Riteniamo che l’unico commento adeguato a questa notizia sia quello di Anna Foa, pubblicato sulla Rassegna Stampa dell’Ucei del 4 Gennaio 2010:
Un collezionista di cimeli del Terzo Reich come mandante, neonazisti come manodopera, legami con gruppi xenofobi svedesi, questo è il quadro, pare, del furto della scritta del cancello di Auschwitz. Brutti ambienti, brutta gente. Già non ho mai capito i collezionisti, mi sembra che nel desiderio spasmodico, loro tipico, di possedere oggetti vi sia un qualcosa di maniacale. Ma l’idea che la scritta di Auschwitz fosse destinata a diventare il clou della collezione di orrori di un ricco filonazista, che ci siano collezionisti del dolore del mondo, del nostro dolore, mi sembra una profanazione non minore di quella che se il furto fosse stato soltanto un gesto di spregio, di negazione della Shoah, di irrisione al simbolo del più famoso dei campi della morte. Se qualcuno è in grado di decorare con quella scritta l’ingresso alla sua collezione, allora davvero l’orrore non ha mai fine e il nazismo non è morto.
La magistratura polacca ha chiesto di poter interrogare due o tre sospetti
Il piano prevedeva di vendere il reperto per finanziare attentati
Individuati in Svezia i mandanti del furto della scritta di Auschwitz
di Andrea Tarquini
BERLINO, 6 Gennaio 2010 – Probabilmente sono stati individuati, e stanno per essere arrestati, i mandanti e organizzatori del furto della targa di Auschwitz. Risiedono in Svezia, uno di loro sarebbe il leader di un gruppo neonazista. Il suo piano, secondo i media svedesi, sarebbe stato rivendere l’iscrizione in metallo a un ricco collezionista residente in Usa, Regno Unito o Francia per finanziare attentati contro il premier e il Parlamento del regno. La pista sarebbe talmente seria che la Saepo (Saekerhetspolisen, il servizio segreto svedese) indaga sul caso almeno da Natale.
La magistratura polacca, ha detto il procuratore capo di Cracovia Artur Wrona, si è già mossa. Ha chiesto alle autorità svedesi di poter interrogare i due o tre sospetti in territorio polacco. Non esclude, si dice a Varsavia, di spiccare un mandato d’arresto europeo. Dei sospetti, ha spiegato Wrona, uno (identificato come Andersen H.) sarebbe la mente del crimine, il secondo, di origine jugoslava, avrebbe portato in Polonia il furgone poi usato dai cinque esecutori del furto, un gruppo di pregiudicati polacchi, criminali comuni, per trasportare rapidamente via la targa dopo averla rubata in piena notte, nelle prime ore del 18 dicembre scorso.
La scritta con il macabro motto ‘Arbeit macht freì (il lavoro rende liberi) sovrastava l’ingresso principale di quello che fu il più grande e famigerato tra i campi di sterminio costruiti in tutta l’Europa occupata oltre che in Germania dal regime nazista di Adolf Hitler per l’attuazione con precisione industriale del genocidio del popolo ebraico. Auschwitz, dove furono assassinate dai nazisti oltre un milione di persone, e quella scritta, sono simbolo e luogo della Memoria dell’Olocausto, e il crimine scosse il mondo. Dopo tre giorni d’indagini, le teste di cuoio polacche con due Blitz avevano arrestato i ladri e recuperato la targa, tagliata in tre parti per il trasporto. L’iscrizione verrà restaurata e rimontata all’ingresso del campo.
Particolare allarme suscita l’ipotesi d’un piano guidato da un leader neonazista per finanziare attentati al massimo livello contro esecutivo e Parlamento. Proprio in Svezia dove il politico più famoso del dopoguerra, il premier socialdemocratico Olof Palme, fu ucciso da killer ancora oggi introvabili. Il mandante del furto ad Auschwitz sperava di vendere la targa per almeno un milione di euro. Poi, spaventatosi per lo sdegno e la mobilitazione internazionali, si sarebbe pentito e avrebbe deciso di confessare tutto. Ciò avrebbe portato all’arresto degli esecutori.
#1Emanuel Baroz
SHOAH:FURTO AUSCHWITZ,NEONAZISTA SVEDESE MINIMIZZA SUO RUOLO: VENDITA DOVEVA FINANZIARE ATTENTATI CONTRO PARLAMENTO STOCCOLMA
(ANSA) – ROMA, 7 GEN – Un ex leader neonazista svedese, accusato di essere la mente del furto dell’iscrizione in ferro battuto ‘Arbeit Macht Frei’ (‘Il lavoro rende liberì) dal cancello principale del campo di sterminio di Auschwitz, minimizza il proprio ruolo in una intervista ad un quotidiano svedese e rivela che il furto sarebbe stato commissionato per finanziare una serie di attentati terroristici contro il parlamento di Stoccolma e la residenza del primo ministro.
Il giornale ‘Expressen’ pubblica l’intervista col principale sospettato che, in forma anonima, si difende dalle accuse e sostiene di essere stato solo “un intermediario”, rivelando anche di aver aiutato la polizia polacca nelle indagini. “Il mio compito era quello di entrare in possesso dell’insegna in Polonia. Sono un semplice intermediario e mi dovevo occupare della vendita”, ha dichiarato a ‘Expressen’ lo svedese che ha preteso l’anonimato e si è definito “un ex leader neonazista”.
Il quotidiano polacco ‘Fakt’ ha identificato ieri l’ex leader neonazi in Anders Hogstrom, 33 anni, originario di Karlskrona, che nel 1994 ha fondato in Svezia e poi guidato per cinque anni il Fronte nazional-socialista, lasciandolo poi nel 1999. L’ex dirigente nazista ha detto a ‘Expressen’ che la vendita dell’insegna di Auschwitz, diventata uno dei simboli della Shoah, doveva servire a raccogliere “diversi milioni di corone” (centinaia di migliaia di euro) che sarebbero serviti per finanziare attentati terroristici contro alcuni politici svedesi e contro la sede del parlamento. “Ma io non voglio essere implicato in alcuna maniera in questa storia”, ha detto il sospettato al giornale. “Ho contattato immediatamente la polizia polacca – ha detto l’uomo nell’intervista – appena l’insegna è stata trafugata ed ho fornito tutte le informazioni di cui disponevo. Non ho commesso crimini. Anzi, ho vigilato affinché fosse ritrovata l’iscrizione”, che è stata rubata da Auschwitz il 18 dicembre e ritrovata il 21.
I servizi di intelligence svedesi (Saepo) hanno confermato di “aver avuto informazioni” circa un presunto complotto organizzato da una formazione di estrema destra per colpire il parlamento e la residenza del primo ministro. In Svezia vi sono numerosi gruppuscoli neonazisti attivi in molte zone del Paese, come denunciava anche lo scomparso scrittore Stieg Larsson, autore della trilogia ‘Millennium’ e consulente dell’Interpol sul fenomeno neonazista nel Nord Europa.
Il quotidiano ‘Aftonbladet’ ricorda inoltre che sul web esiste un fiorente mercato di memorabilia della Germania nazista e di oggetti appartenuti a deportati. Il furto dell’insegna di Auschwitz, fatta realizzare dai nazisti da un prigioniero polacco del campo, aveva sollevato sdegno e condanna ovunque, in particolare in Israele. Gli storici calcolano che nel campo di Auschwitz-Birkenau sono state sterminate oltre un milione di persone, in grande maggioranza ebrei.
#2Ruben DR
La scritta rubata torna ad Auschwitz
Indagini: pista neonazi o collezionista
Tornerà oggi nell’ex campo di sterminio nazista di Auschwitz la scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi), rubata lo scorso 18 dicembre e ritrovata due giorni dopo dalla polizia polacca. Per il furto sono stati arrestati 5 polacchi. Le ipotesi sui mandanti oscillano da una pista neonazista, a un collezionista. Fra una settimana si celebra il 65/mo anniversario della liberazione del campo.
La scritta di ferro di cinque metri, tagliata dai ladri in tre parti per trafugarla, sarà consegnata dalla polizia alle autorità del Campo in una conferenza stampa a Cracovia, 60 km da Auschwitz. La scritta sarà portata subito al laboratorio del campo dove verrà restaurata. Ci vorranno dei mesi e solo dopo si deciderà se tornerà al suo posto o sarà esposta al Museo. In tal caso sul cancello di ingresso rimarrebbe la copia, che è stata messa lì subito dopo il furto.
Ogni anno ad Auschwitz arrivano oltre un milione di visitatori (1,2 nel 2009 di cui 50.000 italiani). Gli italiani deportati e uccisi a Auschwitz dopo l’armistizio nell’ottobre 1943 furono, 7.500, per lo più ebrei.
(TGCOM.it, 21 gennaio 2010)