Giordania, ‘Vietato l’ingresso a cani e israeliani’: cartello choc sui locali di Petra
A denunciare la presenza di questi cartelli su numerosi negozi dell’antica città giordana sono stati proprio alcuni turisti israeliani che sono rimasti sorpresi nel leggere un simile messaggio.
AMMAN, 12 mar. – “Spiacenti, ma l’ingresso non è consentito a cani e israeliani”. E’ questo il messaggio che è possibile trovare su un manifesto appeso all’ingresso di numerosi negozi di Petra, città turistica della Giordania.
Secondo quanto riferisce il sito palestinese ‘Dunia al-Watan’, che pubblica anche una foto del manifestino anti-israeliano, il messaggio è stato scritto in lingua inglese e posto all’ingresso di numerosi esercizi commerciali normalmente frequentati da turisti stranieri, tra cui anche israeliani, che si recano a Petra per visitare il suo sito archeologico rinomato in tutto il mondo.
A denunciare la presenza di questi cartelli sono stati proprio alcuni turisti israeliani che sono rimasti sorpresi nel leggere un simile messaggio. Nel volantino, fotocopiato in bianco e nero, appare anche la foto di una donna palestinese che viene attaccata al braccio da un cane al fianco di un soldato israeliano. Una seconda foto, invece, mostra un militare dello Stato ebraico che aggredisce una donna palestinese. Manifesti di questo genere sarebbero stati stampati a partire dalla fine dell’operazione militare israeliana ‘Piombo fuso’ lanciata su Gaza a fine dicembre 2008 e terminata il 18 gennaio 2009.
(Fonte: Adnkronos, 12 marzo 2010)
#1angela Barbieri
voglio commentare solo per esprimere la mia indignazione, non so cos’altro dire.
#2Roberto Bolognesi
Sono davvero contento di vedere che i Giordani distinguono fra Israeliani e Ebrei. A massacrare i Palestinesi di Gaza, infatti, non sono stati gli ebrei, ma gli Israeliani.
#3Emanuel Baroz
@ Roberto: contento lei……è l’ennesima forma di discriminazione messa in atto in Medio Oriente. Ma purtroppo qui quando uno indica la luna tutti guardano il dito…
#4Alberto Pi
“L’ingresso non è consentito a cani e israeliani”
Scritte antisemite a Petra (Giordania). Islamici mobilitati contro la sinagoga Hurva di Gerusalemme
di Michael Sfaradi
“Spiacenti, ma l’ingresso non è consentito a cani e israeliani”. Questo messaggio è su un manifesto appeso all’ingresso di numerosi negozi di Petra, in Giordania. Sui giornali israeliani, che pubblicano la foto del manifesto scritto in lingua inglese, non sono mancate risatine compiaciute da parte di turisti provenienti da ogni angolo di mondo, Europa compresa.
Questi cartelli, non ancora rimossi, fanno capire quanto siano fragili i rapporti fra lo Stato ebraico e le nazioni con le quali con le quali esistono dei trattati di pace. Questi manifesti che si ispirano a ciò che accadde in Europa durante il nazismo, la dicono lunga sui sentimenti antiebraici da sempre presenti nella società araba, ma ciò che lascia attoniti è il silenzio intorno a questa vicenda. Nessuna nazione dell’Unione Europea ha a tutt’oggi chiesto spiegazioni ad Amman, mentre i media internazionali hanno ignorato la notizia o la hanno relegata ad un piccolo trafiletto. Noi crediamo invece che si tratti di un atto estremamente grave innanzitutto perché questo è il “Modus Operandi” del più bieco e tracotante antisemitismo e poi perché è accaduto in una nazione come la Giordania che l’Italia considera un ponte fra l’Europa e il mondo islamico. Non osiamo immaginare quali e quante accuse di Apartheid sarebbero state rivolte ad Israele nel caso in cui le parti fossero state invertite, con le conseguenti condanne all’Onu e richieste di boicottaggi di ogni tipo.
Un altro motivo di tensione è che ieri, lunedì 15 marzo, è stata inaugurata, nell’antico quartiere ebraico di Gerusalemme, la terza sinagoga “Hurva”.
La prima fu distrutta nel 1721, la seconda ricostruita nel 1864 fu fatta saltare in aria nel 1948 dall’esercito giordano. Il nuovo edificio è già il simbolo del rinato quartiere ebraico della Città Vecchia ed è il segno evidente dell’ebraismo rifiorito in Terra di Israele. Dopo 62 anni ci sarà di nuovo una cupola ebraica a Gerusalemme, insieme alle due islamiche sulla spianata del Tempio e quelle cristiane del Santo sepolcro. Secondo informazioni di intelligence il tam-tam islamico si è già messo in moto, ed anche se si tratta di una costruzione all’interno del quartiere ebraico, le autorità islamico-palestinesi della Cisgiordania, di Gaza e i vertici di Hamas a Damasco, hanno esortato la popolazione a non accettare nuovi simboli ebraici all’interno della città.
Le autorità israeliane, che già da diversi giorni limitano il passaggio degli uomini sotto i 40 anni di età dalla Cisgiordania verso Gerusalemme, si aspettano disordini e contestazioni, da parte della popolazione araba gerosolimitana, più importanti di quelli che hanno caratterizzato i due ultimi venerdì di preghiera islamica. Al fine di far mantenere l’ordine pubblico sono stati mobilitati oltre 3000 agenti in tenuta antisommossa coadiuvati da reparti della polizia.
Una profezia del Gaon di Vilna (Genio di Vilna), Rabbino vissuto a Vilna fra il 1720 e il 1797, affermerebbe che la 3a ricostruzione della sinagoga Hurva sarà il segnale per ricominciare la costruzione del 3o tempio di Gerusalemme, dopo quelli di Salomone ed Erode distrutti dai babilonesi e dai romani. Questa profezia, che negli ultimi giorni passa di bocca in bocca, sta infiammando gli animi nel quartiere ebraico. Si tratta unicamente delle parole di un cabalista, ma nella città sacra dove la religiosità e la mistica si respirano nell’aria, hanno indubbiamente il loro peso. La Cabala potrebbe riservare delle sorprese? Ai posteri l’ardua sentenza.
(Fonte: l’Opinione, 16 marzo 2010)
#5Claudio
Un tempo esisteva la città di Emmaus. Oggi non esiste più. E’ stata letteralmente rasa al suolo dai carriarmati israeliani nel 67. Oggi è luogo di divertimento per gli israeliani e vi sorge il Canada Park (costruito con finanziamenti canadesi).
Gli attuali 13.000 discendenti di Emmaus sono sparsi nel mondo, soprattutto in Giordania, ma anche in Italia dove studiano nelle nostre università, accanto a noi. Qualcuno, quando può, ritorna furtivamente sul luogo dove sorgeva il cimitero e cerca di tenere pulite le poche lapidi dei propri cari, salvatesi dalla distruzione.
Per gli antichi abitanti ed i loro discendenti, Emmaus è sempre il loro villaggio, è e sarà sempre radicato nella loro memoria.
Per il resto del mondo (cristiani compresi) e per gli israeliani, Emmaus non significa niente.
Ed ora TU.. sì, TU CHE LEGGI, immagina il villaggio dei tuoi nonni e dei tuoi bisnonni, dove hanno vissuto per generazioni, dove hanno costruito una famiglia, dove è nato tuo papà o tua mamma, dove hanno coltivato la terra, dove sono morti e dove ora riposano in pace. Immagina che arrivi una carovana di bulldozer e carriarmati che distruggono tutto, e che migliaia di persone che arrivano da tutto il mondo si insediano nel giardino che era di tuo nonno o di tuo papà o di tua mamma, allontanando con le armi i loro discendenti: cioè TE E I TUOI FIGLI, obbligati ad espatriare. Chiediti a chi appartengono quelle case, quelle terre che i tuoi nonni coltivavano, quelle tombe che custodiscono i tuoi cari.
Ora che ci hai pensato, se proprio vuoi, sei libero di dire che quelle case e quelle terre appartengono a chi ci abita adesso… perchè tu sei libero di esprimere un’opinione e io la rispetto, in quanto opinione, ma ricorda che qualcun altro non ha avuto questo privilegio.
Quindi a chiunque venga in mente di sparare (è proprio il caso di dirlo) a zero sugli ex abitanti della Palestina, cerchi almeno di avere il buon gusto di arricchire il proprio bagaglio culturale con i fatti che riguardano l’altra campana. Poi che ognuno si faccia un’opinione: libera, ma al tempo stesso consapevole.
#6Emanuel Baroz
Vogliamo forse parlare di tutti quegli abitanti di religione ebraica che sono stati cacciati via dai paesi arabi? O vogliamo forse parlare del massacro di Hebron del 1929? Sinceramente non si capisce perchè il mondo intero si occupi dei profughi palestinesi e non consideri minimanente le immense perdite di chi, ebreo, è stato costretto ad andar via dal proprio paese natale senza neanche un preavviso