L’Unità e il ciarpame antisraeliano

 
Emanuel Baroz
14 febbraio 2010
9 commenti

L’Unità di lotta e di sangue

traffico organi focus on israelLa scorsa estate l’Aftonbladet, un giornale svedese che vende un milione e mezzo di copie, ha pubblicato un paginone dove sosteneva, senza ombra di prove, come avrebbe poi ammesso il suo direttore, che i soldati israeliani uccidono i giovani palestinesi per “raccoglierne” gli organi. Ebrei che trafficano organi di arabi ammazzati. Ce n’era abbastanza per rinvendire l’accusa del sangue di fosca memoria. Infatti la storia del sacrificio rituale ha messo radici come un mito nero al fondo della coscienza panislamica. Il quotidiano algerino Al Akhbar ha scritto che bande di arabi al soldo degli ebrei rapiscono i bambini algerini e li vendono agli israeliani per trarne gli organi. Senza contare che gli ebrei sono appena stati accusati di rubare persino gli organi dei bambini haitiani.

Ieri l’Unità, intervistando sulla questione del traffico mondiale d’organi l’antropologa di Berkeley Nancy Scheper- Hughes, ha rilanciato senza registrare dubbi quelle accuse. In una doppia pagina, Scheper Hughes, già aperta sostenitrice delle tesi infondate di Aftonbladet, ha rilanciato indisturbata le accuse a Israele di essere uno dei principali snodi internazionali del racket di organi. Se gli israeliani se la sono presa tanto per quest’idiozia (al punto di boicottare Ikea e aprire una crisi diplomatica con Stoccolma), è perché le calunnie del sangue hanno avuto conseguenze letali per il popolo ebraico. E’ cialtronesco scherzarci su.

I giornali del mondo libero hanno questo di bello, che possono scrivere tutto ciò che vogliono, limitati soltanto dal proprio autocontrollo (o presunto tale) e dalle leggi nazionali sulla diffamazione a mezzo stampa. E così dev’essere.

Ma l’Unità si è accodata al giornalismo dell’irresponsabilità politica e morale che ha da tempo imposto a Israele di provare la falsità delle accuse morbose e ridicole scagliate ogni giorno contro gli ebrei. Come quella che li vuole avvelenatori delle acque, uccisori di bambini arabi per cavarne retine e reni, diffusori dell’Aids attraverso magici chewinggum e distributori di giocattoli radioattivi.

Una nuova calunnia del sangue circola oggi in Europa con la complicità della stampa più “rispettabile” e progressista. Quella diffusa allegramente dall’Unità non è un’opinione. E’ ciarpame. Soprattutto mentre l’Iran fa dell’antigiudaismo militante e della lotta a Israele la propria apocalittica bandiera prenucleare.

(Fonte: Il Foglio, 13 Febbraio 2010, pag. 3)

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  • #1Angelo Pezzana

    A parte il Foglio, non ho letto di nessuna protesta indignata per questo articolo dell’UNITA’ così diffamatorio verso Israele. Che la diffamazione se viene da sinistra sia diversa da quella che viene da destra ? il sospetto è lecito, la seconda indigna, la prima induce al silenzio. Come mai ? A chi risponde per primo, in premio l’iscrizione gratuita a “La sinistra per Israele”, in versione senza sonoro.

    16 Feb 2010, 11:14 Rispondi|Quota
  • #2Elisabetta Pignatiello

    Dai tempi di San Simonino pare che non sia cambiato nulla. Che tristezza! Ma perché tali accuse infamanti trovano sempre terreno fertile? Perché c’è sempre un’audience pronta a recepirle? A quanto pare coloro che si riempiono la bocca di parole come pace, amore bla bla bla ….continuano con rigore quasi scientifico a lavorare affinché il popolo ebraico venga percepito in modo così distorto. E pensare che gli occidentali devono la loro civiltà a questo popolo che, e scusate se è poco, ha dato loro un D-o e una legge!

    16 Feb 2010, 13:32 Rispondi|Quota
  • #3umberto menasci

    come si fa solo a pensare di usare i bambini per togliere gli organi .SONO INDIGNATO E OFFESO………………. e’ proprio vero che la madre dei cretini e’ sempre in cinta!!!!!!!

    17 Feb 2010, 10:04 Rispondi|Quota
  • #4Mariella Storri

    Interessante sia l’articolo che i commenti peccato che il responsabile dell’Istituto di medicina legale Abu Kabir, il dottor Jehuda Hiss, ha ammesso che gli organi sono stati effettivamente espiantati senza il consenso delle famiglie.E anche l’esercito israeliano ha confermato con un comunicato questa pratica. Con una postilla che dice:”Ma questa attività si è conclusa una decina di anni fa”.
    Il dott. Hiss ammette di aver prelevato dai cadaveri cornee, ossa, organi e pelle. Gli organi prelevati venivano poi consegnati per trapianti a importanti centri medici israeliani e anche alle forze armate, che in particolare avevano bisogno della pelle umana per soccorrere militari ustionati. In particolare la pelle veniva inviata all’ospedale Hadasah di Gerusalemme gestito dai militari.
    Nell’intervista Hiss racconta di come i medici mascheravano i prelievi. Ad esempio dopo un prelievo della cornea «incollavamo le palpebre dei cadaveri» e specifica «Non prelevevamo gli occhi da quei corpi che sapevamo che le famiglie avrebbero aperto le palpebre della vittima».
    Sì effettivamente la madre dei cretini è sempre incinta.

    17 Feb 2010, 20:54 Rispondi|Quota
    • #5Emanuel Baroz

      il fatto è che qui si sta cercando di far passare un reato per il quale c’è una inchiesta e probabilmente un processo, come una pratica autorizzata dallo stato….e affermare questo vuol dire essere così ottusi nel proprio pregiudizio antisraeliano da non rendersi conto della differenza

      18 Feb 2010, 10:47 Rispondi|Quota
  • #6Daniele Coppin

    L’accusa del sangue è sempre stata odiosa perchè, di fatto, non consente all’accusato di difendersi. La trasposizione dell’accusa da un popolo ad uni Stato non fa che confermare l’odio ed il pregiudizio di chi la fa e di chi la riprende, come Mariella Storri. L’espianto di organi senza autorizzazione è una pratica odiosa quanto diffusa nel mondo. Eppure chi è che viene accusato, come al solito, di una colpa “collettiva”? Israele. E’ un pò lo stesso discorso dei “danni collaterali” in guerra: quando sono i militari degli USA (di Obama) o della GB a provocarli, beh, sono cose che capiatano. Quando sono gli Israeliani allora si denuncia “l’aggressione sionista”. Altro esempio, il presunto coinvolgimento del Mossad nell’uccisione, a Dubai, del responsabile dell’acquisto di armi di Hamas. La Francia ha protestato con Israele per l’utilizzo di passaporti francesi. Eppure gli agenti francesi che affondarono un battello di Greenpeace in Nuova Zelanda, provocando anche la morte di un attivista ecologista, usarono passaporti svizzeri. Non è solo la madre degli imbecilli ad essere sempre incinta: anche quella degli ignoranti ed in malafede non scherza !

    20 Feb 2010, 21:23 Rispondi|Quota
  • #7M.acca

    Quello che scrive Angelo Pezzana è davvero grave e lo condivido totalmente. Sono usciti, quasi contemporaneamente, due articoli. Uno su Il Giornale (http://www.ilgiornale.it/interni/gad_lerner_tv_fa_processo_cattolici/10-02-2010/articolo-id=420549-page=0-comments=1) e poco dopo questo sull’Unità. Mentre per il primo ho letto che <> ha affermato che <>:
    ( http://moked.it/blog/gattegna-a-feltri-%E2%80%9Caffermazioni-inaccettabili%E2%80%9D/) per quanto riguarda quello sull’Unità non ho letto alcuna protesta, a parte il “solito” Foglio e la solita Informazione Corretta. Anzi ricevo con una certa frequenza da parte di alcuni, segnalazioni relative alla Polverini e alla sue simpatie di estrema destra, senza però minimamente accennare a quanto sta accadendo in Italia e nel mondo nei confronti degli ebrei e dei sionisti. Per questo basterebbe leggere l’articolo odierno di Deborah Fait. Conclusione, ormai sono stufo di leggere proteste a seconda delle simpatie politiche e del silenzio di personaggi che con il loro intervento potrebbero fare veramente la differenza.

    21 Feb 2010, 18:59 Rispondi|Quota
  • #8Alberto PI

    A proposito dell’articolo di cui si parla nell’articolo qui sopra riporto un intervento di Daniela Santus, censurato dall’Unità:

    Il 12 febbraio L’Unità ha pubblicato un’intervista a Scheper-Hughes, antropologa nota per essere stata più volte ospite delle prime pagine del Teheran Times con articoli violenti contro Israele, da lei accusato – senza prove – di traffico d’organi con connivenza governativa. Giorgio Israel e molti altri, in quell’occasione, avevano giustamente protestato chiedendo all’Unità una risposta. Così, ritenendo sempre di dover dar conto in primo luogo della buona fede delle persone (persino di quella dei giornalisti), ho provveduto a contattare L’Unità e a proporre un articolo su Scheper Hughes e sui danni che una simile accusa – che ci riporta direttamente all’antica accusa del sangue – avrebbe potuto provocare in lettori impreparati. Con viva soddisfazione da parte mia, Umberto De Giovannangeli ha letto il pezzo e mi ha assicurato la pubblicazione che, di fatto, … non è avvenuta! Probabilmente non gli è stato possibile, ho pensato. Troppi articoli in coda, può accadere.

    Di fatto, però, lo stesso De Giovannangeli questa mattina presenta – sempre sull’Unità – un articolo palesemente fuorviante (o per lo meno acritico) dal titolo “Hebron, palestinesi in rivolta sulla Tomba dei Patriarchi”, in cui il giornalista prevede addirittura il riaccendersi di una nuova “intifada dei siti sacri”.

    Inutile dire che il pezzo è scritto ad arte: da un lato ci sono “coloni e attivisti dell’estrema destra israeliana nel cuore dei territori dell’Anp” dall’altro “la popolazione araba”. “A dar fuoco alle polveri” scrive De Giovannangeli “è stato l’annuncio del premier Benyamin Netanyahu sulla volontà del suo governo di sottomettere formalmente alcuni luoghi santi contesi – interni al territorio della Cisgiordania – ai progetti di tutela perviesti per il patrimonio archeologico d’Israele. Si tratta di luoghi come la cosiddetta Tomba di Rachele o come la Tomba dei Patriarchi, venerata da ebrei e musulmani (col nome di Moschea d’Ibrahim) e al centro da anni di cruente controversie a Hebron.”

    Ad una lettura superficiale pare che i soliti israeliani vogliano appropriarsi di qualcosa che non spetta loro per rubarlo ai palestinesi cui spetta di diritto.

    Non male, vero? Inutile dire anche che il contesto storico è del tutto ignorato e che non si fa alcun cenno al fatto che Hebron è, ad esempio, la seconda città santa per gli ebrei, un po’ come Medina lo è per l’islam. Nemmeno una parola sul fatto che Hebron è città ebraica sin a partire dal Primo Tempio (X secolo a.C), quando ancora l’islam non esisteva, visto che la sua presenza nella penisola arabica (e non in Eretz Israel) può essere datata intorno al VII secolo d.C. Nulla sulla demografia che vede la presenza ebraica in maggioranza sino al 1929, quando un terribile pogrom arabo ne cancellò quasi completamente l’esistenza. Quasi, ma non del tutto, visto che gli ebrei anche a costo della vita sono rimasti a Hebron accanto ai loro luoghi santi e non soltanto “cosiddetti” tali.

    Certo, con gli “accordi di pace” del 1993 il terrorismo antiebraico è ritornato con gran forza a Hebron e, come ha scritto Deborah Fait ricordando gli eventi di quel periodo:

    “Una settimana prima della festa di Purim del 1994 Hamas fece circolare un volantino per annunciare un prossimo e massiccio attacco alla comunità ebraica e per ordinare agli arabi di chiudersi in casa. La sera di Purim centinaia di arabi urlanti gli stessi slogan di sempre : “ALLAH E’ GRANDE ! MORTE AGLI EBREI!” correvano per le strade della cittadina terrorizzando gli ebrei che credevano di essere ritornati al 1929. Il giorno dopo Purim, il dottor Baruch Goldstein un medico chirurgo di Kiriat Arba che aveva dovuto curare o dichiarare la morte di numerose vittime del terrorismo arabo, entrò nella grotta della Machpelà e aprì il fuoco uccidendo 29 arabi. Dopo questo gravissimo attentato si riparlò di evacuare gli ebrei da Hebron… Dopo l’attentato del 1994 agli ebrei fu vietato di entrare nella Grotta della Machpelà e per un anno intero furono costretti a pregare all’aperto, lontani dagli arabi anche se dall’inchiesta condotta dal giudice Meir Shamgar risultò enorme il numero di attacchi e omicidi che aveva colpito i cittadini ebrei di Hebron e di Kiriat Arba prima del folle gesto di Baruch Goldstein.”

    Di fatto De Giovannangeli cita l’attentato, ma non lo contestualizza, rafforzando come al solito l’immagine dell’ebreo israeliano massacratore di arabi. Neppure cita il fatto che Hebron è stata consegnata nel 1995 al governo di Arafat inseguendo, da parte israeliana, un’improbabile disegno di pace cui i palestinesi hanno risposto con attentati sempre più devastanti. Anzi, il giornalista unisce lo scandalo della tutela dei luoghi santi (!) al presunto assassinio da parte del Mossad di Mahmoud al-Mahbhouh del 20 gennaio: in altre parole una sorta di spy story tra belle arti e agenti dello spionaggio. Suvvia! Non appare riduttivo? Davvero vogliamo credere a ciò?

    Ora forse voi penserete… uffa, la solita sionista!… ma quello che mi fa più male è sapere che non c’è alternativa: un ebreo non potrà mai trovar casa fuori da Eretz Israel. E’ così da sempre e sarà sempre così. E mi dispiace per gli amici, cari, che pure vorrebbero provare a cambiare le cose e che mi sono stati vicini in questa piccola battaglia, purtroppo continuano ad essere una risicata minoranza ancorchè coraggiosa.
    Con lo stupore di sempre un cordiale shalom,
    Daniela Santus.

    24 Feb 2010, 00:29 Rispondi|Quota
  • #9Parvus

    Se non chiudiamo le fila e serriamo i ranghi:
    Questi incoscienti fomentatori di razzismo, scateneranno in tutta Europa una paurosa ondata di razzismo.

    24 Feb 2010, 23:33 Rispondi|Quota
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