Yom Ha Zikaron: in ricordo dei caduti di Israele
Oggi in Israele vengono commemorati i caduti di Israele: 22.682 soldati e 3971 civili per la maggior parte bambini e anziani. Ieri sera tutta Israele si è fermata al suono della sirena per due minuti.
Tutto si ferma al suono di quella sirena
Yom Hazikaron è il giorno che celebra il ricordo di tutti i caduti per la sopravvivenza di Israele. Nelle celebrazioni pubbliche uniti insieme il dolore privato e la commozione di una intera nazione
di Ariela Piattelli
Ogni anno il 4 di Yiar, alle 18 in punto Israele si ferma. Suona una sirena. Tutto si interrompe, la gente scende dalle auto, esce dai caffé, nelle scuole gli studenti si alzano in piedi e inizia un minuto di silenzio. Il 5 alle 11 del mattino la storia si ripete. Questa volta la sirena suona per due minuti. Israele si ferma di nuovo per “Yom Hazikaron”.
Tutti i paesi hanno una giornata dedicata al ricordo. Israele è l’unico paese al mondo in cui il giorno dell’Indipendenza dello Stato, Yom Haatzmaut, e il giorno del ricordo dei caduti, Yom Hazikaron, sono contigui (4 e 5 di Yiar).
Per Israele è inconcepibile scindere queste due date, perché quegli oltre ventimila morti, di cui la grande maggioranza ragazzi, sono stati il caro prezzo da pagare per l’indipendenza e la sopravvivenza dello Stato Ebraico. Per i sessant’anni di Israele entrambe le date acquistano un valore simbolico particolare. Da un lato si tratta di un compleanno importante, che vedrà grandi celebrazioni in Israele e in altri paesi, dall’altro il dolore per la lunga lista di ragazzi morti e dispersi, alla quale ogni anno si aggiungono altri nomi, si fa più intenso e profondo.
Nei primi anni dopo la fondazione, dal 1951, i soldati caduti nella guerra d’Indipendenza erano commemorati lo stesso giorno di Yom Haatzmaut.
I familiari delle vittime si trovarono in una condizione di profondo disagio, perché era piuttosto difficile piangere i caduti nel momento in cui si festeggiava la fondazione dello Stato in tutto il paese: il dolore “privato” e la gioia della nazione intera, quindi, non potevano coesistere nella stessa giornata. Così nel 1963, nell’ultimo anno di mandato del Primo Ministro David Ben-Gurion, il parlamento israeliano istituì la data di Yom Hazikaron, che fu fissata il giorno precedente a Yom Haatzmaut.
Fino al 1980 il giorno del ricordo era dedicato ai seimila soldati uccisi nella Guerra d’Indipendenza, poi si decise che in questa data dovevano essere commemorati tutti i caduti dell’esercito israeliano che hanno combattuto per la difesa dello Stato. Con lo scoppio della seconda intifada, Yom Hazikaron è diventato anche il giorno in cui si ricordano le vittime degli attentati terroristici.
La gran parte degli israeliani ha un parente o un amico ucciso in guerra, oppure in un atto terroristico. Così a Yom Hazikaron si tengono cerimonie commemorative private e ufficiali ovunque: nelle città, nei paesi, nei kibbutz e nei moshav. La ricorrenza ha una sua liturgia: preghiere, tra cui un “Yizkor” specifico per questa occasione, e canti con i versi del poeta israeliano Nathan Alterman, che scrisse durante la guerra del ‘48.
La cerimonia ufficiale più importante è quella che si svolge al Kotel, la sera del 4 di Yiar, con il Presidente dello Stato d’Israele e il Capo di Stato Maggiore. Il giorno dopo si tiene una cerimonia al cimitero del Monte Herzl dove ci sono anche le lapidi dei soldati dispersi. Per tutta la giornata la televisione e le radio israeliane trasmettono programmi dedicati alla ricorrenza; si raccontano le storie di questi giovani, che prima di indossare la divisa sono stati ragazzi come tutti gli altri: i loro sogni, gli amori, la passione per lo sport e la musica, gli studi e i viaggi da sogno che avrebbero voluto intraprendere.
In genere sono i familiari a parlare, le madri, i padri e i fratelli compongono i ritratti di questi ragazzi, così dal privato, il ricordo si configura in una dimensione collettiva di un lutto, che soltanto chi ha trascorso una giornata di Yom Hazikaron in Israele può comprendere a fondo.
Anche quest’anno Israele ricorderà i suoi figli colpiti a morte. E mentre questo Stato giovane compie i suoi primi sessant’anni, resta il dolore per i caduti, e l’angoscia per chi ancora non è tornato a casa e forse si trova in qualche buia prigione del nemico.
Per quei ragazzi di ieri (come Ron Arad) e di oggi (Gilad Shalit, Ehud Goldwasser, Eldad Regev), ormai diventati un simbolo di una nazione che esiste e resiste, malgrado tutto, ad ogni costo.
#1dova cahan
Questo e un giorno molto triste per tutta l’Israele..non c’e famiglia qui che non
abbia perso un figlio durante una delle guerre per la difesa del paese e non
c’e una famiglia che non sia stata colpita ed abbia perso uno o piu dei suoi membri in atti terroristici compiuti dai palestinesi…
Il popolo d’Israele e` forte e cerchera di tenere vivo il ricordo dei suoi cari e far si che vi sia un giorno migliore per la nuova generazione qui…e con la speranza
di una vera e stabile pace…
Am Israel Hai…