Se l’Egitto costruisce un muro sul confine con Gaza
di Anna Momigliano
Presto potrebbe esserci un nuovo muro in Medio Oriente. Probabilmente non ne sentirete parlare molto, perché in questa storia i “cattivi” (ammesso che di cattivi si possa parlare) non sono gli israeliani. La notizia è questa: l’Egitto avrebbe cominciato a costruire una barriera, un “muro di metallo” lungo il confine con la Striscia di Gaza.
Lo rivela una fonte egiziana ad Haaretz, quotidiano progressista israeliano. “La costruzione del muro è già cominciata. Sarà fatto di enormi pannelli di acciaio, che penetrino il terreno in profondità.” La struttura dovrebbe essere soprattutto sotterranea: lunga circa 10 chilometri e profondo tra i 20 e i 30 metri.
L’obiettivo, insomma, è fermare il traffico di armi, persone e di beni che da anni avviene nei tunnel sotterranei lungo il confine tra la Striscia e l’Egitto.
Un problema per le autorità egiziane, e anche per gli israeliani – visto che il materiale per costruire i razzi che bombardano le cittadine del Sud di Israele con ogni probabilità arrivano da questi tunnel.
Finora gli israeliani hanno tentato di bloccare questo traffico bombardando i tunnel e le fabbriche di armi. Gli egiziani invece utilizzerebbero metodi molto più spiccioli, sempre secondo quanto riporta Haaretz: “Le forze dell’ordine egiziane demoliscono i tunnel o li riempiono di gas quasi ogni settimana, spesso mentre le persone ci sono ancora dentro, e la morte di palestinesi all’interno dei tunnel sta diventando costantemente più frequente.”
Francamente, non so cosa pensare. Da un lato misure di questo genere nascono da reali necessità di sicurezza: cioè proteggere gli abitanti del Sud di Israele, che da anni ormai sono vittime di bombardamenti frequenti, e i civili egiziani., visto che si ha ottime ragioni di credere che i terroristi che si nascondono a Gaza potrebbero infiltrarsi in Egitto.
E forse fare una barriera d’acciaio è sempre meglio che riempire i tunnel di gas: almeno così non muore nessuno.
Ma davvero non c’è strada migliore che costruire altri muri? Io non ho la risposta in tasca: bilanciare il diritto di vivere in pace di un popolo con quello a vivere libero di un altro non è facile.
Per il momento mi sembra chiaro però che esiste un doppio standard: quando sono gli israeliani a costruire muri (vi ricordate della “barriera difensiva” che separa Israele dalla Cisgiordania?) scoppia un grande scandalo. Quando invece sono gli egiziani a fare la stessa cosa, regna il silenzio più assoluto.
Intanto, arrivano cattive notizie sui negoziati per uno scambio di prigionieri tra israeliani e palestinesi, nonostante le voci circolate nelle ultime settimane su una prossima liberazione del soldato rapito Gilad Shalit. Il presidente palestinese Abu Mazen ha detto che non c’è ancora nessun accordo
Inoltre Hamas, il gruppo estremista che da tre anni e mezzo tiene prigioniero il soldato israeliano Gilad Shalit, ha smentito la notizia secondo cui avrebbero permesso, per la prima volta, a un team di medici di visitare il giovane. Shalit, 23, ha fatto sapere nelle poche lettere inviate dalla famiglia di versare in cattive condizioni di salute. La Croce rossa internazionale aveva chiesto di visitarlo, ma Hamas aveva sempre impedito al personale medico di visitare il prigioniero.
Pochi giorni fa la stampa araba, la Bbc e anche Panorama.it avevano diffuso la notizia che finalmente una squadra di medici occidentali aveva ottenuto il permesso di verificare le condizioni del giovane. Ce ne scusiamo con i lettori.
(Fonte: Panorama, 9 dicembre 2009)
#1AlbertoPi
Se ne sono accorti anche quelli di Repubblica….INCREDIBILE!!!!
E sottoterra una barriera di acciaio anti-tunnel. Il contrabbando è l’unica via di rifornimento per la popolazione e per le armi
A Gaza anche un Muro egiziano: la Striscia sarà chiusa su ogni lato
dal nostro corrispondente ALBERTO STABILE
GERUSALEMME – Le hanno provate tutte per bloccare i tunnel della vita e della morte che alimentano il contrabbando dall’Egitto verso la Striscia di Gaza. Pattugliamenti continui lungo il confine, delicati sensori capaci di registrare anche il movimento di una piccola zolla, allagamento dei cunicoli, persino il gas. Ma niente ha fatto indietreggiare l’esercito delle talpe. Adesso, su suggerimento e forse anche finanziamento degli americani, le autorità del Cairo ci proveranno con una barriera sotterranea di metallo impenetrabile, capace di resistere anche all’esplosivo, lunga 10-11 chilometri e profonda fino a 20-30 metri la cui posa è già iniziata in gran segreto. Durata prevista dei lavori, un anno e mezzo.
La diga sotto terra che dovrebbe arginare il flusso dei traffici per e dalla Striscia di Gaza attraverso quella sorta di enorme gruviera che è il confine di Rafah, sorgerà a perpendicolo del vecchio muro di ferro che i guastatori di Hamas fecero saltare in una notte nel gennaio del 2008, dando ad un milione e mezzo di palestinesi imprigionati dal blocco messo in atto da Israele l’illusione della libertà. Insieme, assicurano gli esperti americani, muro esterno e barriera sotterranea dovrebbero costituire un ostacolo insormontabile.
In un luogo come la Striscia di Gaza, che storicamente è sempre stato un crocevia di traffici, di eserciti e di viaggiatori, combattere il contrabbando è praticamente impossibile. Ma è con la chiusura dei valichi, decisa da Israele dopo l’ascesa al potere delle milizie di Hamas, che i tunnel lungo il confine con l’Egitto hanno acquisito importanza strategica.
E non soltanto perché gli unici beni, a parte quelli strettamente umanitari, capaci di alleviare la penuria e l’isolamento che hanno colpito la popolazione della Striscia, vengono di lì. L’inventario di ciò che passa attraverso le vie sommerse del contrabbando è praticamente infinito: dagli animali alle motociclette, dai computer ai vestiti, dalla benzina alla sigarette. I tunnel sono essi stessi un’attività economica lucrativa, e non solo per i clan che li gestiscono, versando, a quanto pare, una “tassa” alle casse di Hamas, ma anche per le centinaia di disperati che vi lavorano e spesso ci lasciano la pelle.
Ma non è tutto. Attraverso i tunnel, anche se pare si tratti di una rete diversa, passano le armi destinate all’arsenale di Hamas. Armi non soltanto leggere: anche componenti essenziali per assemblare i missili Kassam e Grad con cui le milizie palestinesi della Striscia hanno colpito le città israeliane del Negev. I tunnel, diciamo così, militari, avrebbero anche permesso a gruppi di guerriglieri islamici legati ad Al Qaeda di approdare e mettere radici nella Striscia.
Ora, nonostante l’esercito israeliano abbia cantato vittoria alla fine delle tre settimane di guerra combattuta contro Hamas tra dicembre 2008 e gennaio 2009, la battaglia dei tunnel non si è conclusa con un esito certo. Al contrario, all’indomani dell’operazione Piombo Fuso, Israele ha sollevato il problema del contrabbando in direzione della Striscia di Gaza come una questione di primaria importanza di cui la comunità internazionale avrebbe dovuto farsi carico. Gli Stati Uniti si sono offerti di partecipare ai pattugliamenti. La Germania ha offerto all’Egitto macchinari e tecnologia. Dopo che è stata valutata anche la possibilità di costruire un enorme fossato, è passata l’idea del muro di ferro. Non sarà l’unico Muro destinato ad incidere nei rapporti tra Israele e i suoi vicini arabi. A parte la “barriera” che separa gli israeliani dai palestinesi, qualche giorno fa s’è saputo che Netanyahu penserebbe ad un altro muro lungo il confine tra Israele ed Egitto per impedire l’arrivo d’immigrati clandestini dall’Africa.
(11 dicembre 2009)
http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/esteri/medio-oriente-54/muro-gaza-egitto/muro-gaza-egitto.html
#2Emanuel Baroz
L’Egitto inizia la costruzione di un muro di acciaio al confine con Gaza
Per ridurre lo scavo di tunnel
ROMA, 10 dic. – L’Egitto ha iniziato la costruzione di un muro in acciaio al confine con la Striscia di Gaza: una volta terminata, la cinta di separazione sarà lunga 11 chilometri – scrive la Bbc online – e avrà una profondità sotterranea di oltre 18 metri, questo per evitare la perforazione di tunnel per il contrabbando, principalmente di armi, da parte dei palestinesi.
Gli egiziani sono aiutati da ingegneri militari americani, che hanno disegnato il progetto del muro. Il piano è stato sviluppato in segreto, senza alcun commento né conferma da parte del governo egiziano. Il muro sarà completato entro 18 mesi.
La barriera, costruita con un metallo estremamente resistente, è anche stata prodotta negli Stati uniti – secondo quanto appreso dalla Bbc – è a prova di bomba, non può essere tagliata , né sciolta, in breve “è impenetrabile”.
(Apcom, 10 dicembre 2009)
#3anonimo
non mi sembra il caso che Israele abbandoni la prestesa al proprio territorio o la conquista dello Stato Palestinese,anzi,dovrebbe farsi piu’potente contro la Palestina.