16 Ottobre 1943: una data funesta che non va dimenticata
NON C’È FUTURO SENZA MEMORIA
COLORO CHE NON HANNO MEMORIA DEL PASSATO
SONO DESTINATI A RIPETERLO
Il 16 ottobre 1943
di Gianluigi De Stefano
«La grande razzia nel vecchio Ghetto di Roma cominciò attorno alle 5,30 del 16 ottobre 1943. Oltre cento tedeschi armati di mitra circondarono il quartiere ebraico. Contemporaneamente altri duecento militari si distribuirono nelle 26 zone operative in cui il Comando tedesco aveva diviso la città alla ricerca di altre vittime. Quando il gigantesco rastrellamento si concluse erano stati catturati 1022 ebrei romani.
Due giorni dopo in 18 vagoni piombati furono tutti trasferiti ad Auschwitz. Solo 15 di loro sono tornati alla fine del conflitto: 14 uomini e una donna.
Tutti gli altri sono morti in gran parte appena arrivati, nelle camere a gas. Nessuno degli oltre duecento bambini è sopravvissuto.»
(F. Cohen, 16 ottobre 1943. La grande razzia degli ebrei di Roma)
È il 16 ottobre del 1943, il “sabato nero” del ghetto di Roma. Alle 5.15 del mattino le SS invadono le strade del Portico d’Ottavia e rastrellano 1024 persone, tra cui oltre 200 bambini. Due giorni dopo, alle 14.05 del 18 ottobre, diciotto vagoni piombati partiranno dalla stazione Tiburtina. Dopo sei giorni arriveranno al campo di concentramento di Auschwitz in territorio polacco.
Solo quindici uomini e una donna (Settimia Spizzichino) ritorneranno a casa dalla Polonia. Nessuno dei duecento bambini è mai tornato.
Oggi, documenti fino ad ora segreti, emersi dagli archivi americani, fanno luce su una verità inquietante: il corso degli eventi poteva essere cambiato. Gli alleati sapevano dell’imminente rastrellamento, ma non fecero nulla per impedirla.
Il 25 settembre del 1943, il tenente colonnello Herbert Kappler, capo delle SS a Roma, riceve l’ordine da Berlino di procedere al rastrellamento del Ghetto della capitale italiana. Il capitano decide però di non eseguire subito l’ordine. Insieme al console tedesco, Eitel Friedrich Moellhausen, assume sin dal principio un comportamento molto strano. I due uomini si rivolgono, all’indomani dell’ordine ricevuto da Berlino, al Feldmaresciallo Albert Kesserling, comandante delle truppe tedesche in Sud Italia, che non concede immediatamente l’appoggio mil itare all’operazione.
L’oro di Roma
La sera stessa Kappler convoca a Villa Volkonsky, sede del comando tedesco a Roma, i massimi rappresentanti della comunità ebraica Ugo Foà, Presidente della Comunità Israelitica di Roma e Dante Almansi, Presidente della Unione delle Comunità Israelitiche Italiane per ricattarli. La richiesta è cinquanta chili d’oro in cambio della salvezza. La consegna dell’oro avvenne non già a Villa Volkonsky ma a Via Tasso, al numero 155 che non era ancora il famigerato carcere delle SS, luogo di torture e terrore che diventerà in seguito, ma almeno formalmente “l’Ufficio di Collocamento dei Lavoratori italiani per la Germania” ( è ora sede del Museo Storico della Liberazione).
Kappler non si presentò. Non aveva voluto abbassarsi alla formalità di ricevere quell’oro che aveva estorto. Si era fatto sostituire da un ufficiale di grado inferiore, il capitano Kurt Schutz. La pesatura fu eseguita con una bilancia della portata di 5 chili. Ogni pesa ta veniva registrata contemporaneamente da Dante Almansi e da un ufficiale tedesco, che si trovavano alle due estremità del tavolo. Alla fine dell’operazione, mentre Almansi aveva segnato dieci pesate, il capitano Schutz dichiarava risentito che le pesate erano nove. Le proteste di tutti gli ebrei presenti irritarono ancor di più il capitano che si opponeva anche a quella che era la via più semplice per sciogliere ogni dubbio: cioè ripetere l’operazione. Finalmente, di fronte alle vive insistenze da parte ebraica, il capitano Schutz diede ordine di ripetere le pesate. Dovette arrendersi alla realtà: i chili erano proprio 50 e gli ebrei non erano imbroglioni.
La retata
La comunità non è, ovviamente, al corrente dell’accordo che i due avevano già fatto con Kesserling. Non può sapere che già era stato deciso di non portare avanti l’ordine di Berlino, almeno fino a quel momento. Kappler mente a tutti, mentirà anche durante il processo a suo carico. La città e il Vaticano si mobilitano (Il Vaticano???? Siamo proprio sicuri?….) per aiutare gli ebrei, l’oro è consegnato nei tempi prestabiliti e la comunità si sente finalmente al sicuro. Ma ai primi di ottobre il governo tedesco invia a Roma il Capitano delle SS Theo Dannecker per procedere alla deportazione e velocizzare i tempi. Dannecker è un “esperto” di fiducia di Eichmann che aveva dato il via ai rastrellamenti di Parigi. Grazie ai documenti ritrovati negli archivi degli Stati Uniti, si scopre ora che Kappler e Moellhausen temevano la reazione dei carabinieri se si fosse proceduto al rastrellamento.
Ma a Dannecker questo aspetto non spaventa e impone la retata. Oggi, però, sempre grazie ai documenti segreti, si scopre che milleduecento persone avrebbero ancora potuto salvarsi, anche dopo l’intervento di Dannecker: gli americani erano entrati in possesso di una trasmittente che decifrava i messaggi nazisti. Per quale motivo allora non alzarono un dito per fermare la strage? E Pio XII perché si limitò solo a protestare? Il Papa, in realtà, era sottoposto ad un tacito ricatto: più di 800mila ebrei si erano rifugiati nelle chiese e nei conventi di tutta Europa, in gran parte occupata dai nazisti (Tacito ricatto???? Mi sembra una ipotesi un pò troppo buona nei confronti di Papa Pio XII…).
Cosa ne fu allora degli ebrei del ghetto di Roma? Abbandonati al loro destino, non ebbero più scampo. Dal Collegio Militare su Via della Lungara a Trastevere alla stazione Tiburtina, da lì ad Auschwitz.
#1sandro lontano
non tutti sanno,me lo diceva mio nonno ,partigiano,confermato da un suo compagno,molti anni dopo, che c’era un accordo con la chiesa per dare asilo a ebrei, in numero contingentato.quando la feld-gendarmerie fece irruzione in un locale di pzz.a risorgimento, arrestando i presenti, il CLN di roma andò a parlamentare con le SS per rivendicare quelle persone,poi poste in libertà.in quel periodo molte dose accaddero
#2Silvia
Perchè non si parla anche di mio zio, Vittorio Perugia, fratello di mio padre, Che fu tra quei pochi che ritornarono da Auschwitz? Ricordo, che da bambina, non capivo cosa fossero quei numeri che aveva “stampati sul braccio” Mio padre, allora ventenne, per sfuggire ad una retata, stette due giorni nascosto sotto una catasta di legna. Raccontò che fu un suo “amico” a fare la spia, indicandolo a due SS, dicendo:”Quello è un ebreo!” Io sono nata dopo la guerra, ma ho un dolore dentro, intenso, come se fossi stata li. Silvia
#3Janet
Come potevano aiutare gli ebrei gli alleati, anche se sapevano che ci sarebbe stato un rasrellamento? Il 16 ottobre stavano combattendo in Sud Italia! Gli americani entrarono in Roma solo il 4 giugno 1944.
#4gianluigi de stefano
cari amici, intanto grazie per aver citato il mio lavoro che, debbo precisare, è stato fatto per “La Storia Siamo Noi” di Giovanni Minoli.
Vorrei rispondere a Silvia e Janet.
A Silvia posso dire che qui non viene menzionato suo zio Vittorio Perugia perché non risulta tra i nomi delle 15 persone tornate che erano state prese il 16 ottobre ’43. Riferisco ciò che rilevo dalle mie fonti, e in particolare il documentatissimo libro “Sabato Nero” di Robert Katz. Se è sbagliato faccio ammenda.
A Janet, purtroppo, devo dire che dai nuovi documenti trovati da Robert Katz risulta che gli alleati sapevano e avrebbero potuto intervenire, quanto meno per fermare il treno. Bastava bombardare la ferrovia. Katz suppone che non lo fecero per non far scoprire la loro conoscenza dei codici crittografici dei tedeschi. E’ un’ipotesi terribile, ma potrebbe essere vera.
#5Carlo
Posso solo chiedervi di chi è la fotografia e dove è stata trovata? Grazie in anticipo
#6Emanuel Baroz
@ Carlo: sinceramente ora ci sfugge…
#7Archivio Storico – CER
Secondo le ultime ricerche, coloro che sono stati arrestati durante la razzia del 16 ottobre 1943 erano 1264 ai quali andrebbe aggiunto anche Ermanno Samuele Valabrega di Emanuele, che però è morto proprio durante la razzia, quindi i coinvolti nell’arresto sono stati 1265.
Mentre erano detenuti presso il Collegio Militare, 252 sono stati liberati (sono rimasti in 1012) ed è nato un bambino, figlio di Cesare Di Veroli e Marcella Perugia (quindi sono diventati 1013).
Il 18 ottobre sono stati portati alla Stazione Tiburtina, dove Costanza Sermoneta si è aggregata al convoglio diretto ad Auschwitz (sono diventati 1014).
Quindi si può affermare che gli ebrei coinvolti nell’arresto e la deportazione del 16 ottobre 1943 a Roma sono stati 1015 (599 donne, 416 uomini, di questi i bambini e gli adolescenti sotto i 15 anni erano 272, tra questi 107 avevano meno di 5 anni), mentre, effettivamente, sul treno per Auschwitz erano in 1014.
Sono ritornati in 16:
1) Michele Amati, nato a Roma il 20/10/1926, liberato a Buchenwald il 04/04/1945
2) Lazzaro Anticoli, nato a Roma il 03/01/1910, liberato a Stolberg l’08/05/1945
3) Enzo Camerino, nato a Roma il 02/12/1928, liberato a Buchenwald in data ignota, tornato a Roma il 09/06/1945
4) Luciano Camerino, nato a Roma il 23/07/1926, liberato a Buchenwald in data ignota
5) Cesare Di Segni, nato a Roma il 05/10/1926, liberato ad Auschwitz il 27/01/1945
6) Lello Di Segni, nato a Roma il 04/11/1926, liberato a Dachau il 29/04/1945
7) Angelo Efrati, nato a Roma il 29/04/1924, liberato a Ravensbrueck il 02/05/1945
8) Cesare Efrati, nato a Roma il 02/05/1927, liberato a Flossenburg il 22/05/1945
9) Sabatino Finzi, nato a Roma l’08/01/1927, liberato a Buchenwald l’11/04/1945
10) Ferdinando Nemes, nato a Fiume l’08/06/1921, liberato a Buchenwald l’11/04/1945
11) Mario Piperno, nato a Roma il 06/06/1916, liberato a Dachau il 29/04/1945
12) Leone Sabatello, nato a Roma il 18/03/1927, liberato a Ravensbrueck il 30/04/1945
13) Angelo Sermoneta, nato a Roma il 10/06/1913, liberato a Dachau il 29/04/1945
14) Isacco Sermoneta, nato a Roma l’08/03/1912, liberato a Monaco l’01/05/1945
15) Settimia Spizzichino, nata a Roma il 15/04/1921, liberata a Bergen Belsen il 15/04/1945
16) Arminio Wachsberger, nato a Fiume il 04/11/1913, liberato a Dachau il 29/04/1945
Fonte: S.H. Antonucci, C. Procaccia, G. Rigano, G. Spizzichino, Roma, 16 ottobre 1943. Anatomia di una deportazione, Guerini e Associati, Milano 2006
N.B.: Da tale volume risulta che gli ebrei che furono coinvolti nella razzia il 16 ottobre 1943 a Roma furono 1016, ma recentemente è stato riscontrato un errore (Bellina Calò, che invece è morta nel 1933), quindi il numero effettivo allo stato attuale delle ricerche è 1015.
#8Archivio Storico – CER
Dati aggiornati sulla razzia del 16 ottobre 1943 a Roma
Secondo le ultime ricerche, coloro che sono stati arrestati durante la razzia del 16 ottobre 1943 a Roma e sono rimasti imprigionati al Collegio Militare fino al giorno 18 erano 1018, ai quali andrebbe aggiunto anche Ermanno Samuele Valabrega di Emanuele, che però è morto proprio durante la razzia, quindi, coloro che sono stati coinvolti nell’arresto e sono rimasti al Collegio Militare fino al 18 ottobre sono stati 1019.
Durante la detenzione è nato un bambino, figlio di Cesare Di Veroli e Marcella Perugia (quindi i detenuti sono diventati 1019).
E’ da sottolineare che tra gli arrestati vi era anche Carolina Milani, non ebrea, assistente di Enrichetta De Angeli che era molto malata e che la Milani non volle lasciare.
Il 18 ottobre 1943 le 1019 persone detenute nel Collegio Militare sono state portate alla Stazione Tiburtina, a queste è stato aggiunto anche Massimo Darmon (che era stato arrestato il 20/09/1943); alla stazione, Costanza Sermoneta si è aggregata al convoglio diretto ad Auschwitz (quindi i deportati sono diventati 1021).
Quindi si può affermare che gli ebrei (e non) coinvolti nell’arresto e la deportazione del 16 ottobre 1943 a Roma sono stati 1022, mentre, effettivamente, sul treno per Auschwitz erano in 1021.
Sono ritornati in 16:
1) Michele Amati, nato a Roma il 20/10/1926, liberato a Buchenwald il 04/04/1945
2) Lazzaro Anticoli, nato a Roma il 03/01/1910, liberato a Stolberg l’08/05/1945
3) Enzo Camerino, nato a Roma il 02/12/1928, liberato a Buchenwald in data ignota, tornato a Roma il 09/06/1945
4) Luciano Camerino, nato a Roma il 23/07/1926, liberato a Buchenwald in data ignota
5) Cesare Di Segni, nato a Roma il 05/10/1926, liberato ad Auschwitz il 27/01/1945
6) Lello Di Segni, nato a Roma il 04/11/1926, liberato a Dachau il 29/04/1945
7) Angelo Efrati, nato a Roma il 29/04/1924, liberato a Ravensbrueck il 02/05/1945
8) Cesare Efrati, nato a Roma il 02/05/1927, liberato a Flossenburg il 22/05/1945
9) Sabatino Finzi, nato a Roma l’08/01/1927, liberato a Buchenwald l’11/04/1945
10) Ferdinando Nemes, nato a Fiume l’08/06/1921, liberato a Buchenwald l’11/04/1945
11) Mario Piperno, nato a Roma il 06/06/1916, liberato a Dachau il 29/04/1945
12) Leone Sabatello, nato a Roma il 18/03/1927, liberato a Ravensbrueck il 30/04/1945
13) Angelo Sermoneta, nato a Roma il 10/06/1913, liberato a Dachau il 29/04/1945
14) Isacco Sermoneta, nato a Roma l’08/03/1912, liberato a Monaco l’01/05/1945
15) Settimia Spizzichino, nata a Roma il 15/04/1921, liberata a Bergen Belsen il 15/04/1945
16) Arminio Wachsberger, nato a Fiume il 04/11/1913, liberato a Dachau il 29/04/1945
Si sottolinea che anche Fiorella Anticoli di Marco ed Ester Frascati ed Enrica Spizzichino di Prospero e Belladonna Frascati furono liberate, ma morirono subito dopo.
Quindi le persone liberate furono 18 (15 uomini e 3 donne), ma le persone effettivamente ritornate che hanno potuto riprendere la propria vita sono state 16 (15 uomini ed 1 donna).
CONTEGGIO RAZZIA 16 OTTOBRE 1943:
Arrestati vivi esclusi i liberati (1017 persone+1 non ebreo) 1018
Morto durante l’arresto 1
TOTALE COINVOLTI NELL’ARRESTO 1019
Imprigionati al Collegio Militare subito dopo la razzia 1018
Nato nel Collegio Militare 1
TOTALE DETENUTI NEL COLLEGIO MILITARE 1019
Aggiunto al gruppo dei deportati ma arrestato precedentemente 1
Aggiunta al treno 1
TOTALE DEPORTATI 1021
TOTALE COINVOLTI IN ARRESTO E DEPORTAZIONE 1022
Si sottolinea, per completezza di informazione, che la razzia del 16 ottobre 1943 avvenne in tutta Roma, non solo nell’area dell’ex ghetto e si ribadisce che durante il periodo nazista a Roma non vi fu nessun ghetto; l’unico è stato quello istituito da Papa Paolo IV Carafa che durò dal 1555 al 1870.
#9Stefano
E non va dimenticato neppure che pochi anni dopo sono sorti degli ignobili antisionisti che hanno accusato i pochi superstiti di essere andati in palestina a fare la stessa cosa che avevano subito dai nazisti, ai palestinesi.
#10Ted
…ma, in tutto questo scempio, MENO MALE che in questo lungo “dopoguerra” sono rimasti a difenderci L’ANTISEMITA fo dario (IN ORIGINE REPUBBLICHINO, POI CON GLI EXTRAPARLAMENTARI DI SINISTRA, IN SEGUITO IN BUONA ANTISEMITA COMPAGNIA DEGLI ANTISEMITI GRILLINI), gli odifreddi, i vattimo e quant’altri sulla stessa lunghezza d’ondaaaaaaaaa… Resto in attesa, seduto sulla sponda del Gange, sic!