se gli si dasse oggi uno stato palestinese, dovrebbero cominciare a lavorare e lavorare sodo,una per tutte, per rendere fertile la terra, NO!!! molto meglio combattere e strappare le terre già bonificate agli israeliani…”
    NO dico io, questo sì che é un pregiudizio…razziale. Confondi le ideologie con gli uomini, gli interessi degli Stati con quelli delle persone. Chissà quanti arabi opensano che avrebbero tutto l’interesse a convivere e scambiare, ma non lo possono dire.

    9 Ott 2009, 10:09 Rispondi|Quota
  • #29mirko

    x gieffeemme
    nessuna generalizzazione ne pregiudizio, ovviamente si riferisce ai terroristi di hamas, jihad islamica, e una buona parte di al fatah, che dichiarano da loro bocca, non riconosceremo mai Israele,
    di certo non mi riferisco a quegli arabo israeliani, che vivono e lavorano in israele, e ne tanto meno a quella parte (anche se minoritaria) di palestinesi, che vivendo all’ interno dell’ autorità nazionale palestinese, vedrebbero di buon occhio un accordo definitivo, su la base della sicurezza e del riconoscimento reciproco…

    12 Ott 2009, 15:25 Rispondi|Quota
  • #30bimba

    avrei bisogno di unìinformazione:quel capo hezbollah di cui parlate nella sezione libano che si chiama aby ed è diventato spia degli israeliani sapete se ha scritto un libro?è in vendita?come si chiama?

    13 Ott 2009, 19:42 Rispondi|Quota
    • #31Emanuel Baroz

      Abbiamo provato a fare una ricerca già la volta scorsa che ce lo hai chiesto…ma non abbiamo trovato nulla. Forse qualcuno dei ns amici ti saprà aiutare

      14 Ott 2009, 16:14 Rispondi|Quota