Quella lobby inglese e filo-palestinese che vuole arrestare Tzipi Livni

 
Emanuel Baroz
16 dicembre 2009
2 commenti

Quella lobby inglese e filo-palestinese che vuole arrestare Tzipi Livni

L’ambasciata israeliana a Londra smentisce

livni focus on israelProprio ieri, nel giorno in cui i fascisti (terroristi rende più l’idea…)di Hamas hanno festeggiato il ventennale dalla loro fondazione, e in cui Haniyeh ha rivendicato di voler continuare la lotta contro Israele, aggiungendo che “Chi ha pianificato l’operazione Piombo Fuso non immaginava che avremmo festeggiato il nostro anniversario con un evento così grandioso”, proprio ieri, la succursale londinese dell’emittente araba al Jazeera lancia una breve notizia: un tribunale inglese avrebbe emesso un ordine di cattura per l’ex ministro degli esteri israeliano, e oggi a capo del partito di opposizione Kadima, Tzipi Livni.

Per un po’ si fa fatica a trovare riscontri sull’agenzia, che appare decisamente sproporzionata – perché una corte di Sua Maestà dovrebbe arrestare un importante figura politica di un Paese alleato ed amico? Per l’operazione “Piombo Fuso”, pensiamo subito, cioé per proseguire il lavoro svolto dalla Commissione Goldstone, che ha definito “crimini contro l’umanità” le azioni militari compiute dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza l’anno scorso. Potrebbe anche essere. Ecco perché, qualche giorno fa, messa in guardia dai suoi consiglieri, la Livni avrebbe disertato un appuntamento di gala in un albergo londinese, dopo che le informative avevano annunciato probabili manifestazioni di protesta pro-palestinese e una preoccupante curiosità di Scotland Yard sulla presenza dell’ex ministro all’evento.

La Livni ha smentito queste voci, spiegando che ha voluto riordinare la sua agenda; la diplomazia e l’ambasciata israeliana a Londra hanno smentito anch’esse la notizia del mandato di cattura, mentre i responsabili del ministero della giustizia inglese hanno rassicurato l’ambasciatore Prosor di non essere al corrente su azioni legali del genere; ma non sarebbe la prima volta che avvocati e studi legali della Gran Bretagna cercano di fare il colpaccio, aizzati dalla potente lobby che in Europa agisce per conto e fa gli interessi dei palestinesi (Al Jazeera compresa).

Prima della Livni è toccato al vicepresidente Yalon, un altro uomo politico israeliano costretto a rinunciare ad un viaggio programmato a Londra, dove si sarebbe potuto trovare nella scomoda posizione di dover rispondere dinanzi a un giudice del bombardamento eseguito nel ’92 dall’aviazione ebraica nella Striscia di Gaza, che fece 15 vittime fra i palestinesi. E prima di Yalon è toccato all’ex ministro della difesa Ehud Barak, anche lui protagonista di una petizione avanzata da 16 palestinesi a un tribunale inglese – sempre per i crimini di Piombo Fuso – che si è salvato solo perché godeva della “immunità parlamentare”.

Certo che ha proprio ragione Haniyeh quando dice che ieri è stata una giornata ricca di successi per Hamas. Arriverà il giorno che gli ex dirigenti della politica israeliana si troveranno a dover rispondere delle loro decisioni davanti al Tribunale Penale Internazionale per i crimini di guerra dell’Aia, e sarà quello il giorno della definitiva vittoria di Hamas. Una data storica. “Non possiamo essere d’accordo con una situazione in cui Ehud Olmert, Barak e Livni, che hanno mandato i nostri soldati a difendere le città israeliane e i civili, vengano chiamati a difendersi davanti al tribunale dell’Aia”, ha detto il primo ministro Netanyau poco tempo fa.

(Fonte: L’Occidentale.it, 15 dicembre 2009)

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  • #1Emanuel Baroz

    Israele – Convocato l’ambasciatore britannico sul mandato di cattura Livni

    ROMA, 15 dic – L’ambasciatore britannico in Israele, Tom Phillips, è stato convocato per consultazioni dal ministero degli Esteri dello Stato ebraico in merito al mandato d’arresto emesso da un tribunale inglese nei confronti di Tzipi Livni, ex vice premier e ministro degli Esteri, ora capo dell’opposizione. Il vice ministro degli Esteri israeliano, Naor Gilon, ha invitato Phillips a premere presso il suo governo affinché venga modificata la legge che consente l’arresto di alti funzionari di Gerusalemme per i presunti crimini di guerra commessi durante l’operazione ‘Piombo fuso’ a Gaza lo scorso inverno. Gilon ha spiegato che il perpetuarsi di questa “assurda situazione” potrebbe costituire un problema nelle relazioni tra i due Paesi. “Se non fosse una cosa seria direi che è una commedia degli errori”, ha detto Gilon, spiegando che solo un’azione politica del governo inglese potrà porre rimedio alla situazione.

    Il vice ministro ha anche fatto capire al diplomatico che, se l’esecutivo di Gordon Brown non modificherà la legge, il Regno Unito potrà scordarsi di recitare un ruolo nel processo di pace in Medio Oriente: “Noi apprezziamo il desiderio del governo britannico di giocare un ruolo centrale nel processo di pace in Medio Oriente – ha chiarito Gilon -. Di conseguenza ci aspettiamo che traduca l’importanza che attribuisce alle relazioni con Israele in azioni concrete. Israele sollecita dunque il governo inglese una volta per tutte ad onorare le sue promesse e ad agire affinché venga evitato che forze anti-israeliane sfruttino il sistema legale britannico per compiere azioni contro Israele e i suoi cittadini”. Sulla questione si è espresso anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu: “Non accetteremo una situazione in cui Ehud Olmert, Ehud Barak e Tzipi Livni vengono interrogati sul banco degli imputati. Non consentiremo di avere i soldati delle Idf (Israel Defense Forces, ndr), che hanno difeso i cittadini di Israele coraggiosamente ed eticamente contro un nemico criminale e crudele, vengano riconosciuti come criminali di guerra. Respingiamo completamente questa assurdità che sta avendo luogo in Gran Bretagna”, ha concluso Netanyahu.

    (il Velino, 15 dicembre 2009)

    17 Dic 2009, 12:54 Rispondi|Quota
  • #2mirko

    pensassero alle loro porcate: MondoPercorso:ANSA.it > Mondo > News
    Esercito britannico accusato di torture nell’Ulster negli anni ’70
    Avrebbe usato la tortura del “waterboarding” per estorcere confessioni
    22 dicembre, 11:11
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    Guarda la foto1 di 1
    Una strada di Belfast

    ROMA – L’esercito britannico potrebbe avere usato la tortura del “waterboarding” (panno bagnato sul volto per dare l’impressione di soffocamento) per estorcere confessioni agli arrestati nell’Irlanda del Nord degli anni Settanta. Il sospetto emerge dopo che la Commissione per la revisione dei casi criminali ha trasmesso alla Corte d’Appello di Belfast il ricorso di un nordirlandese condannato all’epoca per omicidio, che afferma di aver confessato sotto tortura. Lo scrive il Guardian sul suo sito. Liam Holden, che oggi ha 56 anni, fu condannato a morte nel 1973 per l’omicidio di un soldato: la pena capitale (l’ultima comminata in Gran Bretagna) fu poi commutata in ergastolo e l’uomo passò 17 anni dietro le sbarre. Holden al processo disse di aver confessato il delitto sotto tortura, dopo che i paracadutisti che lo avevano arrestato gli avevano messo sul volto un asciugamano e avevano versato sopra acqua, dandogli l’impressione di soffocare. La Corte all’epoca non gli credette e lo condannò. Ma ora, dopo lo scandalo scoppiato negli Stati Uniti per l’utilizzo del waterboarding contro i terroristi, autorizzato da Bush e vietato da Obama, la Commissione britannica per la revisione dei casi criminali ha deciso di riaprire il caso di Holden e di trasmettere il suo fascicolo alla Corte di Appello di Belfast, per una eventuale revisione del processo. La Commissione dice di aver trovato nuove prove e di avere dubbi sulla “ammissibilità e attendibilità” della confessione. L’organismo aggiunge di ritenere che “ci sia una reale possibilità” che la sua condanna sia annullata. Dopo una udienza preliminare questo mese, l’appello di Holden è stato rinviato all’anno prossimo.

    22 Dic 2009, 12:00 Rispondi|Quota
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