Striscia di Gaza: il racket di Hamas taglieggia i commercianti onesti
di Sharon Levi
Hamas sta sempre più trasformando la Striscia di Gaza in un vero e proprio feudo mafioso dove il racket detta legge, impone i propri voleri e, da ieri, taglieggia i commercianti con quelle che la dirigenza del gruppo terrorista chiama impropriamente “tasse”.
Gli affari di Hamas sono letteralmente crollati negli ultimi mesi dopo che molti dei tunnel sotterranei che collegavano la Striscia di Gaza con l’Egitto sono stati chiusi dagli egiziani. E così, non potendo più contare sugli introiti del mercato nero, completamente controllato dal gruppo terrorista, la dirigenza di Hamas ha pensato bene di taglieggiare i commercianti onesti, quelli cioè che fino ad ora si erano sottratti al controllo totale del gruppo terrorista del mercato degli aiuti umanitari e delle merci. Da ieri i commercianti che non sono sotto il controllo di Hamas devono pagare una tassa capestro per “sostenere la lotta del gruppo terrorista”. In pratica una vera e propria tangente.
I Merchants Street e i piccoli imprenditori si sono visti arrivare gli sgherri di Hamas a pretendere soldi. Un commerciante di falafel (crema di ceci fritta) ha riferito alla Reuters che Hamas gli ha chiesto 1.100 shekel (290 dollari) al mese. Al che lui, nell’impossibilità di pagare una tale somma, ha risposto che Hamas si poteva prendere il negozio dando a lui 1.100 shekel al mese. Avrebbe certamente guadagnato di più.
Secondo Taher al-Nono, portavoce di Hamas, il gruppo terrorista sta tassando “solo coloro che stanno facendo buoni affari” per aiutare (dice lui) quelli che risentono della grave crisi provocata dall’embargo imposto da Israele ed Egitto. Quello che Taher al-Nono però non dice è che a essere tassati sono praticamente tutti (e solo) i commercianti che non si sono sottomessi ad Hamas e che, proprio per questo, per mesi sono stati costretti alla fame dallo strapotere del mercato nero e dal controllo pressoché totale sugli aiuti umanitari da parte di Hamas. Ora che anche le agenzie umanitarie (alcune) si rifiutano di cedere il controllo degli aiuti ad Hamas, il gruppo terrorista ricorre al taglieggiamento.
Secondo l’economista palestinese Omar Shaban la chiusura dei tunnel ha provocato un vero e proprio tracollo finanziario dell’economia di Hamas. Dai tunnel, nel 2009, sono transitati 540 milioni di dollari, per lo più provenienti da Iran e Qatar. Ora con la chiusura pressoché totale questo non può più avvenire per cui Hamas è costretto a ricorrere al taglieggiamento dei commercianti, in perfetto stile mafioso. Da notare come Omar Shaban faccia una netta distinzione tra “economia di Hamas” ed “economia di Gaza”. Mentre la seconda è sempre stata in crisi anche e sopratutto grazie ad Hamas, la prima (economia di Hamas) si è potuta giovare proprio dello stato di crisi per guadagnare milioni di dollari lucrando su tutto, compreso gli aiuti umanitari. Ora che non lo può più fare ricorre al taglieggiamento dei commercianti.
E chi non paga o, più probabilmente, non può pagare? Beh, che discorsi, finisce in galera e la sua attività viene sequestrata da Hamas. Così finalmente a Gaza ci sarà una solo economia, quella di Hamas, con buona pace degli economisti come Omar Shaban.