La beffa Onu: «La minaccia viene da Israele»
di Fiamma Nirenstein
Avrebbe dovuto essere il momento critico in cui tutti gli occhi si sarebbero fissati sull’obiettivo di far cessare l’Iran dalla preparazione della bomba atomica, in cui l’Iran sarebbe stato affrontato in modo decisivo, e invece è stata una memorabile, paradossale settimana di successi per Ahmadinejad, invitato a New York in occasione della Conferenza per la revisione del trattato di non proliferazione nucleare dell’Onu.
All’apertura in pompa magna già si è svolto uno stravagante testa a testa alla pari, che certo Ahmadinejad sognava, fra il presidente iraniano e Hillary Clinton. Il presidente iraniano sdottoreggiava minacciosamente sui gravi rischi che il mondo corre a causa degli Usa e di Israele, e ha sfidato di nuovo tutti sul nucleare: «Anche se le sanzioni non saranno benvenute, non le temiamo e la nazione iraniana non se ne lascerà fermare». Insomma, seguiterà con l’atomica. Perché non dovrebbe? Dagli eventi e dalle voci sulle possibili decisioni del Consiglio di Sicurezza sembra che l’Iran potrà seguitare ad arricchire il suo uranio senza troppi impicci.
Alla conferenza si sarebbe dovuto verificare la capacita dell’Npt di obbligare coloro che ne fanno parte a seguirne le regole, ovvero l’efficienza delle ispezioni alle strutture nucleari nel garantire l’equilibrio strategico del mondo. Buone ragioni per mettere sotto inchiesta, naturalmente, l’Iran. Ma la conferenza è avvenuta nel generale clima di denuclearizzazione che Obama suggerisce al mondo.
Questo clima di pace però non ha funzionato per affrontare il tema del regime che unisce alla costruzione accertata di impianti segreti una strategia di armamenti e di alleanze quanto mai aggressiva; è invece stato funzionale al lancio di una campagna contro Israele di cui l’Egitto è il leader. L’Egitto è arrivato alla Conferenza dopo aver convinto gli Usa ad abbracciare, come poi di fatto è avvenuto, la proposta di un «Medio Oriente denuclearizzato». Ovvero ad affrontare come uno dei temi centrali il tema dell’atomica israeliana.
Gli Usa hanno appena evitato che la conferenza chiedesse sanzioni contro Israele per il loro rifiuto di firmare l’Npt. Ma mercoledì si sono uniti ai quattro membri permanenti del Consiglio di sicurezza per firmare un documento per un Medio Oriente nuclear free. Subito dopo il nuovo direttore generale Yukiya Amano ha scritto una lettera all’Aiea, l’agenzia di controllo dell’energia atomica, per chiederle consiglio su come costringere Israele a iscriversi all’Npt. E sembra che Gli Stati Uniti siano d’accordo per una prossima conferenza non contro il nucleare iraniano, ma contro quello israeliano. Ovvero: mentre si sta creando una situazione terribilmente minacciosa, mentre l’Iran si affretta verso la bomba ormai a portata di mano, la Siria è stata fermata mentre costruiva una centrale con l’aiuto della Nord Corea, e soprattutto mentre di fronte all’imminente minaccia di un Iran nucleare, l’Egitto, l’Arabia Saudita, la Turchia, i Paesi del Golfo cominciano a sviluppare un loro arsenale nucleare, gli Usa si lasciano irretire nella dimensione propagandistica della liberazione del Medio Oriente dal nucleare.
E lo diventerà sempre di più se l’Iran non verrà fermato. Perché è vero che Israele nasconde in una nuvola di vaghezza il suo nucleare che tutti pensano saldamente basato a Dimona da quarant’anni, ma è altrettanto vero che in questi decenni, nonostante tante guerre e tante aggressioni, esso non ha mai minacciato nessuno, ovvero che si tratta di un nucleare difensivo.
L’ultima stravaganza della nuova moda iraniana è stata venerdì sera una cena assai ben frequentata offerta dal ministro degli Esteri iraniano Manouchehr Mottaki per le quindici nazioni che fanno parte del Consiglio di Sicurezza. Non sarebbe stato molto più sensato invece che la riunione dell’Npt si fosse concentrata e si concentrasse sull’Iran?
Alla cena di Mottaki, dove molti diplomatici lodavano la possibilità di avere un franco scambio di idee, l’ambasciatore giapponese Yukio Takasu si è spinto a dire, molto audace davvero, che l’Iran ha il diritto di perseguire capacità nucleari per scopi pacifici. Insomma, al solito basta dire Onu e si può stare sicuri. Del prossimo disastro.
(Fonte: Il Giornale, 8 maggio 2010)