Egitto: sequestrati 340 kg di esplosivi e armi diretti ai terroristi della Striscia di Gaza
Sinai, 12/10/2009 – Nel corso di due raid distinti nella penisola del Sinai la polizia egiziana ha sequestrato 340 kg di esplosivi e armi automatiche destinati alla striscia di Gaza.
(Fonte: Israele.net)
#1Emanuel Baroz
I TUNNEL DI GAZA: UN CRACK FINANZIARIO PEGGIO DELL’AFFAIRE MADOFF!
giovedì 8 ottobre 2009 alle ore 16.14
Avete avuto delle perdite finanziare a partire dalla crisi dei subprime del 2007? Il vostro portafoglio degli investimenti si è pesantemente ridotto a causa degli scandali stile Madoff? State pensando di far causa alla banca per avere un risarcimento? Non siete i soli tutto il mondo è paese (più o meno). In questo caso poi non sembrano esserci zone franche. Andiamo un po’ a vedere quello che succede nei territori mediorientali in cui si fa di tutto per differenziarsi dal nemico sionista, causa prima di tutti i disastri economici mondiali.
Siamo portati “naturalmente” a credere che nella Striscia di Gaza si muoia di fame e che i pochi dollari a disposizione servano per acquistare il pane e l’acqua. Eppure ci sono state delle opportunità d’investimento senza precedenti. Lo spiega bene Cabila Ghabin (una cittadina di Gaza), che ha, pensate un po’, raggranellato ben 12.000 dollari impegnando la propria auto e i propri gioielli e li ha investiti in quello che è considerato un vero e proprio business: la rete dei tunnel per il contrabbando che collega Gaza con l’Egitto.
E già, come ai tempi del proibizionismo in cui chi commerciava in alcolici diventava miliardario, in questa parte del mondo le caverne sotterranee, in cui accanto ai rarissimi formaggi e prosciutti (che invece fanno parte delle circa 14.000 tonnellate di aiuti alimentari che settimanalmente Israele dona agli abitanti di Gaza), passa proprio di tutto (automobili, motociclette ma soprattutto armi leggere e pesanti), diventano dei veri e propri “Fondi di investimento immobiliari”.
Con tanto di business plan, in cui si calcola quanti soldi occorrono per costruirlo e quanti denari si possono ricavare dai traffici illegali.
Peccato però che in tutti questi anni Hamas non abbia perso il vizietto di lanciare razzi verso Israele e che quest’ultima, dopo centinaia di Qassam e Katyuscia lanciati da questi paladini della liberazione dall’oppressione sionista, si sia decisa ad intervenire militarmente. Cosicché i bombardamenti dell’operazione Cast Lead hanno distrutto insieme a molti tunnel anche le speranze di migliaia di investitori.
Sì perché qui parliamo di circa 4.000 persone che a Gaza hanno affidato a questi “promotori finanziari” denari e titoli per circa 500 milioni di dollari. Una bella cifretta vero? Pensate un po’ a quanti generi alimentati si sarebbero potuti acquistare.
Il ministro dell’economia di Hamas, Ziad Zaza, in palese difficoltà, ha annunciato che è in corso un’operazione di restituzione del maltolto che riguarda, tuttavia, solo uno dei patron dei “Fondi comuni”, tal Ihab al-Kurd, il più importante. Purtroppo solo il 16,5% di quanto versato tornerà nelle tasche degli investitori.
Ma com’è stato possibile tutto questo? È la domanda che si pongono in quelle zone migliaia di persone, essendo quasi tutto il resto del mondo assai miope sulle sorti dei finanziamenti internazionali che arrivano a Gaza e dintorni. Samir Abdullah, ministro per l’Autorità Palestinese, schiettamente ammette: “Non c’è trasparenza, nessuna registrazione pubblica, nessun tipo di regolamento e meccanismo che possa dare la certezza che quel denaro appartenga a una determinata persona. Hamas riesce a ottenere un reddito consistente dal contrabbando di armi nei tunnel”.
A questo punto viene la curiosità di conoscere quali sono stati i piani di accumulo e i relativi rendimenti. Scopriamo che a fronte dei fruscianti bigliettoni verdi erano promessi dividendi mensili pari al 10%, in altre parole il 120% annuo. Un bel business no? Se solo il perfido Stato sionista avesse sopportato ancora per un po’ la pioggia di piombo, Gaza avrebbe di certo spiccato per il PIL pro capite.
Purtroppo non è andata così e Omar Shaban, direttore del Pal-Think un istituto di ricerche economiche a Gaza City, ha candidamente ammesso che “Quando compariamo l’economia degli USA con la nostra e osserviamo quanta l’importanza hanno acquisito i tunnel, assicuro che il nostro scandalo è molto peggio che quello di Madoff”. L’hanno detto loro, eh!
Questo affaire ha certamente gettato un’ombra sulla gestione della cosa pubblica da parte di Hamas tanto che circa 200 persone sono state arrestate e i loro “asset” confiscati. Peccato però che i pesci grandi, nel frattempo, siano stati messi in libertà e questo ha reso ancora più amara la perdita dei risparmi di una vita.
Questo atteggiamento da Giano bifronte da parte dei terroristi trova spiegazione nel fatto che è stato lo stesso “governo” ad incoraggiare gli investimenti.
Lo denuncia la stessa Cabila Ghabin: “L’Imam ci ha assicurato che non avremmo per niente rimpianto di aver investito in questo business benedetto”, aggiungendo che “questo è avvenuto in tutte le moschee di Gaza”. Lo sa bene il signor Qishawi, che suona le tastiere ai matrimoni, il quale vorrebbe indietro i suoi 6.000 dollari frutto della vendita dei bracciali d’oro della moglie e dei mobili della sua casa (sic!). Mi viene da pensare che se andassi adesso al Monte della Pietà ad impegnare tutto quello che ho non raggiungerei affatto quella cifra. Ma questa è un’altra storia.
La frustrazione per aver perso i soldi si accompagna, pertanto, alla convinzione che in tutto questo sia implicata Hamas anche perché l’Imam diceva che stava seguendo le istruzioni del ministro per gli affari religiosi. E intanto già cominciano a circolare i risultati dei sondaggi sui consensi “elettorali” in caso di elezioni politiche nei quali si evidenzia un crollo al 28% di Hamas e una crescita al 44% per Fatah.
Vuoi vedere che allora che aveva ragione Vico quando affermava che la storia si ripete? Al Capone è stato incastrato per un’evasione fiscale. Hamas per uno scandalo finanziario. Quando capiremo che colpire al cuore il terrorismo significa anche prosciugare le sue casse piene di denaro (in parte nostro) non sarà mai tardi.
Un’ultima considerazione. Si sbraita tanto contro Israele che affama Gaza. Nessuno si prende la briga di andarsi a leggere le statistiche relative ai beni che settimanalmente Israele invia, ovvero 14.000 tonnellate, come dicevo prima. Qualcuno si è mai domandato cosa avviene ai confini con l’Egitto?
Filippo Lobina