“Medici senza frontiere” ostacola i soccorsi israeliani ai feriti in Congo
Antisionismo “umanitario”
di Michael Sfaradi
Il sito in inglese del quotidiano Haaretz, riporta una notizia che in Italia non ha avuto eco e cioè la polemica fra la sezione olandese di “Medici Senza Frontiere” attualmente operativa in Congo e la spedizione medica israeliana giunta nella città di Uvira per portare aiuti sanitari specialistici.
Dopo la tragedia dell’autocisterna che si è ribaltata ed è esplosa, causando 200 morti e numerosi feriti, alcuni estremamente gravi, il governo di Gerusalemme ha inviato sul posto una equipe specializzata per prestare le cure a 50 ustionati gravi, per poi spostarsi al villaggio di Sange, lo stesso dove è accaduto l’incidente, per occuparsi di chi è stato vittima di ferite più lievi.
Quello israeliano è stato il primo team specialistico giunto sul luogo del disastro. La sua presenza non è stata però gradita dai medici affiliati all’organizzazione internazionale. Questi hanno creato una sorta di “muro di gomma” rendendo impossibile, almeno nella fase iniziale, la collaborazione che in certi casi, ci si aspetterebbe. Questo tutto a scapito dei feriti.
“Medici senza frontiere” dal 2009 accusa Israele di aver ostacolato le cure alla popolazione civile palestinese, su questo potremmo discutere all’infinito visto che i dati dicono il perfetto contrario, ma non collaborare in questo frangente è, a nostro avviso, fuori luogo.
Secondo il dottor Winkler, direttore del dipartimento di ricostruzione plastica dello Sheba Medical Center di Tel Aviv, l’organizzazione medica internazionale ha spiccate simpatie politiche per la causa palestinese, e questo è alla base di un comportamento quanto meno discutibile. “Sono venuto qui per salvare delle vite”, questa è stata la sua dichiarazione durante uno degli incontri avuti con i responsabili olandesi, durante il quale chiedeva di lasciare da parte problemi simpatie politiche ed occuparsi dei feriti.
Sempre secondo il giornale israeliano alcuni medici olandesi e uno belga collaborano ora con gli specialisti israeliani insieme ai quali hanno portato a termine, con successo, diverse operazioni chirurgiche estremamente delicate e complicate.
Questa storia, come altre che si verificano ormai con una frequenza inquietante, dovrebbero far pensare quanto il virus dell’antisionismo, contro Israele, sempre e comunque, qualsiasi cosa faccia, sia presente ormai in modo indelebile nella mente e nei cuori di troppa gente che vede nello Stato ebraico un nemico da abbattere e delegittimare ad ogni costo.
(Fonte: L’Opinione, 21 Luglio 2010)
#1Ghila D’Angeli
Purtoppo la stupidità umana non ha limiti!!!!!!!!!!
#2Emanuel Baroz
19 agosto 2010
Congo: «Medici Senza frontiere» al limite del boicottaggio dei medici israeliani
http://www.israel-francophone.com/index.php?option=com_content&view=article&id=150:boycott-disrael&catid=10:international&Itemid=28
Scritto da Claude – 18 Luglio 2010
Questo supera i limiti della ragione, ma spesso ciò succede quando la gente perde il senso del suo ruolo, per lasciare alla sporca politica avere la precedenza rispetto alla realtà circostante. Come fa una organizzazione umanitaria, come Medici Senza Frontiere, fare un ostruzionismo medico a una delegazione di alto livello, arrivata su richiesta del governo congolese per salvare vite umane, solo perché composta da medici israeliani ?
Analizziamo i fatti : il 2 luglio scorso, nella città di Sange , Provincia del Sud Kivu in Congo , si ribalta un camion cisterna . Mentre il conducente è bloccato nella cabina di guida, ferito e incapace di liberarsi, la gente, nonostante il pericolo, cerca di recuperare il prezioso carburante che fuoriesce dal camion. L’esplosione del camion non risparmierà circa 230 persone di questo villaggio.
Centinaia di feriti, vittime di ustioni gravi, sono tra la vita e la morte negli ospedali della regione, i quali non sono preparati per affrontare questo tipo di traumi. Data l’entità del disastro il governo della Repubblica Congolese fa un appello internazionale per avere aiuti medici, nonostante la presenza di Medici Senza Frontiere. Lo Stato di Israele risponde a questa chiamata, inviando una squadra di specialisti, del Sheba Medical Center di Tel Hashomer di Tel Aviv, per il trattamento delle ustioni e della chirurgia plastica.
Il presidente congolese Joseph Kabila, ha accolto favorevolmente la risposta positiva da Israele.
Ed è con qualche preoccupazione che i medici e gli infermieri israeliani arrivano con le loro apparecchiature ultramoderne in questa zona remota dell’Africa, perchè un po’ dubitano che l’accoglienza di una delegazione israeliana medica ed umanitaria non possa non creare qualche problema, a causa della cattiva reputazione che i media hanno affibbiato a tutto ciò che ha un legame con lo Stato di Israele. Ma nonostante questo raggiungono felicemente la loro destinazione, accompagnati da David Saada , ambasciatore di Israele in Congo.
Ma con grande sorpresa, presto constatano che, una parte dei membri della delegazione dei Medici Senza Frontiere, arrivati una settimana prima dall’Olanda, non desideravano lavorare “sotto la responsabilità” dell’equipe israeliana.
Secondo il responsabile della delegazione israeliana, sono stati ricevuti come invasori venuti a colonizzare l’ospedale e con l’intenzione di prenderne la direzione. Malgrado le critiche politiche rivolte ai medici israeliani, i chirurghi di Medici Senza Frontiere hanno partecipato alle operazioni e hanno aiutato la squadra di Tel-Hashomer nei contatti con i pazienti. Lavorare insieme funge da collante tra medici diversi, le relazioni si sono in seguito distese.
Resta il fatto che l’approccio negativo di tutte le ONG nei confronti di Israele ricadono sui rapporti con le delegazioni umanitarie israeliane. Questa è una situazione inaccettabile come in questo caso, dove la solidarietà e il lavoro in comune per salvare delle vite umane, deve essere l’unica priorità del momento. I problemi politici devono essere messi da parte durante gli interventi e potrebbero sempre essere discussi successivamente, anche se va sottolineato che la politica di un governo non deve impedire a un medico di salvare vite umane, indipendentemente dalla loro nazionalità.
L’associazione ” Medici Senza Frontiere “, più di qualsiasi altra organizzazione umanitaria, dovrebbe ricordarlo oppure dovrebbe cambiare il proprio nome in “Medici Secondo le Frontiere” e lasciar spazio alla segregazione.
I medici israeliani hanno comunque fatto un ottimo lavoro, come hanno dimostrato in altre missioni simili (ultimo esempio, Haiti), come praticare trapianti di pelle, che hanno salvato la vita di molti pazienti. Inoltre la tecnica è stato insegnata ai medici locali, in nome della medicina universale e la conservazione della vita dei pazienti. Alcune lezioni possono essere dimenticate piuttosto in fretta da parte di medici stranieri venuti principalmente a fare politica pro palestinese nel Congo…
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Tradotto in italiano da M.acca
http://nichisus.ilcannocchiale.it/2010/08/19/congo_medici_senza_frontiere_a.html